domenica 22 maggio 2022

L'intervento di "Literary" -Il viaggio Fontanella nella poesia di oggi - Presentato alla Casa di Dante "Raccontare la poesia (1970-2020)"

 

Collegamento a "Literary"

È stato presentato al Circolo degli Artisti "Casa di Dante", 21 maggio scorso, davanti ad un numeroso pubblico, il recente libro di Luigi Fontanella Raccontare la poesia (1970-2020). Saggi, ricordi, testimonianze critiche, Moretti & Vitali Editori.



Luigi Fontanella è Professore Emerito di letteratura italiana presso l’università statale di New York; allievo di Giacomo Debenedetti a La Sapienza, si è perfezionato ad Harvard, poeta, saggista, narratore e drammaturgo.

Dopo la presentazione di Giuseppe Baldassarre, vicepresidente del Circolo, e di Annalisa Macchia, coordinatrice dell’incontro, Sauro Albisani ha svolto un’approfondita introduzione all’opera, alla quale è seguito un interessante dialogo fra la stessa Annalisa Macchia e Luigi Fontanella.







Alcuni poeti, invitati, hanno letto testi citati nel volume e altri componimenti. Sono intervenuti, fra gli altri, Alba Donati, Mariella Bettarini, Sauro Albisani, Fiorenzo Capaldo, Giuseppe Crotta, Carmelo Mezzasalma, Roberto Mosi.







L’intero incontro è stato registrato e trasmesso in streaming a cura di Giuseppe Baldassarre: indirizzo: https://www.facebook.com/giuseppe.baldassarre.397/videos/2867917320175011/   E’ possibile consultare il video con i diversi passaggi dell’incontro.

I caratteri del libro sono ben illustrati nella Premessa: “Innanzi tutto vorrei precisare - afferma l'autore - che esso non intende essere una “storia della poesia italiana” di questi ultimi cinquant’anni, né intende segnare un tracciato di pura ed esclusiva ricerca accademica, rivolta ad un pubblico di happy few , come non di rado sono certi prodotti di esimi studiosi della nostra letteratura ... Tengo allora a precisare che questo volume è stato concepito e scritto en poète, da qui il diffuso carattere di “racconto” e di personale testimonianza critica, rivolta a un pubblico che non sia solo di quello degli “addetti ai lavori”, ma soprattutto di chi ami la poesia” (p. 15-16).



Riguardo alla struttura quadripartita del libro, Luigi Fontanella segnala che “nella prima e seconda parte, raccolgo per lo più scritti saggistici e in parte anche testimoniali su autori inseriti cronologicamente ... Nella Terza sezione il lettore troverà saggi e testimonianze su poeti specifici, appartenenti, nella stragrande maggioranza alla mia generazione, fino alla poesia di Pierluigi Cappello ... La quarta e ultima sezione è essenzialmente un Repertorio, questa volta in ordine alfabetico, che raccoglie appunti di lettura su poeti della nostra contemporaneità, soffermandomi a volte esclusivamente su singoli libri. Si tratta, insomma, di un campionario variegato e pullulante di voci diversificate, dove variano tono ed esposizione, a seconda dei casi, ma la cui espressività – quella mia di lettore appassionato – obbedisce sempre a criteri di perspicuità e mi auguro di godibile leggibilità” (p. 17-20).

In definitiva, conclude l’autore, il libro rappresenta un invito al lettore ad avvicinarsi ad alcuni poeti leggendo (o rileggendo) certe loro opere, “e magari innamorandosene”.

 


Fra gli autori segnalati nel Repertorio, con le annotazioni che riportiamo (p. 660-662)*:

“Roberto Mosi (1942) è poeta fiorentino, saggista, romanziere, interessato alla creatività multimediale (è anche fotografo molto attivo) e collaboratore delle riviste “L’area di Broca”, “Il Foglio Letterario” e Semicerchio”. È autore di varie raccolte di versi, che in questi ultimi anni si sono infittite notevolmente. Segnalo, fra le altre, Aquiloni (Il Foglio, 2010, foto fi Renato Simoni); L’invasione degli storni (Gazebo 2012); Poesie 2009-2016 (Ladolfi Ed., 2017); Il profumo dell’iris (Gazebo, 2018); Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi, 2019). È presidente dell’Associazione Testimonianze.



