domenica 29 settembre 2019

La prima del video "Orfeo in Fonte Santa" - Applausi per l'autrice

La Sala del Circolo
E' stato  presentato al Circolo Culturale dell' Antella sabato 28 settembre il video "Orfeo in Fonte Santa" realizzato da Virginia Bazzechi, critico d'arte Il video è accessibile su You Tube: collegamento:    https://youtu.be/vIr8cLJC-fk

Virginia alle Giubbe Rosse



















Virginia e Roberto

Virginia Bazzechi ha realizzato interviste e altri video di presentazione di libri - con molti accessi online - riportati nella Playlist You Tube "Felicità"  : indirizzo : https://www.youtube.com/playlist?list=PLKs0dokJPvpjRmTI67DjY7a_uDzyC9NEF

Si vedano i video relativi ai libri "Il profumo dell'iris" (Gazebo), "Poesie 2009-2016" (Ladolfi Editore), "Esercizi di volo" (Europa Edizioni).

La illustrazione del video "Orfeo in Fonte Santa":

Video di presentazione del Poemetto "Orfeo in Fonte Santa" realizzato da Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri. Fotografie di Roberto Mosi, Arianna Rizzuto e immagini di repertorio. Musica: Epic Cinematic Music History ( Free Download), A. Vivaldi "Concerti per Flauto", Suoni ed effetti Inspector: Inspector J. SCHEDA DEL POEMETTO "ORFEO IN FONTE SANTA" :
"Con il poemetto Orfeo in Fonte Santa si vuol saggiare ancora una volta da parte dell’autore, la possibilità della poesia di cogliere le energie primarie racchiuse nel mito di Orfeo, come suggerisce la lettura dell’undicesimo libro delle Metamorfosi di Ovidio, in cui la testa del cantore della Tracia, dopo lo scempio compiuto dalle Ménadi, continua a cantare al suono della lira, trasportata dalle onde del mare verso l’isola di Lesbo. Della narrazione di Ovidio viene colto il tema del canto e della poesia che conquistano la natura: Orfeo arriva al cuore della natura grazie alla sua arte, e attraverso quest’arte la natura entra nel linguaggio e diventa poesia. Perché Orfeo in Fonte Santa? Fonte Santa è una terra particolare, che assume per l’autore un carattere emblematico, è un angolo “felice” delle colline che circondano la città di Firenze, presso San Donato in Collina, al centro di un’area boschiva quasi unica in Italia per la presenza a seicento metri di altitudine e a novanta chilometri dal mare, di una flora tipica del litorale che qui si conserva alimentata dalle correnti mediterranee che vi giungono lungo il corso dell’Arno. Il territorio con al centro la voce canora, “orfica” della Fonte, è stato sempre abitato dall’uomo, da popolazioni etrusche e romane, ha visto sorgere castelli e ville, è stata frequentata nel Seicento da un gruppo di poeti dell’Arcadia fiorentina, è stato percorso da pastori, mercanti, pellegrini – la via della Maremma – è stato luogo di aspri scontri nel corso della lotta di liberazione. In Orfeo in Fonte Santa, il canto, dagli accenti orfici, con l’eco della ricerca della poetica di Rainer Maria Rilke, tenta di catturare l’essenza e i passaggi della storia di questa terra, il respiro della natura, le metamorfosi delle figure che l’hanno abitata e l’abitano oggi. Ricerca, dunque, per metafora, la vita che è – e che scorre, con il suono delle acque – in Fonte Santa. Le fotografie che illustrano il testo poetico, cercano di catturare con gli scatti dell’obiettivo, attimi della vita che scorre. "

