I.
Il labirinto e il filo di Arianna
“Daedalo, famosissimo per il suo talento nell’arte
dell’architettura, costruisce presso la reggia di Minosse, il labirinto
scompigliando i punti di riferimento e inducendo l’occhio in errore con i
rigiri tortuosi di molte vie. Come nelle campagne di Frigia il limpido Meandro
si diverte a scorrere in su e in giù con curve che confondono … “ Metamorfosi, Libro VIII, Ovidio.
“L'universo
(che altri chiama la Biblioteca) si
compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con
vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, orlati di basse ringhiere. Da qualsiasi
esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La
distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali,
…” La Biblioteca di Babele, Jorge Luis Borges.
“Il nostro destino è
tragico perché siamo, irreparabilmente,
individui imprigionati dal tempo e dallo spazio; ma nulla, di conseguenza, è
più lusinghiero di una fede che elimina le circostanze e che dichiara che ogni uomo è tutti gli uomini e che non
c’è nessuno che non sia l’universo.” Il
Libro, Jorge Luis Borges.
Teseo s’incammina
nel labirinto del mio
io
verso la tana del
mostro,
il filo rosso nelle
mani
a passi lenti, per
corridoi
convergenti, divergenti
specchi alle pareti.
Teseo attraversa mondi
diversi, circostanze
da esperire, recuperare
catalogare, da riporre
fotografate per
immagini,
nella biblioteca divisa
per spazi esagonali.
Teseo s’illumina
di memorie, vestite
dei colori del tempo,
dello spazio, della
pelle
del labirinto,
impregnate
dell’eco rimbombante
degli zoccoli del
Minotauro.
Daedalo fugge da Teseo,
si veste delle ali di
Icaro,
rimbalza fra i nodi
della rete, fra le
immagini
degli specchi virtuali.
L’ombra urla di terrore
inseguita per la
biblioteca
dalla bestia uomo-toro.
II.
Il tempo del labirinto
Teseo porta gocce del
suo
tempo nel labirinto,
memorie di viaggi
fissate
in diapositive slavate
dai giorni, poste
ognuna
in riquadri di cartone,
riposte, per cinquanta,
in venticinque
cassette.
Teseo con l’aiuto
di Arianna, paziente,
ha passato le immagini
nella pancia del
computer:
un nuovo labirinto,
un racconto digitale
per file, per serie di zero
uno zero, bit byte.
Nel nuovo labirinto
il viaggio a
Canterbury,
a Stonehenge, foto
spente
di colore azzurro. Alla
fine
l’incontro con le Torri
Gemelle a Manhattam,
prima che si
sciogliessero
nella polvere della
caduta.
Memorie afferrate,
salvate,
recuperate, riposte in
ordine
negli scaffali della
biblioteca
aperti a vista sulle
pareti
delle stanze esagonali.
Il caos ha preso forma
nella dimensione del
cosmos.
Si allontana il terrore
del mostro.
III.
Lo spazio del labirinto
Per Teseo lo spazio
è abitato dalla memoria
delle sue origini,
sentieri
aperti nel paesaggio
dell’olio e del vino,
delle viti e degli
ulivi.
Il labirinto è fra
terre
rossastre, fra il fumo
delle fornaci, lingue
di fuoco della cottura,
fra orci e vasi e conche,
fra tegole e mattoni.
Si prolunga nella
campagna
costellata di
tabernacoli
e cappelle, con la
Madonna
in processione dall’Impruneta
a Firenze, per
scongiurare
guerre, pestilenze, calamità.
Immagini riposte ancora
vive nella biblioteca
fra preghiere
salmodianti
fra canti della
vendemmia
del lavoro nelle
fornaci,
per tenere lontano il
mostro.
IV.
La pelle del labirinto
Il labirinto all’interno
ha i colori dell’arcobaleno,
la pelle diversa ad
ogni
passo, si gonfia e
si sgonfia al pari del
respiro del Minotauro.
Ora irsuta di scaglie,
ora liscia come
specchio
e lucente e opaca,
cosparsa di vernice
a linee verticali
a linee orizzontali.
Teseo cattura immagini,
la forma del quadrato
la forma del rettangolo,
le dispone in ordine
sugli scaffali delle
celle
esagonali della
biblioteca.
Il Minotauro, lontano,
sobbalza nel sonno,
tremano gli scaffali.
Le immagini in
subbuglio
ai piedi di Teseo,
assetato
del sangue della
bestia.
V.
Il Minotauro nel labirinto
Teseo si avvicina lento
alla tana del mostro,
fra i passaggi più
riposti,
fra i meandri del
labirinto,
la spada sguainata,
in mano il filo di
Arianna.
Il cuore batte
impazzito.
Il Minotauro può
arrivare
ad ogni momento,
all’improvviso, nei
passaggi
tortuosi, le volte
basse
grondanti terrore.
Risuonano, rimbombano
rumori, il battere
degli zoccoli furiosi.
L’angoscia si veste
delle forme
dell’animale,
del toro e dell’uomo.
Teseo conosce la
ferocia
della bestia dai
racconti
dei libri della
biblioteca.
Altri libri sono ancora
da leggere, per il
colpo finale.
Uccidere il Minotauro.
Roberto Mosi