venerdì 30 giugno 2023

Dall'Epigrafe della Fonte dei Baci di Michelangelo Buonnarroti Il Giovane all'Epigrafe del Fosso dei Baci - Da Fonte Santa a al Fosso Riseccioni

Fosso Riseccioni, sui Sentieri n. 60 e n.61, Vaglia

Epigrafe per il Fosso dei Baci

.

Fermati alla acque mie

riposa sull’ombrosa sponda

stanca amica dallo spirito

sconfinato, nelle fresche acque

bagna il tuo cuore ribelle

al sedentario stare, qui

dove Amore trova ribelle

pace d’amorosi baci

rinfresca le rosse labbra

al Fosso, fonte di baci

per queste rive canta

viva d’amorosi affanni.

 .

R. M. per il Fosso Riseccioni

(Vedi Epigrafe per la Fonte dei Baci,

M. Buonarroti il Giovane 1568-1646)

.


La via della Transumanza alla Fonte dei Seppo

                   Epigrafe per la Fonte dei Baci

 

   Fermati all’ombre mie, sul prato giaci

   Stanco Pastor, cui sete affanno accresca,

   Conforta il core nell’acque mie vivaci,

   Qui dov’Amore, e gioia ogni alma innesca

   Ninfa in me vive, ch’amorosi baci

   Rende, à chi nel mio le labbra infresca

   Fonte di Baci son’, tu per quest’onde

   Baciato, bacia lei, ch’in me s’asconde”.

      Michelangelo Buonarroti Il Giovane (1568-1646)







 

lunedì 26 giugno 2023

L’avventura nel mondo del mito, per strumenti la poesia, la pittura, la fotografia.

 


L’avventura nel mondo del mito, per strumenti la poesia, la pittura, la fotografia.

Roberto Mosi

Per la Rivista “Cultureggiando”, Supplemento de Il Foglio. Piombino


E-book MITO  link


    Mi affascina approfondire, da più versanti, il tema del mito. L’ultimo percorso di ricerca, ha riguardato la recente partecipazione alla mostra collettiva che si è tenuta al Circolo degli Artisti “Casa di Dante” “Orfeo chi? La metamorfosi di un mito”, promossa dal gruppo di artisti “Officina del mito”. Intorno alla poliedrica figura di Orfeo – cantore, poeta, sposo di Euridice, sacerdote, incantatore degli elementi della natura ed altro – si sono incontrate una pluralità di prospettive, dalla poesia alla pittura, dalla scultura alla fotografia, alla musica.

    Da parte mia ho partecipato con l’opera “Orfeo in Fonte Santa” volta a celebrare il cantore della Tracia, il poeta, colui che dà voce e incanta la natura: i mezzi per questa illustrazione sono stati la fotografia e la poesia nell’ambito di un progetto a tre dimensioni: da un lato, un poemetto di diciotto canti – “Orfeo in Fonte Santa”, appunto - creato appositamente per l’occasione, dall’altro un pannello nel quale è trascritta la prima parte dell’XI libro delle Metamorfosi di Ovidio, dove l’autore latino – del quale si celebrano i duemila anni dalla morte – canta il sacrificio di Orfeo, dilaniato dalle Baccanti indemoniate, e la testa trascinata dal fiume Ebro al mare, che continua a cantare fra le onde, accompagnato dal suono della cetra; dall’altro lato, un pannello con i versi delle Metamorfosi, le fotografie di teste scolpite raffiguranti quella del divino cantore. Sul secondo pannello, infine, i versi del poemetto “Orfeo in Fonte Santa” con sovrapposte alcune immagini della località Fonte Santa, sulle colline di Firenze, investita dai venti che per la val d’Arno, arrivano dal mare e rendono il luogo ricco di fiori e di piante – una nicchia ecologica – ristorate dalle acque e dalla voce “orfica” della Fonte, da sempre meta di pastori, pellegrini, mercanti, i poeti dell’Arcadia fiorentina (Seicento), di giovani innamorati …