Recensione di Franca Alaimo: 
“Una scrittura fluida e felice caratterizza il poemetto polimetro in versi liberi di Roberto Mosi, Orfeo in Fonte Santa, sia che il poeta tocchi accenti di squisita liricità, sia che introduca nei versi elementi narrativi. Gli uni e gli altri, infatti, perfettamente agglutinati, tessono una intelaiatura classicamente atteggiata, nonostante la modernità della concezione che la sorregge e della lingua di tono medio-alto, limpidamente comunicativa.
La Fonte Santa (che si trova, come si legge nell'introduzione, in un angolo felice delle colline che circondano la città di Firenze) costituisce il centro ispirativo attorno al quale si dipana la materia del canto; lemma, quest'ultimo, ricorrente e usato alla maniera dei grandi autori epici della classicità, e legato ad un altro che etimologicamente lo contiene, incanto, a significare che la poesia possiede una forza magica che vince lo scorrere del tempo, creando una dimensione parallela in cui ogni cosa non solo salva se stessa, ma si riappropria dell'integrità ontologica scoprendo i legami tra alto e basso, visibile e invisibile.
Personaggi storici ed angeli vengono affiancati, così come eventi sanguinosi e visioni mentali, concretezza di cose e leggerezze estatiche, nella convinzione che la Poesia coincida con il Tutto, se il Tutto diviene spazio interiore.
Dunque il mito, così abbondantemente presente nel poemetto di Mosi, e la narrazione di episodi legati e alla letteratura del Seicento e alla seconda guerra mondiale e alla lotta dei partigiani (Orfeo in Fonte Santa è dedicato, infatti a uno di loro, David Daviddi), e ad episodi di cronaca attuale, coesistono con la stessa forza, e si confrontano con i temi essenziali: la vita, la morte,il tempo, l'eternità, la bellezza, il bene, la crudeltà, la gioia, il dolore.
Lo stesso mito di Orfeo è corredato di tutti questi elementi: Orfeo che incanta con la sua voce le creature viventi, Orfeo sconvolto dalla morte di Euridice, Orfeo che scende negli Inferi, Orfeo dilaniato dalle Baccanti, Orfeo, la cui testa insieme alla sua lira approdano sull'isola di Lesbo.
I riferimenti letterari sono molti, ma certamente, (il poeta stesso lo cita in apertura del libro) il più importante è Rainer Maria Rilke con i suoi Sonetten an Orpheus, del quale egli fa propria l'intuizione di una Weltinnenraum, quale espressione di una realtà unica in cui non ci sono un dentro e un fuori, un prima e un dopo, ma un tutto senza limiti, come si è già detto. Con Rilke l'autore condivide anche ( ne è testimonianza il canto III, pag. 21) la coincidenza tra il divenire di Eraclito e l'essere di Parmenide. Riprendendo, infatti, i versi rilkiani; E se il mondo di oblio ti ha ricoperto, / alla terra immobile puoi dire: io scorro. / E all'acqua rapida ribattere: io sono”, Mosi così riscrive: L'assenza si capovolge / in presenza, attività e passività / si integrano, figure immobili / sono superate da immagini / in movimento. “Alla terra / immobile” dico: io scorro”, / all'acqua rapida: io sono”.
Ѐ un atteggiamento assai importante questo recupero della tradizione operato da Mosi, in tempi nei quali i poeti sembrano attingere la propria ispirazione da altre fonti, trascurando la lezione dei grandi. Così come interessante è il ricorso ad una lingua tanto limpida e sonora, sebbene i versi non siano rimati.
Fra tutti i sensi, è, infatti, quello dell'udito ad essere privilegiato: è una vera e propria partitura musicale il secondo canto: voce umana, suono di acque, respiro del ventovibrare delle foglie, flauto d'oro entrano nell'orecchio, lo stordiscono, lo inebriano.
E accanto all'udito s'affianca, non meno importante, quello della vista: i versi disegnano un'abbondanza di immagini forti, delicate, aeree, sanguigne; né si può trascurare la presenza delle immagini fotografiche a colori inserite tra un capitolo e l'altro del poema: poesie anch'esse fatte della materia della luce.
Del resto è proprio la luce (ovvero la speranza, la gioia) a trionfare; così, infatti termina il poema di Mosi: “Riprende il cammino / dopo che la neve si è sciolta. / La natura respira, rinasce”.”

II. Canto, “Orfeo in Fonte Santa”
.
Il canto mi prende, mi porta
a cantare lo scorrere del tempo
nel bosco sacro di Fonte Santa,
accordo la mia voce al suono
delle acque, al respiro del vento,
al vibrare delle foglie, guidato
dalla musica del flauto d’oro.
Brilla il vortice del silenzio,
alberi, pietre incantate, braccia
di luce scivolano per i rami,
riflettono nello specchio della fonte
figure, miti colorati.
.
L’inganno si congiunge
alla conoscenza, appaiono
immagini sconosciute:
la fonte non sa di contemplare
sé stessa e il riflesso di un dio.
----

XII. Canto,  “Orfeo in Fonte Santa”

Più volte la notte ha disteso
la sua ombra d’improvviso
fra le piante del bosco, sui
giorni della nostra vita.

