giovedì 30 giugno 2022

“La rivincita della natura” – o “Terzo Paesaggio” – in mostra alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa

 


    La mostra collettiva del Gruppo di fotografia “La Camera Chiara di Palagio”: “Terzo paesaggio. La rivincita della natura” si è aperta il 29 giugno alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa di Firenze. Rimarrà aperta fino al mese di settembre. Giovanni Cavazzuti a nome del gruppo ha illustrato il senso della iniziativa.


    Cosa si intende per Terzo paesaggio ? Le piante viaggiano e in questo vagabondare i loro semi si spargono ovunque, soprattutto in città: le ritroviamo negli interstizi dei muri, ai margini delle strade, sui marciapiedi, nei luoghi abbandonati, lungo i fiumi; nel loro fermarsi: formano il “Terzo paesaggio”. 



    Il Manifesto del Terzo paesaggio è stato pubblicato in Italia da Gilles Clément (giardiniere, botanico e scrittore) nel 2004 e ha avuto sempre più notorietà con il passare degli anni. 



  

  In sintesi il “Terzo paesaggio”:

comprende tutti gli spazi non gestiti dall’essere umano;

è un rifugio per la diversità;

è un territorio di ricerca;

è un invito a non agire.

    Gilles Clément ha sviluppato la sua ricerca inserendo in grandi spazi pubblici la sua idea di Terzo paesaggio, giardini dove ci si può sedere a leggere un libro mentre le piante, gli arbusti, le “erbacce” crescono libere e spontanee. Il “Terzo paesaggio” diventa così anche un luogo dove la diversità scacciata altrove, cresce spontanea e si sviluppa arricchendo l’ambiente, senza aver bisogno della presenza umana. 





    Il gruppo La Camera Chiara di Palagio ha cercato di cogliere questa diversità andando in giro per la città a fotografare, strade, anfratti, luoghi lasciati alla natura (indirizzo video: https://www.youtube.com/watch?v=gqeCGJJmYZc9 ). Gli autori della mostra sono: Flaminia Arpino, Giovanni Cavazzuti, Cristina Fontanelli, Karine Gaior, Raffaello Gramigni, Adriana Levi, Roberto Mosi, Carlotta Salvadore, Massimo Selmi. La mostra è visitabile durante gli orari di apertura della biblioteca., nel centro di Firenze, piazza del Palagio di Parte Guelfa. Ingresso libero. 







        Roberto Mosi ha presentato con alcune foto la seguente poesia, tratta dal libro “Sinfonia per San Salvi”, Il Foglio Edizioni, pag. 99 (video: indirizzo:https://youtu.be/v5ojs0jwSmo ).

Cigli erbosi

Frammento indeciso del giardino planetario, il Terzo paesaggio è costituito

dall’insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo. Questi margini raccolgono

una diversità biologica che non è a tutt’oggi rubricata come ricchezza.

Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”, p.11

Al margine della città

i cigli erbosi della strada,

i bordi dei campi dove nasce

un’erba strana, senza nome

l’aiuola dismessa, indecisa

sulla sua natura,

indefinita sul suo destino.


Zone libere

zone che sfuggono al nostro controllo,

meritano rispetto per la loro verginità

per la loro disposizione naturale all’indecisione.


La diversità

trova rifugio su il ciglio della strada

l’orlo dei campi

o un piccolo orto non più coltivato

un piazzale invaso da erbacce

laddove non ci sia l’intervento dell’uomo.


Residui dove nascono cose nuove,

idee nuove, forze nuove. No.

Potrebbero nascere

ma non è detto che nascano.



    Il libro "Manifesto del Terzo Paesaggio" (Edizioni Quodlibet 2014) mostra dunque – riguardo alla vegetazione libera - i meccanismi evolutivi, le connessioni reciproche, l’importanza per il futuro del pianeta. È un’opera che apre un campo di riflessione aperto anche ad implicazioni politiche.


    Le fotografie mostrano sguardi di tipo diverso sul mondo del Terzo Paesaggio, dalle erbe cresciute fra le crepe dei muri o gli interstizi fra le pietre del selciate, a quelle rigogliose dei giardini abbandonati o fra i sassi dei binari della ferrovia. Uno sguardo particolare fu gettato, in altra occasione, sul parco dell'ex Manicomio di San Salvi di Firenze, come ripreso in un apposito video (https://www.youtube.com/watch?v=auVpkFhoSzw ); o sul parco di Fonte Santa ccon il poemetto "Orfeo in Fonte Santa" (Ladolfi Editore; video: https://www.youtube.com/watch?v=vIr8cLJC-fk ).

