Roberto Mosi si interessa di poesia e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016). L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso caffè letterari, biblioteche, sale di esposizione. Cura i Blog: www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it .
domenica 4 dicembre 2016
venerdì 2 dicembre 2016
Al Commissario Renon ("Esercizi di volo") gli altri Commissari gli fanno un baffo!
Il Comissario Renon parlerà lunedì 16
gennaio, alle ore 18, alla Libreria Salvemini di Firenze, piazza Salvemini 18,
del nuovo caso che è chiamato a risolvere. Per maggiori chiarimenti, il libro
“Esercizi di volo” di R. Mosi, Europa Edizioni, 2016. E’ in vendita alla Libreria
Salvemini e, on line, da Amazon, Mondadori Store, Libreria Universitaria, ecc.
, per solo 13, 90 euro, meno lo sconto.
Intanto dalle pagg. 18 e 19 di “Esercizi
di volo”:
“Dall’ultima
carrozza del treno scende il commissario Renon della questura di Bolzano,
accompagnato da cinque uomini in divisa, fucili ed elmetto con la visiera.
Avanza sul marciapiede in maniera circospetta, guardandosi in giro ed è
sorpreso dalla presenza di Cristoforo.
“Ehi,
Cristoforo che ci fai alla stazione così presto? E’ la prima volta che non ti
vedo brillo. Che cosa hai in codesta borsa?”.
La
risposta immediata è che ha appena comprato delle bistecche a Bolzano per farne
dono alla vedova Gruber che abita presso la parrocchiale di Santa Andrea. Dopo
la morte del marito ha fatto riordinare la cantina e si è liberata di un sacco
di cianfrusaglie che Cristoforo ha portato via e sono un patrimonio prezioso
per i prossimi mercatini. Chiede, d’altra parte, che ci fa il commissario nella
stazione con i suoi uomini, equipaggiati come per un’importante
spedizione.
“In
questa stazione, come sempre, accadono cose strane – risponde pronto il
poliziotto - Vedo là nel giardino, la carcassa di un’automobile coloratissima.
E’ senz’altro l’auto di un sovversivo. La stazione è tutta imbrattata di colori
e c’è anche l’immagine di un animale feroce, non è stato risparmiato nemmeno un
angolo. Chi sarà stato? Che cosa ci vuol dire? Guarda caso, proprio poco fa ci
hanno segnalato che una tigre è scappata dopo l’incidente di ieri
sull’autostrada, è ferita, molto pericolosa”.
“Brr,
mi fa venire i brividi. Si tratterà, piuttosto, di una tigre di carta? Se la
trovo, comunque, ve la porto a Bolzano”.
“Spiritoso.
Se non la troviamo, ritorneremo con i cani e altri uomini. Dobbiamo farla fuori
prima che si diffonda il terrore per i paesi. Se trapela la notizia, non
arriverà più nemmeno un turista in questo paese”.
mercoledì 30 novembre 2016
Mostra Fotografia/Poesia : "il ritmo sopra a tutto"
Mostra
Roberto Mosi : Firenze, Foto grafie
Dal
Mito ai Nonluoghi / Antologia 2009 - 2016
Firenze con ritmo
La Mostra presenta in forma d’Antologia
sette anni di lavoro dedicato a riprendere i diversi volti della città, si
potrebbe dire, con ritmo, dalle colline alla periferia, al corso dell’Arno, al
centro e alle vie della moda, ai vicoli dei quartieri storici. Prende vita una
Firenze non da cartolina ma una città in carne e ossa, ricca di vita
quotidiana, scoperta con lo sguardo curioso del flâneur, del fotografo-girovago
che porta con sé, a tracolla, ogni volta che esce per le strade – come nel
nostro caso - una Lumix e una Nokia D 70.
La prima parte della Mostra è quella dei Nonluoghi: la
parola coniata da Marc Augè per gli spazi attraversati da folle d’individui,
dove non si costruisce identità. Con la fotografia questi luoghi acquistano
una qualche personalità, tracce di nuove socialità, fili di antiche
memorie.
