domenica 24 aprile 2022

Passeggiata dell'associazione Auser di Firenze nel Medio Evo di Dante

 

Un bel ricordo dell'Auser




















Sabato 23 aprile è stata una bella occasione per incontrare l’Auser di Firenze e fare una bella passeggiata nel centro della città, guidata da Roberto Mosi, autore del libro “Ogni sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta”, edizione Il Foglio. 


L’appuntamento con un nutrito gruppo di soci e con il presidente, Giovanni Dell’Olmo, è stato in via Santa Margherita davanti al Circolo della Casa di Dante. Il percorso si è snodato nel quartiere detto una volta “Sestiere di San Pier Maggiore dove Dante crebbe come uomo, incontrò Beatrice, mise su famiglia, si affermò come politico come poeta, fino alla condanna all’esilio nel 1302.




Ancora evidente l’origine medievale del quartiere, con le strade strette fra Case Torri, le mura delle case di pietra con i fori delle assi pontaie e piccole aperture per le finestre, una rete di vicoli e piccoli slarghi con rari raggi di sole.





 Fra le varie tappe, l’edificio dove il poeta venne alla luce e trascorse la sua vita (... I’ fu nato e cresciuto/ sovra ‘l bel fiume d’Arno alla gran villa – Inf. XXIII), nel periodo fiorentino, la Badia Fiorentina e la memoria di Ugo il Grande di Toscana con l’alto campanile dal quale le campane suonavano (e suonano, ancor oggi) le ore per i fiorentini ( Fiorenza dentro de la cerchia antica / ond’ella toglie ancora e terza e nona,/ si stava in pace sobria e pudica – Par. XV), la chiesa e la casa di Beatrice, nel Palazzo Portinari, il complesso delle torri, delle case e dei cortili, da una parte, della famiglia dei Donati, a capo dei Neri, e dall’altra, contigue, le proprietà della famiglia dei Cerchi, a capo della fazione dei Bianchi. 




Ci è stato possibile, in via eccezionale, visitare lo strettissimo e tortuoso vicolo – che il popolo chiamò “dello scandalo” – fatto costruire dal Comune per tenere divise le due fazioni nemiche.









Ed ancora, la lapide dedicata nel cortile di Palazzo Vecchio a Farinata degli Uberti e al suo amore per la sua città (Ma fu’ io solo, là dove sofferto/ fu per ciascun di torre via Fiorenza,/ colui che la difesi a viso aperto – Inf. X), piazza del Pesce, ai piedi del Ponte Vecchio, dove fu trucidato nel 1216 il giovane cavaliere Buondelmonte che non aveva mantenuto la promessa di sposare una giovane della famiglia degli Amidei, evento che diviene il germe di una contesa civile, fino alla formazione delle fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini ( o Buondelmonte, quanto mal fuggisti/ le nozze sue per altrui conforti!/ Molti sarebber lieti, che son tristi,/ se Dio t’avesse conceduto ad Ema/ la prima volta ch’a città venisti. – Par. XVI).


Il punto d’arrivo di questo percorso è, naturalmente, a piazza San Giovanni, presso la sede della Misericordia dove è posta la lapide con l preghiera di San Bernardo alla Madonna (Vergine madre, figlia del tuo figlio/ umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio – Par. XXXIII), e al Battistero, presso la Porta del Paradiso, di fronte al  Campanile di Giotto, dove si trova la lapide con i versi che esprimono la speranza di Dante esule per una pubblica incoronazione a Firenze, nel Battistero di San Giovanni e per il riconoscimento del suo valore di “vate” (Par. XXV):


Se mai continga che ‘l poema sacro

         al quale ha posto mano e cielo e terra,

         sì che m’ha fat per molti anni macro,

vinca la crudeltà che fuor mi serra

         del bello ovile ov’io dormì agnello,

         nemico ai lupi che li danno guerra:

con altra voce omai, con altro vello

         ritornerò poeta, e in sul fonte

        del mio battesimo prenderò ‘l cappello;

 


Da parte nostra l’iniziativa è stata una bella occasione per mostrare alcuni dei luoghi danteschi secondo la visione che propone il libro “Ogni sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta.”, Il Foglio; luoghi che più volte abbiamo ripreso in occasione del settimo centenario della morte del sommo poeta ( video all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=ta9QeiIPIAw ). 




L’incontro è stata anche una occasione per riprendere il contatto con l’associazione Auser impegnata nel campo del volontariato, con la quale anni orsono avevo collaborato per l’attuazione di progetti significativi nel campo della cultura e dell’educazione permanente, in particolare. Uno dei progetti, “La Città che apprende”, era rivolto a valorizzare le diverse risorse culturali ed educative per coinvolgere le persone di ogni età in processi di aggiornamento delle conoscenze e di sviluppo di consapevolezze critiche. Nell’ambito del progetto “La Città che apprende” erano previsti periodicamente incontri nazionali per la presentazione e il confronto delle esperienze realizzate in tutto il Paese e per programmare nuovi obiettivi.



 

 

 




lunedì 11 aprile 2022

Venerdì 6-5, ore 17, Sylvia Zanotto commenta "Sinfonia per San Salvi" , Il Foglio, alla Biblioteca Luzi







Recensione di Sylvia Zanotto per il libro


Sinfonia per San Salvi. Variazioni per parole e musica. “

Litania su Piombino” di Roberto Mosi.