    E' un modo nuovo di avvicinarsi, con l'insegnamento di Gilles Clément, alla Natura, per gettare sguardi “più lunghi” secondo una prospettiva che va dal particolare all'universale, capace di cogliere le varie forme della diversità e di equilibrio fra l'uomo e la Natura. Al termine delle giornate di safari fotografico ci siamo sentiti più ricchi, vicini alle considerazioni che Richard Mabey faceva alcuni anni or sono nel libro “Elogio delle erbacce” (Edizioni Ponte alle Grazie, 2011). Ne riportiamo, concludendo, alcuni stralci:

    “Quando intralciano i nostri piani o le nostre mappe ordinate del mondo, le piante diventano erbacce. Quella vegetazione non aveva nulla di bello o affascinante, non richiamava i fiori selvatici della poesia bucolica... Eppure pulsava di vita, una vita primitiva, cosmopolita… Queste piante erano avvolte da un’aura magica, come se l’incantesimo dell’“area dismessa” rendesse tutto possibile. 


    Naturalmente, “tutto dipende da cosa si intende per erbacce”. La d
efinizione è la storia culturale dell’erbacce. Come, dove e perché classifichiamo come indesiderabile una pianta fa parte della storia dei nostri incessanti tentativi di tracciare i confini tra natura e cultura, stato selvaggio e domesticazione.

    Per certi versi questo libro [“Elogio delle erbacce”] è l’invito a considerare queste piante fuorilegge per quelle che sono, capire come crescono e perché le riteniamo un problema. Per altri versi è una storia umana. Le piante diventano erbacce perché è così che la gente le etichetta.

    Le erbacce rompono i confini, sono la minoranza apolide che sta a ricordarci che la vita non è poi così ordinata, ed è proprio da loro che potremmo imparare a vivere – come accadeva un tempo – a cavallo delle linee di confine della natura.”



martedì 28 giugno 2022

Notiziario n. 10 "Casa di Dante" : 26 marzo 2022, incontro con il poeta -fotografo


Incontro con il poeta - fotografo




            Si è svolto sabato 26 marzo un caloroso incontro di amiche ed amici per la nostra festa di compleanno, presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, a Firenze.

            Il presidente Franco Margari ha introdotto e coordinato gli interventi dei soci e degli amici, che hanno letto brani di poesie e racconti dai libri dell'autore.

L'iniziativa è stata trasmessa anche in streaming ed è stata registrata (indirizzo registrazione:  https://www.facebook.com/circoloartisticasadante/videos/306020624933793 ).

            Mariella Bettarini ha scelto tre poesie dalla Silloge “Il profumo dell’iris”, Gazebo Edizioni 2018, fra le quali:  Palazzo Vecchio:  Oggi/ ho salito le scale del Palazzo, / Costanza al mio braccio,/ con noi la poesia/

di Pablo Neruda, il poeta/ giunto dalle Ande cilene: // “E quando in Palazzo Vecchio, / bello come un‘agave di pietra,/ salii i gradini consunti …/ uscì a ricevermi un operaio/ capo della città” *// Il sindaco sessanta anni fa,/ Fabiani, la semplicità/ in persona, in armonia/ con lo splendore di Firenze:/ con l’arte “che da queste/ strade contorte venne a mostrare/ il cuore della bellezza a tutte le strade del mondo”// Oggi/ l’incontro si rinnova:/ la bellezza dell’amore,/ la semplicità degli sposi,/ gioielli splendenti fra noi,// nella nostra “vecchia città/ di pietra e d’argento”./ * Pablo Neruda “La città”, 1951.

 

            Renato Simoni ha presentato, nella forma della perfomance, le poesie “L’arrivo di Marta” (“Parole e paesaggi”, 2009)  e “Bit byte” (“Nonluoghi”, 2009);  Marta la poesia “Il nuovo arrivo” (“Aquiloni”, Il Foglio 2010):

Gira gira mia sorella/ nella pancia tonda/ prende a calci il mondo.// ... // La chiamerò, forse Duchessa/ sarà la mia grande Amica.// ...