Lenzuoli bianchi alle finestre
dell’Uccellare e di Picille

i tedeschi stanno ripiegando
hanno lasciato il paese,
la Brigata si riunisce a Belvedere
domani entrerà a Firenze.
Salteranno i ponti sull’Arno.

Una bandiera rossa David
nascose fra i muri del rifugio
a Fonte Santa. Rossa sventola
dalla finestra della casa
per la libertà ritrovata. 

Una bandiera rossa riposta
nello scaffale più alto,
nel silenzio del tramonto.




POESIA DOPO L' UMANO -Jorie Graham presenta il libro "Fast" a Villa Arrivabene







Collegamento a Literary 30 settembre

È uscito il 19 settembre di questo anno il libro “fast” della poetessa americana Jorie Graham, pubblicato dall’editore Garzanti. Il 20 settembre a Villa Arrivabene, a Firenze, è stata presentata la raccolta alla presenza dell’autrice, della traduttrice, Antonella Francini che hanno dato vita ad un’affascinante conversazione, introdotta dal critico letterario Niccolò Scaffai.
Il merito dell’iniziativa va in primo luogo alla Rivista di poesia comparata “Semicerchio”, diretta da Francesco Stella, al Consolato U.S.A. a Firenze, che celebra i 200 anni della presenza USA in Toscana, al Comune e al Consiglio di Quartiere 2.
Il volume ha una veste quanto mai elegante, è di notevole interesse per i temi considerati, di estrema attualità, per la libertà con la quale l’autrice dispiega varie e innovative forme della scrittura, per il ruolo che delinea oggi per il poeta, di profonda responsabilità di fronte ai preoccupanti processi di degrado del nostro pianeta. La raccolta presenta, ci sembra, un carattere unico, non riconducibile semplicemente all’etichetta di poesia civile o di eco-poetry.
Jorie Graham è nata a New York nel 1950 ed è cresciuta in Italia, a Roma. Ha studiato alla Sorbona a Parigi e negli Stati Uniti, dove insegna scrittura creativa all’Università di Harvard ricoprendo il ruolo che fu del poeta irlandese, e premio Nobel, Seamus Heaney. Ha pubblicato tredici raccolte di versi e nel 1996 le è stato assegnato il Premio Pulitzer per la poesia. In Italia ha vinto il premio Nonino nel 2013 e il premio Ceppo Internazionale Bigongiari nel 2014.
Due commenti sulla sua poesia. Sul “The New York Times” troviamo “Per la poesia dopo il 1980, Jorie Graham è ciò che Bob Dylan rappresenta per il rock dopo il 1960. Entrambi hanno cambiato le regole dell’arte che hanno scelto.” Claudio Magris ha scritto “Graham scrive liriche contagiose e coinvolgenti, dove la parola ritrova la sua eticità e spiritualità tendendo all’infinito.”
La voce di Jorie Graham è senza dubbio una delle voci poetiche più importanti e significative dei nostri giorni. Si dice giustamente che la sua fama è planetaria e l’uscita di ogni suo libro è sempre un evento. Questa nuova raccolta appare profondamente personale, coinvolgente e innovativa, è una poesia “dopo l’umano”, esplora appunto i limiti dell’umano e le soluzioni del post-umano , che suscitano spavento e inquietudine. Le composizioni evocano le trasformazioni da cui è investita la Terra, tra vita modificata sotto i più vari aspetti, tra cyber-vita e forme stampate in 3D. La raccolta “fast” di pagina in pagina getta luce sulla nostra esistenza, sull’umanità che oggi sembra camminare al limite di un precipizio. In queste poesie, si può dire, non c’è il soggetto lirico, prevale la voce dell’ambiente, c’è un veloce divenire espresso anche nei caratteri, nel ritmo, nella disposizione della parola sulla pagina. I versi appaiono in forma orizzontale rispetto alla pagina, con spazi differenziati, ora dal flusso serrato, ora lento e disteso.
( Prosegue su Literary)



giovedì 26 settembre 2019

La Mostra "Terra Madre" alla Casa di Dante fino al 4 ottobre - "Dalla parte di Greta Thunberg dei giovani" - Intervento con "Sinfonia per San Salvi"








“Terra Madre”: l’attualità della Mostra alla “Casa di Dante”

