lunedì 18 febbraio 2019

"L'invasione degli storni" (Gazebo Libri) e il successo di un'immagine


Foto di copertina di Simone Guidotti

Prefazione di Giuseppe Panella

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Roberto Mosi
L’invasione degli storni

Raccolta di poesie
Presentazione di Giuseppe Panella


                                                       A Gabriella,
                                       il respiro, il volo di un giorno


Prefazione


    Dalla terrazza di casa osservo curioso le evoluzioni degli storni, ora si compongono in gruppi sempre più densi, ora si disperdono ai quattro angoli del cielo. A momenti si presentano secondo un ordine rassicurante, in altri, a sorpesa, ogni piccola parte del gruppo sembra una scheggia impazzita.
   
     Il mio sguardo coglie l’insieme dei voli, l’insieme dell’invasione degli storni. Ogni piccolo storno è un frammento, l’episodio di una narrazione affidata al canto della poesia, un racconto, una storia del nostro continuo divenire in un mondo instabile, senza un centro, che, tuttavia, nell’incrociarsi delle narrazioni trova momenti di gioia e quasi di certezza, che poi sfumano, sembra, nel nulla, solo per ritrovarsi compatti in un’altra parte del cielo sopra la nostra testa.
   
     Dalla terrazza  scorgo, a ben vedere, uno stormo più grande degli altri,  diviso, al suo interno, in tre parti, in una trilogia. Ricorda la forma tripartita della Commedia di Dante e  mostra i tratti di un sentiero che parte dal basso, dalle macerie della nostra storia, che ingombrano i giorni del nostro presente, la nostra Valle dell’Inferno. Il passaggio successivo del sentiero mostra l’incontro con storie di dolore e di sofferenza, la Via del Purgatorio. L’arrivo, infine, alla parte più elevata del monte, dove è possibile assaporare  frutti rari, gustosi – Nuovo Cinema Paradiso. A ben vedere, gli storni di questo ultimo gruppo, hanno per ali piccole strisce di celluloide e, per piume, i versi della poesia.
   
     Dalla terrazza in lontananza, nella parte più alta del cielo, vedo un altro gruppo in volo fra le nubi rossastre del tramonto, che prendono le sembianze di imponenti personaggi del mito. Evocano immagini da sempre impresse nelle nostre menti, sono la fonte di racconti che si rinnovano continuamente alla luce delle esperienze del nostro vivere quotidiano, sono i racconti del mito.
 
    Dalla terrazza affacciata sulla città, colgo  il volo di un ultimo stormo, che rasenta i tetti delle case, passa sopra i rumori, lo stridio delle piazze, dei mercati, delle stazioni, raccoglie frammenti di storie, fili ininterrotti di racconti, le storie della città (dei nonluoghi).
 
    La giornata ormai si è compiuta, si approssima la notte:

L'ultimo chiarore scompare
l'ombra sale dalle strade
sommerge le cupole,
le tegole dei tetti,
inghiotte il volo delle piume.
Nei nidi appesi alle gronde
riposano i racconti del mondo,
la testa sotto le ali.



                                                                                        R.  M.
 




Giuseppe Panella
LA RIVOLTA DEGLI UCCELLI MIGRATORI


«Nell’aria viola del tramonto egli guarda affiorare da una parte del cielo un pulviscolo minutissimo, una nuvola d’ali che volano. S’accorge che sono migliaia e migliaia: la cupola del cielo ne è invasa. Quella che fin qui gli era sembrata un’immensità tranquilla e vuota si rivela tutta percorsa da presenze rapidissime e leggere. Rassicurante visione, il passaggio degli uccelli migratori, associato nella nostra memoria ancestrale all’armonico succedersi delle stagioni; invece il signor Palomar sente come un senso di apprensione. Sarà perché questo affollarsi del cielo ci ricorda che l’equilibrio della natura è perduto? O perché il nostro senso d’insicurezza proietta dovunque minacce di catastrofe?»

