Nebbia
Leggère
le mie parole a
Montesenario
avvolto
di bianco silenzio
nella
nebbia piovigginosa
che
fascia il sacro convento.
Magia
del bosco, fughe
evanescenti
di altissimi abeti
che
svaniscono nella nebbia.
Mi
sento in pace con me stesso
in
armonia con la Natura.
Voglio
portare con me
questa
pace, oltre questo mondo
oltre
la nebbia abitata da
ombre,
in basso nella città
nella
vita di tutti i giorni.
Giardino
globale
Il
nostro giardino viaggia
nello
spazio infinito
tra
luci di stelle in orbite
pulsanti
verso confini dove
vive
il tesoro di ogni perché.
Il
giardino non ha confini
nessuna
rete a limitare il passo
ogni
vivente l’attraversa
lo
sguardo libero l’abbraccia
da
un mare, da un monte all’altro.
Il
vento fattore di tanta
ricchezza,
raggiunge ogni lato
del
giardino, sparge nuova
vita,
semi, fiori, frutti
nel
canto frusciante di suoni.
Giardino,
rifugio di differenze
spazio
in movimento vitale
concatenato
intreccio d’insetti
alberi,
animali, compagni
instancabili
dell’uomo
passeggero
temporaneo
custode
di questa mescolanza
planetaria,
responsabile per
la
consegna di ogni dono ai futuri
abitanti,
nella Terra Giardino.
L’intelligenza
delle piante
(Stefano
Mancuso e Alessandra Viola,
Verde
brillante)
Le
piante sono intelligenti?
Comunicano
fra loro?
Risolvono
i problemi?
Sono
invece semplici arredi
del
mondo? Esseri inerti?
Possiamo
entrare nella vita
delle
piante con uno sguardo
nuovo,
sentirle vicine
nostre
alleate per salvare
il
nostro giardino globale.
Rondinare
Stridio
di suoni nella loggia
stridio
sul filo dei panni
dal
giardino, il profumo d’erba
bagnata,
del mare lontano.
Frullio
scuro di ali blu.
Stridio
alto, altissimo
slanci
in volo nel cielo
ali
frecce acuminate
sfiorano
il rosso dei tetti
si
posano sui rami più alti.
Freddo
silenzio nella loggia
il
vento scuote le tende.
Volano
verso i mari del Sud
in
lunghe fila oltre le nubi
perforano
la nostra nostalgia.
Innamorati
Siamo
due gatti innamorati
sul
muro del giardino, ridiamo
di
niente, di tutto, insieme
scopriamo
tesori nascosti
incredibili,
a noi solo riservati.
Città
sostenibile
Anna
ha progettato in classe
la
sua città ideale, con i compagni
ha
disegnato la mappa, ha scritto
il
diario di un giorno normale
nel
suo nuovo quartiere.
Si
ricicla tutto, solo energia
pulita,
il regalo del sole
del
vento, dell’acqua. Si
condivide
tutto, le auto
elettriche,
i frutti dell’orto.
Le
pagine piene di colori
vivaci,
di facce allegre
un
pensiero per tutti, giovani
e
vecchi, piante e animali.
Una
vera lezione per tutti.
Rifiuti
(Italo
Calvino, Le città invisibili)
Marco
Polo arriva
alla
città che rifà se stessa
tutti
i giorni, più espelle
roba
più ne accumula
sui
marciapiedi.
Marco
Polo è arrivato
alla
città di oggi, scopre
la
passione del godere di beni
sempre
nuovi, di misurare
la
ricchezza dai rifiuti del giorno.
L’esercito
di plastica
L’esercito
di plastica salta
nel
rombo della pescaia
sosta
nell’ansa del fiume
prendono
fiato bottiglie
corde,
bambole storpiate.
Poi
riconquista la corrente
la
corsia più veloce trascina
l’artiglieria
pesante, tronchi
bidoni,
misteriose carcasse.
Cormorani
stupiti sui rami.
L’esercito
poi si allarga
si
apre in vortici ampi
i
soldati s’incolonnano
in
squadre, inseguite da nere
placide,
strisce di olio.
All’alba
giungono alla foce
bianca
di spume, si confondono
con
altre truppe giunte
baldanzose,
da altri mondi.
I
gabbiani volano in festa.
Energia
dal vento
Nel
viaggio scruto lontano
l’orizzonte,
il crinale dei monti
lo
sguardo incontra vigili
cavalieri,
le braccia distese
al
vento della mia terra.
