giovedì 16 febbraio 2012

FIRENZE : L'ANELLO DEI POETI - ESCURSIONI NELLA POESIA



Presentazione del Progetto:
Venerdì 24 febbraio 2012, ore 19
presso “Trekking-Italia”, sede di Firenze, via dell’Oriuolo, 17

Il progetto è nell’ambito delle iniziative “Dieci sabati per la cura di sé”
Prenotazione presso la sede di Firenze, tel. 055 2341040
www.trekkingitalia.org
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Sabato 10 marzo, ore 9
Primo Anello dei Poeti: il Centro di Firenze

Escursione: trek urbano, facile; 3 ore e mezza; km 7.
Itinerario nel centro della città per scoprire la presenza a Firenze di poeti di origine fiorentina o che hanno soggiornato per qualche tempo sulle rive dell’Arno, sia italiani sia stranieri. Si propongono alcuni momenti particolari dell’escursione, dedicati a brevi riflessioni e letture di poesie: il trek ha inizio dalla Casa di Dante Alighieri, via S. Margherita (Nel mezzo del cammin di nostra vita/ v. I, Canto I, Inf., Div. Comm.); si sosta nel giardino di Borgo Allegri, con il pensiero rivolto a Giacomo Leopardi che visse nel quartiere tra il 1830 e il 1833 (via Verdi), e al suo amore per Fanny: Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro. Ci fermeremo anche nel piazzale a fianco dell’Archivio di Stato, nel viale Amendola, dove abitò per alcuni anni Montale, durante il soggiorno fiorentino fra le due guerre (Spesso il mal di vivere ho incontrato/…). Nel percorso incontreremo testimonianze della presenza di molti altri poeti, fra i quali Palazzeschi, Lorenzo de’ Medici, Fortini, Pascoli, Milton, i “futuristi” delle Giubbe Rosse, Alfieri, Foscolo, Manzoni. L’anello si chiude all’inizio del Parco delle Cascine, viale degli Olmi, presso la Fontana del Narciso, luogo che ispirò al poeta inglese Shelley un celebre poema (“Ode al vento Occidentale”, autunno 1819).
Percorso: via S. Margherita, via Verdi, via Ghibellina, piazza d’Azeglio, via Cavour, piazza della Repubblica, Lungarno Corsini, Parco delle Cascine (viale degli Olmi)Ritrovo: ore 9 via S. Margherita (Casa di Dante). Rientro previsto intorno alle 13 (fermata Tram T1). Accompagnatore: Roberto Mosi.
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Sabato 31 marzo, ore 9
Secondo Anello dei Poeti: l’Oltrarno (e oltre)

Escursione: trek urbano, facile; 4 ore; km 9.
Partenza da Piazza S. Felice, dove visse Elisabeth Barrett, sepolta al Cimitero degli Inglesi (fra le poesie “In quanti modi ti amo, fammeli contare). Passaggi di rilievo del percorso: il ricordo di Umberto Saba al Teatro degli Artigianelli (via dei Serragli) e la poesia dedicata al Teatro (Falce martello e la stella d’Italia / ornano nuovi la sala…), il Giardino di Boboli, che attraversiamo fino al Forte di Belvedere, per scendere poi a Porta S. Niccolò e per accedere al Giardino delle Rose: davanti al panorama della città, fra le statue dell’artista Folon, i partecipanti al trek sono invitati leggere poesie dedicate a Firenze. La camminata prosegue per Piazza Poggi, il ponte S. Niccolò, via Gioberti, fino al Parco di S. Salvi, dove è previsto di ricordare, presso l’ex Direzione del Manicomio, sia Dino Campana (ricoverato la prima volta nel 1909), la sua poesia, la follia, l’amore (In un momento/ son sfiorite le rose), che Pablo Neruda: una sua poesia fu dipinta dai ricoverati sul muro di un vecchio edificio dell’ospedale, in ricordo della visita a Firenze, nel 1951 (E quando in Palazzo Vecchio, bello come un'agave di pietra, / salii i gradini consunti … ). Nel percorso del trek s’incontrano testimonianze anche della poesia di Niccolò Machiavelli, Robert Browing, C. Levi.
Percorso: Ponte Vecchio, Piazza S. Felice, piazza Ptti, via dei Serragli, Giardino di Boboli (da via Romana), Forte Belvedere, Porta S. Niccolò, Ponte S. Niccolò, via Gioberti, Parco di S. Salvi.
Ritrovo: ore 9 Ponte Vecchio, lato S. Frediano. Rientro previsto ore 13, nel Parco di S. Salvi. Accesso ai Bus da Piazza Alberti. Nota: è necessario avere la Carta di Identità rilasciata dal Comune di Firenze, per accedere gratis a Boboli.
Accompagnatore: Roberto Mosi.