Anna ha scelto il brano del poemetto “Sinfonia per Populonia” (da “Concerto”, Gazebo 2013):

 

Giocare - Il triciclo intreccia/ viaggi sul prato/ Anna raggiunge/ veloce Milano/, riparte per Roma/ la bambola sul seggiolino./Chiama l'albergo/ “Una camera per quattro”/ …/ “Cosa fanno le belle manine?”/ Battono, battono/ e se ne vanno./ Cosa fanno le belle manine?/ Girano, girano/ e se ne vanno.”/  Frullano, passerotti/ in volo nella stanza.

 

            Angiolo Pergolini ha presentato il videorealizzato nel periodo più duro della pandemia, con riprese dai balconi e la recita di poesie: fra queste la poesia “Straniero fra gli uomini” (indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=M46oncuoN-Y ); Nicoletta Manetti ha ripreso da “Sinfonia per Salvi”, Il Foglio 2020, il componimento “La nave dei folli”:

La nave dei folli dal padiglione/ delle Agitate/ ondeggia sul mare di erba,/ di pini, s'infrange contro il muro/ che divide il giardino dal mondo/ …

 

            Giulia Capone Braga ha dato voce a “Orfeo in Fonte Santa”, Ladolfi 2019, per la parte che inizia:

 

XIV. Incredibile la morte/ fra i castagni, in file parallele,/ colonne della Cattedrale,/ rami alti formano gli archi.// Il sole al tramonto incornicia/ vetrate iridiscenti, il mormorio/ delle acque, il sillabare/ della preghiera per Giulia,/ … / Con gli ultimi raggi del sole,/ prima che chiudano le porte/ della Cattedrale, giunge l'eco/ del canto degli angeli/ alto fino alle volte del cielo.

 

            Giuseppe Cavallo, vicepresidente del Circolo, ha letto un suo componimento dal titolo: “Pezzetti di vita”:

“La luce del sole filtra attraverso le chiome dei pini, giù in basso c'è un gran lavorio, tre bambini di diversa età si rincorrono tra lo scivolo e la giostra del parco giochi, poco distante due ragazze parlottano tra di loro e nel contempo spippolano sui rispettivi smart-phone, ora l'una mostra lo smart-phone all'altra che accenna un ghigno di stupore … Luigi è sceso dal treno e si affretta ad uscire dalla stazione, il treno ha portato ritardo, ha i minuti contati, questa mattina niente sosta al bar, niente colazione, prenderà un caffè alla macchinetta  una volta che ha timbrato … … Il super uomo di nicciana memoria non è un guerriero con scudo e spada, ma siamo noi tutti, noi che ogni santo giorno ci alziamo ed andiamo incontro alla vita, senza nessuna certezza, un grande salto nella vita, che non può che essere fatto con amore verso tutto e tutti, il compito di qualunque artista in qualsiasi campo si muova è quello di trasmettere amore e verità, per generare consapevolezza.”  (si veda: https://poesia3002.blogspot.com/2022/03/pezzetti-di-vita-racconto-di-giuseppe.html ).

 

            Ha ripreso la parola Renato Simoni, per leggere al posto del pittore Enrico Guerrini, impegnato altrove, la lettera che lo stesso pittore ha indirizzato a Dante Alighieri – o, meglio, a Durante – raffigurato nel quadro esposto nella sala, con una folta barba:

 

Firenze, Sestiere di San Pier Maggiore

 

                                                  26 marzo 2022, Seconda ricorrenza del DanteDì

 

            Carissimo Durante,

 

            parlare con te, incontrarti ci aiuta in questi momenti di paura e di angoscia, in questo posto del Sestiere dove il tuo bisnonno Alaghieri aveva la casa e leticò con i frati della Badia per il fico che invadeva il loro orto, dove tua mamma Bona ti allattò.

 

            Ti ho dipinto, questa volta, con la barba, fa risaltare meno il tuo naso aquilino, ti sento così più vicino.

 

            E ti devo ringraziare di cuore perché con tutti i quadri che sto dipingendo su di te e le tue storie, ho un sacco di lavoro e ora mi conoscono a Firenze, da Pontassieve a Signa, da Scandicci a Coverciano.