Interventi di Giordano Lupi e Nicoletta Manetti

Progetto di Nicoletta Manetti e Roberto Mosi

Edizioni Il Foglio, 2020

Pubblicata sulla rubrica nella pagina Facebook di Sylvia Zanotto: “IO LEGGO DI TUTTO, DAPPERTUTTO E SEMPRE. E TU?”


"Ci sono luoghi che richiedono parole speciali. Abitate dalla magia. Dagli alberi. Noi siamo esseri vegetali al settanta percento, dicono alcuni. E con questa sapienza ci avventuriamo nel parco di San Salvi. La follia è stata qui. Ha colorato le sue piante con pensieri e parole senza casa. Solo un luogo di passaggio. Lontano dai familiari che si vergognano della pazzia. Ma chi è il vero folle? Cosa nasconde nelle sue lettere questa parola? Fantasia? Orizzonti? Luce? Lava? Emozioni? Sto divagando? Può darsi. Anche “Sinfonia per San Salvi” divaga. È un dolce modo di allontanarsi dal comune buonsenso. Quello che Roberto Mosi chiama ‘poesia aumentata’. Poeta e fotografo, Roberto Mosi ci propone un’opera davvero originale. Inclassificabile. Di rara bellezza. Il titolo stesso invoca arte e purezza. “Sinfonia per San Salvi”, con il sottotitolo “Variazioni per parole e musica. Litania per Piombino”; è dedicata a Carmelo Pellicanò, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico di Firenze ed è illustrato da 28 fotografie in bianco e nero. Le foto si focalizzano su uno dei padiglioni della vecchia struttura ospedaliera. L’opera non nasce a caso. È il frutto di una collaborazione con Nicoletta Manetti, poetessa e scrittrice e Gordiano Lupi, direttore della casa editrice, Il Foglio. Nicoletta, con eleganza e sapienza riscostruisce legami poetici con la storia o la polvere, Giordano con la sua “Litania su Piombino” si affaccia sul nostro mare Tirreno. Una sinfonia d’altronde si avvale di più mani. Che vibrano. Che fanno vibrare. Così non ci stupiamo se la poesia ‘aumenta’ con T. S. Eliot, con Neruda, con Alda Merini, Dino Campana, Giorgio Caproni. La Genova città intera, diventa Piombino città ferriera. La terra desolata di Eliot, che ha messo in crisi la poesia del dopoguerra, è qui un pretesto per parlare di follia, di magia, di sogni, di piani che si sovrappongono, si completano, si compenetrano. Roberto Mosi per non dimenticare un pezzo della nostra storia, decide di ricordare in termini poetici oltre ogni limite e confine. Con l’ausilio della fotografia. Della musica. Della commistione di generi. Dell’aumento. Sì. Quando si mescolano i generi, si richiamano i poeti dal passato, si scrivono nuovi versi ispirati al vecchio frammisto di noi, si fotografano luoghi del dolore, luoghi dell’abbandono. Si palesa una dimensione in più. Difficile da contenere nelle parole. Ecco perché Roberto Mosi dilata essere e emozioni e cerca di spiegarlo con quello che definisce ‘poesia aumentata’. E va oltre: cosa di meglio di una sinfonia? Sinfonia deriva dal greco e all’origine designava l’accordo dei suoni, il che implicava la capacità dei musicisti di suonare insieme. L’orchestra per produrre la sinfonia deve saper ascoltare gli altri strumenti, saper prevedere condivisione, inclusione dell’altro, senso di comunione d’intenti. Tutto questo diventa sinfonia. Come sappiamo la sinfonia è fra le forme musicali più complete. Eppure non è perfetta. Porta in sé i germi della follia, dell’unicità. Della sua capacità in trasformarsi in opera unica. D’arte. Un vero e proprio bijou. Questo scopriamo nello splendido libro che mescola tutto quello che può, con arte e maestria, trasformandolo poi in poesia. Mi ritrovo a leggere a voce alta brani del libro. Il suono apre a nuove visioni, laddove l’essenza delle vite non incluse si manifesta oltre il ricordarle. È un dolce tornare. Un dolce andare. E intanto la sinfonia si snoda in tutti i suoi movimenti. Portando il senso del dolore, della follia in ogni gesto quotidiano che si tinge grossolanamente di normalità. Scopriamo l’errore che commettiamo ancora: allontanare il diverso. Non essere diverso. La forma perfetta non esiste e anche se rimane un sogno, noi amiamo sognare. Con Roberto. Con Nicoletta. Con Giordano. I poeti. Ma anche con i medici come Carmelo Pellicanò, ultimo direttore di San Salvi, che tanto ha dato ai suoi ospiti, mai da lui considerati gli ultimi. Un non-luogo. Un respiro in quattro tempi. Con Ouverture. E una carezza al cuore. Peccato che chi un tempo era qui, ai margini di una società perbenista non possa sentirne la musicalità. Noi ci adoperiamo con gioia a interpretare il senso della parola ‘aumentata’ e ci piace sognare che questa sua qualità arrivi anche laddove l’umano diventa altro. Quell’altro sconosciuto. Che richiama l’altro. In continua vibrazione. Respiro felice l’aria ‘aumentata’. Richiudo il libro del non-luogo, ma ormai sono come lievitata in luoghi che non esistono forse nel mondo reale, ma che sanno accogliere l’anima."


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