domenica 31 agosto 2014

"Quattro tazze francesi", l'ultimo libro di racconti di Maria Pia Moschini


Gazebo Libri giugno 2014

Maria Pia Moschini “Quattro tazze francesi”
Racconti
Gazebo Libri – Firenze, giugno 2014

Questo terzo libro di Mari Pia Moschini dedicato ai racconti brevi di ispirazione “noir” è rivolto a che ascolta la radio, possibilmente di notte, in quel clima che esalta la solitudine e                                  la perlustrazione di se stessi.                                                              Dall’Introduzione di Albert Sasso
* * * 
Il pettirosso
             Seppellì l’uccellino morto in giardino, dentro la scatola dei Biscotti Mellin. Sulla base, la traduzione di una poesia inglese dedicata al pettirosso, come sottofondo e requiem. Ma il giorno dopo il tic tic del volatile lo seguì in camera, nel bagno, in cucina. Aveva seppellito il cadavere dell’uccellino ma non la voce, questa era rimasta aggrappata alla sua esistenza con un filo di seta annodato chissà dove, oltre il tempo degli orologi, nel suono liquido di un respiro d’anima.

sabato 30 agosto 2014

"Firenze sotto i tacchi" su "Cultura Commestibile"

Lapide per il rogo di Girolamo Savonarola, 23 maggio 1498

Il numero odierno di Cultura Commestibile, pag. 17, presenta la Mostra fotografica "Firenze calpestata" - Hotel Cellai -1°. 30 settembre

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Firenze calpestata, R. M.

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Figure fissate al selciato

dalla parte dei piedi

evaporano nella piazza,

frate Girolamo

emerge dalla lapide

affumicata dal rogo,

 pantaloni neri a pois.

Fanno cerchio figure felici.

la prima ballerina del teatro

dedica un passo di danza

le scarpe rosa incrociate,

la coppia dei vigili trascende

in un giro di valzer

per il Domenicano 

alfiere della Repubblica Fiorentina.

La diva gioisce

figura slanciata su altissimi tacchi

vicino una star d’altri tempi

le gambe tornite

incredibilmente distanti.

La spada a fianco

il Capitano del Popolo

osserva orgoglioso

il ritorno alla gloriosa stagione.

Il carabiniere incorniciato dal sole

assiste di lontano

per riferire al Comando dell’Arma.

Fiuta l’aria il feroce alano

incuriosito dagli odori

 che si spargono nell’aria.

 

Il corteo sfila per il Convento di San Marco

preceduto dallo spazzino

 pulisce il percorso.

Risuona il passo cadenzato

dei soldati della Repubblica,

 via Vacchereccia  via Larga,

silenziosa scivola la monomoto

e la studentessa finlandese.

Avanza solenne la carrozza

trainata dai cavalli di Pannonia

il Frate a cassetta

benedice la folla.

Si scatena la corsa dei corridori

per essere nella prima fila

ad ascoltare le parole.

Il muratore albanese avanza per ultimo

preceduto dal passo altero del piccione

Scarpe rosse

 macchiate di violenza

salutano l’arrivo del corteo.

 

Parole giungono dal Convento

ho il sogno

di vedervi rinsavire.

ho il sogno

di vedervi spalancare porte e finestre

buttando fuori tutta la zavorra

delle vostre sceneggiate.

Distruggete la scenografia,

bruciate l’immondizia

stupidaggini

chincaglieria,

basta il credersi migliori

se

si hanno cose

e zero senso d’essere.

 

La lapide assorbe

figure e parole

nel fumo del rogo,

rimane il passo di un’ombra,

pantaloni neri a pois.