E’ da questo spunto narrativo di Italo Calvino contenuto in Palomar del 1983[1] che Mosi fa partire il suo nuovo libro di poesie. In esso, tuttavia, proprio per creare un legame di continuità con i testi  precedenti, compaiono alcune poesie presenti in essi, in particolari spezzoni lirici presenti in Luoghi del mito (che è del 2010) e in Nonluoghi (che è, invece, del 2009). Alla ricostruzione di aspetti particolari del mondo animale si associa il ritorno alla dimensione “modernizzata” del mondo mitico che contraddistingueva il precedente scritto di Mosi e l’indagine sulla “de-localizzazione” della poesia che, invece, era presente in quello scritto ancora prima. In sostanza, con questa ultima produzione, si va precisando una sorta di deliberata trilogia poetica (cui lo stesso autore allude nella prefazione al volumetto). In essa, alla descrizione di un mondo contemporaneo ormai degradato e senza centro, spesso incapace o inadeguato a prendere in considerazione la necessità di un cambiamento che lo conduca verso una dimensione più armonica della condizione umana (i Nonluoghi), si giustappone il ricordo del passato mitico dell’archetipo, l’uomo di sempre, quello che ha ancora in sé la possibilità di ritrovarsi e di impedire la distruzione del suo equilibrio interno in relazione alla natura. Nella terza parte, infine, è la Natura in scena con tutte le sue voci e con tutte le sue espressioni spesso mute ma non per questo meno espressive e capaci di mostrare il loro vero volto. E’ quello che accade nella parte iniziale dell’Invasione degli storni dove alla Valle dell’Inferno, luogo poetico e soprattutto campaniano per eccellenza, si aggiungono la Via del Purgatorio e il Nuovo Cinema Paradiso. Tre momenti in cui tra uomo e natura si crea un conflitto, si approfondisce e poi, forse utopisticamente  e un po’ idilliacamente, si risolve in una nuova alleanza. Nell’Inferno della radura del Mugello gli animali dimostrano tutta la loro perplessità circa il destino dell’uomo così come Gabriella, musa ispiratrice e novella Beatrice, indica la via:

«La cornacchia sfoglia  / le pagine, scuote la testa / mi spinge fuori dalla valle. / La cascata sbarra il sentiero / l’acqua scende fragorosa. / Salto tra le onde, sui massi / in cerca della via d’uscita. / Scopro la grotta oltre il salto / dell’acqua, Gabriella mi porge / la mano: “Dopo la valle / scoprirai il tempo dell’Attesa”»[2].

Nella Valle dell’Inferno il solo soccorso di Dino Campana non basta: la Follia è già dentro l’uomo e lo rinserra nella sua morsa. Nel luogo in cui la Natura dovrebbe trionfare e decomporre la Storia ormai decotta dalle sue stesse contraddizioni di sempre, emergono i frammenti e gli spezzoni dell’ uomo contemporaneo a contaminarla. Al posto dell’armonia del passato e della ricomposizione delle contraddizioni del presente, predominano le scaglie e i frantumi della civilizzazione presente che distrugge e inquina, invece che purificare separando ciò che dura da ciò che deve essere distrutto, ciò che è fatto per servire da quello che è puro prodotto del profitto. L’Inferno è dunque questo, l’Indistinto, il luogo nel quale tutto è mescolato e il puro è tratto nel gorgo dell’impuro:

«Congestione di rifiuti urbani / nelle discariche a cielo aperto, / i topi si tengono per la coda / fanno festa gabbiani in volo / gatti impigriti dal grasso. / Ogni rifiuto giunge alla meta / differenziato per contenitore, / la Coscienza divide i rifiuti. / Umido organico: scarti / di cucina, erbe del prato. / Carta e cartone: giornali, / libri, fumetti, quaderni. / Plastica: bottiglie d’acqua, / involucri, piatti, sacchetti / Vetro: vasetti, brocche, / specchi, lampade, bicchieri.  / Mondo virtuale: baci, amore, / passione, sentimento, emozione»[3].