La Società di Belle Arti Circolo degli Artisti “ Casa di Dante”, secondo l’ideazione del suo Presidente Franco Margari, ha promosso  a partire dal 21 settembre, l’esordio della Rassegna di Arti visive per i soci Artisti sulle tematiche cosmogoniche dei quattro elementi: TERRA, ACQUA, FUOCO, ARIA. Il primo evento espositivo, rispettando la partitura polifonica, è stato dedicato all’elemento TERRA che sottolinea l’imperativo della sostenibilità ambientale per il pianeta, soffocato da criticità legate al progressivo inquinamento tecnologico e industriale, conseguente surriscaldamento climatico, inadeguato riciclo dei materiali plastici e tossici nelle pervasive logiche dell’economia globale.
“L’Arte per vocazione si qualifica in virtù del rapporto rigenerante ed icastico – ha sostenuto Silvia Ranzi, critico d’arte, all’inaugurazione della di sabato 21 settembre - con il mondo fenomenico del regno naturalistico: interpretandolo nella sublimazione veridica o lirica della Figurazione, simbolica o concettuale nelle essenze dell’Astrazione, per accogliere il fascino dell’interdipendenza fra le discipline dello scibile umano che interagiscono sulla visione estetica nella dialettica attuale tra reale e virtuale”.
Partecipano alla Mostra, aperta fino al 3 ottobre, nove soci del Circolo indicati nel manifesto dell’iniziativa con l’immagine di una Terra riarsa, segnata dal riscaldamento. Ho partecipato alla Mostra con un’opera di fotografia, poesia e prosa dal titolo “Sinfonia per San Salvi”, articolata in quattro grandi pannelli che riprendono la scansione classica dei quattro tempi di una sinfonia. 

Con “Sinfonia per San Salvi” l’attenzione è rivolta ad un lembo di terra alla periferia della città di Firenze, riservato al vecchio ospedale psichiatrico: al centro vi è quello che rimane di un antico padiglione riservato un tempo alle “donne agitate”. I quattro Tempi della Sinfonia assumono precise denominazioni e si articolano in più movimenti in una stretta connessione fra immagini fotografiche e parole (poesia e prosa).
Il primo Tempo della Sinfonia "Terra Desolata", ispirato all’opera di T. S. Elliot, presenta cinque movimenti: I. Periferie, II. Mercati ospedali, III. Città stazioni aeroporti, IV. Caos, V. Nè in cielo nè in terra.
APRIL is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.
T. S. Eliot, The Waste Land, 1922, v. 1-7


Il secondo Tempo: "Terra della Follia", con dieci movimenti: I. La nave dei folli, II. Memorie, III. La mappa della follia, IV. Terra fertile, V. Terra santa, VI. Terra elettrica, VII. Corrispondenza negata, VIII. Parole di follia, IX. Soraya, X. Una vita tra i matti. L’inizio di questo secondo Tempo dà il senso dell’intero componimento:


La nave dei folli dal padiglione
delle Agitate
ondeggia sul mare di erba e
di pini, s’infrange contro il muro
che divide il giardino dal mondo.
Il canto penetra per gli occhi neri
delle finestre, delle porte sbarrate
da reti di ferro, invade le sale
deserte, sfiora disegni di mostri,
figure procaci, incontra segni
di vita recente, cataste di letti,
di sedie, si sofferma in un angolo
con decori di qualche Natale fa.
Il canto sale al primo piano
fra le celle, le porte spalancate,
nelle stanze per l’idroterapia,
per l’elettroterapia, fino alla
parete crollata nel giardino,
raggiunge le chiome dei pini.
Il terzo Tempo - "Terra Liberata" – è legato alla liberazione di questo “lembo di terra” con l’apertura del manicomio alla città, al momento dell’approvazione della legge Basaglia; quattro sono i movimenti: I. Festa per la liberazione di San Salvi, II. Pablo Neruda "La città", III. La Festa: "Il corteo", "Inno alla danza", "En bateau", IV. "La Primavera".
L’ultimo Tempo ("Terra Futura") celebra l’invasione dello spazio intorno al vecchio “padiglione delle agitate”, da una vegetazione libera, lussureggiante, composta dai più diversi tipi di erbacce, segno vivo della Natura che si impadronisce di nuovo di queste parte della Terra, per riservarla ad un diverso destino. Cinque i movimenti: I. La città della Gioia, II. Terzo Paesaggio, III. Cigli erbosi, IV. Inno alle erbacce, V. Giardino planetario.