Recensione Silvia Ranzi

FIRENZE CALPESTATA
Recuperare le coordinate storiche nel presente è un leitmotiv persistente nella ricerca di Roberto Mosi al fine di restituire una coscienza critica vigile, disposta a costruire le basi per un solidale futuro, facendo appello al sogno ed all’utopia che traggono forza rigenerante nel simbolismo del Mito e nella metafora della vita-viaggio come rivelano le foto dedicate all’immaginario onirico-scultoreo dell’artista belga J.Michel Folon amato dal poeta ed ai numerosi scorci contemplativi di presenze statuarie e dettagli scultorei di rivisitazione neoclassica e contemporanea in luoghi noti del capoluogo toscano.
La dimensione urbana, con i suoi insediamenti e monumenti storici insigni, in versione diurna e notturna nell’atmosfera di accesi tramonti, è al centro del suo interesse speculativo e fotografico vissuto nel rapporto dialettico con le periferie, in forza del disorientamento operato dai “non luoghi”, cementificazione e massificazione, secondo il concetto coniato dal sociologo Marc Augè, inducendo riflessioni del fruitore sulle nuove modalità di identità, aggregazione sociale, appartenenza multiculturale nei tempi odierni dell’abitare, transitare, comunicare attraverso i social media, esprimersi e consumare nel III^ millennio. L’affezione per Firenze e la sua memoria storica esemplare, quale terreno fertile di idee, spazia dalla cultura umanistico-rinascimentale all’avvento della Resistenza-Liberazione contro il Nazifascismo, dallo slancio ricostruttivo del secondo Dopoguerra al ruolo imprescindibile di icona odierna del turismo nel mondo, grazie al glamour scintillante della moda e delle griffes internazionali al cospetto delle antiche vestigia. Contesti attuali da cui nasce un altro fulcro ispirativo di opere fotografiche in cui si affacciano profili di manichini femminili prospicienti e di oggetti esclusivi che si stagliano nelle vetrine, effigiati sotto l’effetto di sapienti riflessi icastici e sovrapposti, catturati con perizia dall’obiettivo.
La Mostra “FIRENZE CALPESTATA” - dal 1 al 30 settembre presso l’Hotel Cellai a Firenze - richiama nuovamente l’attenzione sulla città e la conservazione delle sue plurime fisionomie storiche, silenti sotto il calpestio inconsapevole dei passanti, come la significativa lapide in Piazza della Signoria, sui lastricati della tipica pietra serena, dedicata al luogo in cui - il 23 maggio 1498 - fu condannato al rogo per eresia il monaco domenicano Girolamo Savonarola, definito dal Machiavelli “Il Profeta disarmato”, che con le sue prediche infuocate intese moralizzare i costumi ed il clero contro la corruzione del tempo.
E’ nel culto irriducibile delle sedimentazioni storiche che Roberto Mosi ci offre una disincantata campionatura di rapide inquadrature fotografiche di figure, sorprese in inediti scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare. Il fatto storico evocato diviene il monito performativo attualizzato attorno al quale ruotano nella postmodernità una galleria di persone/personaggi: il/la turista, i figuranti( il capitano del Popolo/i soldati), il maratoneta, i podisti, la studentessa, la ragazza dai tacchi alti, la posa spensierata di una bambina, i vigili urbani, l’operatore ecologico, l’operaio, le zampe di un cane, la carrozza trainata dai cavalli, per disegnare sulla mappa cittadina la vita brulicante dell’oggi, che vive, si agita, attende, lavora e spera nei cambiamenti.
E’ in gioco la vitalità segreta di un patrimonio storico continuamente da riscoprire ed apprezzare per arginare l’anestesia liquida della dimenticanza, nel rischio dell’eterno presente. Una collezione di opere fotografiche persuasiva dunque per l’impegno e l’intenzionalità estetica delle sue motivazioni propositive che fa dello scatto digitale il prolungamento educativo di un’idea-immagine, “dispositivo di senso” individuale e collettivo.
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SILVIA RANZI

lunedì 25 agosto 2014

"Firenzeriflessa.2", Mostra foto e poesia all'Estate Eclettica di Bivigliano

Bivigliano di sera 


La Mostra di foto e poesia Firenzeriflessa.2 è stata presentata sabato sera, 23 agosto all’Estate Eclettica di Bivigliano, un centro di villeggiatura vicino a Firenze. Due i momenti importanti dell’iniziativa, le foto in bianco e nero esposte nella vetrina della “Rimessa”, catturate dal fotografo Roberto Mosi.  Immagini scoperte  andando in giro per il centro di Firenze alla ricerca di scorci di strade e monumenti,  soprattutto nelle strade della moda e delle vetrine delle grandi firme, fra manichini principeschi. Emerge un paesaggio di visioni e di rinvii che approda all’evanescenza dei sogni. Il mondo che esplora il fotografo, cambia poi di frequente con il succedersi delle ore del giorno e della notte, per l’arrivo di nuovi personaggi – manichini - nelle vetrine che prendono il posto di quelli precedenti. 

