mercoledì 27 marzo 2019

Mostra foto "Firenze di notte dal barchino dei renaioli" , 1°-30 aprile


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Arteincasa/Cellai Boutique - Hotel Cellai via XXVII Aprile 14, Firenze – Tel. 055 062060665

Roberto Mosi, fotografo innamorato di Firenze

Roberto Mosi è stato premiato al Concorso Internazionale Stefano Ussi promosso dal Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, per la fotografia “Il barchino dei renaioli” (ottobre 2018), un tema che riprende con la mostra ad Arteincasa/ Cellai Boutique: “Firenze di notte dal barchino dei renaioli”. Nell’opera di Mosi è costante l’attenzione alla città di Firenze: fra le mostre realizzate “NONLUOGHI” (2009), “FLORENTIA” (2010), “MITO” (2011), “TRACCE” (2013), “FIRENZE RIFLESSA” (2013), “FIRENZE CALPESTATA” (2014), “FIRENZE DIETRO LA FACCIATA” (2015). Nella Playlist “Felicità” su YouTube, sono segnalati quaranta video che documentano la ricerca dell’autore sul rapporto fra fotografia, pittura e poesia. Alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa è in corso la mostra, realizzata insieme a Adriana Freddi, su un luogo vivo e suggestivo del centro cittadino: “H24 / Il Porcellino racconta la storia del Mercato”.

Di particolare rilievo la mostra personale al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”: “Firenze, foto grafie”, 2016 (illustrata su YouTube: indirizzo  LnZv7r30CMw, e dall’omonimo e-Book, su www.larecherche.it). Nella mostra ha presentato in forma antologica i lavori dedicati alla città, ripresa in ogni angolo con lo sguardo curioso del flâneur che vaga curioso per le vie.

Fra le recensioni ricevute: G. Nobili Vitelleschi, Giornale dell’Arte online, luglio 2011, scrive su “MITO”: “Il primo passo dell’autore è muoversi intorno all'opera e cogliere lo “sguardo” sul paesaggio, per conquistare l'aura che la rende unica»; Silvia Ranzi, rivista “Pegaso” n. 12/2013, afferma: “La mostra “FIRENZE CALPESTATA” richiama la conservazione delle memorie storiche silenti sotto il calpestio dei passanti, come la lapide in Piazza della Signoria dedicata a Girolamo Savonarola. Ci offre rapide inquadrature di figure, sorprese in scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare”; si veda inoltre “Fotografi in Toscana 2016”, Masso delle Fate, pag. 97.

 Roberto Mosi, già dirigente della cultura alla Regione Toscana, vive a Firenze, è impegnato nel campo della letteratura. Per la poesia ha pubblicato “Il profumo dell’iris” (Gazebo 2018), “Navicello Etrusco” (Il Foglio 2018), “Eratoterapia” (Ladolfi 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016” (Ladolfi 2016). Per la narrativa: il romanzo “Esercizi di volo “(Europa Edizioni 2017); “Non oltrepassare la linea gialla” (Europa Edizioni, 2014) e la guida “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone” (Il Foglio, 2013). Collabora con le riviste “Testimonianze” e “L’area di Broca”. Cura i Blog: www.poesia3002.blogspot.com; www.robertomosi.it. Email mosi.firenze@gmail.com .



Libro d'Artista: MitoMosi





sabato 23 marzo 2019

Mito e poesia e pittura e fotografia - La mostra "Orfeo chi?"




“Il mito fra poesia, pittura e fotografia”, dalla Mostra su Orfeo


Il tema del mito è al centro della mostra “Orfeo chi?” aperta al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, fino al 28 marzo, a cura del gruppo “Officina del mito”, della quale abbiamo dato conto in un precedente appuntamento su Literary. Intorno alla poliedrica figura di Orfeo – cantore, poeta, sposo di Euridice, sacerdote, incantatore degli elementi della natura ed altro – si stanno svolgendo, al “Circolo”, più eventi, dalla inaugurazione e presentazione degli intenti della mostra, al concerto-conferenza del pianista Umberto Zanarelli ad un incontro di riflessione e approfondimento con i dieci artisti protagonisti dell’iniziativa con le loro opere di pittura, scultura, fotografia, poesia.



