Il tema del mito è al
centro della mostra “Orfeo chi?” aperta al Circolo degli Artisti “Casa di
Dante”, fino al 28 marzo, a cura del gruppo “Officina del mito”, della quale
abbiamo dato conto in un precedente appuntamento su Literary. Intorno alla
poliedrica figura di Orfeo – cantore, poeta, sposo di Euridice, sacerdote,
incantatore degli elementi della natura ed altro – si stanno svolgendo, al
“Circolo”, più eventi, dalla inaugurazione e presentazione degli intenti della
mostra, al concerto-conferenza del pianista Umberto Zanarelli ad un incontro di
riflessione e approfondimento con i dieci artisti protagonisti dell’iniziativa
con le loro opere di pittura, scultura, fotografia, poesia.
Da parte mia partecipo
con l’opera “Orfeo in Fonte Santa” volta a illustrare il cantore della Tracia,
il poeta, colui che dà voce e incanta la natura: i mezzi per questa
illustrazione sono la fotografia e la poesia nell’ambito di un progetto a tre
dimensioni: da un lato, un poemetto di diciassette canti, con lo stesso titolo,
creato appositamente per l’occasione, dall’altro un pannello nel quale è
trascritta la prima parte dell’XI libro delle Metamorfosi di Ovidio, dove l’autore
latino – del quale si celebrano i duemila anni dalla morte – canta il
sacrificio di Orfeo, dilaniato dalle Baccanti indemoniate, e la testa
trascinata dal fiume Ebro al mare, che continua a cantare fra le onde,
accompagnato dal suono della cetra; dall’altro lato, un pannello con i versi
delle Metamorfosi, le fotografie di teste scolpite raffiguranti quella del
divino cantore. Sul secondo pannello, infine, i versi del poemetto “Orfeo in
Fonte Santa” con sovrapposte alcune immagini della località Fonte Santa, sulle
colline di Firenze, investita dai venti che per la val d’Arno, arrivano dal
mare e rendono il luogo ricco di fiori e di piante – una nicchia ecologica –
ristorate dalle acque e dalla voce “orfica” della Fonte, da sempre meta di
pastori, pellegrini, mercanti, i poeti dell’Arcadia fiorentina (Seicento), di
giovani innamorati …
Questa opera presente
alla mostra fiorentina, rappresenta l’ultima tappa di un percorso di ricerca
che sto conducendo sul tema del mito.
Uno dei punti di partenza è stata la
raccolta “Luoghi del mito”, Lieto Colle 2010, venticinque poesie dedicate agli
eroi e agli dei dell’Olimpo: per lo più, da parte mia, il mito classico viene
sottoposto ad un’operazione – come illustro nel catalogo presente alla Mostra
“Orfeo chi?” - di contaminazione attraverso l’ambientazione moderna di
situazioni e figure topiche, come emblemi immutabili della storia singola e
collettiva.
L’intento dichiarato è quello di sostenere che il mito accompagna,
anzi, fa parte delle nostre esperienze di vita in modi diversi, può essere il
calco d’argilla nel quale si riversano la nostra immaginazione, la chiave
implicita – od esplicita – del nostro pensiero e del nostro linguaggio, perfino
un motivo di divertimento per riprendere i tratti di un antico racconto mitico,
conosciuti da sempre, e presentarli in vesti nuove, con le forme, le
suggestioni, i linguaggi che offre la vita che viviamo noi uomini, donne del terzo
millennio, attori confusi, frastornati su un palcoscenico colmo di segni e di
rumori, incerti, pieni di paura.
“Ogni mito che ci è stato tramandato, anche il
più oscuro e il più sconcertante, ha qualcosa da dirci. Contiene domande, ci
provoca: ed è ogni volta un invito a prenderlo sul serio, a interrogarlo,
eterna sfinge che nasconde enigmi e segreti in cui ne va del nostro vivere,
anzi del nostro tentativo di dare senso alla vita” (S. Givone, Il mito oggi, in
“Mito e contemporaneità”, Pendragon, 2007 ).
