giovedì 19 maggio 2016

Sala “Gerusalemme Liberata” Palazzo Panciatichi: "La poesia del viaggio", oberto Mosi

Paola Lucarini e Roberto Mosi - Sala Gerusalemme Liberata, Consiglio regionale
         Si è svolto lunedì 16 maggio 2016, l’incontro "In Concerto" di poesia e musica organizzato dall’Associazione “Sguardo e Sogno”, presidente Paola Lucarini, presso Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio Regionale della Toscana, nella “Sala degli Affreschi” decorata con scene della Gerusalemme Liberata, attribuite a  Niccolò di Bandino Panciatichi (1770). 




Le pitture sono grandi e scenografiche e gli esperti affermano che presentano alcuni errori grossolani che indicano l'opera di un dilettante alle prese con un lavoro al di sopra delle proprie capacità. Per la musica che ha rallegrato l’incontro, Antonio Scaramuzzino alla chitarra e Roxana Visinescu al violino. Sette autori – indicati nella locandina -  hanno presentato brani dalle loro opere poetiche e di narrativa, presentati dalla magica illustrazione di Paola Lucarini.




         Fra questi Roberto Mosi che ha presentato la raccolta dedicata  alla “Poesia del viaggio”, ripresa da più composizioni, in specie da “Itinera”,Masso delle Fate 2007 (e-Book “Itinera”:  http://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=51).

         Il primo momento è stato il tema della partenza e dei luoghi dell’infanzia e della gioventù.
La corte
I viaggi di ogni tempo iniziano
dalla corte della mia infanzia
magico quadrato di terra tra case
cadenti, chiuso da un cancello
di ferro aperto sul mondo.

Nel magico quadrato si scioglie
il racconto dei viaggi: affiorano
per primi i ricordi dei padri
di ritorno dalle guerre sofferte
in ogni parte del mondo.

Il racconto infinito si confonde
con i miti, le scoperte di Ulisse,
le spedizioni nel Bengala, all’isola
di Mompracem. Nella scatola
da scarpe, cartoline e foto sgualcite.

Con la scatola dei sogni in mano
ho superato il cancello di ferro.
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Viaggi d’altri tempi
Ho fatto parte di un popolo
migrante sui treni.
Tra i primi ricordi il viaggio
a Rimini sul carro bestiame
nel primo dopoguerra.
Dalle assi sconnesse i sassi
della massicciata, il verde
dei fiumi sotto i binari
sospesi nel vuoto.

Ho fatto parte di un popolo
migrante sui treni.
Il legno della terza classe
le soste nella campagna
grappoli d’uva tra le mani
il profumo delle mense
dei ferrovieri nelle città.

Ho fatto parte di un popolo
migrante sui treni.
Sopravvissuto alla guerra
alla scoperta di città rinate
viste dai finestrini del tram.
L’abbraccio di un sonno
di piombo al ritorno, cullato
dallo sferraglìo del treno.
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         Il ricordo dei viaggi di Ulisse, porta immediatamente ai viaggi di oggi, a figure di oggi, forse a quella di un commesso viaggiatore:
Ogni sera Ulisse
torna ad Itaca.

L’alba sorprende
il volo dell’eroe
le armi impugnate
il computer per scudo
il telefono in mano
altri cento achei
infossati nelle poltrone.

Sulla terra le ombre
cedono il passo alla luce,
evaporano dal mare
i brividi della notte,
le strade vomitano
macchine nervose.

Alla sera voci allarmate
parlano di dei adirati.
Sulle piste la flotta
achea attende il decollo.
Infine il balzo
nella notte di pece.
Il porto d’Itaca è chiuso
per la furia dei venti.
Infinito il ritorno.

L’eroe raggiunge
la reggia nel sonno.
Penelope dorme stizzita,
Arturo saluta, la coda ritta.
L’eroe guarda la posta,
 dispone in ordine le armi
si distende sul letto,
il risveglio è vicino.