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Sabato 5 maggio, ore 8,50
Terzo Anello dei Poeti: Settignano (e oltre)


Escursione: facile, in parte trek urbano; ore 4; km 9.
Partenza da Ponte a Mensola per ricordare Boccaccio e il “Ninfale fiesolano” e salita verso Settignano, da via della Capponcina dove abitarono nell’omonima villa la Duse e D’Annunzio nei primi anni del ‘900. Sosta nel punto panoramico dietro Villa Gamberaia con l’invito ai partecipanti al trek a leggere versi di D’Annunzio (si veda, ad es., La pioggia nel pineto da “Alcyone”); discesa per le strade di campagna fino a Rovezzano, alla Pescaia del Mulino di S. Andrea sull’Arno. L’escursione prosegue sulla riva destra dell’Arno, fino all’altezza di via di Bellariva, dove visse per quaranta anni Mario Luzi: una sosta per un accenno alle poesie sul fiume e sulla costruzione della Cupola del Brunelleschi, che da qui vediamo in lontananza.
Si prosegue per i Lungarni fino a Piazza dei Cavaleggeri (Biblioteca Nazionale) per andare con la memoria a Piero Bigongiari (Le unghie crescono per additare qualcosa/ …). Poi dal Piazzale degli Uffizi si raggiunge via S. Margherita, nel nome di Dante Alighieri e della sua poesia: l’amor che move il sole e l’altre stelle (v. 145, Canto XXXIII, Par., Div. Comm.). L’Anello dei poeti termina dunque dove è iniziato.
Percorso: Ponte a Mensola, Settignano, via del Rossellino, Villa Gamberaia, via del Loretino, Rovezzano, sentiero campestre in riva destra dell’Arno, Lungarni, Piazzale degli Uffizi, Via S. Margherita (Casa di Dante)
Ritrovo: ore 8.50 fermata piazza S. Marco della linea 10 per Settignano (passaggio Bus ore 9.00). Rientro ore 13 via S. Margherita, Casa di Dante.
Accompagnatore: Roberto Mosi

martedì 14 febbraio 2012

Giorgio Linguaglossa per "L'invasione"



Nota di lettura



“Trovo che "l'invasione degli storni" sia un libro coraggioso, coraggioso perché privo di orpelli retorici e stilistici, lì gli oggetti sono oggetti, hanno il loro posto sicuro, riposano come nature morte, le cose si sfogliano come le stecche di un ventaglio, una dopo l'altra... ma chi apre il ventaglio?, dove è l'autore?
L'autore sembra nascondersi dietro le quinte per lasciare piena visibilità al quadro, proprio come accade nel cinema dove il regista non è visibile eppure è presente, diffuso in ogni fotogramma; anzi, tanto più il regista è invisibile tanto più risulta presente nei fotogrammi.
Preferisco la distaccata e laconica enumerazione delle sue poesie alla formaldeide di altre più lucidate che portano con sé una nuvola di afrori e di colori, certo accattivanti ma anche stucchevoli.”

Giorgio Linguaglossa

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R. Mosi, “L’invasione degli storni”, GazeboLibri, Firenze 2012. Prezzo: e.7
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

Giuseppe Baldassarre per "L'invasione"


“ “L’invasione degli storni” è un libro audace, profondo, ben lavorato.
La tematica esistenziale, personale ed oltre, in chiave allegorica e realistica insieme: con la cura del particolare e della singola espressione.
Una narrazione che mentre si svolge mostra radici nel più profondo dell’essere, anche doloroso. Un tentativo di catarsi che avviene gradualmente, sempre più desiderata, intravista, percepita come possibile, finchè avviene.
E il tutto nella tradizione della letteratura alta, il tuo mondo che acquista significato allegorico, il tuo viaggio nell’esperienza della vita.
E’ un bel libretto, opera di maturità anche tecnica.
La prefazione di Giuseppe Panella è una lettura attenta e convincente.”