La prima comprende un gruppo di poesie scritte per lo più per le sue nipotine. Atmosfera di magico incanto, tenerezza e gioco emergono da questi testi che possiedono la virtù della leggerezza e si offrono come dono inaspettato quanto gradito al lettore che sappia ancora oggi, soprattutto oggi, ridiventare bambini e sappia guardare il mondo con la struggente innocenza che gli è propria.




Cito la poesia eponima:


Dodici bambini scendono a valle

seguendo il maestro, le braccia

aperte nel vento, coperte da verdi
svolazzanti mantelle. Sulla neve
le spire di un lungo serpente.

Li seguo dai vetri del rifugio,
spariscono fra gli abeti del bosco.
Mi aspetto di rivederli in volo
che si alzino come aquiloni
nella luce rossa del tramonto.

 


Come si può evincere, si tratta di una poesia che vive soprattutto di atmosfere e sfumature, che incidono nella psiche del lettore. Un’andatura che appare ben evidente nella raccolta L’invasione degli storni, la cui copertina si avvale della fotografia, molto seducente, di Simone Guidotti, e dell’ottima Prefazione del compianto Giuseppe Panella, nella quale viene giustamente ricordato un indimenticabile passo di Palomar di Italo Calvino: il personaggio narrante, di fronte alle ondate sinuose degli storni che di quando in quando oscurano il cielo con le loro volute, prova un senso di smarrimento indefinibile, fra ammirazione, sgomento e apprensione.

È appunto sotto il complessivo stemma dell’Interrogazione che si snoda la poesia di Mosi in questo libro, tra escursioni nel Passato che si interseca con il Presente. E a fare da guida per questo “viaggio” è la piccola Gabriella, un tempo sorellina dell’autore, morta dopo appena un giorno di vita. È a lei che Roberto dedica L’invasione degli storni, costruito con versi delicati, pieni di speranza e come scolpiti nel tempo (“Lascio l’ospedale, corro/ nella strada in discesa, l’aria / accarezza la pelle arrossata. / Gabriella i guida, pedalo leggero nella città / la nuova Sala d’Attesa”.



Più ricco, ambizioso, meditativo e magmatico – anche per i suoi riferimenti intratestuali e sinestetici – è il denso volume Poesie 2009-2016; riferimenti che si espandono a opere artistiche che vanno da un Botticelli a un Vermeer. Si veda esemplarmente la poesia Flora. Ecco come “il tema del confronto e del rapporto tra arte e letteratura assume in questo libro un ruolo primario, poiché la parola e l’immagine si potenziano vicendevolmente insieme al pensiero; in questo scambio di identità tra poesia e pittura, creando molteplici piani estetici e interlocutori” (Gianna Pinotti, in “Testimonianze”, n. 514, 2007. Cito le prime strofe di Flora, soffuse di una delicata grazia polizianesca:

 

Flora esce con lieta
baldanza dal bosco,
sparge rose recise
raccolte nel grembo.
Nel volto il sorriso
della rinata Fiorenza.

Al suo fianco, strida
di donna, frasche spezzate,
Zefiro, le gote gonfie
di vento, afferra Clori,
l’amata ninfa, zampilli
di fiori dalla bocca.

Il vento s’ingorga
nei pepli, li scuote,
li increspa a onde
in un turbinio
continuo di stoffe,
gremite di petali e fiori.”

 










* Le opere dell’autore sono presenti (catalogo SDIAF), fra l'altro, nelle biblioteche del Comune di Firenze, dell’Impruneta, del Gabinetto Vieusseux, della Regione Toscana (Biblioteca Pietro Leopoldo).

 

 

venerdì 20 maggio 2022

Padre Ernesto Balducci e "L'INCERTO DESTINO DELL' UOMO PLANETARIO" Tra guerra e pace, tra oppressione e libertà

 


L'INCERTO DESTINO DELL' UOMO PLANETARIO

Tra guerra e pace, tra oppressione e libertà

è il titolo del Convegno "Se vuoi la pace prepara la pace 2022" (dedicato a ERNESTO BALDUCCI, nel centenario della nascita), promosso dal Consiglio Regionale e da "Testimonianze" (in collaborazione con il Comune di Firenze, con la Fondazione Finanza Etica e con la Fondazione Balducci), il 18 MAGGIO e 19 MAGGIO, a FIRENZE.

