L’utopia di restare umani
Hannah Arendt
L'utopia di restare umani
Vito Mancuso, La Stampa 30 giugno 2022
Roberto
Mosi, “Amo le parole. Poesie 2017-2023”, Ladolfi Editore, Borgomanero.
Prefazione Carmelo Consoli. Postfazione Giuliano Ladolfi
Commento
di Giuliano Ladolfi dalla Posfazione al libro
«La
poesia prende il posto / dei sogni»
Penso
che la concezione poetica di Roberto Mosi sia chiarita dal seguente passo
compreso in questa antologia: «Credo che sia possibile curarsi con la
poesia,
per vincere le paure, stati di sofferenza, per stringere sogni che passano in
volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal dentro, potente nelle ore
della notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo,
se
non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia»...
eratoterapia, senza dubbio. Bastano queste righe per depositare nel bidone dei rifiuti
tutte le concezioni avanguardistiche e neoavanguardistiche.
Il
poeta, infatti, assegna la scrittura in versi alla dimensione umana e non a
quella puramente intellettuale o linguistica.
Il
titolo di questa pubblicazione, che raccoglie testi editi da 2017 al 2023,
costituisce un’ulteriore conferma: Amo le parole. E non si può amare senza
collocare questo sentimento nell’intimità dell’essere umano. Si ama quando
tra l’individuo e l’altro-da sé scocca una scintilla destinata a incendiare il
mondo.
E ciò può avvenire con ogni tipo di realtà, che in questo caso si identifica
con l’esistente, l’esistente che entra in empatia con il poeta.
Le
parole poetiche per lui non sono flatus vocis, ma dichiarazioni d’amore che
trasformano chi le pronuncia e chi le legge. Non si gioca sui significati
quando
il sentimento ha il sopravvento. E questo sentimento è contagioso perché non
permette al lettore di essere indifferente di fronte alla bellezza di Firenze,
alla sua storia, alla sua arte, ai suoi colori, alle sue vie, ai suoi palazzi.
Anche chi la conosce trova in questi versi nuovi occhi per contemplarla non con
lo sguardo dello studioso o del turista, ma con l’entusiasmo di chi la ama come
si ama una madre amorevole e affettuosa.
E
poi il sentimento si espande al mondo intero, anche a situazioni dolorose, come
la guerra o come la devastazione climatica. Se «la poesia prende il posto / dei
sogni», è fondamentale che a tutti sia concesso di sognare tramite
quest’arte,
a tutti sia concesso di ritrovare in essa l’impulso ad approfondire quel senso
dell’esistere che Roberto Mosi propone come un’avventura meravigliosa e
inesauribile.
Il traghetto per Lampedusa*
.
Parte a mezzanotte il traghetto
da Trapani per Lampedusa
il mare dei 305 figli annegati
.
Stabat
Mater dolorósa
iuxta
crucem lacrimósa,
dum
pendébat Fílius.
.
Cerco dalla nave 305 stelle
sul cielo dell’Africa,
le parole della preghiera
.
Vidit
suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.
.
Sono sul camion, quindici giorni
da Tamara a Misurata
tempesta di sabbia, violenze
.
Eia,
mater, fons amóris,
me
sentíre vim dolóris
fac,
ut tecum lúgeam.
.
Sono nascosto fra le dune
in attesa del barcone
bagliori lancinanti di speranza
.
Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi
meo válide.
.
Sono sul barcone carico di esistenze
da Misurata a Lampedusa
odore di nafta, paura, fame
.
Fac
me vere tecum pie flere,
Crucifíxo
condolére
donec
ego víxero.
.
Sono nell’urlo dei disperati
le onde mi sbattono contro il relitto
sprofondo, conquisto la pace.
-
Sul silenzio del mare
il bisbiglio di mille preghiere
l’urlo assordante dei tamburi.
.
* Stabat mater:
preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da
Todi. – “Navicello Etrusco”, Gazebo, Roberto Mosi
Commento di Giuliano Ladolfi dalla Posfazione al libro
RispondiElimina«La poesia prende il posto / dei sogni»
Penso che la concezione poetica di Roberto Mosi sia chiarita dal seguente passo compreso in questa antologia: «Credo che sia possibile curarsi con la
poesia, per vincere le paure, stati di sofferenza, per stringere sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal dentro, potente nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo,
se non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia»... eratoterapia, senza dubbio. Bastano queste righe per depositare nel bidone dei rifiuti tutte le concezioni avanguardistiche e neoavanguardistiche.
Il poeta, infatti, assegna la scrittura in versi alla dimensione umana e non a quella puramente intellettuale o linguistica.
Il titolo di questa pubblicazione, che raccoglie testi editi da 2017 al 2023, costituisce un’ulteriore conferma: Amo le parole. E non si può amare senza collocare questo sentimento nell’intimità dell’essere umano. Si ama quando tra l’individuo e l’altro-da sé scocca una scintilla destinata a incendiare il
mondo. E ciò può avvenire con ogni tipo di realtà, che in questo caso si identifica con l’esistente, l’esistente che entra in empatia con il poeta.