Il libro “Luoghi del
mito” è stato ripreso, in un testo più esteso, nell’e-Book “Mito”, www.larecherche.it
(indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=168
), 2010, e nel video YouTube “Mitomosi” (indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=HAZTMlVVWyg
).
La pubblicazione
illustra con una serie di poesie, i personaggi dell’Olimpo del mondo classico:
eroi, dei, “altri personaggi”. Nella premessa all’e-Book, un’importante
sottolineatura sul ruolo centrale della poesia: “Per i Greci dell’epoca arcaica
, “mito” è un racconto fatto di parole, non di segni scritti, e a trasmetterlo
sono infatti non i sacerdoti o i sapienti, ma i padroni della parola, i poeti,
che ne fanno il soggetto fondamentale delle loro esibizioni … La memoria di cui
le Muse sono sovrane non conferisce la facoltà di evocare ricordi individuali,
ma offre al poeta il privilegio di vedere la realtà immutabile e permanente
nascosta nelle pieghe del tempo: una memoria sacra, dunque, che filtra, ma
solo in modo parziale, attraverso il
racconto dei miti … I Greci avevano
chiara la nozione che il mito scaturisce in modo misterioso da qualche segreta
regione della memoria comune e che i poeti sono animati da un’energia
psicologica che si dilata molto oltre la loro persona: “La musa – scrive Platone
– prende possesso di alcuni e attraverso questi posseduti si forma una catena
di persone invase da una divina ispirazione …” (Giulio Guidorizzi, Il Mito
Greco,Vol. I, Introduzione, A. Mondadori Editore, Milano 2012).
L’e-Book presenta
l’importante novità del “dialogo” fra la mia poesia, con l’arte pittorica
dell’artista fiorentino Enrico Guerrini, un colloquio serrato di versi e
colori, di suoni e di forme. Questo impegno di ricerca è riportato anche in un
libro “d’artista”, formato da due grandi fogli con l’affresco pittorico e
poetico.
Lo stesso e-Book “Mito”
riporta i risultati della ricerca condotta con il pittore Enrico Guerrini,
verso altri mondi, i “miti del Rinascimento fiorentino” e i miti del mondo
degli Etruschi. Si veda la parte della pubblicazione “Concerto per Flora”, “la
figura mitica della Ninfa Flora, simbolo delle origini della città; la parte,
poi, intitolata “Concerto per Baratti”, il luogo magico di mare presso la città
etrusca di Populonia, pulsante di storia e di memorie. Il riferimento poetico
per le due parti, la raccolta “Concerto”, Gazebo Libri, del 2013.
Sul mondo degli
Etruschi, mi ero già soffermato con un altro e-Book “Sinfonia per Populonia”, www.larecherche.it,
2013 (indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=133),
raccolta nella quale si pone particolare attenzione al suono e al ritmo della
poesia, scandita in strofe di otto versi, e ad un ideale collegamento con la
forma della Sinfonia (della forma-sonata, in particolare: esposizione del
motivo,
sviluppo, ripresa) e
alle possibilità narrativa del testo poetico e della ricerca pittorica (dello
stesso Enrico Guerrini).