 

            E ti ringrazia anche il mio amico Roberto – quello con il quale formo, ormai lo sanno anche i sassi, una coppia di fatto – lui che ha scritto un racconto su di te, una storia un po’ sbrindellata ma ora è celebre, a partire dalla zona fra Novoli e via Baracca.

 

            Nell’anno che è appena passato abbiamo lavorato un sacco, per la tua ricorrenza, come amici del Circolo degli Artisti, intorno alla tua poesia e al tuo pensiero, e abbiamo ri-scoperto come la tua opera sia un momento prezioso, unico, di incontro fra popoli e culture, una luce di cui c’è oggi tanto bisogno per “ritornare a riveder le stelle”.

 

                          Tuo Enrico Guerrini

                                     pittore,

        socio del Circolo degli Artisti “Casa di Dante”

 

            Silvia Ranzi ha letto da “Itinera”, Masso delle Fate 2007, la poesia “La corte della mia infanzia”:

 

I viaggi di ogni tempo iniziano/ dalla corte della mia infanzia,/ magico quadrato di terra fra case/ cadenti, chiuso da un cancello/ di ferro aperto sul mondo/ ...

 

Anna e Paolo Vieri hanno presentato da “L’invasione degli storni”, Gazebo 2012, la postfazione: “Dialogo tra l’autore e la Cornacchia della Valle dell’Inferno”:

 

AUTORE -  Sei il primo personaggio che appare sulla scena della Trilogia, indaffarato e un po’ agitato.

 

CORNACCHIA – Mi piace la parte. Sono un animale solitario, si dice intelligente, linguacciuto.

. . . .

CORNACCHIA - ... Devi tornare a trovarmi con un sacco i racconti,  di storie di film, di versi. Il tuo è un viaggio alla ricerca della speranza e la speranza è contagiosa. 

 

            Sandro Giovannini si è cimentato con l’incipit “Un giorno, ne sono certo, riuscirò a volare” dal romanzo “Esercizi di volo”, Europa Edizioni 2016:

 

“Un giorno, ne sono certo, riuscirò a volare. Mi sono costruito due ali di tela leggera per esercitarmi , le lego alle braccia, salgo in cima a una scala e comincio ad agitarle, forte, sempre più forte, chiudo gli occhi emi getto in avanti. Le ali mi anno slancio e la spinta attutisce l’impatto con la terra. Ho letto tutto quello che c’era da leggere sul tema del volo....”

 

            Dopo il nostro omaggio alla poesia e all’amicizia, alle nipoti Anna e Marta, alla famiglia, a Costanza e Giovanna, in particolare,

ha svolto l’ultimo intervento Giuseppe Baldassarre, soffermandosi su due poesie (Antologia “Poesie 2009-2016”, Ladolfi 2016):

 

Via Larga – Il corteo dei Magi lascia/ l’affresco della Cappella,/ scende le scale, appare/ in vesti sontuose nella via.// Sulle cavalcature i sovrani/ e il grasso sceriffo: portano/ in dono la stizza, il genio/ fiorentino, l’arroganza.// Li circondano nuovi cittadini,/ i giocatori del calcio in costume/ il capo dei tassisti/ cinque famosi cuochi.// Nel paesaggio sulle colline/ angeli in volo, gruppi di pastori,/ lavavetri, le braccia incrociate.

 

La pace – Acqua, farina, lievito e sale/ gli ingredienti per il pane.// Lievita la pace ora in noi/ è presente qui,/ in quello che facciamo./ Ci dà gioia camminare/ sorridere, respirare.// Il respiro congiunge/ il corpo e la mente,/ sorridere e respirare/ sono archi di un ponte/ per vivere il presente.// Non esiste una via/ alla pace, la pace/ è la via da percorrere/ a passo deciso, lo sguardo/ che vede lontano.// Le mani impastano,/ danno la forma, lievita/ il pane nel silenzio/ della madia profumata/ di bianca farina.

 

            L’incontro è stato scandito da tre canzoni cantate da Francesco Rainero, accompagnato dal suono della chitarra. L’ultima canzone è stata dedicata al pensiero, oggi quanto mai vivo, per la pace.