La conclusione:
“E com’è che l’agave ha permesso all’erbaccia di sottometterla?
Che forza, che energia dirompente spinge sotto questa terra. Non è un luogo abbandonato? Qui scorre una linfa antica, misteriosa, tenace.
Che sia il dolore, la rabbia, grida o le risate sconce, le pitture sghimbesce sui muri,
o quel tralcio di filo dorato della festa di natale che ancora pende nel refettorio, che sia insomma LA FOLLIA, la linfa misteriosa che ha concimato, innaffiato, incitato la natura che qui si celebra senza ostacoli, entra negli anfratti, si insinua nei mattoni e nelle inferriate, nei vetri rotti, esplode di palme, prega tendendo verso l’alto le cime degli alberi? Non dimenticate questo luogo!”

lunedì 23 settembre 2019

Umberto Zanarelli al piano: "Impressioni musicali" da "Orfeo in Fonte Santa" - 7 ottobre, Museo Amalia Ciardi Duprè - La recensione di Simone Siliani



Roberto Mosi, “Orfeo in Fonte Santa, G. Ladolfi Editore, Borgomanero (No), 2019

Recensione di Simone Siliani
In “Cultura Commestibile”,  http://www.culturacommestibile.com/, 7 settembre 2019, n. 320, pag. 13

“Roberto Mosi, poeta prolifico e animatore culturale di tante esperienze, ha dato alle stampe un piccolo e prezioso libretto, “Orfeo in Fonte Santa” (Giuliano Ladolfi Editore Borgomanero, Novara). Un poemetto, composta da diciotto stanze, accompagnato da belle foto, che potrei dire, definisce il mondo, le sue tragedie, i suoi miti, visti da questo luogo magico, appunto Fonte Santa, nella zona sud di Firenze.
È qui che si incontravano i “Pastori Antellesi”, gruppo di artisti e intellettuali che avevano costituito una sorta di Arcadia fiorentina di cui fu mentore Buonarroti il Giovane, alla fine del XV secolo. E da qui, la “Fonte dei Baci” la chiamavano, guardavano a quel loro mondo percorso da conflitti, lotte di potere eppure da una rinascenza delle arti e della cultura a cui ancora oggi guardiamo come a una sorta di età dell’oro, di cui non comprendiamo i contenuti profondi. In questo luogo avevano costruiti i primi insediamenti gli Etruschi, il popolo delle ombre che pure lasciò qui tracce della propria scrittura e della sua organizzazione politica, con il confine della giurisdizione amministrativa. È sempre da Fonte Santa passa il sentiero della transumanza di pastori, pellegrini e mercanti verso la Maremma. E ancora ci testimonia Mosi con la sua poesia, le storie di lotta partigiana fino ad un triste fatto di cronaca dei nostri giorni, l’uccisione di una giovane donna per mano dell’ex fidanzato che poi si uccide.
I punti di vista laterali, periferici sul mondo, sono spesso quelli più carichi di possibilità; certo lo sono di poesia, se per questa vogliamo intendere la discesa nelle profondità della vitta. Certo, questa voce interiore è colta da Roberto Mosi che traccia in diciotto stanze questa linea rossa che unisce passato e presente, storia e natura, umano e non umano (stanza III):
“…
L’assenza si capovolge
in presenza, attività e passività,
si integrano, figure immobili
sono superate da immagini
in movimento. “Alla terra
immobile” dico: “Io scorro”
all’acqua rapida: “Io sono”.

All’oblio che si distende
risponde il canto che afferra
l’esistenza, “io sono”, “io sono”.

Il mito, che il titolo suggerisce quale collante di tutto, è in realtà il basso costante, sottofondo e quasi escamotage per annullare il tempo storico e collegare David giovane partigiano che nasconde a Fonte Santa la bandiera rossa che tornerà a sventolare alla Liberazione, con l’eversione artistica di Buonarroti. Come Orfeo è coesistenza di otto diverse personalità e identità, anche la storia si ripresenta nelle sue molteplici forme in una unità naturale. È la lezione di Rainer Maria Rilke dei “Sonetti a Orfeo”, cui Mosi esplicitamente si riconnette: l’esistenza come canto continuo e la poesia come miracoloso equilibrio di contrasti. La poesia più vera è quella che canta quello che Elio Vittorini chiamava, nella “Conversazione in Sicilia”, il mondo offeso, quella parte di umanità che viene quotidianamente oppressa e affronta con rassegnazione il proprio destino. Da lì scaturisce il canto. In Vittorini avviene nell’incontro di Silvestro e alcune figure archetipiche del paese, fra le quali Calogero l’arrotino; qui in Mosi (stanza XVIII):
“ …
Il richiamo risuona da lontano:
“Arrotino”, “Arrotino”
Migranti giunti dall’Africa,
dalla Siria, seguono l’anello
delle colline. In testa Jemal,
l’etiope guidato dal cane.”