 

    Questa opera rappresenta l’ultima tappa del percorso di ricerca che sto conducendo sul tema del mito. Uno dei punti di partenza è stata la raccolta “Luoghi del mito”, Lieto Colle 2010, venticinque poesie dedicate agli eroi e agli dei dell’Olimpo: per lo più, da parte mia, il mito classico viene sottoposto ad un’operazione – come illustro nel catalogo presente alla Mostra “Orfeo chi?” - di contaminazione attraverso l’ambientazione moderna di situazioni e figure topiche, come emblemi immutabili della storia singola e collettiva. 

    L’intento dichiarato è quello di sostenere che il mito accompagna, anzi, fa parte delle nostre esperienze di vita in modi diversi, può essere il calco d’argilla nel quale si riversano la nostra immaginazione, la chiave implicita – od esplicita – del nostro pensiero e del nostro linguaggio, perfino un motivo di divertimento per riprendere i tratti di un antico racconto mitico, conosciuti da sempre, e presentarli in vesti nuove, con le forme, le suggestioni, i linguaggi che offre la vita che viviamo noi uomini, donne del terzo millennio, attori confusi, frastornati su un palcoscenico colmo di segni e di rumori, incerti, pieni di paura. “Ogni mito che ci è stato tramandato, anche il più oscuro e il più sconcertante, ha qualcosa da dirci. Contiene domande, ci provoca: ed è ogni volta un invito a prenderlo sul serio, a interrogarlo, eterna sfinge che nasconde enigmi e segreti in cui ne va del nostro vivere, anzi del nostro tentativo di dare senso alla vita” (S. Givone, Il mito oggi, in “Mito e contemporaneità”, Pendragon, 2007 ).

    Il libro “Luoghi del mito” è stato ripreso, in un testo più esteso, nell’e-Book “Mito”, www.larecherche.it (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=168 ), 2010.

    La pubblicazione illustra con una serie di poesie, i personaggi dell’Olimpo del mondo classico: eroi, dei, “altri personaggi”. Nella premessa all’e-Book, un’importante sottolineatura sul ruolo centrale della poesia: “Per i Greci dell’epoca arcaica, “mito” è un racconto fatto di parole, non di segni scritti, e a trasmetterlo sono infatti non i sacerdoti o i sapienti, ma i padroni della parola, i poeti, che ne fanno il soggetto fondamentale delle loro esibizioni … La memoria di cui le Muse sono sovrane non conferisce la facoltà di evocare ricordi individuali, ma offre al poeta il privilegio di vedere la realtà immutabile e permanente nascosta nelle pieghe del tempo: una memoria sacra, dunque, che filtra, ma solo   in modo parziale, attraverso il racconto dei miti …   I Greci avevano chiara la nozione che il mito scaturisce in modo misterioso da qualche segreta regione della memoria comune e che i poeti sono animati da un’energia psicologica che si dilata molto oltre la loro persona: “La musa – scrive Platone – prende possesso di alcuni e attraverso questi posseduti si forma una catena di persone invase da una divina ispirazione …” (Giulio Guidorizzi, Il Mito Greco, Vol. I, Introduzione, A. Mondadori Editore, Milano 2012).

    L’e-Book presenta l’importante novità del “dialogo” fra la mia poesia e l’arte pittorica dell’artista fiorentino Enrico Guerrini, un colloquio serrato di versi e colori, di suoni e di forme. Questo impegno di ricerca è riportato anche in un libro “d’artista”, formato da due grandi fogli con l’affresco pittorico e poetico.

    Lo stesso e-Book “Mito” riporta i risultati della ricerca condotta con il pittore Enrico Guerrini, verso altri mondi, i “miti del Rinascimento fiorentino” e i miti del mondo degli Etruschi. 