 







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mercoledì 22 giugno 2022

Dal 29 giugno : "TERZO PAESAGGIO": Mostra Fotografie: Biblioteca Palagio Parte Guelfa




Gruppo di Fotografia La Camera Chiara di Palagio Biblioteca Palagio di Parte Guelfa Inaugurazione mostra fotografica sul Terzo paesaggio 
Le piante viaggiano e in questo vagabondare i loro semi si spargono ovunque, soprattutto in città: le ritroviamo negli interstizi dei muri, ai margini delle strade, sui marciapiedi, nei luoghi abbandonati, lungo i fiumi; nel loro fermarsi formano il “Terzo paesaggio”. 
Il Manifesto del Terzo paesaggio è stato pubblicato in Italia da Gilles Clément (giardiniere, botanico e scrittore) nel 2004 e ha avuto sempre più notorietà con il passare degli anni. 
In sintesi il “Terzo paesaggio”: 
 comprende tutti gli spazi non gestiti dall’essere umano; 
 è un rifugio per la diversità;  è un territorio di ricerca; 
 è un invito a non agire. 
Gilles Clément ha sviluppato la sua ricerca inserendo in grandi spazi pubblici la sua idea di Terzo paesaggio, giardini dove ci si può sedere a leggere un libro mentre le piante, gli arbusti, le “erbacce” crescono libere e spontanee. 
Il “Terzo paesaggio” diventa così anche un luogo dove la diversità scacciata altrove, cresce spontanea e si sviluppa arricchendo l’ambiente, senza aver bisogno della presenza umana. 
 Il gruppo “La Camera Chiara di Palagio” ha cercato di cogliere questa diversità andando in giro per la città a fotografare, strade, anfratti, luoghi lasciati alla natura.

 Firenze 29 giugno 2022 
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Cigli erbosi

 

Frammento indeciso del giardino planetario, il Terzo paesaggio è costituito   dall’insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo. Questi margini raccolgono

una diversità biologica che non è a tutt’oggi  rubricata come ricchezza.

               Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”,  p.11

 

Al margine della città

i cigli erbosi della strada,

i bordi dei campi dove nasce

un’erba strana, senza nome

l’aiuola dismessa, indecisa

sulla sua natura,

indefinita sul suo destino.

Zone libere

zone che sfuggono al nostro controllo,

meritano rispetto per la loro verginità

per la loro disposizione naturale all’indecisione.

La diversità

trova rifugio su il ciglio della strada

l’orlo dei campi

o un piccolo orto non più coltivato

un piazzale invaso da erbacce

laddove non ci sia l’intervento dell’uomo.

Residui dove nascono cose nuove,

idee nuove, forze nuove. No.

Potrebbero nascere

                                ma non è detto che nascano.

 

Al magine della città

i cigli erbosi della strada

aprono l'idea

del giardino planetario.


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Intervista a Roberto Mosi


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giovedì 9 giugno 2022

"Prometeo. Il dono del fuoco", Ladolfi, al Giardino delle Rose di Firenze. Poesia, musica e danza - La visione di "Literary"

 


La visione di "Literary"

Al Giardino delle Rose di Firenze, piazzale Michelangelo, martedì 7 giugno è stato presentato il libro di Roberto Mosi “Promethéus. Il dono del fuoco”, Giuliano Ladolfi Editore, con la partecipazione di Sylvia Zanotto, Giusy Frisina, e dell’autore: letture, musica e danza, commenti critici. 




 È stato detto nel meraviglioso scenario del Giardino delle Rose, fra piante profumate e le statue di Folon, davanti ad un panorama di Firenze da capogiro, che Promethéus / Il dono del fuoco è un libro prezioso da approfondire nelle sue molteplici sfaccettature poetiche, dalla narrazione del mito – secondo il “Prometeo Incatenato” di Eschilo - al ritmo musicale.






 Il dono del fuoco rubato agli dei è un topos rappresentato ed esaltato dalle arti e dalla scienza, che sono elementi essenziali alla base di ogni civiltà e a questi l’autore rivolge lo sguardo dell’uomo di oggi. Fin dall’inizio dell’opera (Movimento I / Quadri), per il mondo delle arti Roberto Mosi pone in primo piano l’espressione libera degli artisti di strada contro le restrizioni della società:

«Cerco nelle città / spazi lontani / dove s’accende / la fantasia dei colori / strade periferiche / muri della ferrovia / sottopassi nell’ombra / saracinesche abbassate / Parlano lingue / nuove, antiche / messaggi / sorprendono il quotidiano / stupiscono / accendono sogni / deflagrano in sorrisi / Inseguono la vita / sfidano / conformità, paure / murales poster matrici / adesivi / Sono folla / nei quartieri lontani / sul fianco delle case popolari / ritratti di gente comune / illuminati dall’arte».