Le due parti successive riguardano le Periferie e
i Cantieri, i luoghi oggi sconvolti dai lavori per la tranvia:
la ripresa fotografica è rivolta allo sguardo del passante, impegnato a
superare marciapiedi dissestati e limitato dal sipario delle reti di
recinzione. La Firenze del Mito è stata resa con le immagini
di statue classiche, in posizione solenne al centro di paesaggi particolari,
affascinanti.
L’attenzione si sofferma poi sul glamour scintillante
della moda e delle griffeinternazionali al cospetto delle antiche
vestigia, come il Duomo e Palazzo Vecchio, che si riflettono nelle vetrine dei
negozi (Firenze riflessa, Moda e oltre). Altri passaggi, Firenze
dietro la facciata e Firenze calpestata, con
l’inquadratura di personaggi sorpresi in scorci dal basso, nella dinamica degli
arti inferiori (il/la turista, i podisti, la studentessa, ecc.). “Una
collezione di opere fotografiche che fa dello scatto digitale un’idea-immagine,
un dispositivo di senso individuale e collettivo” (vedi S. Ranzi, “Pegaso”,
sett. 2014). Il percorso della Mostra si conclude con L’altra
Florentia, con immagini legate alla Firenze della speranza per il
futuro e ai suoi caratteri profondi, la geometria delle sue architetture rinascimentali
e la bellezza di un paesaggio unico.
“Il ritmo sopra tutto”
La Mostra presenta diversi passaggi
legati ai testi poetici dell’autore, a versi ripresi dalle poesie, che
fanno parte, in definitiva, dello stesso progetto creativo. Negli stessi anni
considerati dall’esposizione “Firenze, foto grafie”, prendono vita le diverse
parti dell’Antologia “Poesie 2009-2016” , Giuliano Ladolfi Editore, che ha al
centro Firenze con il suo patrimonio di affetti, di bellezze, di storia, di
racconti mitici. Insieme a queste coincidenze, è da sottolineare l’incontro del
ritmo, per un verso, delle riprese fotografiche, per l’altro, delle
composizioni poetiche.
Si propone in tal modo la visione
secondo la quale il poeta Franco Buffoni ha curato la Mostra in corso presso
il Centro d’arte contemporanea di Gallarate (GAMM) – Il ritmo sopra
tutto – dedicata alla contaminazione fra i linguaggi delle arti, a
partire da quelli delle arti visive e della poesia e a sostenere l’idea,
secondo quanto affermava Dylan Thomas, che “Il ritmo è il respiro
del’universo”. Mi ha interessato l’idea di coniugare l’arte figurativa, oggetto
precipuo del Maga, con la poesia, oggetto precipuo della mia professione,
trovando nel concetto di ritmo un denominatore comune». Nella mostra che significato
assume la parola «ritmo»? «Il termine vale tanto per le arti figurative quanto
per la poesia. Se il poeta trova il ritmo trova il soggetto, cioè trova ciò che
sta dicendo; se non lo trova, i versi che sta scrivendo non sono arte. Come è
stato detto il ritmo può sussistere di per sé, senza metro; mentre il metro non
può sussistere senza ritmo. Il ritmo è un fatto ancestrale, è il primo respiro
dell’universo, come diceva Dylan Thomas».
La Mostra è un invito a ricercare le
consonanze fra la ricerca poetica e la ricerca fotografica sui diversi volti
che rivela la città di Firenze, sul ritmo che presentano i due linguaggi.
Roberto Mosi, impegnato da anni nel
campo della fotografia, è attento all’interazione fotografia -
poesia. Passaggi importanti le mostre presso biblioteche e gallerie. I titoli
dei cicli fotografici: “NONLUOGHI” (2009), “FLORENTIA” (2010), “ITINERA”
(2011), “MITH IN FLORENCE” (2012), “FIRENZE RIFLESSA” (2013), “FIRENZE,
CALPESTATA” (2014), “FIRENZE DIETRO LA FACCIATA” (2015), “TRACCE” (2016,
dedicata ai cantieri urbani di oggi).
L’e-book “Firenze, foto grafie”,
www.laRecherche.it , documenta il lavoro realizzato. Per la poesia ha
pubblicato l’Antologia “Poesie 2009-2016”, Ladolfi Editore; nel campo del romanzo e
della saggistica, ha pubblicato “Esercizi di volo”, Europa
Edizioni, “Non oltrepassare la linea gialla”, Europa Edizioni, “Elisa Baciocchi
e il fratello Napoleone”, Edizioni Il Foglio.