Nel percorso personale
riguardo alla mia visione sul tema del mito, un preciso rilievo riveste
l’incontro fra la lingua della poesia e il linguaggio della fotografia. Fra le
molteplici occasioni d’incontro, mi piace fare riferimento alla mostra “Myth in
Florence” del marzo 2012 (Arteincasa/Cellai Boutique Hotel) e alla mostra“Firenze, foto grafie” (Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, febbraio 2016; video: http://www.larecherche.it/video_grande.asp?Id=1643
). Nel catalogo della prima mostra ci si chiede: “Come è possibile incontrare
il mito in una città famosa come Firenze? Roberto Mosi, poeta e fotografo,
propone un viaggio speciale partendo da alcune particolari opere, statue di
natura eretta, solenne. Per ognuna di queste cerca di cogliere un punto
“magico”, quello che rende meglio il modo di porsi da parte del “personaggio
mitico” rispetto al mondo, il suo sguardo al paesaggio circostante. L’obiettivo
è ogni volta quello di conquistare l’aura che circonda l’opera e il suo
contesto, che la rende unica nel suo essere. Per parafrasare Walter Benjamin,
si vuole riflettere su come la fotografia ci aiuti a liberare le energie
racchiuse nel mito e a darne forma e significato. Lo sguardo coglie i caratteri
di ogni opera immersa nel contesto unico della città. Negli scatti fotografici,
in bianco e nero, si cerca dunque il dialogo fra il soggetto e lo spazio che lo
circonda attraverso una visione contemplativa. I luoghi scelti sono i Lungarni
e le statue del ponte a S. Trinità, le opere presenti nel Giardino di Boboli, i
personaggi del mitico mondo della moda, i manichini delle vetrine di via
Tornabuoni. L’immagine fotografica che viene colta, è per Mosi come il racconto
di una narrazione che non ha mai termine intorno al mito, al quale partecipa,
dal suo punto di vista, anche la poesia”.
Alle tappe illustrate
fino ad ora sul percorso volto a conquistare una visione sempre più ampia del
mito, sono da aggiungere, infine, le occasioni di studio e di ricerca offerte
dall’esperienza dell’”Officina del mito” attiva dal 2016 presso il Circolo
degli Artisti “Casa di Dante”, nata da una mia proposta intorno all’idea di dar
vita a “un’officina d’idee per future mitiche mostre collettive”, con i
contributi più diversi, poesia pittura, scultura, video, fotografia, musica,
opere a stampa. Il primo appuntamento nell’autunno del 2016 con “I confini delmito”, nel quale si è evidenziato “il ruolo della ricerca e dell’espressività
dell’arte e le capacità degli artisti di intessere trame di dialogo per
promuovere empatie e conoscenze, per superare i drammatici “confini” della
nostra epoca e fra i popoli e i loro miti” (dal Catalogo a cura di Virginia
Bazzechi Ganucci Cancellieri). Il resoconto di questa edizione è nel post di
“Literary”: http://www.literary.it/occhio/dati/mosi_rob/2016/20-officina_del_mito/firenze_la_mostra.html (sono riportati i collegamenti a sette
video).
Nella seconda edizione,
marzo 2018, “Labirinto fra caos e cosmos”, gli artisti dell’Officina si sono
cimentati con un simbolo universale e trasversale ad ogni epoca, quello del
labirinto, si sono avventurati nel groviglio di meandri dove è in agguato il
Minotauro.
Ho partecipato a questa
seconda dell’Officina del mito, con l’opera “Daedalus & Borges &Berners-Lee”, rappresentata da un pannello diviso in quattro quadri – Tempo,
Spazio, Labirinto, Minotauro – illustrati sia dal disegno di una rete di
esagoni – la figura elementare della Biblioteca di Babele, di Borges – sia da
immagini fotografiche, connesse fra loro da un filo rosso. L’indirizzo
internet, presente sul pannello, rinvia alla mappa del web e alla
multi-dimensione dell’opera proiettata nella rete e nella lingua della poesia (
si veda il post: http://www.robertomosi.it/2018/01/daedalus-borges-nel-labirinto-fra-caos-e-cosmos/
).
Con la terza edizione
della mostra dell’Officina del mito, “Orfeo chi”, della quale abbiamo parlato
all’inizio di questo resoconto, che si terminerà il prossimo 28 marzo, si
conclude, per il momento, il nostro cammino dentro l’affascinante mondo del
mito. Quanta strada è ancora da percorre per poter dire di aver raggiunto il
centro del labirinto, di aver dato “scacco matto al mito”?
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