    Si veda la parte della pubblicazione “Concerto per Flora”, “la figura mitica della Ninfa Flora, simbolo delle origini della città"; la parte, poi, intitolata “Concerto per Baratti”, il luogo magico di mare presso la città etrusca di Populonia, pulsante di storia e di memorie. Il riferimento poetico per le due parti, la raccolta “Concerto”, Gazebo Libri, del 2013. 

    Sul mondo degli Etruschi, mi ero già soffermato con un altro e-Book “Sinfonia per Populonia”, www.larecherche.it, 2013 (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=133), raccolta nella quale si pone particolare attenzione al suono e al ritmo della poesia, scandita in strofe di otto versi, e ad un ideale collegamento con la forma della Sinfonia (della forma-sonata, in particolare: esposizione del motivo, sviluppo, ripresa) e alle possibilità narrativa del testo poetico e della ricerca pittorica (dello stesso Enrico Guerrini).


E-book SINFONIA PER POPULONIA link

 

    Nel mio percorso, un preciso rilievo riveste l’incontro fra la poesia e la fotografia. Mi piace fare riferimento alla mostra “Myth in Florence” del marzo 2012 (Arteincasa/Cellai Boutique Hotel) e alla mostra “Firenze, foto grafie” (Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, febbraio 2016; video: http://www.larecherche.it/video_grande.asp?Id=1643)http://www.larecherche.it/video_grande.asp?Id=1643. Nel catalogo della prima mostra ci si chiede: “Come è possibile incontrare il mito in una città come Firenze? Roberto Mosi, poeta e fotografo, propone un viaggio speciale partendo da alcune particolari opere, statue di natura eretta, solenne. Per ognuna di queste cerca di cogliere un punto “magico”, quello che rende meglio il modo di porsi da parte del “personaggio mitico” rispetto al mondo, il suo sguardo al paesaggio circostante. L’obiettivo è ogni volta quello di conquistare l’aura che circonda l’opera e il suo contesto, che la rende unica nel suo essere. Per parafrasare Walter Benjamin, si vuole riflettere su come la fotografia ci aiuti a liberare le energie racchiuse nel mito e a darne forma e significato. Lo sguardo coglie i caratteri di ogni opera immersa nel contesto unico della città … L’immagine fotografica che viene colta, è per Mosi come il racconto di una narrazione che non ha mai termine intorno al mito, al quale partecipa, dal suo punto di vista, anche la poesia”.


E-book FIRENZE, FOTO GRAFIE link

 

    Alle tappe illustrate fino ad ora, sono da aggiungere, infine, le occasioni di ricerca offerte dall’esperienza dell’ ”Officina del mito” attiva dal 2016 presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, nata dall’idea di dar vita a “un’officina d’idee per future mitiche mostre collettive”, con i contributi più diversi, poesia pittura, scultura, video, fotografia, musica, opere a stampa. 

    Il primo appuntamento nell’autunno del 2016 con “I confini del mito”, nel quale si è evidenziato “il ruolo della ricerca e dell’espressività dell’arte e le capacità degli artisti di intessere trame di dialogo per promuovere empatie e conoscenze, per superare i drammatici “confini” della nostra epoca e fra i popoli e i loro miti” (dal Catalogo a cura di Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri). 

    Il resoconto di questa edizione è nel post di “Literary”: http://www.literary.it/occhio/dati/mosi_rob/2016/20-officina_del_mito/firenze_la_mostra.html .

    Nella seconda edizione, marzo 2018, “Labirinto fra caos e cosmos”, gli artisti dell’Officina si sono cimentati con un simbolo universale, quello del labirinto, si sono avventurati nel groviglio di meandri dove è in agguato il Minotauro.

    Ho partecipato a questa seconda dell’Officina del mito, con l’opera “Daedalus & Borges & Berners-Lee”, rappresentata da un pannello diviso in quattro quadri – Tempo, Spazio, Labirinto, Minotauro – illustrati sia dal disegno di una rete di esagoni – la figura elementare della Biblioteca di Babele, di Borges – sia da immagini fotografiche, connesse fra loro da un filo rosso. L’indirizzo internet, presente sul pannello, rinvia alla mappa del web e alla multi-dimensione dell’opera proiettata nella rete e nella lingua della poesia (si veda il post: http://www.robertomosi.it/2018/01/daedalus-borges-nel-labirinto-fra-caos-e-cosmos/ ).