Giuseppe Baldassarre
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R. Mosi, “L’invasione degli storni”, GazeboLibri, Firenze 2012
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

domenica 12 febbraio 2012

Giuseppe Marchetti per "L'invasione"


- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com





"La realtà di una certa storia e di una maligna cronaca
che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, mi pare che sia alla
base della sua poesia.
Poesia che sa guardarsi attorno e dentro con scrupolosa
saggezza e senza fingimenti pietosi. Il racconto del
presente assume così una doppia occasione di verifica:
è racconto, appunto, ma anche pensiero e riflessione
rigorosa sulle nostre avventura di cittadini e di uomini."

Giuseppe Marchetti

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"L'Invasione degli storni", R. Mosi, GazeboLibri, Firenze 2012

giovedì 9 febbraio 2012

Claudia Manuela Turco per "L'invasione"


Gentile Roberto Mosi,

abbiamo ricevuto il suo volumetto “L’invasione degli storni”, ancora
fresco di stampa. La ringraziamo per questo cortese e gradito dono.

La narrazione poetica ricuce per un attimo i lembi dell’eterna ferita, il dato autobiografico rende i segmenti in cui le dimensioni di vita e morte e aldilà si intrecciano ancor più pulsanti, vibranti. Le consolidate tappe di inferno purgatorio paradiso sono state rivisitate in una chiave personale che arricchisce la visione di ulteriori implicazioni, catturando il lettore dall’inizio alle fine dell’opera.

In un clima di intimità tra animali umani e animali non umani, dentro e oltre il simbolo. Mi sono venuti in mente i due cugini-lucherini pascoliani, leggendo della vita di un sol giorno (vissuta e non vissuta al tempo stesso) di Gabriella.

Ma la dimensione di malattia e morte lascia spazio anche ad altro, nella varietà di questo volumetto. Una pubblicazione interessante, che fa sentire la forza della poesia anche laddove non giunge la parola a soccorrere.

Complimentandomi per questo suo libro, la saluto cordialmente,

Claudia Manuela Turco (Brina Maurer)

( LITERARY )
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R. Mosi, "L'invasione degli storni", GazeboLibri 2012

- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

mercoledì 8 febbraio 2012

Mariagrazia Carraroli: "Appunti di lettura" per "L'invasione"


"Il ragno", "Via del Purgatorio", foto di Simone Guidotti

Appunti di lettura

"La trilogia dall’eco dantesca è tanto coinvolgente e forte da non permettere soste.
E incalza. E morde.

La metafora della discarica che all’inizio imputridisce ogni Bellezza, riempiendo l’aria di miasmi, ben s’addice all’invasione del male nelle cellule del corpo, così come la sintesi che la poesia riesce a compiere tra la storia con la ESSE maiuscola e l’altra, quella personale, dentro una piaga rossa languente. L’effetto sul lettore risulta quanto mai efficace ed icastico.

I versi della trilogia corrono a slalom tra luoghi esterni dai nomi che richiamano la Commedia, e ambiente interiore, tra malattia del mondo e morbo personale, mentre il cielo che accomuna entrambi è dominato da invasioni oscure e gracidii sinistri.

L’inferno è questa cupa disperazione dentro cui il poeta, guidato da eterea mano fraterna, non può e non deve soccombere.

Così l’autore risale verso racconti di speranza ( le cure mediche ) e di bellezza ( il cinema, gli Autori, i grandi Interpreti ).

A questo punto, l’orizzonte dello “ schermo “ s’acquieta. Le note sonore si fanno particolarmente dolci e suasive, mentre si spegne, luminosa, l’ultima sequenza.
I titoli di coda recano con evidenza i nomi degli interpreti principali : l’ AUTORE e la CORNACCHIA, a cui s’aggiunge la partecipazione straordinaria d’una terza, importante presenza, quella necessaria della SPERANZA.