Blog www.robertomosi.it www.poesia3002.blogspot.it - mosi.firenze@gmail.com
Etichette:
fotografia,
Montebeni,
mostra,
ritmo,
Roberto Mosi
giovedì 24 novembre 2016
Il Mito nella rete delle Arti
Incontro
al Circolo delle Arti Casa di Dante
Sabato
19 novembre nell’ambito della Mostra Collettiva di pittura e fotografia “I
Confini del Mito”, a Firenze, Circolo degli Artisti, Casa di Dante, si è tenuto
un incontro dedicato ad approfondire i temi e le prospettive di ricerca sul
mito. Andrea Simoncini, Vice Presidente del Circolo ha introdotto l’incontro.
Il
primo appuntamento è stato con la musica di Robert Schumann e con la sua opera
Waldszenen, Op. 82, nove brani che dipingono con i colori dell’acquerello il
mito della natura nel corso di una giornata trascorsa all’aperto, con il
desiderio del compositore di immergersi nel verde idilliaco del paesaggio per
“placare quel tormento interiore che da tempo lo perseguita”.
Al
pianoforte il maestro Umberto Zanarelli che ha suonato, molto applaudito, i
nove brani e ha illustrato i vari passaggi dell’opera di Schumann, dal
“Cacciatore in agguato” al mitico “Uccello profeta” che svela i segreti più reconditi
della Natura “con un linguaggio accessibile solo agli esseri più sensibili”.
Paolo Tranchina, psicologo e scultore di opere in mostra, ha parlato di Afrodite,
“Storia e psicologia di un mito”, riprendendo i risultati di un’approfondita
ricerca svolta insieme a Maria Pia Teodori, pubblicati nel libro delle Edizioni
Magi (Roma 2011).
Roberto Mosi, presente alla Mostra Collettiva con opere di
fotografia, si è soffermato sull’argomento “La famiglia dei Medici, miti e
psicologia in poesia e pittura”. Nel suo intervento, riportato sul Blog (http://poesia3002.blogspot.it/2016/11/il-nuovo-rinascimento-nell-officina-del.html)
, ha fatto riferimento ai miti di Flora e di Venere (si veda nell’Antologia di R. Mosi “Poesie
2009-2016”, le pagine dedicate al Mito) e ha invitato ad approfondire,
nell’ambito dell’impegno per l’ “Officina del Mito”, previsto presso il Circolo
degli Artisti, ipotesi di ricerca legate a un “Nuovo Rinascimento”.
A Silvia
Ranzi, critico d’arte, è spettato infine il compito di tirare le fila
dell’esperienza della Mostra Collettiva e della riflessione sviluppata intorno
al tema del Mito ( si veda sul Blog:
http://poesia3002.blogspot.it/2016/11/silvia-ranzi-e-lofficina-del-mito.html).
Ha così concluso : “Il Mito in ultima analisi è dunque un fenomeno che si
verifica su scala globale dall’antichità ad oggi: un linguaggio simbolico
attraverso cui l’uomo crea una struttura interpretativa del mondo in tutte le
sue sfaccettature dal punto di vista cosmologico, sociale, politico ed
artistico. L’Arte comunque non rinuncia ad una seduzione intrinseca: ovvero
interpreta il Mito, lo include, dialettizza con la sua dimensione arcana, elitaria
o popolare, antropologica, storico-filosofica, ideale, lo metabolizza e lo
reinventa a tal punto da rincorrere l’idea stessa di diventare, essa stessa,
Mito. Per
attualizzare nella dimensione del cultura di massa odierna si può
affermare, come attesta la citazione di Joseph Campbell, saggista e storico delle
religioni statunitense: I MITI SONO
SOGNI PUBBLICI, I SOGNI SONO MITI PRIVATI”.
