sabato 23 marzo 2019

Mito e poesia e pittura e fotografia - La mostra "Orfeo chi?"




“Il mito fra poesia, pittura e fotografia”, dalla Mostra su Orfeo


Il tema del mito è al centro della mostra “Orfeo chi?” aperta al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, fino al 28 marzo, a cura del gruppo “Officina del mito”, della quale abbiamo dato conto in un precedente appuntamento su Literary. Intorno alla poliedrica figura di Orfeo – cantore, poeta, sposo di Euridice, sacerdote, incantatore degli elementi della natura ed altro – si stanno svolgendo, al “Circolo”, più eventi, dalla inaugurazione e presentazione degli intenti della mostra, al concerto-conferenza del pianista Umberto Zanarelli ad un incontro di riflessione e approfondimento con i dieci artisti protagonisti dell’iniziativa con le loro opere di pittura, scultura, fotografia, poesia.



Da parte mia partecipo con l’opera “Orfeo in Fonte Santa” volta a illustrare il cantore della Tracia, il poeta, colui che dà voce e incanta la natura: i mezzi per questa illustrazione sono la fotografia e la poesia nell’ambito di un progetto a tre dimensioni: da un lato, un poemetto di diciassette canti, con lo stesso titolo, creato appositamente per l’occasione, dall’altro un pannello nel quale è trascritta la prima parte dell’XI libro delle Metamorfosi di Ovidio, dove l’autore latino – del quale si celebrano i duemila anni dalla morte – canta il sacrificio di Orfeo, dilaniato dalle Baccanti indemoniate, e la testa trascinata dal fiume Ebro al mare, che continua a cantare fra le onde, accompagnato dal suono della cetra; dall’altro lato, un pannello con i versi delle Metamorfosi, le fotografie di teste scolpite raffiguranti quella del divino cantore. Sul secondo pannello, infine, i versi del poemetto “Orfeo in Fonte Santa” con sovrapposte alcune immagini della località Fonte Santa, sulle colline di Firenze, investita dai venti che per la val d’Arno, arrivano dal mare e rendono il luogo ricco di fiori e di piante – una nicchia ecologica – ristorate dalle acque e dalla voce “orfica” della Fonte, da sempre meta di pastori, pellegrini, mercanti, i poeti dell’Arcadia fiorentina (Seicento), di giovani innamorati …




Questa opera presente alla mostra fiorentina, rappresenta l’ultima tappa di un percorso di ricerca che sto conducendo sul tema del mito.


 Uno dei punti di partenza è stata la raccolta “Luoghi del mito”, Lieto Colle 2010, venticinque poesie dedicate agli eroi e agli dei dell’Olimpo: per lo più, da parte mia, il mito classico viene sottoposto ad un’operazione – come illustro nel catalogo presente alla Mostra “Orfeo chi?” - di contaminazione attraverso l’ambientazione moderna di situazioni e figure topiche, come emblemi immutabili della storia singola e collettiva. 





L’intento dichiarato è quello di sostenere che il mito accompagna, anzi, fa parte delle nostre esperienze di vita in modi diversi, può essere il calco d’argilla nel quale si riversano la nostra immaginazione, la chiave implicita – od esplicita – del nostro pensiero e del nostro linguaggio, perfino un motivo di divertimento per riprendere i tratti di un antico racconto mitico, conosciuti da sempre, e presentarli in vesti nuove, con le forme, le suggestioni, i linguaggi che offre la vita che viviamo noi uomini, donne del terzo millennio, attori confusi, frastornati su un palcoscenico colmo di segni e di rumori, incerti, pieni di paura. 








“Ogni mito che ci è stato tramandato, anche il più oscuro e il più sconcertante, ha qualcosa da dirci. Contiene domande, ci provoca: ed è ogni volta un invito a prenderlo sul serio, a interrogarlo, eterna sfinge che nasconde enigmi e segreti in cui ne va del nostro vivere, anzi del nostro tentativo di dare senso alla vita” (S. Givone, Il mito oggi, in “Mito e contemporaneità”, Pendragon, 2007 ).
Il libro “Luoghi del mito” è stato ripreso, in un testo più esteso, nell’e-Book “Mito”, www.larecherche.it (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=168 ), 2010, e nel video YouTube “Mitomosi” (indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=HAZTMlVVWyg ).




La pubblicazione illustra con una serie di poesie, i personaggi dell’Olimpo del mondo classico: eroi, dei, “altri personaggi”. Nella premessa all’e-Book, un’importante sottolineatura sul ruolo centrale della poesia: “Per i Greci dell’epoca arcaica , “mito” è un racconto fatto di parole, non di segni scritti, e a trasmetterlo sono infatti non i sacerdoti o i sapienti, ma i padroni della parola, i poeti, che ne fanno il soggetto fondamentale delle loro esibizioni … La memoria di cui le Muse sono sovrane non conferisce la facoltà di evocare ricordi individuali, ma offre al poeta il privilegio di vedere la realtà immutabile e permanente nascosta nelle pieghe del tempo: una memoria sacra, dunque, che filtra, ma solo   in modo parziale, attraverso il racconto dei miti …   I Greci avevano chiara la nozione che il mito scaturisce in modo misterioso da qualche segreta regione della memoria comune e che i poeti sono animati da un’energia psicologica che si dilata molto oltre la loro persona: “La musa – scrive Platone – prende possesso di alcuni e attraverso questi posseduti si forma una catena di persone invase da una divina ispirazione …” (Giulio Guidorizzi, Il Mito Greco,Vol. I, Introduzione, A. Mondadori Editore, Milano 2012).