Figure di uomini concreti, sofferenti, che la poesia trasfigura in miti, simboli, natura.”



Per Dante Alighieri una Festa Giapponese al Circolo degli Artisti


             Festa Giapponese per l’Anniversario di Dante Alighieri

                                    LINK LITERARY 23- 9- 2019                                  


Una Festa giapponese per ricordare i 698 anni dalla morte di Dante Alighieri – Ravenna, 14 settembre 1321 - nei luoghi dove nacque il poeta.

"Li antichi miei e io nacqui nel loco
dove si trova pria l'ultimo sesto
da quel che corre il vostro annual gioco,"
                               Paradiso, Canto XVI

 Dante stesso scrisse di essere nato all'ombra della Badia Fiorentina sotto la parrocchia di San Martino, anche se non è certo che l'edificio sia esattamente quello dove oggi è ospitato il Museo e la Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti “Casa di Dante”. La vicinissima chiesa di Santa Margherita de' Cerchi è il luogo dove il poeta avrebbe incontrato per la prima volta Beatrice Portinari.
Quest’ultimo, un luogo per me quanto mai suggestivo che frequento da circa quindici anni per gli incontri d’arte e per presentare periodicamente la mia produzione nel campo della poesia e della fotografia.
La Festa si è tenuta presso il Circolo degli Artisti di Firenze, sponsorizzata dalla “Associazione per la tutela del tè lavorato a mano”. Un settore della Festa è stato dedicato all'artigianato tradizionale con la partecipazione di quattro artigiani venuti direttamente dal Giappone (lavorazione delle ambre, calligrafia giapponese, artista di bambole, produzione di fermacapelli).
Un altro settore era dedicato a "Il cammino dell'arte nella vitalità delle donne - Donne giapponesi che vivono a Firenze". Le artiste: Kiyoko Hirai, Yumiko Kido, Yumiko Kishy, Akiyo Takano.
Fra gli eventi della Festa la cerimonia del tè, un concerto in onore di Dante Alighieri , flauto dolce e pianoforte con musiche della tradizione occidentale e della cultura orientale; una meravigliosa danza in kimono. Il videopresentato in questa occasione riporta alcune immagini della Festa e si sofferma in particolare sugli eleganti passaggi figurati della danzatrice giapponese ( https://www.youtube.com/watch?v=y9CI48s9roo).

Un pubblico numeroso e interessato ha partecipato alla Festa del Circolo degli Artisti presso il quale, come ricordavo, ho vissuto negli anni esperienze per me molto importanti. Le immagini del video https://www.youtube.com/watch?v=mgAqAQbksFk mostrano l’autore con presidente del Circolo Franco Margari,  nel corso dell’intervista sul progetto “Orfeo in Fonte Santa”. Mi sembra opportuno ricordare che “Literary” da più anni segue, con le notizie riportate su “Occhio all’Autore”, le esperienze realizzate in questo magico luogo della vita artistica fiorentina dei nostri giorni.


domenica 8 settembre 2019

Venere sull'Acropoli di Populonia - L'Eros di Venere Vincitrice di Antonio Canova

                                                       Venere Vincitrice - Antonio Canova

Link a Literary per Venere sull'Acropoli



                                                                           Link a Literary

Mostra Collettiva "Terra Madre" - Opera "Sinfonia per San Salvi"



Ex Ospedale Psichiatrico di San Salvi, Padiglione delle Agitate



Jorie Graham a Villa Arrivabene, 20 settembre: "Poesia dopo l'umano"