Da parte mia partecipo con l’opera “Orfeo in Fonte Santa” volta a illustrare il cantore della Tracia, il poeta, colui che dà voce e incanta la natura: i mezzi per questa illustrazione sono la fotografia e la poesia nell’ambito di un progetto a tre dimensioni: da un lato, un poemetto di diciassette canti, con lo stesso titolo, creato appositamente per l’occasione, dall’altro un pannello nel quale è trascritta la prima parte dell’XI libro delle Metamorfosi di Ovidio, dove l’autore latino – del quale si celebrano i duemila anni dalla morte – canta il sacrificio di Orfeo, dilaniato dalle Baccanti indemoniate, e la testa trascinata dal fiume Ebro al mare, che continua a cantare fra le onde, accompagnato dal suono della cetra; dall’altro lato, un pannello con i versi delle Metamorfosi, le fotografie di teste scolpite raffiguranti quella del divino cantore. Sul secondo pannello, infine, i versi del poemetto “Orfeo in Fonte Santa” con sovrapposte alcune immagini della località Fonte Santa, sulle colline di Firenze, investita dai venti che per la val d’Arno, arrivano dal mare e rendono il luogo ricco di fiori e di piante – una nicchia ecologica – ristorate dalle acque e dalla voce “orfica” della Fonte, da sempre meta di pastori, pellegrini, mercanti, i poeti dell’Arcadia fiorentina (Seicento), di giovani innamorati …




Questa opera presente alla mostra fiorentina, rappresenta l’ultima tappa di un percorso di ricerca che sto conducendo sul tema del mito.


 Uno dei punti di partenza è stata la raccolta “Luoghi del mito”, Lieto Colle 2010, venticinque poesie dedicate agli eroi e agli dei dell’Olimpo: per lo più, da parte mia, il mito classico viene sottoposto ad un’operazione – come illustro nel catalogo presente alla Mostra “Orfeo chi?” - di contaminazione attraverso l’ambientazione moderna di situazioni e figure topiche, come emblemi immutabili della storia singola e collettiva. 





L’intento dichiarato è quello di sostenere che il mito accompagna, anzi, fa parte delle nostre esperienze di vita in modi diversi, può essere il calco d’argilla nel quale si riversano la nostra immaginazione, la chiave implicita – od esplicita – del nostro pensiero e del nostro linguaggio, perfino un motivo di divertimento per riprendere i tratti di un antico racconto mitico, conosciuti da sempre, e presentarli in vesti nuove, con le forme, le suggestioni, i linguaggi che offre la vita che viviamo noi uomini, donne del terzo millennio, attori confusi, frastornati su un palcoscenico colmo di segni e di rumori, incerti, pieni di paura. 








“Ogni mito che ci è stato tramandato, anche il più oscuro e il più sconcertante, ha qualcosa da dirci. Contiene domande, ci provoca: ed è ogni volta un invito a prenderlo sul serio, a interrogarlo, eterna sfinge che nasconde enigmi e segreti in cui ne va del nostro vivere, anzi del nostro tentativo di dare senso alla vita” (S. Givone, Il mito oggi, in “Mito e contemporaneità”, Pendragon, 2007 ).
Il libro “Luoghi del mito” è stato ripreso, in un testo più esteso, nell’e-Book “Mito”, www.larecherche.it (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=168 ), 2010, e nel video YouTube “Mitomosi” (indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=HAZTMlVVWyg ).