    Con la terza edizione della mostra dell’Officina del mito, “Orfeo chi”, della quale abbiamo parlato all’inizio di questo contributo, si conclude, per il momento, il nostro cammino dentro l’affascinante mondo del mito. Quanta strada è ancora da percorre per poter dire di aver raggiunto il centro del labirinto, di avere intravisto il Minotauro?

 

 

 


RECENSIONE di Sylvia Zanotto: Roberto Mosi "Sinfonia per San Salvi", Il Foglio, interventi di Nicoletta Manetti e Gordiano Lupi

 


Recensione di Sylvia Zanotto per il libro

“Sinfonia per San Salvi. Variazioni per parole e musica. “

“Litania su Piombino” di Roberto Mosi.

Interventi di Giordano Lupi e Nicoletta Manetti

Progetto di Nicoletta Manetti e Roberto Mosi

Edizioni Il Foglio, 2020

Pubblicata sulla rubrica nella pagina Facebook di Sylvia Zanotto: “IO LEGGO DI TUTTO, DAPPERTUTTO E SEMPRE. E TU?”

 

"Ci sono luoghi che richiedono parole speciali. Abitate dalla magia. Dagli alberi. Noi siamo esseri vegetali al settanta percento, dicono alcuni. E con questa sapienza ci avventuriamo nel parco di San Salvi. La follia è stata qui. Ha colorato le sue piante con pensieri e parole senza casa. Solo un luogo di passaggio. Lontano dai familiari che si vergognano della pazzia. Ma chi è il vero folle? Cosa nasconde nelle sue lettere questa parola? Fantasia? Orizzonti? Luce? Lava? Emozioni? Sto divagando? Può darsi. Anche “Sinfonia per San Salvi” divaga. È un dolce modo di allontanarsi dal comune buonsenso. Quello che Roberto Mosi chiama ‘poesia aumentata’. Poeta e fotografo, Roberto Mosi ci propone un’opera davvero originale. Inclassificabile. Di rara bellezza. Il titolo stesso invoca arte e purezza. “Sinfonia per San Salvi”, con il sottotitolo “Variazioni per parole e musica. Litania per Piombino”; è dedicata a Carmelo Pellicanò, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico di Firenze ed è illustrato da 28 fotografie in bianco e nero. Le foto si focalizzano su uno dei padiglioni della vecchia struttura ospedaliera. L’opera non nasce a caso. È il frutto di una collaborazione con Nicoletta Manetti, poetessa e scrittrice e Gordiano Lupi, direttore della casa editrice, Il Foglio. Nicoletta, con eleganza e sapienza riscostruisce legami poetici con la storia o la polvere, Giordano con la sua “Litania su Piombino” si affaccia sul nostro mare Tirreno. Una sinfonia d’altronde si avvale di più mani. Che vibrano. Che fanno vibrare. Così non ci stupiamo se la poesia ‘aumenta’ con T. S. Eliot, con Neruda, con Alda Merini, Dino Campana, Giorgio Caproni. La Genova città intera, diventa Piombino città ferriera. La terra desolata di Eliot, che ha messo in crisi la poesia del dopoguerra, è qui un pretesto per parlare di follia, di magia, di sogni, di piani che si sovrappongono, si completano, si