Venere risplende sull'acropoli di Populonia - Venus shines on the acropolis of Populonia - Vénus brille sur l'acropole de Populonia - تشرق الزهرة على الأكروبول في بوبولونيا - Венера сияет на акрополе Популонии
Video visita Parco Archeologico
È di
grande fascino la visita all’Acropoli nel Parco Archeologico di Populonia,
sopra il golfo di Baratti, dopo le scoperte effettuate in questi anni grazie ad
un’importante campagna di scavi. Abbiamo partecipato alla fine del mese di
agosto ad una visita guidata insieme ad un gruppo di amici e ci ha colpito, in
particolare, il dato che sta emergendo della presenza sulla sommità della
collina di un tempio dedicato a Venere, come divinità protettrice dei marinai e
della “buona navigazione”, venerata in tanti santuari a lei dedicati nei porti
del Mediterraneo. Il tempio è ornato da meravigliosi ex-voto, in mosaico, ed è
dotato di uno spazio termale per i devoti.
In
maniera intelligente l’attuale amministrazione del Parco tiene informati i
visitatori delle ricerche in corso e consente loro di prendere cognizione degli
affascinanti risultati; sono previste più visite giornaliere con guide ben
preparate.
Durante
la nostra visita, una vasta serie di elementi. Industria etrusca, poi romana, del ferro sulla
spiaggia e golfo “coperto” da fuliggine. Storie di prostitute sacre, miti,
scampati naufragi. Populonia unica città etrusca sul mare: come rivedere, a
colori, templi e case lungo la via basolata su cui si cammina oggi e da più di
mille anni. Fino alle mura “ciclopiche” mai percorse prima in esterno, che nel
tratto basso tagliano in due il Promontorio.
Abbiamo illustrato la visita con le immagini di un breve
video:
Il percorso della visita: si comincia, all’ingresso
del Parco, dalla ricostruzione del basamento del tempio C, tra Demetra e il dio
etrusco del vino, Fufluns (Dioniso per i greci, Bacco per i romani) per passare
all’edificio conosciuto come le Logge e al nuovo percorso di visita fino alle
mura.
Si pensa che l’edificio noto come le Logge sia un
santuario marittimo su terrazze dedicato a Venere Euploia, ovvero della buona
navigazione, protettrice dei naviganti. Questo grazie a un certo numero
d’indizi, ovvero la scena di naufragio sul mosaico dei pesci, un ex voto per uno
scampato naufragio, dove un marinaio indica un’immagine doppia, vista da
un'angolazione un mollusco, dall’altra una colomba, animale sacro a Venere...
la testimonianza di Phylica, nome di una fanciulla di origine greca, prostituta
sacra che lasciò traccia di sé incidendo il nome su una ceramica. O il mosaico
dei neri, con scena di schiavi etiopi che rimandano agli ambienti del culto di
Venere, in uno degli ambienti delle terme del santuario.
Nel terrazzo sopra le Logge (sopra
agli archi), vi sono diversi edifici del culto di Venere tra cui le stesse
terme del santuario. Da questo terrazzo, affacciato sul golfo e sul castello di
Populonia, una vista spettacolare.
Una delle aree
interessate dai lavori riguarda poi le mura dell’Acropoli. Il nuovo percorso passa in esterno alle
cosiddette mura alte, mura poligonali costruite in grandi blocchi di macigno
che proteggevano la città alta, con gli edifici pubblici e sacri e le
abitazioni più lussuose, sviluppandosi su di un percorso di circa 2,5 km, che
cinge i poggi del Castello e del Telegrafo.
Le ricerche
archeologiche, in collaborazione con l’università di Siena, per aprire il
percorso alle mura, hanno poi riscritto la cronologia di questa imponente opera
di difesa che, tradizionalmente datata a epoca etrusca (VI secolo a.C.), deve
oggi essere attribuita agli inizi del III secolo a.C. in un momento in cui già
Populonia è entrata nell’orbita di Roma che poco dopo, nel corso del II secolo
a.C., ne ridisegnerà l’urbanistica con un grande progetto edilizio che è quel
che oggi vediamo: templi, strade basolate, santuario su terrazze, domus.
Al termine
della visita ai “nuovi” tesori dell’Acropoli, l’incontro con lo spettacolo del
tramonto dal vicino belvedere presso il Castello di Populonia, aperto, dall’alto,
sulla distesa infinita del mare, l’area marina denominata, in anni recenti,
“Santuario dei Cetacei”, che si estende dall’Arcipelago Toscano, alla Liguria,
alla Provenza: spettacolo molto frequentato, ogni sera, momento memorabile per
improntare passi di danza, andare con il pensiero ai miti di Venere e di
Populonia, ascoltare il suono del vento e della poesia.
Il navicello
Acqua fangosa. Immagino
fantastiche figure in fuga
dai racconti del mito,
dalle pagine della poesia.
Luce calda, riflessi
del mosaico etrusco,
mille tessere di suoni
intrecciati in una melodia.
Guizzano naselli e calamari
mormore e gattucci.
Il naufragio al centro. L’onda
travolge il navicello.
Intorno la foresta di alghe
i resti di antichi relitti.
Sul marmo due serpi in amore.
Gorgoglia la sorgente, al porto.
Il ribollire della risorgiva
scioglie neri ricordi,
scioglie bolle di versi
per le serpi in amore.
L’aruspice
Ascolto il silenzio
dalla rocca, lontano
da spiagge affollate.
L’aruspice etrusco
segue il volo del
falco,
coglie i segni del
cielo
La violenza del giorno
è lontana, la città
torna all’antico
mistero.
La processione sale
all’altare sulla
collina
per il sacrificio. Il
sangue
nutre la vita del mito.
“Navicello Etrusco”, R.
Mosi, Il Foglio, 2018
Al termine della visita ai “nuovi” tesori dell’Acropoli, l’incontro con lo spettacolo del tramonto dal vicino belvedere presso il Castello di Populonia, aperto, dall’alto, sulla distesa infinita del mare, l’area marina denominata, in anni recenti, “Santuario dei Cetacei”, che si estende dall’Arcipelago Toscano, alla Liguria, alla Provenza: spettacolo molto frequentato, ogni sera, momento memorabile per improntare passi di danza, andare con il pensiero ai miti di Venere e di Populonia, ascoltare il suono del vento e della poesia.
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