La pubblicazione illustra con una serie di poesie, i personaggi dell’Olimpo del mondo classico: eroi, dei, “altri personaggi”. Nella premessa all’e-Book, un’importante sottolineatura sul ruolo centrale della poesia: “Per i Greci dell’epoca arcaica , “mito” è un racconto fatto di parole, non di segni scritti, e a trasmetterlo sono infatti non i sacerdoti o i sapienti, ma i padroni della parola, i poeti, che ne fanno il soggetto fondamentale delle loro esibizioni … La memoria di cui le Muse sono sovrane non conferisce la facoltà di evocare ricordi individuali, ma offre al poeta il privilegio di vedere la realtà immutabile e permanente nascosta nelle pieghe del tempo: una memoria sacra, dunque, che filtra, ma solo   in modo parziale, attraverso il racconto dei miti …   I Greci avevano chiara la nozione che il mito scaturisce in modo misterioso da qualche segreta regione della memoria comune e che i poeti sono animati da un’energia psicologica che si dilata molto oltre la loro persona: “La musa – scrive Platone – prende possesso di alcuni e attraverso questi posseduti si forma una catena di persone invase da una divina ispirazione …” (Giulio Guidorizzi, Il Mito Greco,Vol. I, Introduzione, A. Mondadori Editore, Milano 2012).



L’e-Book presenta l’importante novità del “dialogo” fra la mia poesia, con l’arte pittorica dell’artista fiorentino Enrico Guerrini, un colloquio serrato di versi e colori, di suoni e di forme. Questo impegno di ricerca è riportato anche in un libro “d’artista”, formato da due grandi fogli con l’affresco pittorico e poetico.
Lo stesso e-Book “Mito” riporta i risultati della ricerca condotta con il pittore Enrico Guerrini, verso altri mondi, i “miti del Rinascimento fiorentino” e i miti del mondo degli Etruschi. Si veda la parte della pubblicazione “Concerto per Flora”, “la figura mitica della Ninfa Flora, simbolo delle origini della città; la parte, poi, intitolata “Concerto per Baratti”, il luogo magico di mare presso la città etrusca di Populonia, pulsante di storia e di memorie. Il riferimento poetico per le due parti, la raccolta “Concerto”, Gazebo Libri, del 2013.



Sul mondo degli Etruschi, mi ero già soffermato con un altro e-Book “Sinfonia per Populonia”, www.larecherche.it, 2013 (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=133), raccolta nella quale si pone particolare attenzione al suono e al ritmo della poesia, scandita in strofe di otto versi, e ad un ideale collegamento con la forma della Sinfonia (della forma-sonata, in particolare: esposizione del motivo,
sviluppo, ripresa) e alle possibilità narrativa del testo poetico e della ricerca pittorica (dello stesso Enrico Guerrini).





Nel percorso personale riguardo alla mia visione sul tema del mito, un preciso rilievo riveste l’incontro fra la lingua della poesia e il linguaggio della fotografia. Fra le molteplici occasioni d’incontro, mi piace fare riferimento alla mostra “Myth in Florence” del marzo 2012 (Arteincasa/Cellai Boutique Hotel) e alla mostra“Firenze, foto grafie” (Circolo degli Artisti  “Casa di Dante”, febbraio 2016; video: http://www.larecherche.it/video_grande.asp?Id=1643 ). Nel catalogo della prima mostra ci si chiede: “Come è possibile incontrare il mito in una città famosa come Firenze? Roberto Mosi, poeta e fotografo, propone un viaggio speciale partendo da alcune particolari opere, statue di natura eretta, solenne. Per ognuna di queste cerca di cogliere un punto “magico”, quello che rende meglio il modo di porsi da parte del “personaggio mitico” rispetto al mondo, il suo sguardo al paesaggio circostante. L’obiettivo è ogni volta quello di conquistare l’aura che circonda l’opera e il suo contesto, che la rende unica nel suo essere. Per parafrasare Walter Benjamin, si vuole riflettere su come la fotografia ci aiuti a liberare le energie racchiuse nel mito e a darne forma e significato. Lo sguardo coglie i caratteri di ogni opera immersa nel contesto unico della città. Negli scatti fotografici, in bianco e nero, si cerca dunque il dialogo fra il soggetto e lo spazio che lo circonda attraverso una visione contemplativa. I luoghi scelti sono i Lungarni e le statue del ponte a S. Trinità, le opere presenti nel Giardino di Boboli, i personaggi del mitico mondo della moda, i manichini delle vetrine di via Tornabuoni. L’immagine fotografica che viene colta, è per Mosi come il racconto di una narrazione che non ha mai termine intorno al mito, al quale partecipa, dal suo punto di vista, anche la poesia”.