Il 18 Maggio, in PALAZZO MEDICI RICCARDI (Via Cavour, 9), alle 15,30, nella Sala Luca Giordano, con Andrea Bigalli, Marcello Flores, Riccardo Noury, Anna Sarfatti e Severino Saccardi , in una Tavola Rotonda (presieduta da Stefano Zani ) sul tema: DOSSIER DIRITTI UMANI.

Il 19 Maggio,

- alle 9,30, all' (via Cavour, 4), all' Auditorium del Consiglio Regionale con Giorgio Beretta, Gianni Criveller, Marta Dassù e Gigi Riva, in una Tavola Rotonda su ANNI 2000: UN MONDO IN ARMI (presieduta da Simone Siliani).

- pomeriggio , ore 15,30, sempre all'Auditorium del Consiglio Regionale, con Massimo Livi Bacci, Luigi Manconi, Vannino Chiti, Domenico Bilotti, in una Tavola Rotonda su "MIGRANTI E PROFUGHI NELL'ETA DELLA GUERRA E DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI (presieduta da Giorgio Federici).




    Interventi di saluto (del 18 Maggio) dell' assessore al dialogo interreligioso e alla cultura della memoria del Comune di Firenze, della presidente della Commissione cultura del Consiglio Regionale, di Andrea Cecconi (presidente Fondazione Balducci) e di Roberto Mosi (presidente Associazione culturale "Testimonianze". 
Interventi di saluto (del 19 Maggio): vicepresidente del Consiglio Regionale. Conclusioni del Convegno: Severino Saccardi (direttore di "Testimonianze" ) e Presidente del Consiglio Regionale della Toscana.



 
*Video Youtube Convegno mercoledì pomeriggio:

https://www.youtube.com/watch?v=Ej5oQfz8eOU

**Video Youtube Convegno giovedì mattina:

https://www.youtube.com/watch?v=Oub22-RwjHs 

***Video Youtube Convegno giovedì pomeriggio

https://www.youtube.com/watch?v=eKJeLOPJn_4



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Saluto al Convegno a nomeAssociazione Culturale Testimonianze

"Porto il saluto dell’Associazione Culturale Testimonianze in questa solenne occasione di ripresa dei lavori del Convegno “Se vuoi la pace prepara la pace 2022”, promosso dal Consiglio regionale della Toscana in collaborazione con la nostra Associazione. Porgo inoltre i più vivi ringraziamenti per la preziosa collaborazione, al Comune di Firenze e alla Fondazione Ernesto Balducci, alla Fondazione Finanzaetica. 



L’Associazione Culturale Testimonianze pubblica la rivista Testimonianze , fondata da padre Ernesto Balducci sessantacinque anni orsono ed è tuttora impegnata sui temi dei diritti umani, del dialogo fra culture e religioni.

L'incontro di questa sera avviene nella splendida cornice della Galleria degli Specchi del Palazzo Medici Riccardi con il ciclo degli affreschi di Luca Giordano, il luogo dove – mi fa piacere ricordare, anche per la mia esperienza personale – l'assemblea regionale iniziò nel 1970 i suoi lavori – Presidente, Elio Gabbuggiani - che videro in uno spirito di alacre partecipazione democratica, la formazione dello Statuto.



L’iniziativa di oggi si pone nel quadro degli eventi che hanno preso l'avvio dalla inaugurazione ufficiale dell'anno balducciano con la cerimonia tenuta nel Salone de' Cinquecento a Palazzo Vecchio la mattina del 9 aprile e l'avvio della prima sessione del Convegno “Se vuoi la pace prepara la pace 2022”, al Cenacolo di Santa Croce, dal titolo “Ernesto Balducci e l'imperativo della pace”.

Di questo percorso un momento particolarmente significativo è stato l'incontro del 25 aprile a Santa Fiora, sul monte Amiata, la terra delle radici di Balducci, all'origine della sua vicenda umana, spirituale e culturale, incontro animato da una viva partecipazione di cittadini, enti, associazioni, al quale molti di noi hanno partecipato.