compenetrano. Roberto Mosi per non dimenticare un pezzo della nostra storia, decide di ricordare in termini poetici oltre ogni limite e confine. Con l’ausilio della fotografia. Della musica. Della commistione di generi. Dell’aumento. Sì. Quando si mescolano i generi, si richiamano i poeti dal passato, si scrivono nuovi versi ispirati al vecchio frammisto di noi, si fotografano luoghi del dolore, luoghi dell’abbandono. Si palesa una dimensione in più. Difficile da contenere nelle parole. Ecco perché Roberto Mosi dilata essere e emozioni e cerca di spiegarlo con quello che definisce ‘poesia aumentata’. E va oltre: cosa di meglio di una sinfonia? Sinfonia deriva dal greco e all’origine designava l’accordo dei suoni, il che implicava la capacità dei musicisti di suonare insieme. L’orchestra per produrre la sinfonia deve saper ascoltare gli altri strumenti, saper prevedere condivisione, inclusione dell’altro, senso di comunione d’intenti. Tutto questo diventa sinfonia. Come sappiamo la sinfonia è fra le forme musicali più complete. Eppure non è perfetta. Porta in sé i germi della follia, dell’unicità. Della sua capacità in trasformarsi in opera unica. D’arte. Un vero e proprio bijou. Questo scopriamo nello splendido libro che mescola tutto quello che può, con arte e maestria, trasformandolo poi in poesia. Mi ritrovo a leggere a voce alta brani del libro. Il suono apre a nuove visioni, laddove l’essenza delle vite non incluse si manifesta oltre il ricordarle. È un dolce tornare. Un dolce andare. E intanto la sinfonia si snoda in tutti i suoi movimenti. Portando il senso del dolore, della follia in ogni gesto quotidiano che si tinge grossolanamente di normalità. Scopriamo l’errore che commettiamo ancora: allontanare il diverso. Non essere diverso. La forma perfetta non esiste e anche se rimane un sogno, noi amiamo sognare. Con Roberto. Con Nicoletta. Con Grdiano. I poeti. Ma anche con i medici come Carmelo Pellicanò, ultimo direttore di San Salvi, che tanto ha dato ai suoi ospiti, mai da lui considerati gli ultimi. Un non-luogo. Un respiro in quattro tempi. Con Ouverture. E una carezza al cuore. Peccato che chi un tempo era qui, ai margini di una società perbenista non possa sentirne la musicalità. Noi ci adoperiamo con gioia a interpretare il senso della parola ‘aumentata’ e ci piace sognare che questa sua qualità arrivi anche laddove l’umano diventa altro.  Quell’altro sconosciuto. Che richiama l’altro. In continua vibrazione. Respiro felice l’aria ‘aumentata’. Richiudo il libro del non-luogo, ma ormai sono come lievitata in luoghi che non esistono forse nel mondo reale, ma che sanno accogliere l’anima."


martedì 20 giugno 2023

Preghiera per gli oltre 600 (seicento) fratelli migranti morti al largo di Pilos, Peloponneso, Grecia



