sabato 28 gennaio 2017

La Festa della Follia, un video capo-lavoro da "Esercizi volo"

La Festa della Follia è al centro del libro "Esercizi di volo", progettata per il giorno di Ferragosto, nello scenario unico della Val d'Adige. Il libro di Erasmo da Rotterdam è il libro sacro da cui attingere per realizzarla. Il video youtube illustra l'impegno del protagonista e dei personaggi raffigurati dal libro.



domenica 15 gennaio 2017

Omaggio a Pierluigi Mencarelli, flautista - Biblioteca delle Oblate 26 gennaio


Biblioteca delle Oblate in collaborazione con l’ Associazione “Sguardo e Sogno”                     presenta
“UN UOMO SENZA MUSICA E’ UN CORPO SENZA ANIMA”  (CICERONE)
Omaggio al flautista PIER LUIGI MENCARELLI
Relatori: Maria Mencarelli, Carmelo Mezzasalma, Roberto Mosi
Coordina: Paola Lucarini
Esecuzione di brani musicali per flauto
Testi di C.Baudelaire, M.Bettarini, A.Borgini, M.Brancale,
C.Campo, M.Chiarini Ravenni, P.Lucarini, G.Maleti,
M.Mencarelli, E.Montale, R.Mosi
Giovedì 26 Gennaio 2017 ore 16.30

Biblioteca delle Oblate, Sala Conferenze - Piano Terra - via dell’Oriolo 24, Firenze

Mirko Tondi parla di "Esercizi di volo" di Roberto Mosi, Europa Edizioni


         “Con Esercizi di volo Roberto Mosi riprende il percorso intrapreso con Non oltrepassare la linea gialla, del quale riprende in questo nuovo libro, parafrasandolo, il messaggio del titolo come sottile sfumatura a dividere la cosiddetta e celebrata “normalità” dalla follia, per secoli stigmatizza e solo recentemente accostata a una straordinaria creatività, alla capacità di essere arditi e visionari.
         Rimane qui l'aspetto fiabesco del precedente volume, con animali e oggetti inanimati che d'improvviso prendono vita e si scambiano opinioni.

         Tuttavia, il rapporto del protagonista – impegnato in “Esercizi di volo”, simbolici e non – con la sua terapeuta, mette in scena l'espediente della metastoria, attraverso il potere curativo della scrittura. In una fascinosa ambientazione sulle sponde dell'Adige, si sviluppano i preparativi per “La festa della follia”; in questo contesto, non mancano i riferimenti a classici del pensiero (Erasmo da Rotterdam), della letteratura (Ariosto, Cervantes, Rabelais) e della poesia (Dino Campana). Un piccolo libro per dimensioni, ma che fa esplodere un immaginario potente ed evocativo.”
La pratica degli esercizi di volo

domenica 8 gennaio 2017

Incipit del Romanzo "Esercizi di volo"

"Un giorno, ne sono certo, riuscirò a volare. Mi sono costruito due ali di tela leggera per esercitarmi, le lego alle braccia, salgo in cima a una scala e comincio ad agitarle, forte, sempre più forte, chiudo gli occhi e mi getto in avanti. Le ali mi danno slancio e la spinta attutisce l’impatto con la terra. Ho letto tutto quello che c’era da leggere sul tema del volo, dai primi tentativi nella storia dell’uomo, dal volo di Icaro e di Dedalo, fino alle esperienze dei giorni nostri.  Mi fermo a lungo a guardare il volo degli uccelli, specialmente il volo dei gabbiani.  Mentre seguo i passaggi dei gabbiani nel cielo, mi trovo a ripetere le evoluzioni a braccia aperte, il capo in avanti e mi capita di incrociare gli sguardi perplessi delle persone intorno a me. 