For #Together200/#Insieme200, this Consulate 200th Anniversary event is in collaboration with the journal Semicerchio. Rivista di poesia comparata: «Tre voci americane - Tre generazioni» / Three american voices – Three generations».
Third event: Poesia dopo l’umano’. Conversation with Jorie Graham, 1996 Pulitzer Prize winner, on the occasion of the Italian publication of her new book, Fast, for Garzanti Editore and translated by Antonella Francini.
With Niccolò Scaffai, author of Letteratura e ecologia (2017), and Antonella Francini
Villa Arrivabene  (piazza Alberti 1/A) - Venerdì, Settembre 20, alle 17,30.
Born in New York City and raised in Italy until the age of 18, Jorie Graham is one of the most internationally acclaimed poets of the American post-war generation. Awarded with the Pulitzer Prize in 1996 and the recipient of numerous awards in the Usa and abroad, Graham is the author of 14 books of poetry and teaches at Harvard University as the Boylston Professor of Rhetoric and Oratory, the first woman to be given this position which was previously held by Seamus Heaney.  In Fast, winner of the Bobbitt National Prize for Poetry from the Library of Congress in 2018, Graham explores the limits of the human and the uneasy seductions of the post-human giving urgent form to the ever increasing pace of transformation of our planet and ourselves. Cyber life, 3D printed ‘life’, life after death, and biologically, chemically, and electronically modified life: in her work Graham lights up the border of our new condition as individuals and as a species on the brink.

# Together200/#Insieme200 in collaborazione con la rivista di poesia comparata Semicerchio, nel trentesimo della sua Scuola di Scrittura Creativa a Firenze, presenta «Tre voci americane - Tre generazioni» / Three american voices – Three generations»..
A cura di Antonella Francini
Terzo incontro: Poesia dopo l’umano’. In conversazione con Jorie Graham, Premio Pulitzer per la poesia 1996, in occasione dell’uscita di Fast per l’editore Garzanti, il suo libro più recente tradotto da Antonella Francini.
Intervengono Niccolò Scaffai, autore di Letteratura e ecologia (2017) e Antonella Francini.
Villa Arrivabene  (piazza Alberti 1/A) - Venerdì, Settembre 20, alle 17,30.
Nata a New York e cresciuta a Roma fino all’età di 18 anni, Jorie Graham è fra i maggiori poeti di lingua inglese. Premio Pulitzer nel 1996, insegna a Harvard come Boylston Professor of Rhetoric and Oratory, la prima donna a occupare questa posizione dopo il poeta premio Nobel Seamus Heaney. Ha pubblicato 14 volumi di poesia a cui sono andati numerosi riconoscimenti, fra cui il Bobbitt National Prize for Poetry dalla Library of Congress nel 2018 per il libro Fast

In Fast Jorie Graham esplora i limiti dell’umano e le inquietanti seduzioni del post-umano. Evocando una varietà di voci e prospettive diverse dà forma e urgenza alla sempre più rapida trasformazione di cui è investito il pianeta tra cyber-vita, «vita» stampata in 3D, vita dopo la morte, vita biologicamente, chimicamente ed elettronicamente modificata, individualità e appartenenza a una specie che oggi sembra correre veloce verso la sua implosione.



Franca Alaimo per "Orfeo"



