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Virginia alle Giubbe Rosse |
Virginia e Roberto |
Virginia Bazzechi ha realizzato interviste e altri video di presentazione di libri - con molti accessi online - riportati nella Playlist You Tube "Felicità" : indirizzo : https://www.youtube.com/playlist?list=PLKs0dokJPvpjRmTI67DjY7a_uDzyC9NEF
Si vedano i video relativi ai libri "Il profumo dell'iris" (Gazebo), "Poesie 2009-2016" (Ladolfi Editore), "Esercizi di volo" (Europa Edizioni).
La illustrazione del video "Orfeo in Fonte Santa":
Video di presentazione del Poemetto "Orfeo in Fonte Santa" realizzato da Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri. Fotografie di Roberto Mosi, Arianna Rizzuto e immagini di repertorio. Musica: Epic Cinematic Music History ( Free Download), A. Vivaldi "Concerti per Flauto", Suoni ed effetti Inspector: Inspector J.
SCHEDA DEL POEMETTO "ORFEO IN FONTE SANTA" :
"Con il poemetto Orfeo in Fonte Santa si vuol saggiare ancora una volta da parte dell’autore, la possibilità della poesia di cogliere le energie primarie racchiuse nel mito di Orfeo, come suggerisce la lettura dell’undicesimo libro delle Metamorfosi di Ovidio, in cui la testa del cantore della Tracia, dopo lo scempio compiuto dalle Ménadi, continua a cantare al suono della lira, trasportata dalle onde del mare verso l’isola di Lesbo. Della narrazione di Ovidio viene colto il tema del canto e della poesia che conquistano la natura: Orfeo arriva al cuore della natura grazie alla sua arte, e attraverso quest’arte la natura entra nel linguaggio e diventa poesia.
Perché Orfeo in Fonte Santa? Fonte Santa è una terra particolare, che assume per l’autore un carattere emblematico, è un angolo “felice” delle colline che circondano la città di Firenze, presso San Donato in Collina, al centro di un’area boschiva quasi unica in Italia per la presenza a seicento metri di altitudine e a novanta chilometri dal mare, di una flora tipica del litorale che qui si conserva alimentata dalle correnti mediterranee che vi giungono lungo il corso dell’Arno. Il territorio con al centro la voce canora, “orfica” della Fonte, è stato sempre abitato dall’uomo, da popolazioni etrusche e romane, ha visto sorgere castelli e ville, è stata frequentata nel Seicento da un gruppo di poeti dell’Arcadia fiorentina, è stato percorso da pastori, mercanti, pellegrini – la via della Maremma – è stato luogo di aspri scontri nel corso della lotta di liberazione.
In Orfeo in Fonte Santa, il canto, dagli accenti orfici, con l’eco della ricerca della poetica di Rainer Maria Rilke, tenta di catturare l’essenza e i passaggi della storia di questa terra, il respiro della natura, le metamorfosi delle figure che l’hanno abitata e l’abitano oggi. Ricerca, dunque, per metafora, la vita che è – e che scorre, con il suono delle acque – in Fonte Santa.
Le fotografie che illustrano il testo poetico, cercano di catturare con gli scatti dell’obiettivo, attimi della vita che scorre. "
Recensione di Franca
Alaimo:
“Una scrittura fluida e
felice caratterizza il poemetto polimetro in versi liberi di Roberto
Mosi, Orfeo in Fonte Santa, sia che il poeta tocchi accenti di
squisita liricità, sia che introduca nei versi elementi narrativi. Gli uni e
gli altri, infatti, perfettamente agglutinati, tessono una intelaiatura
classicamente atteggiata, nonostante la modernità della concezione che la sorregge
e della lingua di tono medio-alto, limpidamente comunicativa.
La Fonte Santa (che si
trova, come si legge nell'introduzione, in un angolo felice delle colline che
circondano la città di Firenze) costituisce il centro ispirativo attorno al
quale si dipana la materia del canto; lemma, quest'ultimo,
ricorrente e usato alla maniera dei grandi autori epici della classicità, e
legato ad un altro che etimologicamente lo contiene, incanto, a
significare che la poesia possiede una forza magica che vince lo scorrere del
tempo, creando una dimensione parallela in cui ogni cosa non solo salva se
stessa, ma si riappropria dell'integrità ontologica scoprendo i legami tra alto
e basso, visibile e invisibile.
Personaggi storici ed
angeli vengono affiancati, così come eventi sanguinosi e visioni mentali,
concretezza di cose e leggerezze estatiche, nella convinzione che la Poesia
coincida con il Tutto, se il Tutto diviene spazio interiore.