La penna del poeta Mosi, dalla scrittura scabra ed essenziale, non vuole in tal modo fermare il punto su uno scontato lieto fine, quanto piuttosto testimoniare un percorso di coraggio, di fatica e di fiducia nonostante tutto il buio di cui tale viaggio era circondato.
Un messaggio che tutti, forse anche i più scettici, sentono, sentiamo di avere bisogno."

Mariagrazia Carraroli (Literary)

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R. Mosi, "L'invasione degli storni", GazeboLibri, Firenze 2012
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

domenica 5 febbraio 2012

"L'invasione", dialogo con la Cornacchia (postf.)


Autore – Sei il primo personaggio che appare sulla scena della Valle dell’Inferno, il primo atto de L’invasione degli storni, indaffarato e un po’ agitato.
Cornacchia – Mi piace la parte. Sono un animale solitario, si dice intelligente, linguacciuto. Sono anche un po’ mago, mi piace la cabala e gioco volentieri con i numeri.
A. – Sembra che ti diverta.
C. – Ma certo! Non sai, nel tuo caso, la faccia buffa che avevi quando sei arrivato, dopo che sei caduto nel labirinto che congiunge la città alla Valle.
A. – Sembri innamorata di questa Valle, nascosta fra i monti dell’Appennino, incavata come dal colpo di lancia di un gigante.
C. – Sì, mi piace stare qui. La mia voce è potente, cra, cra, cra. Rimbomba contro le pareti, l’eco rimbalza in tutte le direzioni, sembra il gracchiare di un branco di cornacchie, una cornacchiaia, si dice: non mi sento più sola. Il fondo della Valle - negli anfratti e nelle gore del torrente - è pieno di cianfrusaglie, dei resti scenici lasciati dalla Storia. E poi ci sono le discariche di rifiuti pieni di bocconcini. Devo dire, però . . .
A. – Che cosa?
C. – Negli ultimi anni c’è stato un impazzimento generale. E' stata scavata a fianco della Valle un’enorme galleria per i treni veloci. Si è violentata la terra e ora molte sorgenti sono all’asciutto, si fanno battute di caccia per uccidere gli animali del bosco. E’ giunto poi fino alla Valle l’eco dell’attentato ai Georgofili, a Firenze. Mi presi un bello spavento, le penne sul dorso sono diventate grigie. Il Gigante dell’Appennino, nel Parco di Pratolino, si svegliò dal sonno di secoli. C’è un’esplosione di follia generale che non ha niente a che vedere con la follia innocente di quel poeta famoso di Marradi.
A. – L’hai conosciuto?
C. – L’ho visto diverse volte, vestito di pelli di pecora. L’ultima volta passò in compagnia di una signora, sul sentiero in alto che porta a Casetta di Tiara.
A. – Perché mi hai lasciato uscire dalla Valle dell’Inferno?
C. – Ho conosciuto la tua storia e ho capito che il tuo viaggio doveva continuare. Gabriella, la tua musa ispiratrice, mi aveva raccontato tutto.
A. – Conosci le altre tappe?
C. – Sì. Gli storni me ne hanno parlato.
A. – E cosa ti hanno raccontato?
C. – Gli storni che abitano sulle colline di Careggi, dalle parti di Via del Purgatorio, ti hanno visto dietro i vetri della finestra dell’ospedale nei giorni della malattia. Ti hanno visto precipitare sul fondo e poi rinascere a una vita nuova.
A. – I racconti volano! Ti lascio ora ai tuoi calcoli, la fila dei nuovi arrivati diventa sempre più lunga.
C. – Sì, mi sono lasciata prendere dalle chiacchiere. Un'ultima cosa. Gli storni che abitano le colline di Bellosguardo, vicino all’arena estiva “Chiar di luna”, ti hanno visto la sera arrivare al cinema e immergerti nel sogno di Nuovo Cinema Paradiso e di tanti altri film. Devi tornare a trovarmi con un sacco di racconti, di storie di film, di versi. Il tuo è un viaggio alla ricerca della speranza e la speranza è contagiosa.

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"L'invasione degli storni", GazeboLibri, 2012

- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

venerdì 3 febbraio 2012

Maria Pia Moschini per "L'invasione"


"Il Gigante della Valle dell'Inferno" - Foto R. Mosi
.