Alle tappe illustrate fino ad ora sul percorso volto a conquistare una visione sempre più ampia del mito, sono da aggiungere, infine, le occasioni di studio e di ricerca offerte dall’esperienza dell’”Officina del mito” attiva dal 2016 presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, nata da una mia proposta intorno all’idea di dar vita a “un’officina d’idee per future mitiche mostre collettive”, con i contributi più diversi, poesia pittura, scultura, video, fotografia, musica, opere a stampa. Il primo appuntamento nell’autunno del 2016 con “I confini delmito”, nel quale si è evidenziato “il ruolo della ricerca e dell’espressività dell’arte e le capacità degli artisti di intessere trame di dialogo per promuovere empatie e conoscenze, per superare i drammatici “confini” della nostra epoca e fra i popoli e i loro miti” (dal Catalogo a cura di Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri). Il resoconto di questa edizione è nel post di “Literary”: http://www.literary.it/occhio/dati/mosi_rob/2016/20-officina_del_mito/firenze_la_mostra.html  (sono riportati i collegamenti a sette video).
Nella seconda edizione, marzo 2018, “Labirinto fra caos e cosmos”, gli artisti dell’Officina si sono cimentati con un simbolo universale e trasversale ad ogni epoca, quello del labirinto, si sono avventurati nel groviglio di meandri dove è in agguato il 
Minotauro. 




Ho partecipato a questa seconda dell’Officina del mito, con l’opera “Daedalus & Borges &Berners-Lee”, rappresentata da un pannello diviso in quattro quadri – Tempo, Spazio, Labirinto, Minotauro – illustrati sia dal disegno di una rete di esagoni – la figura elementare della Biblioteca di Babele, di Borges – sia da immagini fotografiche, connesse fra loro da un filo rosso. L’indirizzo internet, presente sul pannello, rinvia alla mappa del web e alla multi-dimensione dell’opera proiettata nella rete e nella lingua della poesia ( si veda il post: http://www.robertomosi.it/2018/01/daedalus-borges-nel-labirinto-fra-caos-e-cosmos/ ).
Con la terza edizione della mostra dell’Officina del mito, “Orfeo chi”, della quale abbiamo parlato all’inizio di questo resoconto, che si terminerà il prossimo 28 marzo, si conclude, per il momento, il nostro cammino dentro l’affascinante mondo del mito. Quanta strada è ancora da percorre per poter dire di aver raggiunto il centro del labirinto, di aver dato “scacco matto al mito”?







venerdì 22 marzo 2019

Eyes on the author


Mosi Roberto Roberto Mosi lives in Florence and was an executive for Culture to Tuscany.Among the works of poetry include: "Life makes noise" (Theseus, 2015) devoted to the theme of work, Concerto (Gazebo 2013) which received the Critics Award "Anterem" in Abano Terme, "Invasion of starlings" (Gazebo 2012), "Places of Myth" (Lieto Colle 2010), "Kites" (Il Foglio 2010), "Non-places" (City of Florence 2009), "Florentia" (Gazebo 2008) in which the prize was awarded " Villa Bernocchi "(Verbania).




The poetic works are also presented in the form of e-book from the publisher www.laRecherche.it of Rome, in the series free book. He presented their work, among other things, the RCMP, at the Artists "House of Dante".The many reviews to Mosi books, are reported in the literature portal www.literary.itPublished in 2015 "did not cross the yellow line" editions for Europe, "a great little book, dense, complex - wrote Maria Pia Moschini - attributable to that magical realism that distinguishes writers such as Buzzati and Calvino". In 2016 he published, with the same publishing house, the novel "flight exercises"

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2013 is the book "Elisa Baciocchi and his brother Napoleon" (Ed. Il Foglio) a guide to the history of Tuscany during the French presence at the beginning of the nineteenth century.The gallery of the "House of Dante" has created in February 2016 a retrospective exhibition of photography related to his research on the faces of Florence, between myth and everyday life, entitled Florence, photos spellings. The same title presents the e-book published in 2015 in the series of free book www.larecherche.it (poetry and photos). 