L’artista di strada porta nel formicaio grigio delle città, il colore, una nuova fantasia delle forme con venature di follia, arriva a “correggere” i cartelli stradali:

«Il Giullare s’intrufola, follia / dei segnali, lo spray nella mano / la freccia stradale infilza un cuore / il Cristo pende  dall’incrocio / La forma della gogna sul divieto / d’accesso, la lisca di un pesce sul / senso obbligatorio, s’intrecciano / strisce bianche della strada / La follia del Giullare dipinge / di nuovo i volti della città» (Movimento I / Cartelli stradali).



Il volto della città cambia di continuo, specie nei suoi angoli più lontani, anche nel momento triste della pandemia:

«Cambiano i volti della strada, / rinascono in altri luoghi / per altre mani, forme e colori / Quello che c’era la sera / non è detto / sia lì al mattino, un muro bianco / può infiammarsi di colori la notte / Nella galleria di quadri viventi / una sequenza infinita di creazioni / scene varie della commedia umana / L’epidemia ha foderato di silenzio / i quartieri, ha dipinto l’angoscia / sul volto smarrito dei passanti / Giorni di speranza sorgeranno / al suono di nuove poesie, alla / luce di nuove scintille d’arte» (Movimento III / Metamorfosi).

Nella prima parte del componimento l’autore, Roberto Mosi, “dipinge” trenta quadri di arte di strada ripresi dal vero nel suo girovagare per la città, sul modello della suite per pianoforte di Modest Petrovic Musorgskij “Quadri di un’esposizione” (1874). Come la musica descrive e rende vivi i quadri della mostra dell’amico pittore Victor Hartmann, così la poesia di Mosi interpreta le opere dell’arte di strada in cinque movimenti: Quadri, Confini, Metamorfosi, Grotte, Follia. 



Le poesie di Roberto Mosi sono “poesie animate” (Virginia Bazzechi) anche grazie allo straordinario potenziale dei suoi versi. La letteratura è piena di esempi altissimi di poeti che si sono cimentati illustrando o commentando quadri o oggetti d’arte, fin dalla descrizione dello scudo di Achille nell’Iliade. Ma l’ecfrasi, il tentativo cioè di un’arte di riprodurre con i propri strumenti un’opera di un altro sistema artistico, avviene non solo dall’immagine alla parola, ma anche nell’altra direzione: dalla parola all’immagine, dal raccontare con le parole al mostrare con immagini ferme o in movimento, come appare nei progetti realizzati dall’autore con il critico d’arte Virginia Bazzechi. 




Nella seconda parte del libro, il mito di Prometeo ancora una volta viene accostato ad alcuni profili della scienza, in particolare alla speranza che l’umanità ripone nella scienza, in relazione a Giacomo Leopardi, all’angoscia con cui l’uomo talvolta guarda alla scienza, in relazione a Jorie Graham, alla salvezza che porta la scienza, come riporta Eschilo nel Prometeo incatenato, martire per amore degli uomini:


«La sua colpa, ha carpito agli dei / la fiamma radice di vite, d’industrie / Eschilo canta la generosità / di Prometeo, fonte di tutte / le scienze per i viventi.





Fu suo, / per il bene degli uomini, il dono / del calcolo, primizia d’ingegno, / e il tesoro dei segni tracciati»
(Tempo I / Mito della scienza).

È stato detto che in tempi incerti e bui come quelli attuali, la poesia può indicare la strada ai naviganti desiderosi di affrontare nuove rotte alla scoperta di scrigni magici pieni di premesse fantastiche.


Fra i prossimi appuntamenti al Giardino delle Rose di Firenze, la presentazione del libro di Roberto Mosi (poesia, racconti, fotografia) "Sinfonia per San Salvi", Variazioni per parole e musica, "Litania su Piombino", Edizioni Il Foglio,  Piombino 2020.