"I racconti poetici di Roberto Mosi, racchiusi nel bel libro “L’invasione degli storni”, appaiono come un diario di viaggio , una ricerca attenta di luoghi dell’anima che appaiono come non luoghi tanto si dissolvono e si concentrano, proprio come gli storni sui cieli delle nostre città, una visitazione dell’eterno presente che fa coincidere vita e morte, in un unico grande volo.

La natura si fa leggere attraverso i dettagli, si rivela in figure simboliche : la cornacchia, gli storni stessi…volatili intelligenti, abitatori di quei campi morfici che lo scienziato Rupert Sheldrake considera modificatori della nostra mente per quella forma di telepatia che si viene a instaurare fra animali e uomo, ma si pensa anche fra natura e oggetti, e che dà origine alla mente estesa. Un dialogo infinito, un mezzo di comunicazione universale che collega il visibile con l’invisibile.
La citazione di Casetta di Tiara, insediamento umano antichissimo nel cuore dell’Appennino Tosco Emiliano, dove ancora si parla il “casettino”, un linguaggio antichissimo, appare ad un lettore ignaro come una metafora del poeta, racchiuso nel suo idioma. In questi racconti, Gabriella è avvolta dal non vissuto, la sua vita di un solo giorno racchiude tutte le ere del mondo , il possibilismo radioso dell’infinito esistere che diviene aureola, lampada votiva .
La malattia del poeta penetra invece nei contenuti poetici con immagini definite, esatte: le chiome dei pini ondeggiano oltre i vetri della finestra e l’Ospedale prende il volo, si dilata, conduce nell’Oltre. Il Cinema invece sposta i racconti nel buio di una sala popolata di fantasmi. Gli attori di un tempo dialogano con il poeta, compagni di viaggio senza tempo che si librano in un clima magico e rappresentano la vita nelle sue dimensioni polimorfiche. Il testo teatrale finale è un dialogo ironico e vivace che riassume le tematiche del libro e fa riferimento a luoghi “certi”, dove un abitante di Firenze può specchiarsi.

E’questo libro un volteggiar di storni, un passaggio da una configurazione all’altra in modo veloce e sintetico. Rimangono negli occhi immagini naturalistiche bellissime, fortemente evocative, un libro interessante e composito che appare come uno scrigno prezioso e ricco di suggestioni per un lettore attento che ami la condivisione."


Maria Pia Moschini, Redattrice della Rivista Area di Broca di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti
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- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

La nuova Raccolta di poesia


Il nuovo libro di Roberto Mosi parte da uno spunto narrativo di ItaloCalvino sul volo degli storni (“L’invasione degli storni”, in Palomar,1983):
«Nell’aria viola del tramonto egli guarda affiorare da una
parte del cielo un pulviscolo minutissimo, una nuvola d’ali che
volano. Si accorge che sono migliaia e migliaia: la cupola del cielo
ne è invasa. Quella che fin qui gli era sembrata un’immensità
tranquilla e vuota si rivela tutta percorsa da presenze rapidissime e
leggere”.

La nuova Raccolta, che segue i libri “Nonluoghi” (2009) e
“Luoghi del mito” (2010), è una trilogia poetica che descrive un
viaggio
nel mondo contemporaneo, ormai degradato e senza centro,
che parte dalla Valle dell’Inferno, luogo poetico e soprattutto
campaniano per eccellenza, per proseguire nella Via del Purgatorio
e raggiungere il Nuovo Cinema Paradiso.