Il traghetto per Lampedusa* . Parte a mezzanotte il traghetto da Trapani per Lampedusa il mare dei 305 figli annegati . Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius. . Cerco dalla nave 305 stelle sul cielo dell’Africa, le parole della preghiera . Vidit suum dulcem natum moriéntem desolátum, dum emísit spíritum. . Sono sul camion, quindici giorni da Tamara a Misurata tempesta di sabbia, violenze . Eia, mater, fons amóris, me sentíre vim dolóris fac, ut tecum lúgeam. . Sono nascosto fra le dune in attesa del barcone bagliori lancinanti di speranza . Sancta Mater, istud agas, crucifíxi fige plagas cordi meo válide. . Sono sul barcone carico di esistenze da Misurata a Lampedusa odore di nafta, paura, fame . Fac me vere tecum pie flere, Crucifíxo condolére donec ego víxero. . Sono nell’urlo dei disperati le onde mi sbattono contro il relitto sprofondo, conquisto la pace. - Sul silenzio del mare il bisbiglio di mille preghiere l’urlo assordante dei tamburi. . * Stabat mater: preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi. Roberto Mosi, Poesie 2009 – 2016, Giuliano Ladolfi Editore, 2016 Il traghetto per Lampedusa* . Parte a mezzanotte il traghetto da Trapani per Lampedusa il mare dei 305 figli annegati . Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius. . Cerco dalla nave 305 stelle sul cielo dell’Africa, le parole della preghiera . Vidit suum dulcem natum moriéntem desolátum, dum emísit spíritum. . Sono sul camion, quindici giorni da Tamara a Misurata tempesta di sabbia, violenze . Eia, mater, fons amóris, me sentíre vim dolóris fac, ut tecum lúgeam. . Sono nascosto fra le dune in attesa del barcone bagliori lancinanti di speranza . Sancta Mater, istud agas, crucifíxi fige plagas cordi meo válide. . Sono sul barcone carico di esistenze da Misurata a Lampedusa odore di nafta, paura, fame . Fac me vere tecum pie flere, Crucifíxo condolére donec ego víxero. . Sono nell’urlo dei disperati le onde mi sbattono contro il relitto sprofondo, conquisto la pace. - Sul silenzio del mare il bisbiglio di mille preghiere l’urlo assordante dei tamburi. . * Stabat mater: preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi. Roberto Mosi, Poesie 2009 – 2016, Giuliano Ladolfi Editore, 2016

mercoledì 7 giugno 2023

Serata eccezionale: "Barbari", Masso delle Fate, al Circolo degli Artisti Casa di Dante - Disegni all'impronta di Enrico Guerrini

 




Enrico Guerrini  - Roma 



 

Resoconto incontro Casa di Dante sul libro “Barbari”

 

         Il libro “Barbari”: la letteratura per scoprire l’anima di un'epoca                                                                                                  

 

Si è tenuto martedì 6 giugno 2023 l’incontro di presentazione del libro

di Roberto Mosi “BARBARI. Dalle Steppe a Florentia alla porta

Contra Aquilonem”. Il pittore Enrico Guerrini ha illustrato magistralmente

episodi centrali del libro.

Ha introdotto l’incontro Giuseppe Baldassarre che ha richiamato l’attenzione e la passione e dell’autore per la storia di Firenze, alla quale ha dedicato l’introduzione alla silloge “Florentia”, Gazebo, presentata alle Giubbe Rosse nell’anno 2009. Si legge in questa introduzione: “ Questa raccolta di poesie è il ritorno a Firenze, la mia città per incontrarla ancora una volta nella sua bellezza, nelle contraddizioni di oggi, nelle speranze per il domani … Fui contento, quando qualche tempo fa, tolte d Piazza della Signoria le lastre di pietra di origine settecentesca, comparvero le vasche (fullonica) per la tintura dei panni insieme a costruzioni del I secolo a.C.  e dei secoli successivi, chiari segni delle origini romane della città e di una storia legata, secondo il significato del nome, alla fertilità del terreno e, mi piace pensare, alla sua vocazione di luogo fertile di incontri e di idee. I resti emersi dagli scavi dimostravano in maniera concreta che Firenze non è solo quella del Rinascimento.”

                                                                   Nicoletta Manetti ha commentato: “Ogni libro di Roberto Mosi è un invito a un viaggio, per mete mai uguali, ogni volta sorprendenti. Le sue pagine si fanno tappeto volante. Dove ci porta stavolta? Non lontano geograficamente - protagonista è la sua città, Firenze - ma lontanissimo nel tempo, in un’epoca di cui conoscevo pochissimo e comunque poco trattata e descritta finora se non nei saggi storici. Siamo nella Florentia romana del 410 d.c. Dall’alto del nostro tappeto volante vediamo Rufo che, dopo una vita spedizioni militari e ambascerie a difesa dell’Impero, finalmente può godere agi e riposo nella sua bella villa di Montereggi, sulle pendici di Faesulae. Sono appena terminati i lavori di restauro dopo la devastazione a opera dei barbari, quattro anni prima. Nella “stanza dei ricordi”, affacciata sulla campagna che pare un anfiteatro ad abbracciare il Mugnone, la sua mente torna a quei giorni terribili, quando la terra aveva tremato di terrore per l’imminente arrivo dei Goti, diretti a Roma. Si sapeva che insieme a loro, guidati dal feroce re Radagaiso, sarebbe arrivato l’inferno, già divampato a Mutina e poi a Bononia. Solo l’abilità del generale Stilicone e la grandezza dell’esercito romano erano riusciti a fermare sotto le mura di Florentia l’assalto dei barbari, che furono sterminati. Testimoni le diecimila croci sul monte alle spalle della villa di Rufo. L’ultima vittoria dei romani prima della fine.