Dunque il mito, così
abbondantemente presente nel poemetto di Mosi, e la narrazione di episodi
legati e alla letteratura del Seicento e alla seconda guerra mondiale e alla
lotta dei partigiani (Orfeo in Fonte Santa è dedicato, infatti a
uno di loro, David Daviddi), e ad episodi di cronaca attuale, coesistono con la
stessa forza, e si confrontano con i temi essenziali: la vita, la morte,il
tempo, l'eternità, la bellezza, il bene, la crudeltà, la gioia, il dolore.
Lo stesso mito di Orfeo
è corredato di tutti questi elementi: Orfeo che incanta con la sua voce le
creature viventi, Orfeo sconvolto dalla morte di Euridice, Orfeo che scende
negli Inferi, Orfeo dilaniato dalle Baccanti, Orfeo, la cui testa insieme alla
sua lira approdano sull'isola di Lesbo.
I riferimenti letterari
sono molti, ma certamente, (il poeta stesso lo cita in apertura del libro) il
più importante è Rainer Maria Rilke con i suoi Sonetten an Orpheus, del
quale egli fa propria l'intuizione di una Weltinnenraum, quale
espressione di una realtà unica in cui non ci sono un dentro e un fuori, un
prima e un dopo, ma un tutto senza limiti, come si è già detto. Con Rilke
l'autore condivide anche ( ne è testimonianza il canto III, pag. 21) la
coincidenza tra il divenire di Eraclito e l'essere di Parmenide. Riprendendo,
infatti, i versi rilkiani; E se il mondo di oblio ti ha ricoperto, /
alla terra immobile puoi dire: io scorro. / E all'acqua rapida ribattere: io
sono”, Mosi così riscrive: L'assenza si capovolge
/ in presenza, attività e passività / si integrano, figure immobili / sono
superate da immagini / in movimento. “Alla terra / immobile” dico: io scorro”,
/ all'acqua rapida: io sono”.
Ѐ un atteggiamento
assai importante questo recupero della tradizione operato da Mosi, in tempi nei
quali i poeti sembrano attingere la propria ispirazione da altre fonti,
trascurando la lezione dei grandi. Così come interessante è il ricorso ad una
lingua tanto limpida e sonora, sebbene i versi non siano rimati.
Fra tutti i sensi, è,
infatti, quello dell'udito ad essere privilegiato: è una vera e propria
partitura musicale il secondo canto: voce umana, suono di acque, respiro
del vento, vibrare delle foglie, flauto d'oro entrano
nell'orecchio, lo stordiscono, lo inebriano.
E accanto all'udito
s'affianca, non meno importante, quello della vista: i versi disegnano
un'abbondanza di immagini forti, delicate, aeree, sanguigne; né si può
trascurare la presenza delle immagini fotografiche a colori inserite tra un
capitolo e l'altro del poema: poesie anch'esse fatte della materia della luce.
Del resto è proprio la
luce (ovvero la speranza, la gioia) a trionfare; così, infatti termina il poema
di Mosi: “Riprende il cammino / dopo che la neve si è sciolta. / La natura
respira, rinasce”.”
II. Canto, “Orfeo in
Fonte Santa”
.
Il canto mi prende, mi
porta
a cantare lo scorrere
del tempo
nel bosco sacro di
Fonte Santa,
accordo la mia voce al
suono
delle acque, al respiro
del vento,
al vibrare delle
foglie, guidato
dalla musica del flauto
d’oro.
Brilla il vortice del
silenzio,
alberi, pietre
incantate, braccia
di luce scivolano per i
rami,
riflettono nello
specchio della fonte
figure, miti colorati.
.
L’inganno si congiunge
alla conoscenza,
appaiono
immagini sconosciute:
la fonte non sa di
contemplare
sé stessa e il riflesso
di un dio.
----
XII. Canto, “Orfeo in Fonte Santa”
Più
volte la notte ha disteso
la
sua ombra d’improvviso
fra
le piante del bosco, sui
giorni
della nostra vita.
Lenzuoli
bianchi alle finestre
dell’Uccellare
e di Picille
i
tedeschi stanno ripiegando
hanno
lasciato il paese,
la
Brigata si riunisce a Belvedere
domani
entrerà a Firenze.
Salteranno
i ponti sull’Arno.
Una
bandiera rossa David
nascose
fra i muri del rifugio
a
Fonte Santa. Rossa sventola
dalla
finestra della casa
per
la libertà ritrovata.
Una
bandiera rossa riposta
nello
scaffale più alto,
nel
silenzio del tramonto.