Nell’Inferno della radura del Mugello (provincia di Firenze), gli
animali dimostrano tutta la loro perplessità circa il destino dell’uomo
così come Gabriella, musa ispiratrice e novella Beatrice, indica la
via:
«La cornacchia sfoglia / le pagine, scuote la testa / mi spinge fuori dalla valle. / La cascata sbarra il sentiero / l’acqua scende fragorosa. / Salto tra le onde, sui massi / in cerca della via d’uscita. / Scopro la grotta oltre il salto / dell’acqua, Gabriella mi porge / la mano: “Dopo la valle / scoprirai il tempo dell’Attesa”»
Nella Valle dell’Inferno al posto dell’armonia del passato e della
ricomposizione delle contraddizioni dei giorni nostri, predominano le
scaglie e i frantumi della civilizzazione presente che distrugge e
inquina, invece che purificare separando ciò che dura da ciò che
deve essere distrutto, ciò che è fatto per servire da quello che è
puro prodotto del profitto. L’Inferno è dunque questo, l’Indistinto, il
luogo nel quale tutto è mescolato e il puro è tratto nel gorgo
dell’impuro:
«Congestione di rifiuti urbani / nelle discariche a cielo aperto, / i topi si tengono per la coda / fanno festa gabbiani in volo / gatti impigriti dal grasso. / Ogni rifiuto giunge alla meta / differenziato per contenitore, / la Coscienza divide i rifiuti. / Umido organico: scarti / di cucina, erbe del prato. / Carta e cartone: giornali, / libri, fumetti, quaderni. / Plastica: bottiglie d’acqua, / involucri, piatti, sacchetti / Vetro: vasetti, brocche, / specchi, lampade, bicchieri. / Mondo virtuale: baci, amore, / passione, sentimento, emozione»
L’Inferno è il non luogo del consumo e della minaccia, della
disarmonia tra la realtà sognata e il progetto globale che la nega in
nome di una smodata e forsennata corsa al profitto: dunque, la
negazione di una vita armoniosa. autentica.

Il Purgatorio è una Sala d’Attesa dove si scontano i peccati sotto
forma di malattia. Il luogo della sofferenza, della ricerca di una
guarigione che si fa aspettare infliggendo sofferenza e disagio a chi
ne è la vittima spesso incolpevole, spesso inconsapevole, sempre
timorosa e schiacciata dal male:
«Nella Sala d’Attesa l’odore / dell’alcol, il battito del tamburo / la pelle secca della lingua. / Folla nella Sala d’Attesa / la porta aperta sul
Reparto, / il gioco degli scacchi, / per pedine la vita e la morte. / Passi
sulla sabbia tra miraggi / evanescenti, il Tumore / tesse il tempo
dell’Attesa. / Il maglio colpisce la facciata / abbatte la parete di rosso / un boato invade l’ospedale. / Tra le gru e le escavatrici / sopravvive solo il Reparto”

Ed è nel Reparto che si consuma l’Attesa fatta di squallore,
sofferenza, assenza; tra le sue mura fatte di gesso e di lacrime si
cerca se stessi e ci si accinge a rinnovare la propria dimensione più
profonda per essere di nuovo capaci di vivere e di giungere a quel
Paradiso fatto d’illusioni e di felicità che è la Fabbrica dei Sogni. Nel
Reparto incombe il Ragno che tesse la tela del destino, che
scandisce il passare del tempo, che annota e trattiene i passi di chi
vorrebbe fuggirne ma non può.

Chi ci riesce, infine, si slancia alla ricerca di qualcosa – Nuovo
Cinema Paradiso
- che prima, nel Reparto, gli era stato negato e che
solo ora prende consistenza – ed è “la materia di cui sono fatti i
sogni”:
”Suona la mia canzone, / Sam. Come a quel tempo”. / Implora dallo
schermo, / lo sguardo di Ingrid, vago il suo sorriso. / “Canta: As Time
Goes By”. / Ripeto le sue parole, / seguo Gabriella nel film. / Sono alle
spalle di Bogart / sulla pista dell’aeroporto, / sento le parole dell’addio. // La mia mano non stringe / Gabriella, la poltrona è vuota»


“La vita è fatta d’illusioni e di sogni proiettati su un telone che
s’illumina della gioia immensa dell’immedesimazione con l’altra
faccia della Luna. Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi dall’altra
parte. Mosi – il commento di Giuseppe Panella nella Introduzione al
libro - prova a raccontarci com’è andato il suo viaggio dall’Inferno
al Paradiso, dal mare dell’immondizia allo schermo translucido della
coscienza: la sua poesia è tutta qui, resa immobile e, pur tuttavia,
agitata dalla forza del desiderio di volare. Quando ci riesce, allora,
si “illumina d’immenso”.
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Roberto Mosi
“L’invasione degli storni”
GazeboLibri
Firenze 2012
pagg. 44, 7 euro
Introduzione di Giuseppe Panella
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Riferimenti:
r.mosi@tin.it
www.poesia3002.blogspot.com
www.robertomosi.it
Il libro può essere richiesto a: r.mosi@tin.it.
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com