Le descrizioni sono minuziose, tali da restituirci un mondo tridimensionale, ma la scrittura non perde mai di leggerezza. Questa la cifra di Mosi: porgere la cultura con semplicità. E la lettura dei suoi libri è sempre piacevolissima.”

Sonia Salsi ha riferito : “Il reticolo cronologico di questa opera di Roberto Mosi

ci porta ad una dimensione di romanzo storico, relativo all’assedio di Firenze

nel 405/406, e di Roma nel 410, durante le invasioni dei popoli germanici . 

Ma dovremmo, piuttosto, parlare di romanzo nella Storia. Si entra subito in

medias res attraverso la struttura narrativa del diario in prima persona; 

il riferimento temporale è, infatti, connotato da luogo, Montereggi, e date, 

che ne segnano inizio e fine, relativi all’anno 410.

Nella villa di Montereggi, presso Fiesole, si snodano i ricordi, le considerazioni 

la microstoria di Rufo, personaggio verisimile nella più generale Storia 

che è oggetto di ricerca delle discipline specialistiche. 

Sono stati certamente numerosi i “Rufo” comandanti militari e uomini politici 

che si sono avvicendati nei secoli delle vicende di Roma e, nel dispiegarsi 

di queste pagine, i riferimenti ad avvenimenti che si sono effettivamente 

svolti vengono filtrati dagli affetti, dalle riflessioni del protagonista immaginato 

dallo scrittore, con risonanza interiore in chi legge.

Mosi si avvale del linguaggio della narrativa: la descrizione della villa di Rufo, 

assalita dagli invasori guidati da Radagaiso, e la rievocazione dell’assedio 

di Firenze nel 405, potrebbero essere paragrafi di relazioni, in ambito 

archeologico o geografico, che diventano poesia degli affetti.

La narrazione avvolge l’elemento oggettivo in sentimenti, moti psicologici, 

riflessioni ragionate e meditate.

Nella “modalità tecnica” di Mosi troviamo analogie, ad esempio, 

con Thomas Mann: la descrizione degli effetti del tifo, nel romanzo 

I Buddembrock, e dei principi della dodecafonia, in Doctor Faustus, viene 

“drammatizzata” con la descrizione indiretta di un personaggio e con 

il dialogo fra due protagonisti ed entra a far parte dello scorrere 

dell’invenzione letteraria.

Attraverso le riflessioni di Rufo, assistiamo agli avvenimenti all’interno 

della vita di un uomo vissuto nel quinto secolo dopo Cristo: i contrasti

 religiosi, il bisogno e il tentativo di spiegare la realtà tramite elementi 

soprannaturali, la paura e lo sconforto nei pericoli dell’invasione barbara, 

la ricerca di consolazione. Mosi descrive un periodo storico poco noto, 

lo ricostruisce attraverso le fonti quali Ammiano Marcellino, Olimpiodoro, 

Svetonio, Tacito; lo rende vivo attraverso gli strumenti della letteratura.

Barbari è un interessante esempio di come la letteratura possieda strumenti 

di indagine che né Storia né Scienza possiedono, e rende attuale il pensiero 

di uno scrittore consapevole, quale è Carlo Cassola. Egli, sottolinea come 

la situazione politica dell’Ottocento fosse ben chiara agli scrittori, ma non 

alle due discipline, che sono state incapaci anche di prevedere il delinearsi, 

nel Novecento, dell’età atomica.