Il tema della discarica come non luogo della postmodernità ricompare anche per attrazione nell’ultima parte del libro (nella sezione Periferie che già apparteneva ai Nonluoghi precedenti[4]) ed è un tema ormai topico nella disincantata metamorfosi del contemporaneo che allinea ironia e pathos nella scrittura matura di Mosi. Ma qui ha funzione eminentemente simbolica: i rifiuti sono ciò che appesantisce l’uomo e gli impedisce di essere ciò che vuole essere davvero, legato, com’è, alla “virtualità” dell’esistenza affettiva ed emozionale. L’Inferno è dunque il non luogo del consumo e della minaccia, della disarmonia tra la realtà sognata e il progetto globale che la nega in nome di una smodata e forsennata corsa al profitto: dunque, la negazione di una vita armoniosa. autentica.
Il Purgatorio è una Sala d’Attesa dove si scontano i peccati sotto forma di malattia. Il luogo della sofferenza, della ricerca di una guarigione che si fa aspettare infliggendo sofferenza e disagio a chi ne è la vittima spesso incolpevole, spesso inconsapevole, sempre timorosa e schiacciata dal male:

«Nella Sala d’Attesa l’odore / dell’alcol, il battito del tamburo / la pelle secca della lingua. / Folla nella Sala d’Attesa / la porta aperta sul Reparto, / il gioco degli scacchi, / per pedine la vita e la morte. / Passi sulla sabbia tra miraggi / evanescenti, il Tumore / tesse il tempo dell’Attesa. / Il maglio colpisce la facciata / abbatte la parete di rosso / un boato invade l’ospedale. / Tra le gru e le escavatrici / sopravvive solo il Reparto»[5].

Ed è nel Reparto che si consuma l’Attesa fatta di squallore, sofferenza, assenza; tra le sue mura fatte di gesso e di lacrime si cerca se stessi e ci si accinge a rinnovare la propria dimensione più profonda per essere di nuovo capaci di vivere e di giungere a quel Paradiso fatto di illusioni e di felicità che è la Fabbrica dei Sogni. Nel Reparto incombe il Ragno che tesse la tela del destino, che scandisce il passare del tempo, che annota e trattiene i passi di chi vorrebbe fuggirne ma non può. Chi ci riesce, infine, si slancia alla ricerca di qualcosa che prima, nel Reparto, gli era stato negato e che solo ora prende consistenza – ed è “la materia di cui sono fatti i sogni”:

« ”Suona la mia canzone, / Sam. Come a quel tempo”. / Implora dallo schermo, / lo sguardo di Ingrid, vago il suo sorriso. /  “Canta: As Time Goes By”. / Ripeto le sue parole, / seguo Gabriella nel film. / Sono alle spalle di Bogart / sulla pista dell’aeroporto, / sento le parole dell’addio. // La mia mano non stringe / Gabriella, la poltrona è vuota»[6].

La vita è fatta di illusioni e di sogni proiettati su un telone che si illumina della gioia immensa dell’immedesimazione con l’altra faccia della Luna. Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi dall’altra parte. Mosi prova a raccontarci come è andato il suo viaggio dall’Inferno al Paradiso, dal mare dell’immondizia allo schermo translucido della coscienza: la sua poesia è tutta qui, resa immobile e, pur tuttavia, agitata dalla forza del desiderio di volare. Quando ci riesce, allora, si “illumina d’immenso”.