L’e-Book presenta l’importante novità del “dialogo” fra la mia poesia, con l’arte pittorica dell’artista fiorentino Enrico Guerrini, un colloquio serrato di versi e colori, di suoni e di forme. Questo impegno di ricerca è riportato anche in un libro “d’artista”, formato da due grandi fogli con l’affresco pittorico e poetico.
Lo stesso e-Book “Mito” riporta i risultati della ricerca condotta con il pittore Enrico Guerrini, verso altri mondi, i “miti del Rinascimento fiorentino” e i miti del mondo degli Etruschi. Si veda la parte della pubblicazione “Concerto per Flora”, “la figura mitica della Ninfa Flora, simbolo delle origini della città; la parte, poi, intitolata “Concerto per Baratti”, il luogo magico di mare presso la città etrusca di Populonia, pulsante di storia e di memorie. Il riferimento poetico per le due parti, la raccolta “Concerto”, Gazebo Libri, del 2013.



Sul mondo degli Etruschi, mi ero già soffermato con un altro e-Book “Sinfonia per Populonia”, www.larecherche.it, 2013 (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=133), raccolta nella quale si pone particolare attenzione al suono e al ritmo della poesia, scandita in strofe di otto versi, e ad un ideale collegamento con la forma della Sinfonia (della forma-sonata, in particolare: esposizione del motivo,
sviluppo, ripresa) e alle possibilità narrativa del testo poetico e della ricerca pittorica (dello stesso Enrico Guerrini).





Nel percorso personale riguardo alla mia visione sul tema del mito, un preciso rilievo riveste l’incontro fra la lingua della poesia e il linguaggio della fotografia. Fra le molteplici occasioni d’incontro, mi piace fare riferimento alla mostra “Myth in Florence” del marzo 2012 (Arteincasa/Cellai Boutique Hotel) e alla mostra“Firenze, foto grafie” (Circolo degli Artisti  “Casa di Dante”, febbraio 2016; video: http://www.larecherche.it/video_grande.asp?Id=1643 ). Nel catalogo della prima mostra ci si chiede: “Come è possibile incontrare il mito in una città famosa come Firenze? Roberto Mosi, poeta e fotografo, propone un viaggio speciale partendo da alcune particolari opere, statue di natura eretta, solenne. Per ognuna di queste cerca di cogliere un punto “magico”, quello che rende meglio il modo di porsi da parte del “personaggio mitico” rispetto al mondo, il suo sguardo al paesaggio circostante. L’obiettivo è ogni volta quello di conquistare l’aura che circonda l’opera e il suo contesto, che la rende unica nel suo essere. Per parafrasare Walter Benjamin, si vuole riflettere su come la fotografia ci aiuti a liberare le energie racchiuse nel mito e a darne forma e significato. Lo sguardo coglie i caratteri di ogni opera immersa nel contesto unico della città. Negli scatti fotografici, in bianco e nero, si cerca dunque il dialogo fra il soggetto e lo spazio che lo circonda attraverso una visione contemplativa. I luoghi scelti sono i Lungarni e le statue del ponte a S. Trinità, le opere presenti nel Giardino di Boboli, i personaggi del mitico mondo della moda, i manichini delle vetrine di via Tornabuoni. L’immagine fotografica che viene colta, è per Mosi come il racconto di una narrazione che non ha mai termine intorno al mito, al quale partecipa, dal suo punto di vista, anche la poesia”.

Alle tappe illustrate fino ad ora sul percorso volto a conquistare una visione sempre più ampia del mito, sono da aggiungere, infine, le occasioni di studio e di ricerca offerte dall’esperienza dell’”Officina del mito” attiva dal 2016 presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, nata da una mia proposta intorno all’idea di dar vita a “un’officina d’idee per future mitiche mostre collettive”, con i contributi più diversi, poesia pittura, scultura, video, fotografia, musica, opere a stampa. Il primo appuntamento nell’autunno del 2016 con “I confini delmito”, nel quale si è evidenziato “il ruolo della ricerca e dell’espressività dell’arte e le capacità degli artisti di intessere trame di dialogo per promuovere empatie e conoscenze, per superare i drammatici “confini” della nostra epoca e fra i popoli e i loro miti” (dal Catalogo a cura di Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri). Il resoconto di questa edizione è nel post di “Literary”: http://www.literary.it/occhio/dati/mosi_rob/2016/20-officina_del_mito/firenze_la_mostra.html  (sono riportati i collegamenti a sette video).
Nella seconda edizione, marzo 2018, “Labirinto fra caos e cosmos”, gli artisti dell’Officina si sono cimentati con un simbolo universale e trasversale ad ogni epoca, quello del labirinto, si sono avventurati nel groviglio di meandri dove è in agguato il 
Minotauro. 




Ho partecipato a questa seconda dell’Officina del mito, con l’opera “Daedalus & Borges &Berners-Lee”, rappresentata da un pannello diviso in quattro quadri – Tempo, Spazio, Labirinto, Minotauro – illustrati sia dal disegno di una rete di esagoni – la figura elementare della Biblioteca di Babele, di Borges – sia da immagini fotografiche, connesse fra loro da un filo rosso. L’indirizzo internet, presente sul pannello, rinvia alla mappa del web e alla multi-dimensione dell’opera proiettata nella rete e nella lingua della poesia ( si veda il post: http://www.robertomosi.it/2018/01/daedalus-borges-nel-labirinto-fra-caos-e-cosmos/ ).
Con la terza edizione della mostra dell’Officina del mito, “Orfeo chi”, della quale abbiamo parlato all’inizio di questo resoconto, che si terminerà il prossimo 28 marzo, si conclude, per il momento, il nostro cammino dentro l’affascinante mondo del mito. Quanta strada è ancora da percorre per poter dire di aver raggiunto il centro del labirinto, di aver dato “scacco matto al mito”?







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