Mosi is among the editors of the magazines "Testimonials", founded by Ernesto Balducci, and '' Broca's area ', directed by Mariella Bettarini. It is part of the Executive of the magazine Writing School "Semi Circle", directed by Francesco Stella.

Runs the blogs: www.robertomosi.it and www.poesia3002.blogspot.it.

mercoledì 20 marzo 2019

"Firenze di notte dal barchino dei renaioli" - Un fotografo innamorato di Firenze






Arteincasa/Cellai Boutique - Hotel Cellai via XXVII Aprile 14, Firenze – Tel. 055 062060665

Roberto Mosi, fotografo innamorato di Firenze

Roberto Mosi è stato premiato al Concorso Internazionale Stefano Ussi promosso dal Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, per la fotografia “Il barchino dei renaioli” (ottobre 2018), un tema che riprende con la mostra ad Arteincasa/ Cellai Boutique: “Firenze di notte dal barchino dei renaioli”. Nell’opera di Mosi è costante l’attenzione alla città di Firenze: fra le mostre realizzate “NONLUOGHI” (2009), “FLORENTIA” (2010), “MITO” (2011), “TRACCE” (2013), “FIRENZE RIFLESSA” (2013), “FIRENZE CALPESTATA” (2014), “FIRENZE DIETRO LA FACCIATA” (2015). Nella Playlist “Felicità” su YouTube, sono segnalati quaranta video che documentano la ricerca dell’autore sul rapporto fra fotografia, pittura e poesia. Alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa è in corso la mostra, realizzata insieme a Adriana Freddi, su un luogo vivo e suggestivo del centro cittadino: “H24 / Il Porcellino racconta la storia del Mercato”.
Di particolare rilievo la mostra personale al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”: “Firenze, foto grafie”, 2016 
(illustrata dal servizio di Fabrizio Borghini su YouTube)
Nella mostra ha presentato in forma antologica i lavori dedicati alla città, ripresa in ogni angolo con lo sguardo curioso del flâneur che vaga curioso per le vie.
Fra le recensioni ricevute: G. Nobili Vitelleschi, Giornale dell’Arte online, luglio 2011, scrive su “MITO”: “Il primo passo dell’autore è muoversi intorno all'opera e cogliere lo “sguardo” sul paesaggio, per conquistare l'aura che la rende unica»; Silvia Ranzi, rivista “Pegaso” n. 12/2013, afferma: “La mostra “FIRENZE CALPESTATA” richiama la conservazione delle memorie storiche silenti sotto il calpestio dei passanti, come la lapide in Piazza della Signoria dedicata a Girolamo Savonarola. Ci offre rapide inquadrature di figure, sorprese in scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare”; si veda inoltre “Fotografi in Toscana 2016”, Masso delle Fate, pag. 97.
 Roberto Mosi, già dirigente della cultura alla Regione Toscana, vive a Firenze, è impegnato nel campo della letteratura. Per la poesia ha pubblicato “Il profumo dell’iris” (Gazebo 2018), “Navicello Etrusco” (Il Foglio 2018), “Eratoterapia” (Ladolfi 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016” (Ladolfi 2016). Per la narrativa: il romanzo “Esercizi di volo “(Europa Edizioni 2017); “Non oltrepassare la linea gialla” (Europa Edizioni, 2014) e la guida “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone” (Il Foglio, 2013). Collabora con le riviste “Testimonianze” e “L’area di Broca”. Cura i Blog: www.poesia3002.blogspot.com; www.robertomosi.it. Email mosi.firenze@gmail.com .