Di grande commozione, voglio ricordare:

  • l'omaggio reso alla sua casa natale, posta al limitare delle mura, aperta sulla valle e sul sentiero che portava al lavoro nelle miniere di mercurio; nella pietra sopra la porta sono scolpite le parole “Al maestro di pace”;

    l- così come l'omaggio reso nel cimitero, alla sua tomba, costruita con blocchi di pietra, a fianco delle croci bianche dei “martiri di Noccioleta”, i minatori fucilati dai nazisti; poco lontano la tomba di David Lazzaretti “il profeta degli ultimi”.


Sui lati della tomba sono incise parole che hanno segnato il suo percorso sprituale e culturale, riferite a opere, a pensieri cardine del suo insegnamento. Particolarmente significativa la frase scolpita ad un angolo della tomba, nella scura pietra dell'Amiata: “L'uomo planetario”: sono parole legate, come sappiamo, ad un rapporto nuovo fra culture e civiltà, fondato sulla condivisione e l'apertura all'altro e al diverso. Un grande intellettuale toscano profondamente legato alla sua terra, dunque, della quale ha saputo anche accogliere e rielaborare le migliori tradizioni e istanze di carattere umanistico, di impegno di riscatto da condizioni di disuguaglianza, per proiettarle verso una dimensione nuova di universalità, di convivenza pacifica e di condivisione fraterna in quell'unico villaggio che è ormai il pianeta.

Pianeta dilacerato da guerre, disuguaglianze, ingiustizie, ma che nell'insegnamento di Ernesto Balducci può trovare preziosi riferimenti, passaggi fondamentali per orientarsi nelle difficoltà e complessità del momento. Impegno di ricerca non celebrativo, ma di ricerca e confronto, serrato, anche aspro, per approdare alle sponde, forse lontane, di rinnovate speranze per l'umanità 



Questi due giorni di lavoro del convegno con persone autorevoli e competenti, hanno , pensiamo, questo respiro, come i convegni degli anni ottanta di Testimonianze sulla pace, che giovane, andavo a seguire con passione nella sala del vecchio Palazzo dei Congressi e trovavo un senso nuovo, dalle parole di Balducci e degli altri, per immaginare un mondo nel quale le ragioni dell'umanità prevalevano sulle ingiustizie,sulla violenza e la distruzione.

Video omaggio a Eenesto Balducci, Maestro di Pace - Santa Fiora

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Appello Fondazione Ernesto Balducci  e Associazione Culturale Testimonianze

CONTRO LA GUERRA

PER LA PACE NELLA GIUSTIZIA

Scriviamo nel giorno dell’appello di papa Francesco al digiuno per la pace.

Un appello di cui tutti (anche quelli che non vi aderiscono) capiscono il valore e che parla a credenti e non credenti.

Stiamo vivendo un momento di grande drammaticità.

Mentre il mondo ha un grande bisogno di pace, ci troviamo di fronte allo scenario devastante di una guerra nel cuore dell’Europa. In una spirale di violenza che rischia di incendiare l’Europa stessa e il mondo. Una realtà che va guardata in faccia, analizzata e denunciata con lucidità e su cui si devono dire parole chiare.

L’invasione dell’Ucraina (cioè di uno stato sovrano) da parte delle truppe della Federazione Russa rappresenta una grave e inaccettabile violazione della legalità internazionale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: lutti, distruzioni, un esodo di massa di persone che cercano scampo dalla guerra, la prospettiva di uno scontro violentissimo per l’assoggettamento del territorio e la conquista delle città. Una corsa accelerata verso un bagno di sangue e verso il baratro.


In presenza di un tale allarmante scenario, va fatto appello all’opinione pubblica e delle istituzioni dell’Occidente e dei paesi europei perché vengano portate avanti un’azione e una mobilitazione per il ripristino della pace che già si vanno significativamente manifestando e che vanno incrementate, con più decisione.

«Con la guerra tutto è perduto»: è un monito da ricordare sempre. Bisogna dunque lavorare perché cessino le violenze, tacciano le armi e vada avanti la trattativa. Naturalmente, alla base di ogni negoziato e di ogni trattativa non può che esservi il riconoscimento della piena sovranità dell’Ucraina e del diritto all’autodeterminazione del popolo ucraino, la garanzia dell’incolumità personale del presidente e dei membri del governo di quel Paese e il ritiro delle truppe di occupazione.