Recensione di Franca Alaimo



“Una scrittura fluida e felice caratterizza il poemetto polimetro in versi liberi di Roberto Mosi, Orfeo in Fonte Santa, sia che il poeta tocchi accenti di squisita liricità, sia che introduca nei versi elementi narrativi. Gli uni e gli altri, infatti, perfettamente agglutinati, tessono una intelaiatura classicamente atteggiata, nonostante la modernità della concezione che la sorregge e della lingua di tono medio-alto, limpidamente comunicativa.
La Fonte Santa (che si trova, come si legge nell'introduzione, in un angolo felice delle colline che circondano la città di Firenze) costituisce il centro ispirativo attorno al quale si dipana la materia del canto; lemma, quest'ultimo, ricorrente e usato alla maniera dei grandi autori epici della classicità, e legato ad un altro che etimologicamente lo contiene, incanto, a significare che la poesia possiede una forza magica che vince lo scorrere del tempo, creando una dimensione parallela in cui ogni cosa non solo salva se stessa, ma si riappropria dell'integrità ontologica scoprendo i legami tra alto e basso, visibile e invisibile.
Personaggi storici ed angeli vengono affiancati, così come eventi sanguinosi e visioni mentali, concretezza di cose e leggerezze estatiche, nella convinzione che la Poesia coincida con il Tutto, se il Tutto diviene spazio interiore.
Dunque il mito, così abbondantemente presente nel poemetto di Mosi, e la narrazione di episodi legati e alla letteratura del Seicento e alla seconda guerra mondiale e alla lotta dei partigiani (Orfeo in Fonte Santa è dedicato, infatti a uno di loro, David Daviddi), e ad episodi di cronaca attuale, coesistono con la stessa forza, e si confrontano con i temi essenziali: la vita, la morte,il tempo, l'eternità, la bellezza, il bene, la crudeltà, la gioia, il dolore.
Lo stesso mito di Orfeo è corredato di tutti questi elementi: Orfeo che incanta con la sua voce le creature viventi, Orfeo sconvolto dalla morte di Euridice, Orfeo che scende negli Inferi, Orfeo dilaniato dalle Baccanti, Orfeo, la cui testa insieme alla sua lira approdano sull'isola di Lesbo.
I riferimenti letterari sono molti, ma certamente, (il poeta stesso lo cita in apertura del libro) il più importante è Rainer Maria Rilke con i suoi Sonetten an Orpheus, del quale egli fa propria l'intuizione di una Weltinnenraum, quale espressione di una realtà unica in cui non ci sono un dentro e un fuori, un prima e un dopo, ma un tutto senza limiti, come si è già detto. Con Rilke l'autore condivide anche ( ne è testimonianza il canto III, pag. 21) la coincidenza tra il divenire di Eraclito e l'essere di Parmenide. Riprendendo, infatti, i versi rilkiani; E se il mondo di oblio ti ha ricoperto, / alla terra immobile puoi dire: io scorro. / E all'acqua rapida ribattere: io sono”, Mosi così riscrive: L'assenza si capovolge / in presenza, attività e passività / si integrano, figure immobili / sono superate da immagini / in movimento. “Alla terra / immobile” dico: io scorro”, / all'acqua rapida: io sono”.
Ѐ un atteggiamento assai importante questo recupero della tradizione operato da Mosi, in tempi nei quali i poeti sembrano attingere la propria ispirazione da altre fonti, trascurando la lezione dei grandi. Così come interessante è il ricorso ad una lingua tanto limpida e sonora, sebbene i versi non siano rimati.
Fra tutti i sensi, è, infatti, quello dell'udito ad essere privilegiato: è una vera e propria partitura musicale il secondo canto: voce umana, suono di acque, respiro del ventovibrare delle foglie, flauto d'oro entrano nell'orecchio, lo stordiscono, lo inebriano.
E accanto all'udito s'affianca, non meno importante, quello della vista: i versi disegnano un'abbondanza di immagini forti, delicate, aeree, sanguigne; né si può trascurare la presenza delle immagini fotografiche a colori inserite tra un capitolo e l'altro del poema: poesie anch'esse fatte della materia della luce.
Del resto è proprio la luce (ovvero la speranza, la gioia) a trionfare; così, infatti termina il poema di Mosi: “Riprende il cammino / dopo che la neve si è sciolta. / La natura respira, rinasce”.”



II. Canto, “Orfeo in Fonte Santa”
.
Il canto mi prende, mi porta
a cantare lo scorrere del tempo
nel bosco sacro di Fonte Santa,
accordo la mia voce al suono
delle acque, al respiro del vento,
al vibrare delle foglie, guidato
dalla musica del flauto d’oro.
Brilla il vortice del silenzio,
alberi, pietre incantate, braccia
di luce scivolano per i rami,
riflettono nello specchio della fonte
figure, miti colorati.
.
L’inganno si congiunge
alla conoscenza, appaiono
immagini sconosciute:
la fonte non sa di contemplare
sé stessa e il riflesso di un dio.
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XII. Canto,  “Orfeo in Fonte Santa”

Più volte la notte ha disteso
la sua ombra d’improvviso
fra le piante del bosco, sui
giorni della nostra vita.

Lenzuoli bianchi alle finestre
dell’Uccellare e di Picille

i tedeschi stanno ripiegando
hanno lasciato il paese,
la Brigata si riunisce a Belvedere
domani entrerà a Firenze.
Salteranno i ponti sull’Arno.

Una bandiera rossa David
nascose fra i muri del rifugio
a Fonte Santa. Rossa sventola
dalla finestra della casa
per la libertà ritrovata. 

Una bandiera rossa riposta
nello scaffale più alto,
nel silenzio del tramonto.