Per la luce di ogni vetrina  fotografata, una poesia, una nuvola di versi dedicati al personaggio-principe, da raccogliere in un foglietto di carta, come dono, da portate via da parte del visitatore.
Nella sala poi degli incontri a Bivigliano – Circolo Arci -  l’incontro con il pubblico, alla ricerca, insieme, del senso delle foto e delle poesie, lo scambio di emozioni, di impressioni, per scoprire le tracce di pensiero che la Mostra lascia in ognuno di noi.
Fi
Firenze
Firenzeriflessa
Firenzeriflessa.2
Firenzeriflessa
Firenze
Fi

pochette
rosse strette
due modelle erette
una dietro l’altra allineate
cornice  Palazzo Strozzi
attendono: Avanti, march!
per svanire oltre
i cristalli

impermeabili
divini alti nel cielo
cinture strette alla vita
usciti dalle persiane
conquistano  la strada
fiorentina della moda andatura superba
anche senza
la testa

camicie
di ogni colore
vestiti sportivi
partita a calcetto
il mio bel San Giovanni
spettatore tifo da stadio
fino all’ultima
caccia

smoking
femminili
per scarpe quattro
rotelle d’acciaio osservano
sull’attenti la piazza scene
grandiose invadono la vetrina
serrano al centro
la folla

tavolino
mobili decorati
colori vivi stranianti
Caballeros  longilinei
Campanile sovrastante
turisti in fermento immobile
solo l’ombra
del cavallo

specchio
in vendita ornato
di fronzoli specchia
in primo piano la folla
fondali di  contrafforti
in ascesa vestiti di marmi
bianchi e verdi
della Cupola

intimo
uomo correlativo
oggettivo di emozioni
presente il vecchio stile
sfoggio di variegate misure
òòòòòòbretelle a colori dall’alto
sbircia accesa
la finestra 


calze
trapuntate
quattro gambe
longilinee sorreggono
l’ombra di Palazzo Vecchio
facce decise per quattro passi
fra i riflessi di Firenze pieni
di luce

borsa
in cuoio bianco
poggiata sull’immagine
incombente del Palazzo
vendita al turista prezzo giusto
compresi i sogni
che illuminano
Firenze

segugio
a cavallo d’un
cavallo fili di paglia
nei capelli recente zuffa amorosa gridano le canine
innamorate elegante via
Tornabuoni
bai bai
Fi
Firenze
Firenzeriflessa
Firenzeriflessa.2
Firenzeriflessa
Firenze
Fi

domenica 10 agosto 2014

"Prima o poi", lo straordinario libro di poesia di Gabriella Maleti


Il nuovo libro di poesia di Gabriella Maleti
Introduzione di Mirco Ducceschi
Foto di Gabriella Maleti

Io non so che cosa dovrebbe tacere
e cosa parlare.
Non so se il momento è veramente gioioso
o non lo sia,
o se nessun momento sia gioioso o
tutti lo siano, nonostante tutto.
Nonostante la lingua non sia madre buona,
e la volontà, in genere, non lo sia
e lo sia a mezzo.

L’ombra passa negli occhi,
cade quello che fede non è, ma sforzo, argano,
mulo alla ruota.

         "Quali che siano la sorte e il destino dell'espressione poetica nel nostro tempo, il lettore attento ritroverà in queste pagine di inquieta bellezza un legame forse non casuale (forse addirittura necessario) con la poesia propria alle epoche segnate da una profonda crisi o da un passaggio."
                                                                         Dall'Introduzione di Mirco Ducceschi


“In questi giorni ho letto più volte il libro di Gabriella Maleti, Prima o poi. E' un libro straordinario, da leggere e rileggere, mi imprigiona e, allo stesso tempo, mi libera, nello svolgersi della sua trama, mi dà sensazioni contrastanti.
      E' la costruzione - per dirla alla maniera di Orazio - come di un "monumento", per il suo rilievo, e allo stesso tempo, di una struttura in movimento, con un nucleo a più strati da aprire uno ad uno. Credi poi di essere arrivato al centro, alzi lo sguardo e ritrovi tutto in movimento, ancora da afferrare nel suo fascino e nella sua inquietudine.
Non c'è che da dire "grazie" a Gabriella.”