A partire da lì, sarebbe auspicabile che potesse essere portato avanti un percorso non solo per ridefinire i rapporti fra i due paesi confinanti Russia e Ucraina, ma che ponga le basi per un discorso globale sulla sicurezza (come fu la grande Conferenza di Helsinki negli anni Settanta) che metta attorno allo stesso tavolo Europa, Stati Uniti e Russia per ridefinire, tenendo conto delle esigenze di tutti, di una nuova visione della sicurezza (e della convivenza pacifica) negli anni duemila.


Questo, nell’immediato, non è che un auspicio, ma può essere, riteniamo, un’idea-guida a cui fare riferimento. Per intanto, è importante manifestare solidarietà alle vittime della guerra e al popolo ucraino, essere vicini alla comunità ucraina presente in Italia e dialogare con la comunità russa, favorendo i contatti fra lavoratori, lavoratrici, studenti, professionisti, russi e ucraini presenti nel nostro Paese e che, tutti, vogliono la pace e auspicano la fine delle ostilità. Bisogna, in generale, tenere ferma la distinzione fra il regime che governa la Russia e il popolo russo, che non può che essere, a sua volta, danneggiato dalla situazione che si è creata. In Russia, d’altra parte, come sappiamo, ci sono state manifestazioni di democratici contro la guerra. Una piccola cosa, si dice; forse, un potenziale, grande segno di speranza che si accende. Sostegno pieno, dunque, ai democratici e ai pacifisti russi. Che sono nostri fratelli e sorelle.

Un capitolo fondamentale è, e sarà, quello dell’accoglienza, Dei rifugiati e dei profughi. Che saranno migliaia e migliaia, come per tutte le guerre. Con una gestione, certo, attenta e responsabile, bisogna che i nostri Paesi si aprano e si adoperino per garantire rifugio, assistenza, inclusione a chi fugge dalla guerra (come già, in questi giorni, sta lodevolmente avvenendo, in questo caso, in Polonia).

Scriviamo queste riflessioni subito dopo la conclusione del grande incontro di Firenze dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo. La Carta di Firenze, da lì scaturita indica un’importante direzione di marcia: quella del confronto, del dialogo, della cooperazione fra confessioni religiose, popoli, identità, culture.

Sono indicazioni preziose anche per la grave crisi e per il momento drammatico che stiamo vivendo a partire dall’occupazione russa dell’Ucraina. Cessino le ostilità, tacciano le armi, si ponga fine all’intervento armato e tornino a dialogare, su un piano di riconoscimento della pari dignità, due paesi e due popoli che tanti tratti di storia hanno avuto in comune.


Importante, come già sottolineato, è l’impegno dell’opinione pubblica a muoversi e a fare pressione perché a tale sbocco si possa concretamente approdare.

E’ fondamentale che ognuno faccia la propria parte. E’ quanto a suo tempo, in occasioni di grandi momenti di tensione internazionale, nel tempo della Guerra Fredda, ci aveva insegnato Ernesto Balducci (di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita). E’ anche a partire dall’attualità dell’attualità della sua lezione, che ci pare doveroso sottolineare l’importanza della connessione fra pace, libertà e diritti umani che vanno, insieme, difesi e tutelati se non si vuole che, in prospettiva, siano congiuntamente calpestati e travolti.

Firenze 2 Marzo 2022

Andrea Cecconi (Presidente Fondazione Ernesto Balducci)

Roberto Mosi (Presidente Associazione Culturale «Testimonianze»)

Severino Saccardi (Direttore Rivista «Testimonianze»)

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Il viaggio di Ernesto Balducci nell'Unione Sovietica e l'arte del “rabdomante”

Roberto Mosi

(Articolo in corso di pubblicazione)


La celebrazione per i cento anni dalla nascita di Ernesto Balducci offre la possibilità, fra le molte occasioni di riflessione, di porre l'attenzione su scritti meno noti – in particolare fra quelli raccolti recentemente nelle pagine del sito di “Testimonianze” - che mostrano la capacità del padre scolopio di scoprire dinamiche importanti della storia dell’uomo, delle comunità e delle istituzioni. Sono rimasto colpito, a questo riguardo, dal suo viaggio nell’Unione Sovietica del 1974. Molto interessanti e oggi di rinnovata attualità per i tragici avvenimenti legati all'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, sono le riflessioni che affidò ad una relazione, documento fondamentale per gli elementi di conoscenza del sistema del potere politico e del mondo religioso, delle costanti storiche di queste realtà. In quello stesso periodo, poi, ebbi modo di visitare alcuni dei luoghi dell'Unione Sovietica descritti da Balducci, con una delegazione della Regione Toscana, con lo scopo di incontrare responsabili e operatori del sistema sanitario. Leggendo le sue considerazioni, mi sono ritornati alla mente la bellezza e il fascino dei luoghi, i caratteri particolari dell'ospitalità russa, il rapporto insolito, con toni di diffidenza, con rappresentanti del potere.


