mercoledì 30 luglio 2014

"Concerto": un filone surrealista? RECENSIONE della Rivista IL SEGNALE


Recensione
Roberto Mosi, Concerto, Gazebo Edizioni, Firenze 2013

Il gusto del mondo. Se “Le labbra assaporano/ il gusto dei sogni” e “Il falco traccia/ i confini dell’orizzonte”, qual è il sapore il sapore dell’orizzonte?
Dopo aver letto Concerto, equilibrata e nitida raccolta di Roberto Mosi, mi trovo a pormi la suddetta strana domanda. Sì, perché se esiste “il gusto dei sogni”, può esistere anche il sapore dell’orizzonte e di qualsiasi altra entità.

Il quesito, ovviamente, non trova risposta logica, tuttavia illumina il senso di una silloge in cui ancestrali lineamenti mitici stanno accanto a comuni tratti contemporanei: “Venere, l’impiegata/ più bella dell’ufficio/ ha lasciato Efesto/ placido e triste./ Adone il nuovo/ compagno. La sera/ frusta l’Alfa Romeo/ per arrivare da lui.”  
Per il Nostro, come si vede, l’importanza del mito è notevole. Per lui il tempo, pur conservando la sua natura, si svolge anche secondo antiche persistenze, non evocate, bensì presenti: l’efficace precisione di Concerto, mostra, in maniera esplicita, plurimi e multiformi aspetti liberati dalla tirannia cronologica.

Ho usato la parola “precisione”, perché il dettato poetico, che presenta forme piane immediatamente comprensibili, propone fisionomie verbali sorprendenti ma prive d’ambiguità.
Siamo dinanzi a una tendenza al surrealismo? Qualche pronuncia capace di ricordare Andrè Bresson e compagni non manca (si veda, ad esempio, l’episodio dei “treni innamorati” a pagina 26), tuttavia, in generale, si nota un atteggiamento lirico-descrittivo che rappresenta, a mio avviso, la peculiare caratteristica del testo.

Una vivida attenzione nei confronti del mondo costituisce l’infinito spazio di cui Concerto è piccola, e, nello stesso tempo, immensa parte: nessuno potrà mai percorrere per intero l’articolato e immane itinerario che si presenta davanti agli occhi di ciascun uomo, nondimeno Roberto offre ai suoi lettori la possibilità di apprezzare una testimonianza che si manifesta come racconto esteriore e intimo.

La versificazione in esame narra in maniera intensa e assidua, riuscendo a fare emergere frammenti di vita specifici e anche universali: per il poeta un attimo è anche eterno, un’immagine esatta e anche priva di limiti, mentre ogni parola appare non estranea al silenzio che le sta attorno. Quello che davvero conta, ossia la sincerità, non sembra proprio mancare in un susseguirsi di pronunce tali da custodire intatta la naturalezza dello sguardo poetico.
Si leggano, ad esempio, a p. 65 i versi: “Osservo le stelle/ dalla radura del bosco/ bagnata del silenzio”.
Come non avvertire “il gusto dei sogni” e di molto altro?  
                                              
                                               Marco Furia

 Rivista “Il Segnale”, n. 98, pagg. 80.81

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"Concerto" è in vendita alla Libreria Salvemini, p. Salvemini, FI

giovedì 24 luglio 2014

FIRENZE CALPESTATA. Mostra di Fotografia, R. Mosi, 1° settembre


Arte in Casa / Cellai Boutique Hotel
Firenze, Via 27 Aprile , 14 – Tel. 055 48 2 21
Mostra Fotografica di Roberto Mosi
Firenze calpestata”
1 – 30 settembre 2014
Inaugurazione 1 settembre, ore 18 – Presenta Silvia Ranzi