 



[1] I. CALVINO, Palomar, con una presentazione dell’autore, Milano, Mondadori, 19942, p. 64.
[2] R. MOSI, L’invasione degli storni, p. 11.
[3] R. MOSI, L’invasione degli storni, p. 9.
[4]Discariche di squallore /  sotto i ponti dell’autostrada / vicini alla città, fulgore d’immagini, / di colori spruzzati sui piloni. // Attraversoo correndo la sera, / verso la campagna. / Graffiti mi accolgono in galleria, / parlano ogni volta /  del fantastico creatore. // Ieri da una collina in rosa / mi ha salutato la pecora Dolly, / di fronte il gregge assorto / delle pecore normali, / al centro l’albero della vita / per frutti televisori / missili e computer“ (R. MOSI, L’invasione degli storni, pp. 55-56).
[5] R. MOSI, L’invasione degli storni, p. 13.
[6] R. MOSI, L’invasione degli storni, p. 20.







giovedì 14 febbraio 2019

"Esercizi di volo" a Cirkoloco, o del presentare divertendosi


                                     Rappresentare la “Follia”

Mercoledì 13 febbraio il gruppo di amici “Doppio Misto Letterario”  ha presentato il libro “Esercizi di volo” di Roberto Mosi, Europa Edizioni, un romanzo breve con i colori del fantasy e del giallo, nella forma dello spettacolo. 

È andato in scena al Cirkoloco posto nella periferia sud di Firenze, legato ad un progetto che ha preso corpo dal 2016, all’interno dello spazio dell’Exfila, una vecchia fabbrica di matite. Si tratta di un bar sociale che pone particolare attenzione nei confronti di persone con vissuti legati alla salute mentale. Il bar infatti è gestito da personale che ha affrontato, o tutt’ora affronta, disagi psichici e tanti volontari dell’Associazione Bottega del Tempo.

L’Associazione promuove e incentiva il reinserimento di chi ha subito un parziale allontanamento dal tessuto sociale. Uno spazio dunque aperto, di liberazione della fantasia, delle energie sopite, di socialità e calore umano. “Cirkoloco è un luogo – si legge nella carta di presentazione - in cui la diversità, sociale, fisica, psicologica, sessuale, religiosa ed economica, è una grande risorsa e non c’è spazio per pregiudizi e stigmi”. 

Lo spettacolo del 13 febbraio, dal titolo “W la Festa della Follia” ha ripreso in dieci scene, i passaggi essenziali del libro “Esercizi di volo”, che vede al centro, appunto, la Festa della Follia. 


Come celebrare la festa della follia? I protagonisti del romanzo ce la mettono tutta per organizzare una manifestazione all’altezza della fama delle feste che intorno a Ferragosto si tengono fra il castello e la stazione di Salorno, nella val d’Adige. I protagonisti sono un po’ insoliti, come i semafori della stazione, le carcasse delle macchine del vicino cimitero delle automobili e altri strani personaggi, anche famosi, che arrivano da lontano. 
Il convergere di tante energie, la ricerca di emergere nella realizzazione del progetto, suscita invidie, gelosie, spinge addirittura ad azioni criminali – un terribile delitto - ed ancora una volta – come accadde l’anno passato per la festa La notte delle leggende (si veda “Non oltrepassare la linea gialla”, Europa Edizioni 2014) – deve intervenire il commissario Renon.



         Lo spettacolo della follia va comunque in scena, con effetti mirabolanti, ispirandosi ad autori famosi, del calibro di Erasmo da Rotterdam e Ludovico Ariosto. La ricerca però di effetti forti, il voler dare un’immagine troppo ravvicinata della follia, porta ad un vero e proprio disastro finale.


         Intorno a questa storia dall’impianto futurista, si avvolge una diversa tela narrativa che parte dal presupposto che scrivere della follia può avere un effetto terapeutico per un personaggio particolare, il paziente in cura dall’analista, perseguitato dall’ossessione di volare, di gettarsi nel vuoto e prendere a volare.


 Perché, suggerisce l’analista, di mettere da parte questa ossessione e lasciarsi andare alla scrittura, scavando nel mondo dei folli.  Questo può essere vero purché, come nel nostro caso, non s’intromettano il dio Amore e le frecce scoccate dal suo arco. E guarda caso, è proprio l’analista, una splendida donna, al centro di un folle innamoramento.