Molta soddisfazione hanno espresso infine i numerosi partecipanti all’incontro,
convinti della validità dell’iniziativa e della opportunità di proseguire,
presso il Circolo di Firenze, l’esperienza dell’Officina del Mito.
martedì 22 novembre 2016
Il Nuovo Rinascimento nell' "Officina del Mito"
INTERVENTO
DI ROBERTO MOSI
19
NOVEMBRE presso Il CIRCOLO DEGLI ARTISTI “CASA DI DANTE” OFFICINA DEL MITO
Umberto
Zanarelli al pianoforte -Brani di Schuman
Roberto
Mosi - Poeta e fotografo - Miti della
famiglia dei Medici
Paolo
Tranchina- Psicanalista junghiano : saggio“ Il Mito di Afrodite”
Epilogo:
Silvia Ranzi
In
occasione della Collettiva “ I CONFINI
DEL MITO”. 12, 24-11 ARTISTI PARTECIPANTI:
Valerio Giovannini, Enrico
Guerrini, Salvatore Monaco, Roberto Mosi, Simonetta Occhipinti, Margherita
Oggiana, Rioberto Orangi, Andrea Simoncini, Paolo Tranchina.
“Parlerò de "Il Mito e la famiglia dei Medici”, partendo da
due capolavori del Botticelli, “La Primavera” e “La Nascita di Venere”.
Si è parlato del primo
capolavoro come di “un mirabile messaggio di bellezza”. Non è certo l’anno in
cui fu composta l’opera (1478 o 1485 o 1486). Il quadro rappresenta il vertice
dell’arte del pittore fiorentino, realizzato in anni non facili. Basti ricordare
che il 1478 è l’anno della congiura dei Pazzi, con la morte di Giuliano e il
ferimento di Lorenzo il Magnifico. E’ curioso notare che nell’epoca dominata da
Lorenzo, Botticelli dipinge i suoi capolavori per un ramo cadetto dei Medici,
quello di Pierfrancesco dei Medici.
Opera enigmatica, con nove personaggi fissati in un ambiente
arboreo, ricco di fiori; al centro, in alto, un putto che scocca una freccia,
sopra la testa di una figura femminile (Venere? ). Alla sua destra le tre
Grazie e la figura di un giovane armato con in mano un bastone, ornato da due
serpenti avvinghiati; alla destra una figura adorna di fiori che avanza verso
il centro del quadro (Flora?), dietro una donna coperta di un velo, sorretta da
una figura alata. E’noto che molte sono le interpretazioni date dei simboli che
animano il quadro.
Nella poesia che ho dedicato a questo quadro – “Concerto per
Flora” , nell’antologia R. Mosi “Poesie 2009 - 2016, G. Ladolfi Editore, pp. 165- 180 – ho
fatto riferimento alla interpretazione di Cristina Acidini Luchinat
(“Botticelli. Allegorie Mitologiche”, Electa 2001): “La Primavera” celebra la
riconquista della pace sotto la guida dei Medici, in onore di “Flora”, o di
“Fiorenza” che avanza al centro del quadro spargendo fiori. Una posizione
importante assume nel quadro la figura del giovane armato, “Mercurio”: “Ecco
dunque che col suo caduceo inquieto, in via di pacificazione, il dio tuttora in
assetto di guerra dissolve una nube, forse un’ultima nube, residuo di una
grande discordia”.
Ecco l’inizio della
poesia, la parte dedicata a “Flora”.
Flora
Flora esce con lieta
baldanza dal bosco,
sparge rose recise
raccolte nel grembo.
Nel volto il sorriso
della rinata Fiorenza.
Zefiro al suo fianco
le gote gonfie di
vento,
strida di donna,
frasche
spezzate, afferra Clori
l’amata ninfa, zampilli
di fiori dalla bocca.
Il vento s’ingorga
nei pepli, li scuote,
li increspa a onde
in un turbinio
continuo di stoffe,
gremite di petali e
fiori.
Venere accenna
a un passo di danza
al centro del prato
un tappeto di fiori,
saluta, un breve gesto,
l’arrivo della
Primavera.
Riprende l’eterea
danza delle Grazie.
Cupido sta per scoccare
la freccia, bendato.
Un colpo e si accende
il fuoco dell’Amore.
Mercurio nel bosco
profumato d’aranci,
in vesti da guerra,
alza in alto il caduceo
cinto da due feroci
serpenti avvinghiati.