Conosco
ormai i luoghi
dove
si alzano in piedi
questi
cavalieri, li saluto
dal
Passo della Futa
al
mare di Torre del Sale.
Non
sono più le petrose
torri
che ornano
i
monti e le coste del mare.
Oggi,
le corazze lucenti
di
questi amici cavalieri.
Energia
dal mare
Le
onde del mare galoppano
incontro
alla spiaggia di Marina
mi
riportano all’infanzia
al
tempo delle vacanze
delle
colonie dei ferrovieri.
In
questo tratto di spiaggia
i
giochi sulla sabbia, i tuffi
nel
mare, le immersioni
alla
ricerca del tesoro
nascosto
dai saraceni.
Scopro
un cartello piantato
nella
sabbia, parla di un altro
tesoro:
l’energia dalle onde
prodotta
da un congegno
flottante
nelle acque davanti a noi.
L’energia
umana
Ha
le ali, mi sembra
di
volare, regala libertà
per
le strade della città.
Sono
il primo della fila
le
auto al passo dietro di me.
Giro
per il mondo
per
salite e discese
per
colli e pianure
cantando
di gioia. Mobilità
certamente
sostenibile.
La
sera il riposo del ciclista.
Alexa
mostra la CO2
risparmiata,
confronta
i
valori, le emissioni di auto
e
moto, di Frecce e bus.
Terzo
paesaggio. Biodiversità
Frammento
indeciso del giardino planetario, il Terzo paesaggio è
costituito dall’insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo.
Questi margini raccolgono
una
diversità biologica che non è a tutt’oggi rubricata come ricchezza.
Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”.
Ai
margini della città
i
cigli erbosi della strada
dove
nasce un’erba strana
l’aiuola
dismessa, indecisa
sul
destino, sulla sua natura.
La
diversità trova rifugio
sul
ciglio della strada
nell’orto
non più coltivato
nel
piazzale pieno di erbacce
lontano
dalla mano dell’uomo.
Residui,
spazi ai margini
dove
nascono cose nuove
idee
nuove, forze nuove.
Potrebbero
nascere, improvvise
ma
non è detto che nascano.
Elogio
delle erbacce *
Le
erbacce rompono i confini
minoranza
apolide ricorda
che
la vita non è poi così
ordinata,
si ribella all’idea
dell’universo
spaccato a metà.
Pulsano
di vita primitiva
cosmopolita,
sono avvolte
da
un incantesimo. L’aura
magica
dello spazio dismesso
rende
ogni cosa possibile.
S’intrufola
il selvaggio
nella
nostra sfera civilizzata
e
l’addomesticato fugge
perde
il controllo e le nostre
mappe
ordinate del mondo.
*
Richard Mabey, Elogio delle erbacce.
La
nave dei folli
(Giardino
dell’ex Manicomio di San Salvi)
La
nave dei folli dal padiglione
delle
Agitate, ondeggia sul mare
d’erba,
di pini, s’infrange
contro
il muro che divide
il
giardino dal mondo.
Il
canto per gli occhi delle finestre
delle
porte sbarrate da reti
di
ferro, penetra nelle sale
deserte,
sfiora disegni di mostri,
incontra
segni di vita recenti.
Il
canto sale al primo piano
fra
le celle, le porte spalancate
nelle
stanze per l’elettroterapia
fino
alla parete crollata nel giardino
raggiunge
le chiome dei pini.
Le
memorie del giardino
Come
dare un’anima alle vite
naufragate
nel padiglione
della
Agitate, riavvolgere
il
filo della nostra memoria
disteso
fra le erbe del giardino?
Respiro
il profumo delle zolle
ascolto
il battito della terra
l’eco,
le voci delle persone
che
hanno abitato questo luogo
penso
alla rotta della nave dei folli.
Oltre
il muro foderato di muschio
al
centro del fascio dei binari
sibilano
le traiettorie delle Frecce
Rosse,
delle Frecce Bianche
rappresentano
il domani.
Terra
resiliente
L’erba
soffoca l’enorme agave
davanti
alla loggia del padiglione
delle
Agitate. Terra rigogliosa
invasa
in antico dalle piene
del
fiume, dal capriccio dei torrenti.
Terra
ricca di boschi dove
visse
una volta il pastore
innamorato
della Ninfa di Diana:
Quindici
anni biondi com’oro
i
suoi capelli, du’ occhi rilucenti. *
Domina
il Terzo Paesaggio.