                                                                      R. M.


giovedì 7 agosto 2014

"CALCIO E ACCIAIO"- Presentazione domenica 10 ag., ore 21. La recensione di R. Mosi


Domenica 10 agosto 2014 Ore 21.00
Giardini Ex Pro Patria Piombino  
PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Calcio e Acciaio
Dimenticare Piombino 
di Gordiano Lupi 
Presentato al Premio Strega 2014 
Presenti l’autore Gordiano Lupi, il critico Fabio Canessa e i dirigenti dell'Associazione Culturale Amicizia nel Mondo 
Pag. 200 – Euro 12,50 – Acar Edizioni, 2014 (Milano)
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Piombino riconquista la memoria e … dimentica Silvia Avallone
Recensione di Roberto Mosi

Il libro si apre con la dedica dell’autore: A mia madre, che da anni mi tormenta: “Perché non scrivi una bella storia d’amore?”. Il romanzo è davvero una storia d’amore, tenera e appassionata, che si rivolge però non a una donna, ma al calcio e alla città di Piombino. Il protagonista, figlio di un operario delle acciaierie, ha fatto carriera nel mondo del calcio, ha mosso i primi passi sul tappeto d’erba dello stadio Magona di Piombino per arrivare a San Siro, nella squadra dell’Inter. Il successo che raggiunge e il notevole benessere economico non stravolgono la visione del calcio che aveva fin da ragazzo. Per lui questo sport rappresenta uno stile di vita, fondato su impegno, sacrificio e lealtà, tanto è vero cha a fine carriera tornerà alla sua città d’origine per allenare la squadra del Piombino con totale dedizione e rigore. I valori che vive nel gioco del calcio sono in definitiva gli stessi che ha assorbito fin dall’infanzia: l’impegno, l’onestà, la solidarietà e che sono tipici della Piombino operaia degli anni Sessanta. Lo sguardo che rivolge alla sua città è di un innamorato, che accetta per intero l’ambiente nel quale vive, dai fumi e gli odori della lavorazione dell’acciaio, ai profumi e i colori delle scogliere e delle spiagge più belle. Tuttavia è la malinconia, il sentimento prevalente, che grava sulle vicende personali e sugli avvenimenti locali e nazionali. Se per un verso il mondo del calcio è travolto dagli scandali e dalle violenze, la città precipita in un forte declino per la crisi delle acciaierie. Nella disperazione del presente sembrano dare conforto al protagonista i ricordi del tempo passato, gli affetti e gli amori ormai svaniti, l’orgoglio per l’appartenenza a una società animata da forti passioni e dalla speranza di un riscatto. L’immagine emblematica della storia è lo stesso stadio: “lo Stadio Magona era considerato il migliore campo di calcio della Toscana dopo il Comunale di Firenze". Ora è un terreno di gioco zeppo di buche, poco erboso, impraticabile dopo un breve acquazzone”. L’incontro finale con un personaggio che giunge da lontano, accende tuttavia una scintilla di speranza.
La lettura del libro”Calcio e acciaio. Dimenticare Piombino”, richiama immediatamente fatti di cronaca oggi all’attenzione nazionale e altri romanzi e film sull’argomento. Il lavoro di Gordiano Lupi si distingue però dagli altri per il rapporto coinvolgente con la memoria, per la rivendicazione di una storia unica nel suo genere, per l’amore con cui si parla della città, terreno fertile ancora per coltivare semi di speranza. Questi contenuti sono sostenuti da una forma narrativa che evoca con equilibrio e maestria, immagini e sentimenti senza ricorrere ad atteggiamenti stilistici a effetto, spesso presenti nella produzione letteraria più recente.
Gordiano Lupi vive a Piombino, dove dirige le Edizioni Il Foglio Letterario, collabora con la Stampa, ha tradotto vari autori cubani.
Il romanzo è stato segnalato per il Premio Strega.