Trafigge l’ultima nube
residuo della
discordia,
mostra il tempo della
pace.
La tempesta vola via
dalla città di
Fiorenza,
dalla terra dei Medici.
Il quadro “La Nascita di Venere” fa parte della stessa
commissione, proposta da Pierfrancesco dei Medici e fu destinato anch’esso alla
Villa di Castello. E’ rappresentato un mito classico, con il rinvio ad una
folta serie di messaggi simbolici. La dea che sorge dal mare, pare un’allusione
al mistero attraverso cui gli uomini apprendono il divino messaggio della
bellezza. Venere emersa dal mare, in piedi su una conchiglia, è spinta verso la
terra dai Venti, raffigurati in volo tra una pioggia di rose. La dea riceve
dalle Ninfe un manto di porpora. Il dipinto è una sinfonia di linee aggraziate
e un’armoniosa, poetica ricerca della bellezza pura. Nello studio di Cristina
Acidini Luchinat, sopra citato, la dea in piedi sulla conchiglia, è spinta
verso la costa della Toscana, la terra dei Medici, per fare dono delle sue ricchezze,
della sua bellezza.
In sintonia con questo
pensiero, così recita la poesia “Flora” nella parte finale dedicata a Venere.
Venere
Venere spinta dai venti
giunge alla riva,
ai piedi della Galleria
degli Uffizi, dove
un tempo sorgeva
il porto romano.
Tosca in disparte
dal Ponte Vecchio
osserva l’arrivo
di una nuova stagione,
assapora il profumo
della primavera.
Flora accoglie la dea,
la coperta ricamata
di gigli fra le
braccia.
Mano nella mano
salgono la scalinata,
raggiungono gli Uffizi.
L’Alba si annuncia.
C’è ancora il tempo
per intrecciare una
danza,
per invitare Mercurio
a rinnovare il rito
per un nuovo
Rinascimento.
I capolavori del Botticelli ci portano al centro dell’Umanesimo
e del Rinascimento, al rapporto con il mondo di grandi ingegni, come Marsilio
Ficino, Pico della Mirandola e molti altri. Si afferma, in questa epoca, una
nuova visione dell’uomo insieme alla centralità della bellezza.
Proponiamo che l’espressione “Nuovo Rinascimento” sia
ripresa nell’ambito del progetto “Officina del Mito “ – in questa stagione
difficile che stiamo attraversando – per coniugarla nelle sue valenze e
imparare, ancora oggi, a “sognare
sapendo di sognare” liberando in questa ricerca le energie racchiuse nel mito.
Roberto
Mosi
lunedì 21 novembre 2016
Silvia Ranzi e l'Officina del Mito
INTERVENTO 19 NOVEMBRE, Il CIRCOLO DEGLI ARTISTI “
CASA DI DANTE” a FIRENZE
OFFICINA “ Mito”
Umberto Zanarelli al pianoforte -Brani di Schuman
Roberto Mosi - Poeta e fotografo - poesie sul Mito
Paolo Tranchina- Psicanalista junghiano : saggio“ Il Mito di
Afrodite”
Epilogo: Silvia Ranzi
In occasione della Collettiva
“ I CONFINI DEL MITO” dal 12 al 24
Novembre
ARTISTI PARTECIPANTI:
Valerio Giovannini, Enrico Guerrini, Salvatore Monaco, Roberto Mosi,
Simonetta Occhipinti, Margherita Oggiana, Rioberto Orangi, Andrea Simoncini,
Paolo Tranchina.
"Parlare oggi di Mito e farne un
motivo ispiratore nella rete delle Arti letterarie e Figurative significa
intercettare quei “dispositivi di senso” che i Miti hanno rappresentato da
sempre in ogni epoca, ricettacoli di immaginari individuali e collettivi,
cristallizzati e divulgati nei processi storici e tecnologici da diventare icone
e alvei di significati trasmissibili e credibili per aspettative, genesi e profezie euristiche in chiave etico-antropologica
.
Sono “rilevatori di sistemi
simbolici di pensiero” in cui si alternano ritualità, eroicità e socialità
esperienziale condivise e proiettate tra caos e cosmo, umano e divino, clandestinità e ufficialità, tra pubblico e
privato, permissività e trasgressione.