Strappo
erbacce dalla panchina
salgo
sul tavolo di pietra
nel
giardino, in mano la mappa
dell’antico
manicomio.
Il
tempo ha posato impronte
pesanti
sui reticoli della mappa
metamorfosi
delle funzioni
crolli
e sfaldamenti, trionfo
irruento
della vegetazione.
Qui
la memoria è straniera
invito
l’amica Sherazade
ad
intrecciare storie
al
suono del vento, racconti
per
ogni rudere coperto di verde.
*
Giovanni Boccaccio, Ninfale fiesolano.
Il
temporale
Il
temporale sferza il giardino
sullo
sfondo nero del cielo
ritmo
serrato di luci, rombi
al
succedersi di lampi, saette
in
un crescendo vorticoso.
S’illumina
a giorno la scena
della
città scossa dal turbinio
del
vento. Il baleno annunciato
della
bomba atomica, avrà
questo
scenario di luci?
Un
bagliore ancora più forte
inaspettato,
tremano i vetri
della
casa. Sparirà così
la
vita dalla Terra, seguendo
il
ritmo di questo spartito?
Pandemia
Vedo
i giorni passare sulla terrazza
aperta
su uno spicchio di periferia
gocce
lente sulle stalattiti.
Lo
sguardo curioso insegue voli
nell’aria
tiepida di primavera.
Ora
lontani sullo sfondo delle case
raccolte
sotto la Torre D’Arnolfo
o
delle dolci colline di Fiesole
ora
vicini alla balaustra di ferro
piena
di fiori, gerani e garofani.
Ora
conosco il nome di ogni specie
la
veste delle loro piume, maschi
e
femmine, il modo di fare la corte
ora
distinguo i loro versi di saluto
e
di richiamo, il mattino e la sera.
Ora
so come si alzano in volo
l’ondeggiare
della traiettoria
nel
vento, il fermarsi improvviso
ora
non mi sorprende lo scontro
per
primeggiare sul rosso dei tetti.
Ormai
sono uno di loro
sopra
la terrazza invasa
dai
voli nel silenzio della città
straniero
tra gli uomini
ammutoliti
dall’epidemia.
La
vita
Esplode
la vita nel mio
giardino
dopo i giorni
della
pandemia, le strade
piene
di folla effervescente
ogni
angolo pieno di tavolini.
Passa
l’onda piena della risacca
bicchieri
ambrati di vino
frastuoni
di risate aggressive
cancellano
i segni della passata
stagione,
seppelliscono il silenzio.
La
vita e la morte
“Sta
morendo, sta morendo”
grida
la vicina, implorando.
La
voce lontana dall’ospedale
spara,
secca, gli ordini: “Le mani
intrecciate,
pressate sul petto”:
Scandisce
il ritmo, decisa.
Sono
fuori dal tempo, sono
un
robot, un automa, il freddo
del
corpo passa nelle mie mani.
Il
medico, prosegue il lavoro.
Mi
alzo frastornato, vacillo
mi
sono messo in mezzo fra
la
vita e la morte, ho colto
la
disperata fragilità di noi
piccoli
esseri nel giardino globale.
La
guerra
Il
volo a Kiev, l’incontro
con
la città posata sulle rive
del
Dneper: paesaggio di acque
e
di boschi, per contrappunto
le
basiliche e le cupole d’oro.
Sulla
strada per Mosca
il
Mausoleo ricordo delle stragi
naziste,
nel salone la Sinfonia
il
crescendo forte della musica:
i
bombardamenti sulle città.
L’altra
tappa a Mosca: Teatro
Bolscioi,
la musica di Mussorskiy
dipinge La
Grande Porta
per
Kiev, rivolta verso l’Ucraina
segno
dell’amicizia fra i popoli.
La
musica tace, ottocento
settanta
chilometri la distanza
da
Mosca al Mausoleo
di
Kiev, coperta oggi
dal
fragore della guerra.
L’Anidride
Carbonica
Il
Carbonio sposò l’Ossigeno
generò
l’Anidride Carbonica
e
il tetto trasparente della gran
Serra.
Trattiene il calore del sole
lo
riverbera nella nostra vita.
Sul
petto del Carbonio
splendono
le medaglie vinte
nelle
campagne di guerra
per
il riscaldamento della Terra
per
il cambiamento del clima.
La
grande serra
Una
grande serra racchiude
il
nostro giardino globale
nel
suo viaggio nello spazio
tra
luci di stelle in orbite
pulsanti
verso confini lontani.