Il viaggio di Balducci è dunque dell'agosto del 1974, con una ristretta delegazione, per iniziativa dell'associazione Italia-Urss ed ha lo scopo di “verificare direttamente l'attuale condizione delle chiese.” Il parere finale della delegazione - “nella sostanza unanime” - è preparato da Enzo Franchini, ripreso in un articolo pubblicato dalla rivista “Il Regno”, n. 293/1974. Merita ricordare che proprio in quest'anno in Italia vi è l'attentato a San Benedetto Val di Sambro all'Italicus, l'espresso Roma-Monaco, che causa quattordici morti e quarantaquattro feriti; a livello internazionale, fanno clamore le dimissioni di Richard Nixon dalla carica di presidente degli Stati Uniti a seguito dello scandalo Watergate. 


Ernesto Balducci affida le sue impressioni ad un lungo intervento pubblicato su “Testimonianze” (n. 168/1974), sulla base degli appunti di viaggio, ripromettendosi di approfondire in seguito gli argomenti con “più accurate documentazioni e più meditati giudizi.” La prima tappa è a Mosca con la visita al convento di Novodevici (nuovo convento della Vergine) , un complesso religioso in gran parte musealizzato, con una ricca raccolta di documenti della storia religiosa del Paese. Importante l'incontro alla sede del patriarcato di Mosca con il vescovo Crisostomo: ”Aitante, quarant'anni sì e no, volto pingue con barba biondiccia, si muove nella sua veste nera con gesti un po' studiati, da cerimoniale. I suoi occhi dolci sono attraversati da guizzi di furbizia che fan trasparire la sicurezza di una casta che accetta i tempi duri ma guarda lontano.”

Balducci partecipa all'incontro con circospezione, matura convinzioni che saranno confermate in successive riunioni: “Prendo parte al dialogo un po' distrattamente fisso come sono allo spartito segreto che vorrei decifrare … C'è una verità pubblica e ce n'è una privata, inconciliabili per sé ma alla fine, a causa della lunga costrizione, conciliate nella coscienza psicologia. Le smorfie, il moto degli occhi, le divagazioni incontrollate diventano importanti. La verità pubblica dei prelati ortodossi è che la situazione della chiesa è più che tollerabile.”

Di notevole significato la visita al Monastero di Zagorsk, a settanta chilometri da Mosca, circondato da un'immensa cinta di mura, ricco dei colori accesi delle cupole, luogo dove convivono le due chiese, dell'ortodossia dell'Accademia teologica e quella del popolo pellegrino, che giunge dalle regioni più lontane della “Santa Russia”, per venire a baciare la tomba di San Sergio, il monaco santo che nel XIV secolo riuscì a riunire i vari embrioni delle nazionalità russe. Balducci partecipa, commosso ad una cerimonia in mezzo alla folla dei devoti e incontra il patriarca Alessio: è colpito dal fatto che nell'appartamento del prelato sono esposte in bella vista tre stelle rosse, tre somme onorificenze conferite dal governo sovietico al rappresentante supremo dell'ortodossia.

Una domanda sorge naturale: “ Che fanno questi teologi dell'Accademia , così alieni dal compromettersi nella difesa della coscienza, se non quanto fanno gli ideologi del regime, e cioè un processo intellettuale di giustificazione del mondo e di legittimazione del potere?” Il padre scolopio riferisce che “i teologi han risposto alla mia obiezione che l'unico modo di manifestare la fede è la liturgia: una liturgia fastosa, che apre varchi aurei verso l'aldilà, che offre al bacio le icone preziose quasi fossero sacramenti di un contatto con l'invisibile.”