La Mostra “FIRENZE CALPESTATA”  richiama l’attenzione sulla città e la conservazione delle sue molteplici fisionomie storiche, silenti sotto il calpestio inconsapevole dei passanti, come la significativa lapide in Piazza della Signoria, dedicata al luogo in cui - il 23 maggio 1498 - fu condannato al rogo per eresia il monaco domenicano Girolamo Savonarola. Nella scoperta delle sedimentazioni storiche Roberto Mosi offre una campionatura di rapide inquadrature fotografiche di figure, sorprese in inediti scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare. Il fatto storico evocato diviene il monito performativo attualizzato attorno al quale ruotano una galleria di persone/personaggi: il/la turista, i figuranti (il capitano del Popolo/i soldati), il maratoneta, i podisti, la studentessa,  la ragazza dai tacchi alti, la posa spensierata di una ballerina, i vigili urbani, l’operatore ecologico, l’operaio, le zampe di un  cane, la carrozza trainata dai cavalli, per disegnare sulla mappa cittadina la vita brulicante dell’oggi, che vive, si agita, attende, lavora e spera nei cambiamenti. E’ in gioco la vitalità segreta di un patrimonio storico continuamente da riscoprire ed apprezzare per arginare l’anestesia liquida della dimenticanza, nel rischio dell’eterno presente.
Secondo la tradizione curata dall’autore, Mosi ha preparato una raccolta poetica a “commento” delle fotografie, che sarà presentata in occasione della Mostra.

Roberto Mosi impegnato da anni nel campo della fotografia, coltiva l’attenzione per l’interazione fra le arti, della fotografia e della poesia, in partivolare. Passaggi importanti di questo impegno sono le mostre realizzate presso spazi pubblici e privati.I titoli dei cicli fotografici – in bianco e nero, di solito - richiamano i percorsi iconografici posti in atto: “NONLUOGHI” (2009), “FLORENTIA” (2010), “FoToPoeSia” (2010), “ITINERA” (2011), “MITOMOSI” (2011), “MITH IN FLORENCE” (2012), “TRACCE – LA GALLERIA FOTOGRAFICA SULLA STRADA” (2013), “FIRENZE RIFLESSA” (2013), “FIRENZE, DALLE VETRINE ALLE PERIFERIE” (2013), ”FIRENZE, CONTRASTI” (2013),  allestiti a Firenze presso: Biblioteca Palagio di Parte Guelfa, Circolo degli Artisti-Casa di Dante, Caffè Letterari La Citè e Cuculia, Arteincasa/Cellai Boutique Hotel, Villa Arrivabene, Libreria LibriLiberi, Caffè Serafini.

                                        

mercoledì 23 luglio 2014

Mostra Fotografica "Firenzerilessa.2", Estate Eclettica di Bivigliano

Firenzeriflessa.2

     Immagini scoperte dal fotografo andando in giro per il centro della città alla ricerca di scorci di strade e monumenti. Emerge un paesaggio di visioni e di rinvii che approda all’evanescenza dei sogni. Il mondo che esplora il fotografo, cambia poi di frequente con il succedersi delle stagioni, delle ore del giorno e della notte, per l’arrivo di nuovi personaggi nelle vetrine che prendono il posto di quelli precedenti.

E’ sempre presente l’eco dei versi di Eugenio Montale:

              La vascaby analisidipoesie
Passò sul tremulo vetro
un riso di belladonna fiorita,
di tra le rame urgevano le nuvole,
dal fondo ne riassommava
la vista fioccosa e sbiadita.
Alcuno di noi tirò un ciottolo
che ruppe la tesa lucente:
le molli parvenze s’infransero.

Ma ecco, c’è altro che striscia
A fior della spera rifatta lisca:
di erompere non ha virtù,
vuol vivere e non sa come;
se lo guardi si stacca, torna in giù:
è nato e morto, e non ha avuto un nome.
     
               Eugenio Montale, “Ossi di Seppia”


        Su quali vie si ferma lo sguardo?