CONCERTO PER FLORA ALL'ESTATE ECLETTICA DI BIVIGLIANO

“CONCERTO PER FLORA” all’Estate Eclettica di Bivigliano-Firenze

Sabato 28 giugno si è tenuto nell’ambito del Festival “Estate Eclettica” di Bivigliano, davanti a un numeroso pubblico, lo spettacolo :  “Flora , Venere e Tosca” dalla Raccolta poetica di Roberto Mosi  “Concerto”, ed. Gazebo. I disegni erano di Enrico Guerrini; le voci dello stesso Roberto Mosi e di Giulia Capone Braga. Il testo è risultato composito per la struttura polifonica  del verseggiare che si avvale di tempi stagionali metaforici nell’alternanza di ritmi interni tra vita attiva e contemplativa. Le strofe sono accorpate per temi nel pentagramma del vivere. L’andamento ora allegro, ora meditativo si impenna nella riproposizione della bellezza come ideale che si incarna nelle Arti figurative di un glorioso passato da ammirare: la Firenze Medicea in cui il Neoplatonismo, filtrato da Marsilio Ficino, trovava il suo corrispettivo allegorico nell’Arte del Botticelli:
l’arte fecondi / la sterilità dei tempi… inseguendo / le esili tracce dell’utopia.  --   Oggi c’è bisogno/ di bellezza, di simboli / sereni del bello.
Il  CONCERTO PER FLORA  è dedicato alla  figura mitica della Ninfa Flora che richiama l’antico appellativo della città di Firenze, “Florentia”, cantata attraverso una serie di liriche coreograficamente concepite che ruotano attorno ai noti capolavori “la Primavera” e “ La nascita Di Venere”, rifacendosi alle tesi di Cristina Acidini Luchinat - “Botticelli. Allegorie mitologiche”, Electa, 2001 - che mette in campo una chiave di lettura storica sul piano iconologico.
Le  figure allungate e flessuose - Venere dea dell’Amore casto e generatore vicino ad un cespuglio di mirto a lei sacro; Cupido che scocca una freccia verso le tre Grazie ( le facoltà spirituali dell’humanitas); Zefiro, il vento che introduce la primavera, rapisce la ninfa Clori dalla cui bocca fuoriescono tralci di fiori; Flora, personificazione di Firenze, divinità giovane e feconda protettrice dei lavori agricoli e della fertilità femminile, prende fiori dal lembo della veste sul suo grembo - si muovono al passo di una danza che si staglia in un hortus conclusus: spazio ideale, dove tutto è armonia di forme e sentimenti.
La stessa“ Nascita di Venere “ su una conchiglia dalla spuma del mare è simbolo dell’Amore divino riservato agli spiriti eletti, simbolo della purezza e dello splendore dell’anima per cui  i due Zefiri ( figure intrecciate nella coppa Farnese) la sospingono verso terra dove l’attende Flora, Firenze, per coprirla con un ricco manto:                 
  Rinnoverà alla felice/ terra di Toscana/ i doni dell’amore
Dall’itinerario rinascimentale i frammenti lirici si ricollegano a tempi più recenti per ritrovare e tessere / il filo della memoria/ nelle parole rimembranti del poeta:
Il suono della poesia. / Shelley alla Fonte del Narciso,/ i Futuristi alle Giubbe Rosse, Montale all’antico Istituto,/ Campana a S.Salvi. Dante per ogni dove./
Lo stesso omaggio alle “Tredici tempere su tela” di Vinicio Berti, (artista esponente dell’ Astrattismo classico fiorentino anni Sessanta ), donate alla storica Società di Mutuo Soccorso di Peretola ed esposte nella Casa del Popolo a Firenze - II° tempo del Concerto per Flora, denominato “Tesori”- si inarca nel Mito odierno del travaglio storico del dopoguerra.
Longarine e ganasce, /tavole di cantiere/ si spingono in alto. Lo slancio della cupola,/ delle idee in fermento/ per la nuova società. … nel segno di una auspicata Primavera di ideali.