La funzione “eziologica”, o ricerca delle cause originarie, diversifica la
poligenesi dei Miti: teogonici, cosmogonici, antropogonici, astronomici, metereologici,
agrari, cultuali da analizzare sul piano storico ed allegorico.
Le iconografie mitiche della Classicità
greca e latina vengono rivisitate ad
oggi nelle loro valenze emblematiche e metastoriche in quanto interagiscono con l’esigenza di
leggere il reale per evidenziare aree semantiche di ricerca sapienziale
ed amplificare la direzione sociale nella
ricerca di utopie percorribili.
Se nell’Età romantica i Fratelli
Grimm aprono nuovi orizzonti agli studi mitologici affermando che il Mito non è
frutto di una casta di sacerdoti o filosofi , ma sono creazioni del popolo ( credenze, costumi, motivi
narrativi); lo studioso K.O. Muller - grecista, filologo classico, storico ed
archeologo tedesco ( 1797 – 1840) -
afferma il postulato della fondamentale identità dello spirito umano
nelle sue uniformità tra gruppi lontani nel tempo e nello spazio per approdare
al concetto di Animismo.
L’esigenza che ha spinto l’uomo
arcaico a creare il MITO ORIGINARIO, dare senso al proprio mondo, non è morta
nell’uomo contemporaneo, ma si esprime in forme nuove proprie della società di
massa dominata dalla tecnica pubblicitaria nella specifica venerabilità
dell’immagine fra tradizione ed innovazione.
I linguaggi - letteratura ed Arti visive - nella loro multidisciplinarietà
semiotica e creativa sono “media smart” che
trasformano il reale nell’ aspirazione a congiungere l’uomo a mondi intellegibili sul piano fisico o metafisico, sensibile o
ideale, nella gamma dei valori etici tra sacro e profano, laicità o religiosità,
coordinate che registrano il clima di
un’epoca.
L’uomo esprimendosi nelle Arti
sorelle crea universi ereditari per le generazioni successive, abilitando
pensieri ed icone utili alla dimensione evoluzionistica di sopravvivenza sul
piano euristico ed estetico come la narrazione translogica presente nel Mito :
“ La semiologia o scienza dei segni ci ha insegnato che il MITO ha il compito
di istituire un’intenzione storica come natura, una contingenza come eternità”
( Roland Barthes: “ MITI DI OGGI”, 1957)
Innumerevoli sono i capolavori
dell’Arte che sono diventati icone del nostro tempo tra cui :
“ La Primavera” del Botticelli; “
Il David” di Michelangelo; “ la
Gioconda” di Leonardo ; “Guernica” di Picasso; “L’urlo” di Munch.
L‘opera d’arte si trasforma in immagine
dal successo planetario, impermeabile ai gusti, alle mode, al passare del tempo,
raggiungendo uno stato di Culto collettivo.
La mitopoiesi e le mito-dinamiche
sono strettamente legate all’aspetto formale perché le Arti visive nel veicolare
contenuti inseguono intenti persuasivi, tra cui è privilegiata la Bellezza come
fattore che suscita meraviglia, catalizzatrice di attenzione, fruizione
contemplativa, condensazione di grammatiche segniche, cromatiche, plastiche
nella ricerca ultima dello “Splendore del Vero” secondo la massima di Platone.
Gli effetti o strategie estetiche
risultanti attuali sono: i silenzi metafisici, l’inquietudine, lo spaesamento o
straniamento quali tecniche per irretire nell’enigma o plurivalenza psichica del MITO, come ben si
evince nella corrente del
Surrealismo e nella Scuola della Metafisica.
“ Ciò che nei MITI si presenta inverosimile, è proprio quello che ci
apre la via alla verità. Infatti, quanto più paradossale e straordinario è
l’enigma tanto più pare ammonirci a non affidarci alla nuda parola, ma ad
affaticarci intorno alla verità riposta”. IMPERATORE FLAVIO CLAUDIO
GIULIANO, filosofo romano: l’ultimo sovrano dichiaratamente pagano che intese
difendere la Religione romana dinnanzi all’avvento del Cristianesimo e che si
adoperò per la tolleranza fra le Religioni.