Le
pareti trasparenti
lasciano
passare i raggi
del
sole e trattengono
il
loro calore, avvicinano
la
fine della vita sulla Terra.
Abbiamo
tagliato foreste
bruciato
boschi, inferto
ferite
alla Natura con animo
leggero,
per interessi particolari
la
testa sotto la sabbia.
Siccità
Questa
estate la Terra ha
sofferto,
aveva la febbre alta,
fiumi
assetati, prati riarsi
gli
alberi stenti, le foglie gialle
accartocciate
di dolore.
Per
infiniti giorni, l’assedio.
Onde
allucinanti di calore
hanno
liquefatto le nostre
menti
sotto stelle dolenti
tempeste
accecanti di sabbia.
Gli orsi polari
I ghiacciai delle terre polari
termometri del giardino
globale. La calotta al Polo
si assottiglia, migrano
più a Nord gli animali.
Gli orsi polari, nel passaggio
da una terra all’altra, hanno
imparato a strisciare sulla
pancia, per non rompere
lo strato sottile del ghiaccio.
Il ghiacciaio
Nelle escursioni in montagna
ho incontrato il ghiacciaio
della Marmolada, i suoi fianchi
sempre più consumati
coperti di striature grigie.
La fine lenta di un amico
destinato a scomparire
nel tempo. Poi la valanga
di neve di ghiaccio di roccia
il crollo di un’intera montagna
Piantare alberi
Sono entrato nel mercato
dei miei sogni. L’insegna;
“Scegli e pianta alberi”.
Merci splendide in vetrina
di ogni parte della Terra.
Un clic e l’acquisto era fatto.
Nel carrello grande come
il mondo, è finito l’albero
del Cacao del Camerum
della Mangrovia, Guatemala.
Ed ancora l’albero Cassio
dal Ghana, dal Madagascar
il Palissandro, il Baobab
dal Kenia, dalla Thainlandia
il Duran e l’ l’Avocado
Al mattino ho trovato il carrello
della spesa pieno di fotografie
di paesi lontani, di facce
sorridenti di contadini al lavoro
nei campi di tutto il mondo.
La pace
(Thich Nhat Hanh, La pace è ogni passo)
Acqua, farina, lievito e sale
gli ingredienti per il pane.
Lievita la pace ora in noi
è presente qui, in quello
che ogni giorno facciamo.
Ci dà gioia camminare
sorridere, respirare. Il respiro
unisce il corpo e la mente,
sorridere e respirare, un ponte
per vivere il presente.
Non esiste una via alla pace
la pace è la via da percorrere.
Le mani impastano, danno
la forma, lievita il pane
nella madia profumata.
Il grido di Antigone
Antigone e le sue compagne
scendono d’improvviso
nelle strade di Teheran
bloccano il traffico, bruciano
il velo prima dell’arrivo di Creonte.
Atti di rivolta contagiosi
ogni donna protagonista
le foto riempiono d’orgoglio
raccontano la scelta d’Antigone
la sfida al potere di Creonte.
Nella Terra giardino parole
nuove “Donna Vita Libertà”
urlate in faccia ai soldati
di Creonte, l’eco giunge fino
a noi, ci esalta, ci commuove.
Le città sul mare
Lo sguardo dal Belvedere
di Castellina Marittima
spazia sul mar Tirreno e
le isole dell’Arcipelago
da Carrara a Grosseto.
Il dio Nettuno infuriato
regala oggi lo spettacolo
delle onde spumeggianti
sulla costa, del libeccio
che imperversa sulle pinete.
Che spettacolo si vedrà
dal Belvedere fra qualche anno?
Sarà arretrata la costa del mare?
I pesci nuoteranno per le strade
di Viareggio, di Livorno?
Vedere le cose
Dobbiamo cambiare il nostro modo
di pensare e di vedere le cose.
Dobbiamo renderci conto
che la Terra non è
solo il nostro ambiente.
La Terra non è una cosa al di fuori
di noi. Se respiri
con consapevolezza
e osservi il tuo corpo
ti rendi conto che sei la Terra.
Ti rendi conto che la tua
coscienza è anche la coscienza
della Terra. Guardati intorno –
quello non è il tuo ambiente,
sei tu.
Thich Nhat Hanh, monaco buddista (1926-2022)
Cantico di Frate Sole
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne
benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per
lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che 'l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte
corporale,
da la quale nullu homo vivente pò scappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime
voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi' Signore' et rengratiate
et serviateli cum grande humilitate.
San Francesco d’Assisi (1181-1226)