"Si apre sabato 20 febbraio, ore 16,30, alla Società delle Belle Arti - Circolo degli Artisti "Casa di Dante" (via Santa Margherita 1r) la mostra di Roberto Mosi dal titolo "Firenze, foto grafie" (sottotitolo "Mito ai non luoghi"). L'autore presenta in quest'occasione il risultato di un lavoro di oltre cinque anni, dedicato a riprendere, con sensibilità sociale e poetica, le immagini fotografiche della sua città che più suscitano emozioni, secondo un criterio circolare, dalle colline, alla periferia, al corso dell'Arno, al centro e alle vie della moda, ai vicoli dispersi in una rete di labirinti inaccessibili.
La Mostra che si apre sabato 20 febbraio a Firenze - e prosegue fino al 3 marzo; orario della Galleria dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Chiusa il lunedì - riporta i passaggi di questo percorso, idealmente diviso in otto tappe (o progetti) dai "nonluoghi", a Firenze città-mito, all' "altra Florentia", la città della speranza.
Roberto Mosi, impegnato da anni nel campo della fotografia, è attento all'interazione fotografia - poesia. Passaggi importanti le mostre presso sale espositive, biblioteche, caffè letterari. I titoli dei cicli fotografici: "Nonluoghi" (2009), "Florentia" (2010), "Itinera" (2011), "Mith in Florence" (2012), "Firenze riflessa" (2013), "Firenze, calpestata" (2014), "Firenze dietro la facciata" (2015), "Tracce" (2016, dedicata ai cantieri urbani di oggi). L'ultima mostra alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, "nei segnalibri per i libri dati in prestito".
Uno dei campi di ricerca, quello dei non luoghi, la parola coniata da Marc Augè per gli spazi attraversati da folle d'individui, dove non si costruisce identità. Nelle fotografie dell'autore questi luoghi acquistano, tuttavia, un tratto personale, vi è la capacità della fotografia di "trasformare anche i soggetti più inconsistenti in un unico immaginativo di grande importanza". L'attenzione dell'autore per Firenze spazia dalla cultura rinascimentale al ruolo d'icona odierna del turismo, grazie al glamour scintillante della moda e delle griffes internazionali al cospetto delle antiche vestigia (Mostra Firenze Riflessa).
Fra le ultime mostre Firenze calpestata, tema anch'esso ripreso nella prossima mostra fiorentina: l'attenzione è sulla città e le sue fisionomie storiche, silenti sotto il calpestio dei passanti, come la lapide in Piazza della Signoria posta a ricordo di Savonarola. Si offrono - è stato detto - inquadrature fotografiche di figure sorprese in scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori. Ruotano una galleria di persone/personaggi: il/la turista, i podisti, la studentessa, ecc., per disegnare sulla mappa cittadina la vita brulicante dell'oggi. Una collezione di opere fotografiche che fa dello scatto digitale un'idea-immagine, un "dispositivo di senso" individuale e collettivo" .

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lunedì 18 marzo 2019

Ritorna "Nonluoghi" su Literary



 LINK A LITERARY

http://www.literary.it/occhio/dati/mosi_rob/2019/07-h24_il_porcellino/il_porcellino_racconta_la_storia.html

Il Porcellino racconta: fotografie e poesie. Il ricordo dei “Nonluoghi”

Si è inaugurata il 6 marzo nella Sala dei Consoli della Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, in piazza della Parte Guelfa, la mostra di fotografie di Adriana Levi e Roberto Mosi:  “H24 / Il porcellino racconta la vita del Mercato”. La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo, negli orari di apertura della Biblioteca. 


Alla inaugurazione della mostra i due fotografi hanno illustrato il loro progetto e la realizzazione fotografica, in venti immagini. Il racconto “per fotografie” è dedicato al Mercato del Porcellino che sorge nei pressi della Biblioteca: Adriana e Roberto la hanno osservata nelle sue varie forme e sfaccettature, il giorno e la notte. 