La letteratura deve “modificarsi, deve cioè diventare letteratura impegnata”(1).

Non solo; secondo Cassola è indispensabile una riunificazione di cultura 

umanistica e scienza per una interpretazione della realtà (2)..

E Mosi sa ben interpretare come la Storia sappia far capire e interpretare 

il presente attraverso la voce della Letteratura. 

Egli conclude il suo romanzo con una riflessione indiretta sulla

Contemporaneità: che le tensioni in essa presenti siano, col tempo, 

disciolte non dai centri di potere politico internazionali, ma da un nuovo tipo 

di società, modellato dalla convivenza e dalla condivisione, così come 

i barbari e ciò che restava dell’impero romano del V secolo d.C. si sono

modellati in nuove culture.”

 

[ (1) CARLO CASSOLALa voce della ragione in un mondo di sordi, in Pegaso,

bimestrale di Cultura,Arte,Costume,luglio 1986, Firenze. (2) CARLO

CASSOLA, La letteratura deve prendere il posto della storia e 

della filosofia, ibidem, dicembre 1983]

 

 

 

 


Giuseppe Baldassarre, Sonia Salsi, Nicoletta Manetti, Roberto Mosi, Enrico Guerrini

Franco Margari, presidente del Circolo degli Artisti Casa di Dante 

Giuseppe Baldassarre



Roberto Mosi

Nicoletta Manetti


Sonia Salsi e Nicoletta Manetti

Guerrini - L'accampamento dei Barbari

Guerrini - Assalto del Re Radagaiso

Guerrini - Una famiglia di barbari

Guerrini - Rufo , il protagonista del Romanzo Storico "Barbari"

Guerrini - La battaglia


Guerrini  - Re Radagaiso

Guerrini - L'accampamento

Guerrini - Rufo e il Monte Le Croci

Guerrini - Madre e figlia, barbari 

BARBARI - Scheda editoriale

Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem

Roberto Mosi - Masso delle Fate Edizioni, 2022, pagg.90, € 12

info@massodellefate.it ; t. 055 8734952

 

Sono arrivati i barbari a migliaia e migliaia dai lontani confini dell’Impero romano, comandati dal re Radagaiso!

Hanno invaso l’Italia del nord devastando e depredando e si stanno per muovere verso Roma per infliggere un colpo mortale alla potenza più grande che l’umanità abbia mai conosciuto. Sulla strada per Roma si trova Florentia, centro importante della Tuscia.

Rufo, il protagonista del libro, parla dei momenti di terrore che sta vivendo la città; ha combattuto a fianco di famosi comandanti romani, come il generale Stilicone, e ha presto parte a prestigiose ambascerie presso altri popoli. Nell’anno 405 d.C., quando i barbari irrompono in Italia, si è già ritirato dall’esercito, partecipa alla vita politica di Florentia e dedica gran parte del suo tempo alla cura dei suoi possedimenti sulle colline di Fiesole.

Al centro del racconto di Rufo l’arrivo di Radagaiso davanti a Florentia, la resistenza eroica dei cittadini nelle lunghe, infinite settimane dell’assedio in attesa dell’arrivo dell’esercito romano comandato da Stilicone e la sanguinosa battaglia nella valle del Mugnone, presso la città di Fiesole, nella quale il re Radagaiso è sconfitto e fatto prigioniero. E’ l’ultima vittoria di Roma contro i barbari, prima del crollo finale dell’impero!

Nelle parole di Rufo si coglie la nostalgia per il mondo del passato legato alla gloria di Roma e nel contempo sono messi in evidenza argomenti che sentiamo ancora attuali, di rilievo per la nostra epoca: lo scontro fra religioni, il crollo di grandi potenze, la migrazione di interi popoli. Un aspetto questo che rende particolarmente interessante il romanzo.