1. Via Tornabuoni,  “Gucci”
2. Via Tornabuoni,  “Armani”
3. Via Tornabuoni,  “Burberry”
4. Piazza San Giovanni,  “Patrizia Pepe”
5. Piazza San Giovanni,  “Patrizia Pepe”
6. Via dei Calzaiuoli,  “Armando Poggi”

7. Via dei Calzaiuoli,  “Armando Poggi”
8. Via Calimala,  “Geox”
9.  Via de’ Tosinghi,  “Valentino”
10. Via Porta Rossa, “Quercioli & Luc.”
11. Piazza della Signoria,  “Chanel”
12. Piazza della Signoria,  “Chanel”












venerdì 11 luglio 2014

L'Orto Botanico di Proust, il profumo dei biancospini e il Sentiero di Andrea




Roberto Mosi
Il profumo del biancospino
Il sentiero di Andrea


Dalla parte del Convento
mi aspettano Giganti
folti di aeree chiome,
catturano la luce del sole.
“Che porti nello zaino?”
chiede la voce cavernosa.
“Leggerò nella radura
del bosco Alla ricerca
del tempo perduto”.
Profumano di muschio
di terra sospesa nell’aria.

Proteggono dietro di loro
giovani piante di abete
incolonnate sull’attenti
in molteplici fila regolari.
Ai margini del sentiero
forme informi di ceppaie,
antichi tagli cicatrizzati
si innestano tra loro,
riconquistano la vita.

Cavalieri sfrontati nel profumo
di una luce brillante
hanno invaso i resti
della cava di pietre
per il Convento sognato
da Sette Giovani Nobili
per le sette cime del Monte.
“Benvenuto fra castagni
frassini e quercioli,
giochiamo in pieno sole.
Hai lasciato la parte oscura
di te stesso, sei vicino
al luogo dell’incanto.”

Serpente uscito dalla tana
si affaccia il muro contorto
sotto macchie intricate,
inzuppato di muschio,
baluardo una volta ai bovini
al pascolo delle greggi.

Giganti e Cavalieri
si confondono ora ai lati
del sentiero, lasciano spazio
alla radura luminescente,
il sole proietta ombre
immagini in movimento.
Ascolto il silenzio intrecciato
con il canto degli uccelli
il tambureggiare del picchio
il saliscendi degli scoiattoli.
Il libro scivola dallo zaino,
leggo ad alta voce
Dalla parte di Swann.

Dalla parte della Città
ai bordi del prato
danzano leggiadre ballerine:
il viola rugoso del prugnolo
l’amorosa rosa selvatica
il rosso dei papaveri.
S’inchinano flessuose
al biancospino.
Mi ricordo, nel mese
di Maria ho preso ad amare
il biancospino.

Sugli spalti dell’anfiteatro
personaggi dalle folte chiome,
ciliegio nocciolo sambuco,
da un ramo all’altro il volo
dell’averla, del fringuello.
Fra le quinte del teatro
il guizzo del ramarro
tracce del riccio, della lepre.
In disparte sul prato
caprioli brucano l’erba.

Suona incessante la voce
luminosa della sorgente,
fata amorosa e benigna:
“Acqua purissima il dono,
vita per il Convento, vita
per il Sanatorio abitato
dalla tubercolosi.”
Mi siedo, seguo
il profilo delle colline
interrotto dalla Cupola,
a fianco le braccia
del Sanatorio e il ricordo
degli ultimi giorni di Bruno.

Rende onore al passaggio
la squadra dei cipressi
schierata lungo il sentiero,
sullo sfondo la testa
arcigna della Ghiacciaia.
Emerge dalla terra,
assediata da rovi:
un occhio perfora
le ciclopiche mura.

 “Dodici laghetti mi facevan
corona, nelle notti
d’inverno offrivano
il ghiaccio da ingoiare.
Dal mese di Maria un carro
scendeva ogni notte in città
carico di blocchi di ghiaccio,
mazzi di biancospino
sulla fronte dei cavalli.”

Ho visto i cavalli entrare
in città: il profumo
amaro del biancospino
risale la china del sentiero
dalla profondità del tempo,
incontra i personaggi
ancora vivi del bosco
nel mio Tempo Ritrovato.


* Il sentiero di Andrea è stato realizzato dalla Provincia di Firenze nel bosco del convento di Monte Senario, per ricordare un giovane operaio forestale deceduto per un incidente.