Non resta che dire chi sono stati i protagonisti della serata, dopo aver detto che Laura Remaschi all’inizio ha portato i saluti di Cirkoloco, Sandro Pini ha accompagnato le scene con la sua chitarra classica e il pittore Enrico Guerrini ha fissato ancora con la sua rapida pittura, le immagini più cariche di patos.
Personaggi e Interpreti
La Terapeuta Alessandra…Nicoletta Manetti
Il Paziente…Roberto Mosi
Commissario Renon …Raffaele Masiero
Maestro Bussotti … Vincenzo Mario Sacco
Maria Elisa…Cristina Gatti
Giuseppina… Nicoletta Manetti
Voce narrante …A M Volpini
Norma …Cristina Gatti
Erasmo…Vincenzo Maria Sacco



Calorosi applausi da parte del numeroso pubblico, sorpreso per le molti e incredibili vesti che può indossare la Follia. Arrivederci al prossimo appuntamento.








sabato 2 febbraio 2019

Gioca con la FOLLIA il Doppio Misto Letterario



“ESERCIZI DI VOLO”  PRESENTAZIONE DEL LIBRO
IPOTESI PER UNA SCENEGGIATURA  (versione al 26.01.2019
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Il manifestino
Arci   Cirkoloco – Via Leto Casini , c/o exFila (zona Gignoro)
Il gruppo “Doppio Misto Letterario”
Presenta
W La Festa della Follia
dal libro “Esercizi di volo”, Europa Edizioni
Di Roberto Mosi

Disegni di Enrico Guerrini

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Sceneggiatura
Personaggi e Interpreti
La Terapeuta Alessandra…Nicoletta Manetti
Il Paziente…Roberto Mosi
Commissario Renon …Raffaele Masiero
Maestro Bussotti…Zelda Zanobini
Maria Elisa…Cristina Gatti
Giuseppina… Nicoletta Manetti
Voce narrante …A M Volpini
Norma …Cristina Gatti
Erasmo…Vincenzo Maria Sacco
Chitarra classica
Il pittore folle
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(la scena è sempre la stessa, variano gli arredi e la posizione dei personaggi)
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Scena prima – Allo studio della terapeuta Alessandra

Voce narrante - Lo studio della terapeuta Alessandra
( il paziente è seduto su di una sedia e la terapeuta sta alle sue spalle)
Terapeuta - Mio caro devi smettere di avere tutte queste fobie: il gioco, la fotografia, e poi questa ossessione per il volo. Lascia perdere non sei mica un gabbiano! Per calmarti che ne dici di metterti a scrivere un diario e raccontare quello che ti capita?   (Sventola dei fogli verso il paziente)
Paziente - Grazie Alessandra, scriverò come mi consigli perché così mi sentirò più rasserenato e le ossessioni staranno un po’ alla larga. …

Scena seconda  - Preparazione della festa
( si sposta la sedia dove era seduto il paziente che rimane da solo in mezzo alla scena e fa il suo monologo)
Sono convinto di dover raccogliere del materiale per organizzare una festa al Castello di Salorno, (valle dell’Adige, presso Bolzano) come è sempre stato fatto ogni anno a Ferragosto. L’anno scorso è stata fatta la Festa delle leggende ma questa volta sarà la Festa della Follia. Questa festa al castello ha sempre avuto un gran successo e sono venuti a vederla da ogni parte. Certo sono un po’ preoccupato per l’incidente che è successo stamani quando, dopo un tamponamento della carovana di un circo che si spostava per fare i suoi spettacoli, una tigre è fuggita e pare che sia anche ferita.
( alcuni personaggi passano sulla scena tenendo in collo una tigre di pelouche e dicono Non aver paura che noi ti cureremo e ti metteremo in salvo)