Ogni sera Ulisse
torna ad Itaca.
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         Una costante presenza dei nostri viaggi è quella del Mar Mediterraneo:
Dove incontri la voce
del Mediterraneo?

Un viaggio ti aspetta,
lascia a casa l’Odissea
l’Eneide, i libri di Braudel
sul respiro della storia.
Da Ancona parte la nave
Igoumenitza Pireo Salonicco
dormi sul ponte sotto le stelle.
Raggiungi a piedi Ouranopolis
sali sulla barca dei pellegrini,
a  Kiriès il Diamonitìron per il Monte Athos.

Prendi il sentiero sul crinale
dei monti della Calcidica.
La sera appare Vatopedi
monastero fortezza

le rosse mura sommerse
da celle terrazze loggiati.
Varca il portone di bronzo
assisti nella chiesa d’oro
ai canti scintillanti di voci
siediti in silenzio alla mensa
con i fratelli giunti dal mondo.

Raggiungi la solitudine della cella
apri la finestra sull’oscurità
biancheggiante di onde
rispondi alla voce del mare.
Sei tu il Mediterraneo.
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         Sono di grande fascino i viaggi sulle vie dei pellegrini, come la “Via Francigena”:
La strada bianca
è un balcone sospeso
sul cuore antico
della Toscana
nel paesaggio circondato
dall’azzurro dei monti.

E’ un ponte sospeso
fra passato e presente,
a lato la Pieve appartata,
delicata corolla
di rossi mattoni.

Di fronte la Torre
di Federico
e la finestra aperta
della “Notte di San Lorenzo”
illuminata da stelle cadenti
dove si rinnova
il racconto di genti
in lotta per la libertà.
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         Rimane emozionante l’incontro con le terre e le città del deserto:
                        La città luna
La luna mostra il suo volto
a Matmata, la città nel deserto
del sud, le case scavate
intorno a profondi crateri.

La luna mostra il suo volto
nelle dune di sabbia rossastra
nelle colline bruciate dal sole.

Seguendo fresche gallerie
scavate dalle origini del tempo
sono sceso al riparo per la sera.

Nella notte di stelle disteso
sulla stuoia, mi sento felice
vicino al cuore della terra.
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         Ogni viaggio arriva a un punto d’arrivo, “Capo Nord” all’estremità della Norvegia:
Ogni viaggio finisce
a Capo Nord
ai confini del mondo.
La tundra deserta termina
sulla vertiginosa scogliera.

Il gelido vento dell’est
spinge banchi di nubi
su Capo Nord
il sole tramonta a mezzanotte
nel mistero di una rosea nebbia.

Una magia solleva le nubi
per un momento
sul mare vasto di onde
senza alcun riparo di terre
a Capo Nord.

La paura m’invade
a Capo Nord
davanti al mare sconosciuto.
Un nuovo viaggio comincia
nel mondo dell’angoscia.
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         Nel viaggio, come vi è una partenza, vi è anche un ritorno, cadenzato dal tempo degli affetti:
Dieci le tappe
del viaggio nella casa,
dieci i mesi
di Marta,
il braccio è la sella,
sprona il vecchio cavallo.
Tintinnìo
di campanelli appesi
stridio
di specchi velati d’antico
scroscio
d’acqua nella doccia
vento
del ventilatore al soffitto
acciottolìo
di collane nel vassoio
crollo
della pila di libri
ticchettìo
del metronomo pazzo
sobbalzo
del gatto addormenato
battito
sul tamburello a sonagli
oscurità
della bocca del forno.
Dieci le tappe
del viaggio nella casa,
dieci i mesi
di Marta.
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Marta è nel tempo 
            venti secondi per respirare 
            venti minuti per urlare 
            venti ore per guardare 
            venti giorni per sognare 
            venti settimane per sorridere  
            venti mesi per giocare 
            venti anni per amare 
 Marta è il nostro tempo
.

Roberto Mosi ha presentato dunque la sua idea del viaggio, in poesia, accolta con applausi dal pubblico presente nella Sala dedicata alla Gerusalemme Liberata.