Si rimane incantati a seguire questo viaggio nelle diverse tappe, che prosegue verso Leningrado (oggi, San Pietroburgo) e Vilnius, in Lituania, sembra di essere direttamente partecipi per la vivacità delle annotazioni e per il coinvolgimento in riflessioni dal respiro profondo che scavano nelle pieghe della storia, ricompongono trame prima disperse in frammenti, che ci aiutano a comprendere, almeno in parte, gli avvenimenti di oggi, a partire, credo, dalla vicinanza di intenti fra il presidente Putin e l'arcivescovo Cirillo I, sedicesimo patriarca di Mosca, capo della Chiesa ortodossa russa.

Si scopre, dunque, ancora una volta, con l'articolo pubblicato da Testimonianze sul viaggio nell'Unione Sovietica del 1974, la capacità di Balducci di capire le cose in germe, la sua qualità di “rabdomante”, di orientarsi rispetto ad eventi cruciali della storia, capacità che porta ad acquistare una nuova, preziosa consapevolezza. “Ora meno di prima so capire – così si conclude l'articolo – chi si ferma alla contrapposizione tra mondo comunista e mondo cattolico. La vera alternativa abita il futuro: le basiliche, ortodosse o cattoliche, e il mausoleo di Lenin sono i simboli non già di due mondi l'uno esclusivo dell'altro, ma di un passato che urge lasciare alle nostre spalle senza rinnegarlo ma senza voltarsi indietro.”



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Poesia in omaggio

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Vola ad Oriente

.

.

Vola parola 

vola ad Oriente

incontra la musica

la memoria ferita

di ieri, di oggi

.

A San Pietroburgo, la prima tappa

quaranta anni orsono:

la Neva trascinava al mare 

montagne di ghiaccio

vasto, gelido fragore

alle soglie della primavera

A San Pietroburgo, la città

di Nikolay Rimskiy-Korsavov

e di Joseph Brodsky

di Anna Achmatova

e di Aleksandr Puskin.

.


Al Teatro Kirov, la sera

Ciaikovskij, Il Lago dei Cigni:

si ripeteva la magia del diabolico

mago Rothbath, nel ricordo

della città assediata per trenta

mesi dall'esercito tedesco.

.

L’unica strada di scampo

per vecchi e bambini

La via della Salvezza, magro

sentiero a fianco del lago

ghiacciato. Il conto, alla fine

di ottocentomila vittime.

.


Vola parola

vola ad Oriente

.

Dal gelo di San Pietroburgo il volo

a Kiev, l’incontro con la città

posata sulle rive del Dneper:

paesaggio sconfinato di acque

e di boschi, per contrappunto

le basiliche e le cupole d’oro.

.

Alla periferia, sulla strada

per Mosca, il bianco Mausoleo

ricordo delle stragi naziste,

al centro, sottoterra, il salone

dei marmi, il silenzio

squarciato dalla sinfonia

di Sostakovic, il crescendo

forsennato della musica:

i bombardamenti sulle città.

.


Vola parola

vola ad Oriente

.

L’ultima tappa a Mosca,

al Teatro Bolscioi, Mussorskiy

Quadri di un’esposizione:

la musica dipinge La Grande

Porta per Kiev, progettata

alla periferia, rivolta verso

l’Ucraina, segno della

amicizia fra i popoli.

.

La musica tace, ottocento

settanta sei chilometri

la distanza di Mosca

dal Mausoleo, coperta

dal vasto, gelido

fragore della morte.

.


Vola parola

vola disarmata

ad Oriente, incontra

la poesia di Aleksandr

Puskin:”E a lungo

al mio popolo io sarò caro,

Che in un tempo crudele

ho lodato la Libertà,

Che ho acceso i buoni

sentimenti con la lira

E verso i caduti

ho invitato alla pietà”.

 

 Roberto  Mosi



Nota:

Partecipai nel febbraio del 1978, con una delegazione della Regione Toscana, ad un programma di incontri con responsabili dei servizi sanitari dell’Unione Sovietica e di visite ad alcune infrastrutture nelle città di Mosca, San Pietroburgo e Kiev. Ricordo lo spirito di ospitalità con cui fummo accolti e l’attenzione che fu riservata per la visita ad importanti luoghi dell’arte e per assistere a concerti di musica classica nei più celebri teatri. Mi colpì, in particolare, per molti versi, la memoria ancora viva delle sofferenze patite dalla popolazione nel corso della guerra contro l’invasione tedesca.