                                 INTERVALLO 1 CON LA CHITARRA CLASSICA
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Scena terza   -  Ricerca della tigre
( alcuni personaggi fanno suoni come se passassero dei treni ciuf ciuf…tuu, tuu)

Voce narrante - Il commissario Renon entra alla stazione di Salorno
Il commissario Renon - So per certo che è fuggita una tigre e la devo trovare. Ho visto Augusto che aveva una borsa piena di bistecche, erano troppe perché se le mangiasse tutte lui. Ehi dico a voi, semafori e macchine parcheggiate, carri gru, dico a voi che siete sempre contro di me, ma questa volta non vi permetterò di ostacolarmi. Perciò è inutile che mi diciate delle bugie!
(vocine bisbigliate qua e là quasi impercettibili, delle presenze animate della stazione, i semafori, le macchine posteggiate nel vicino parcheggio, i carri gru,  …Ma cosa vuole questo commissario…Noi difenderemo la tigre…Nessuno le farà del male…Noi la cureremo…Noi la metteremo in salvo.)

Scena quarta  -  Riunione per preparare la festa. Alla stazione
Voce narrante - Alla stazione c’è il maestro Bussotti, direttore artistico della festa
Maestro Bussotti - Dobbiamo proprio organizzare bene questa “Festa della Follia” e per farlo mi voglio ispirare a quel maestro Erasmo da Rotterdam che nel suo elogio diceva: la Follia rallegra con la sua divina potenza dei e uomini. Chiederò a tutti i miei collaboratori di aiutarmi.

Scena quinta  L’arrivo di Norma ed Erasmo
( suono di tamburo)
Voce narrante - L’arrivo di Norma ed Erasmo
Erasmo - Ogni sera arriviamo in un paese nuovo, mettiamo il carro al centro della piazza e prepariamo un piccolo palcoscenico. Poi facciamo un giro battendo forte il tamburo e annunciamo ..Ha inizio lo spettacolo!
Norma- ( si mette al centro del palco avvolta da un mantello e mentre rulla il tamburo alza le mani al cielo e grida)
“Io sola, la follia,  rallegro con la mia divina potenza dei e uomini. Eppure mi meraviglio dell’ingratitudine dei mortali che, pur gradendo i miei benefici, nessuno, per ringraziarmi, si è messo a celebrare le mie lodi.”
“Più sono stupidi, più ammiratori trovano. Il tronfio e folle amor di sé domina la vita: ciascuno crede di essere migliore degli altri. Quale maggiore gentilezza di quella di due muli che si grattano a vicenda!”
“Senza il mio aiuto tutta la folla dei poeti  … vivacchierebbe alla meglio, di briciole”
“Il piacere è il sale della vita e il piacere esisterebbe senza un pizzico di follia?”