“La giornata passa ed il porcellino osserva intorno a sé quello che succede, vede passare turisti, fiorentini, commercianti, cavalli, fiaccherai, operatori ecologici, pittori e tanto ancora”.
Roberto ha osservato più l’ambiente, l’architettura, l’avvicendarsi degli eventi dalla mattina alla sera, da quando pullula di persone intorno ai banchi a quando si svuota.
Adriana si è soffermata più sui particolari e sui dettagli, sugli oggetti in vendita che vanno dalle produzioni tipiche fiorentine agli oggetti tipicamente “da turisti” che spesso sconfinano nel kitsch e nel cattivo gusto.
Il bibliotecario Andrea Roselli ha ricordato all’inizio dell’incontro, che i due autori fanno parte del Gruppo di fotografia “La Camera chiara di Palagio” e con il loro lavoro coltivano uno dei temi scelti dallo stesso gruppo, quello del narrare storie, ambienti con la fotografia, partendo da un’idea, da un progetto, dedicato ai luoghi più vivi ed amati del centro della città.




Nel corso dell’incontro Roberto Mosi ha richiamato la suggestione dell’ambiente del mercato, un luogo ideale per la ricerca fotografica, per la sua storia, l’arte delle architetture e della stessa statua del Porcellino realizzata da Pietro Tacca, allievo del Giambologna, su invito del Granduca, per i richiami alle tradizioni della città. Al centro del Mercato, sul pavimento è collocata una famosa pietra con incisa la forma di una ruota dell’antico Carroccio, dell’epoca medievale. Alla pietra è dato il nome “pietra della culata” perché, secondo la tradizione, i debitori condannati, erano costretti a clarsi le brache e venivano sospesi in alto e lasciati cadere a terra. Da qui il detto “avere il culo per terra”.
In questa circostanza, non poteva mancare un particolare saluto di Roberto al Porcellino, con una poesia:

Il Porcellino racconta

Il giorno mi crogiolo nel pantano
fra serpi e ranocchie di bronzo
assediato dai flash dei turisti
circondato dal bazar di colori,
sul grugno d’oro mille mani
sorridenti in cerca di fortuna.

La sera sento, di lontano,
dolci grugniti: la porcellina
arriva allegra sul risciò.
Salto fuori dalla vasca,
afferro le monete della giornata
e via a goderci la nottata
fra i resti delle cucine,
la musica di un violino,
i canti degli ubriachi.

Al mattino, fra le serpi
e le ranocchie, il cuore di bronzo
batte felice. Tornano le merci
sui banchi e i turisti
ad accarezzare il mio grugno d’oro.
Sempre più d’oro.


La Mostra al Palagio di Parte Guelfa è anche l’occasione per i due autori per ricordare gli anni del loro impegno con il Gruppo di fotografia. Nella bacheca presente nella Sala dei Consoli, sono esposte fotografie di Adriana Levi sui battenti di una serie di porte della città, realizzate nell’ambito del progetto della Biblioteca “Tracce”. Allo stesso tempo sono esposti libri e manifesti a ricordo della mostra fotografica del 2009, di Roberto Mosi sui “Nonluoghi” e sulla presentazione del libro di poesie (per il testo si veda l’E-book all’indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=30 ). 


 A questo riguardo, è stato proiettato al termine dell’incontro, il  videorealizzato da Pietro Daviddi sulla inaugurazione della mostra dei “Nonluoghi” di dieci anni orsono (video Youtube: indirizzo: https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=fkUsbX_dwxo ).
In quella occasione vi fu una perfomance, rimasta celebre, di Renato Simoni giocata sull’ultima poesia del libro “Nonluoghi”, che lo stesso Renato ha nuovamente interpretato per il pubblico della inaugurazione della Mostra del Palagio dedicata al Porcellino.


 Ecco la poesia dalla raccolta “Nonluoghi”, pubblicata dalla stessa Biblioteca del Palagio di parte Guelfa nel 2009:

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zero uno zero uno
uno zero

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punto rete punto rete
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nano secondo nano secondo
secondo nano

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