Il Mito in ultima analisi è dunque
un fenomeno che si verifica su scala globale dall’antichità ad oggi: un
linguaggio simbolico attraverso cui l’uomo crea una struttura interpretativa
del mondo in tutte le sue sfaccettature dal punto di vista cosmologico, sociale,
politico ed artistico.
L’Arte comunque non rinuncia ad
una seduzione intrinseca: ovvero interpreta il Mito, lo include, dialettizza
con la sua dimensione arcana, elitaria o popolare, antropologica,
storico-filosofica, ideale, lo metabolizza e lo reinventa a tal punto da
rincorrere l’idea stessa di diventare, essa stessa, Mito.
Per attualizzare nella dimensione
del cultura di massa odierna si può
affermare, come attesta la citazione di JOSEPH CAMPBELL, saggista e storico
delle religioni statunitense:
“ I
MITI SONO SOGNI PUBBLICI, I SOGNI SONO MITI PRIVATI”
SILVIA RANZI, 19 Novembre 2016
Folhas de poesia
Folhas de poesia
Do caderno de poesia arranquei trinta folhas.
Lanço-as uma a uma aviões de papel rosa, da varanda,
parte delas caem pesadas nas pedras da rua, sem
a força da fantasia, outras descem de soslaio por
algum verso coxo.
Umas quantas dão voltas
largas no ar, palavras leves. Uma folha
sozinha sobe no céu,
nas asas clarões de emoções.
3
janeiro 2008
Fogli
di poesia
Dal quaderno delle poesie ho strappato trenta
fogli.
Li lancio uno ad uno aeroplani di carta rosa, dalla
terrazza, una parte cade pesante sulle pietre della strada, non ha
la spinta della fantasia, altri vanno giù in tralice
per qualche verso zoppo.
Un gruppo compie giri larghi nell’aria, parole
leggere. Un foglio
solo si alza nel cielo,
sulle ali lampi di emozioni.
solo si alza nel cielo,
sulle ali lampi di emozioni.
3
gennaio 2008
Disegno di Valerio
Giovannini per l’Antologia “Poesie 2009 – 2016”, di Roberto Mosi, Giuliano
Ladolfi Editore, 2016 –
Traduzione dal Portoghese
a cura di Catarina
martedì 8 novembre 2016
E' uscito il romanzo "Esercizi di volo", Europa Edizioni
Entrare
in queste pagine significa entrare in un mondo strano, talvolta
leggermente inquietante, ma affascinante, quasi irresistibile. È un mondo
che ricorda la concettualità dell’espressionismo, quando la realtà era ancora vagamente riconoscibile, ma filtrata dall’emotività della mente.
Quella che
troverete inleggermente inquietante, ma affascinante, quasi irresistibile. È un mondo
che ricorda la concettualità dell’espressionismo, quando la realtà era ancora vagamente riconoscibile, ma filtrata dall’emotività della mente.
questo
racconto è una storia che sembra suddivisa in tanti singoli
racconti, con una serie di personaggi che osservano la via dell’eroe
per poi imboccare quella opposta, mantenendo il pensiero su ciò che sarebbe giusto. Come appare il mondo se lo si guarda dagli occhi
di un uomo in evoluzione? Anche il mondo
racconti, con una serie di personaggi che osservano la via dell’eroe
per poi imboccare quella opposta, mantenendo il pensiero su ciò che sarebbe giusto. Come appare il mondo se lo si guarda dagli occhi
di un uomo in evoluzione? Anche il mondo
evolve?
Quello che sembra un trauma diventa un appiglio?
E noi dove siamo in tutto questo? Siamo solo spettatori o l’evoluzione degli eventi fa evolvere anche noi? Probabilmente la scelta migliore è affiancarsi a questa storia, farsi
E noi dove siamo in tutto questo? Siamo solo spettatori o l’evoluzione degli eventi fa evolvere anche noi? Probabilmente la scelta migliore è affiancarsi a questa storia, farsi
prendere
per mano e lasciare che ci conduca verso le ultime, sconcertanti righe.
domenica 6 novembre 2016
Il libro della settimana per Literary
L'Antologia "Poesie 2009 - 2016", Giuliano Ladolfi Editore, di Roberto Mosi, è proposto come libro della settimana dal Portale Letterario "Literary" .