Erasmo e  Norma( insieme) – La follia è l’unico vero elisir di giovinezza!
Valete..state bene..plaudite..applaudite..vivite..vivete..bibite..bevete
( questa sequenza può essere detta da un personaggio e dall’altro che traduce il latino)
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INTERVALLO 2
al suono di una musica tutti i personaggi si mettono a ballare sul palco
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Scena sesta  -  Maria Elisa nuova protagonista
Voce narrante -Alla stazione sono arrivati Maria Elisa e il maestro Bussotti
M. Elisa - Finalmente cari amici sono arrivata da Vienna con il mio elicottero prima possibile perché voglio unirmi a voi per sapere tutto su questa festa. Come imprenditrice di successo non posso lasciarmi scappare questa occasione anche perché nella mia scuola di scrittura a Lucca una tematica importante è quella della follia e creatività. Che ne dici, caro Maestro Bussotti, se mi unisco a te in questi preparativi?
Maestro Bussotti –(fa il baciamano alla signora) Oh mia carissima Maria Elisa, lo sai quanto ti ammiro. Sarà un grandissimo piacere parlare con te di tutti i dettagli.
M. Elisa - Oh mio carissimo Bussotti, voglio proprio raccontarti un particolare un po’ riservato e piccante. Per saperne di più ho passato una meravigliosa notte d’amore con Franz Gomez, l’imperatore delle mele e marito di quella povera Giuseppina che non è mai all’altezza della situazione. Così appena possibile ti racconterò quello che ho saputo.
Maestro Bussotti -  Si mia cara, andiamo a incontrare anche gli altri collaboratori.   ( escono tutti)
Voce narrante - Cari amici e caro pubblico. Voglio informarvi di un importante particolare: per non farla catturare dal Commissario, la tigre ferita è stata curata di nascosto  e amorevolmente da tutti gli amici. Le sue ferite si sono rimarginate ed è stata trasferita in un luogo sicuro lontano dal commissario Renon che voleva catturarla.
(entrano in scena alcuni personaggi che portano in collo la tigre e dicono Evviva, sei guarita…ti porteremo in un posto sicuro..non aver più paura…sei nostra amica)
Scena settima -  Orlando e Astolfo
Voce narrante -  Altri  nuovi protagonisti Orlando e Astolfo
(Roberto  improvvisando racconta chi sono costoro e perchè hanno a che fare con la follia)
Scena ottava - Delitto alla stazione
Voce narrante - Cari amici e caro pubblico. Voglio informarvi di certi importanti particolari: in questa scena sono presenti quattro personaggi: Maria Elisa, il maestro Bussotti, Giuseppina, il suo terribile cane Nerone. Giuseppina, che è ritornata da un viaggio, si mostra interessata ai preparativi della festa. Oltre agli esseri umani partecipano a questi preparativi dando i loro pareri anche gli oggetti inanimati presenti alla stazione e nei pressi, perché in questo mondo da favola nessuno si meraviglierà che essi possano parlare. Così i semafori, le macchine, i carri gru e altri oggetti che stanno qui intorno intervengono.
Maestro Bussotti- Allora cari amici ferragosto si avvicina. Siete d’accordo che ormai i preparativi sono completi? Anche voi amici inanimati siete d’accordo? ( si sentono vocine bisbigliate ..sì sì siamo tutti d’accordo ..che bella festa che si farà.. la festa della follia porta allegria e divertimento per tutti..)
M. Elisa- Sì, sono sicura che ogni particolare è stato bene organizzato.
Giuseppina - Certo con un organizzatore come il maestro Bussotti non si poteva dubitare.
(All’improvviso si spengono le luci. UN RUGGITO ENORME   ci sonorumori..magari si fa cadere qualcosa di metallico.. urla e ruggiti. Quando si riaccendono Maria Elisa è stesa a terra in un lago di sangue. Arriva il commissario Renon e arresta tutti.)
Il commissario Renon - Questa volta non mi sbaglio: e’ stato commesso un terribile delitto. Siete tutti in arresto, compresi i semafori della stazione. Giuseppina mi ha mandato un messaggio con le prove del vostro delitto avete complottato e avete fatto sbranare Maria Elisa dalla tigre. Seguitemi in questura a Bolzano.
( escono tutti)
Voce narrante - Cari amici e caro pubblico. E’ vero c’è stato un allucinante fatto di sangue, ma gli arrestati sono risultati innocenti e sono ritornati a casa. Si è scoperto poi che il delitto è stato commesso dal terribile cane Nerone di Giuseppina, quella bugiarda: la bestia inferocita ha azzannato e ucciso la povera Maria Elisa  e con un registratore è stato fatto risuonare il ruggito della tigre. Giuseppina in effetti, folle di gelosia perchè ha saputo della relazione di suo marito, Franz Gomez, imperatore delle mele, con  la donna, Maria Elisa, si è voluta vendicare in modo così atroce. E’ fuggita ma la stanno ricercando. La giustizia dovrà trionfare.
( esce)
Scena nona  - Manoscritto del paziente completato.
Innamoramento terapeuta-paziente
Voce narrante -  Lo studio della terapeuta Alessandra
(nello studio della terapeuta il paziente è seduto la sedia,  la terapeuta sta alle sue spalle)
Paziente - Finalmente questo mio racconto è finito. Scrivere mi ha fatto bene, le mie ossessioni sono lontane e voglio continuare su questa strada. Ti ringrazio per quello che hai fatto per me. Sento però che qualcosa tra di noi è cambiato, il tuo sguardo tenero me lo dice. Vieni a sederti qui sulle mie ginocchia.
Terapeuta – ( si siede)Sì sei guarito, adesso puoi camminare con le tue gambe, andare avanti per arrivare dove vuoi. Hai gli strumenti necessari per liberarti delle vecchie paure e fare passi decisivi verso la normalità. Ti ringrazio per l’affetto che mi hai dato ma ognuno dovrà continuare per la sua strada. Addio
*
                INTERVALLO 3 CON L’INTERVENTO della chitarra classica
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Scena decima - La festa della follia
Voce narrante - Cari amici e caro pubblico: arrivato ferragosto inizia la festa. La gente arriva, si ferma a fare i picnic nei prati della valle, sotto il castello di Salorno, per aspettare il tramonto quando la valle e il castello si trasformeranno in un tripudio di suoni, luci e colori. Applausi, urla di grande meraviglia, grida e allegria in ogni parte della valle che per la sua bellezza sembra diventata una Cappella Sistina.
( tutti i personaggi sono in scena e ognuno dice una battuta)
Voce narrante - Ohh, ahh, caspitaaaa. Che cosa stupenda! Evviva chi l’ha fatto! Evviva la follia !
- Cristina : Oh dalle rocce del Castello escono i Krampus, i diavoli- caprone, ballano, si rincorrono …
- Vincenzo: Ecco l’uomo windows, l’uomo finestra, la televisione al posto della testa, quanti fili escono dal corpo, dal naso, dalla bocca, dell’ombelico: è sempre collegato con tutto il mondo! Che mostro!
- Nicoletta: Ecco, ecco la Musica follia avvolge tutto il castello, dalle mura, dalle torri saltano giù violini, contrabbassi, violoncelli e ballano, ballano indemoniati, la danza della follia ..
- Raffaele: Oh dio mio! Dalle rocce sono uscite altre figure: i gran ciccioni di Pantagruel e Gargantua, Don Chisciotte a cavallo con Sancho Panza ..
- Roberto: Ecco, ecco, ora Orlando impazzito per amore e Astolfo sul cavallo alato: che gran balzo ha fatto! E’ arrivato sulla cima dello Sciliar, non si ferma .. vola verso la luna per riprendere il fiasco con il cervello di Orlando .
( dopo queste battute si farà silenzio).
Roberto accende l’accendino, altri accendini. Un boato (vien fatto cadere un vassoio).
Voce narrante - Le fiamme si innalzano, l’incendio del castello, in pochissimo tempo brucia tutto. Le persone scappano per mettersi in salvo; una tragedia immane. Perché la festa è finita così?
Scena ultima - Finale
Maestro Bussotti- Perché, perché? Dove ho sbagliato? Forse un sabotaggio? No. La follia porta creatività e allegria ma se ci si avvicina troppo al suo mondo lei ci può bruciare in un istante.
Scrittore (Roberto) - Dai ruderi anneriti dell’incendio qualcuno ha lanciato nel vento un pacco di fogli scritti. Poi si è legato due ali di tela alle braccia e si è gettato nel vuoto come per volare.

(FINE - APPLAUSI)

Sullo sfondo la chitarra classica

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(Indirizzo  video VirginiaBazzechi: Esercizi di volo, Europa Edizioni: https://youtu.be/BSyTBlbCP2U)
ATTENZIONE: tutti i disegni (a fumetto) di Enrico Guerrini sono nel video youtube, indirizzo: https://youtu.be/Zx8T5j1sGbg
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