Presso AMAZON è disponibile la confezione regalo del libro
E' nata l'Officina del Mito
OFFICINA DEL MITO
LINK
E' nata la pagina Facebook "Officina del Mito":
il mito e la pittura, il disegno, la scultura, la poesia,
la fotografia, la psicologia, la filosofia, ...
sabato 5 novembre 2016
Antologia Poesie 2009-2016 Giuliano Ladolfi Editore
Roberto Mosi, Antologia Poesie 2009 – 2016, Giuliano Ladolfi Editore
E’ uscita recentemente l’ ”Antologia Poesie
2009 - 2016” di Roberto Mosi, pubblicata da Giuliano Ladolfi Editore di
Borgomanero, Novara.
L’Antologia
riporta pagine scelte da sette anni d’impegno per la poesia, che ha visto una
serie di presentazioni di raccolte poetiche – dai Nonluoghi ai Luoghi del mito, da Florentia ad Aquiloni e Itinere, da L’Invasione degli Storni a Concerto (Populonia, Flora, Il Golfo di Baratti), alla Cena all’Hotel Ritz ispirata alla Recherche di Marcel Proust – presso il Consiglio Regionale, il
Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, Le Giubbe Rosse, la Libreria Salvemini,
la Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa.
A
ogni incontro, compagne fedeli le voci di Giulia Capone Braga e di Renato
Simoni, i disegni del pittore Enrico Guerrini realizzati all’impronta. Fedeli
testimonianze poi di questi eventi, le pagine del portale nazionale “Literary”,
in particolare la rubrica “Occhio all’autore”
(http://www.literary.it/autore_occhio.asp?id_autore=2707): oggi sono riportati
oltre ottanta resoconti. Alcuni incontri sono stati registrati anche con video,
riportati in parte su youtube.
Il libro si presenta con una copertina
ripresa da una fotografia dell’autore, scattata nel cuore di Firenze all’angolo
di via del Purgatorio e di via del Limbo: sulla fotografia il graffito di un writer con al centro un palloncino
rosso. La copertina riprende il senso del libro: un omino risale dal basso e si
affida al palloncino rosso – alla poesia, in definitiva - che tiene per un
filo, per volare alla scoperta del mondo.
Nella parte alta della copertina, a destra, una finestrella nera,
misteriosa dalla quale è appena uscito un altro piccolo personaggio.
Fra i colori della copertina prevale il
marrone antico con toni accennati dal celeste al verde, al grigio della pietra.
Sono gli stessi colori che ritroviamo nei quadri di Ottone Rosai, quando nel
1922 dipinge la strada delle sue origini in San Frediano, via Toscanella e che
Mosi ha cercato di evocare nella mostra fotografica di Mosi “Firenze, dietro la
facciata”, richiamata nell’e-book pubblicato da www.laRecherche.it
“Firenze, foto grafie”.
L’ ”Antologia Poesie 2009 – 2016”
riporta tre parti, la prima Nonluoghi, Viaggi, Luoghi del Mito,
Florentia, Aquiloni, Migrare, la Pace; la seconda parte L’Invasione degli Storni, Flora, Golfo di
Baratti, Populonia. La terza parte è un dialogo poetico con Marcel
Proust: La cucina di Proust, I Campanili di Martinville, Il silenzio
dipinto delle pagine, Il profumo del biancospino, La rosa d’argento (Cena all’Hotel
Ritz), L’ansimare della locomtiva, La veduta di Delft”. Con l’Antologia gli altri campi di impegno
dell’autore riguardano la fotografia e il rapporto con la pittura, illustrati
nei Blog www.robertomosi.it
e www.poesia3002.blogspot.it.
venerdì 4 novembre 2016
Il leone con la parrucca
Il
leone con la parrucca
Il
leone ruggisce
dalla
maglietta bianca,
sopra
la parole: “Per me
è
possibile tutto”.
Le
leonesse intorno,
lo
sguardo stupito.
Sulla
criniera bianca
una
folta parrucca bionda.
Roberto Mosi
Iscriviti a:
Post (Atom)