Mi attraggono, in particolare, i luoghi alti, le antiche torri o le alture sulle colline che si aprono su una ripida discesa. Salgo sulla spalletta della torre o ai margini dell’altura, distendo le braccia, mi sollevo sulle punte dei piedi e … stacco il volo. No, no, per ora immagino la scena, la partenza è rinviata, il volo prosegue solo con l’immaginazione.
Alessandra, la mia analista, rimase impressionata quando tempo fa, in uno dei nostri incontri settimanali, presi a parlare della mia passione per il volo. Mi ha fatto un sacco di domande sull’argomento, su precedenti in famiglia e mi ha chiesto di ripetere, nel suo studio, i movimenti, le posizioni che assumo nelle esercitazioni. Dopo questa scoperta, mi sembra che Alessandra voglia trovare alternative a questo comportamento, teme che questo tipo d’interesse possa portarmi a un gesto fatale.  Pensa che sia più salutare incentivare altri aspetti delle ossessioni che convivono con me.      
…..
Coltivo la passione per la fotografia, mi piace scegliere soggetti particolari, inquadrature insolite e originali e sono abile nella parte tecnica.  Ogni volta inserisco le immagini  sulla rete e aspetto gli apprezzamenti o le critiche.
Alessandra mi ha suggerito di concentrarmi su questa passione, di scegliere un argomento sul quale costruire come un racconto con le foto raccolte, che potesse catturare l’interesse della gente. Mi sono gettato su questa idea e armato con le mie due macchine fotografiche, una minuscola Lumix e una potente Nikon con teleobiettivo, mi sono messo a girare per il quartiere alla ricerca di qualche spunto. Ho verificato che nella mia zona, un quartiere di tipo residenziale, sono molti i proprietari di cani che specie la sera o la mattina presto, si aggirano per le strade con le loro amate bestiole. La maggior parte, sono persone civili, attente a raccogliere i segni lasciati in giro dai loro animali, ma non tutti. Armato delle mie macchine fotografiche, mi sono messo a seguire i maleducati che non raccolgono gli escrementi e ho cominciato a fotografarli. Una volta è accaduto che uno dei proprietari, al momento in cui mi sono avvicinato con l’obiettivo della macchina puntata, ha cominciato a inveire e mi ha dato una spinta così forte da farmi cadere per terra.
Come avvicinarmi al luogo del misfatto, senza dare troppo nell’occhio? Cosa non facile per l’armamentario fotografico che porto e per il solito tic che non riesco a controllare, un saltello sul piede sinistro ogni tredici passi, il mio numero magico. Ho preso a riprendere le scene più interessanti a distanza con il teleobiettivo dagli angoli delle strade e ho riportato le foto su face book, con l’ingrandimento delle facce dei proprietari. Mi è arrivata una tempesta di messaggi minacciosi, d’ingiurie.  La cosa tremenda poi è stata che mi è arrivato un messaggio di piena solidarietà per la mia opera di civile denuncia, ma all’apertura dell’allegato si è materializzato un virus che ha invaso il computer, rendendolo non più utilizzabile.

Nel primo incontro dell’anno nello studio di Alessandra, iniziato con qualche tensione fra paziente e medico per le molte strade intraprese senza successo, è emersa quella che fin dal primo momento mi è sembrata un’idea brillante, scrivere una o più storie in piena libertà su un argomento, con i personaggi che più m’intrigano, lasciarmi andare liberamente al volo dei pensieri sulla rosa dei venti della fantasia. 
         Agli appuntamenti successivi sono arrivato con alcune paginette su una storia che mi riguardava da vicino.  Con la scrittura mi sento un po’ rasserenato, le ossessioni, le fobie stanno un po’ alla larga. Il primo risultato era che ci stavano rimettendo gli incassi delle sale gioco, la spesa del telefono per face book. I gabbiani si sentivano meno osservati." (DAL I° Capitolo"    



Mirko Tondi presenta "Esercizi di volo" - 16 gennaio 2017, LIBRERIA sALVEMINI

Libreria Salvemini – Piazza G. Salvemini 18, FirenzePresentazione del libro di Roberto Mosi
“Esercizi di volo” Europa Edizioni
Introduce Mirko Tondi, critico e scrittore
Letture di Giulia Capone Braga e Renato Simoni
Disegni di Enrico Guerrini - Al termine lo Strudel del Commissario Renon, da Bolzano

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* “Nel primo incontro dell’anno nello studio di Alessandra, è emersa un’idea brillante, scrivere una o più storie in piena libertà su un argomento, con i personaggi che più m’intrigano, lasciarmi andare liberamente al volo dei pensieri sulla rosa dei venti della fantasia” (I° cap. “Esercizi di volo”) 

** “Osservate subito quanto sia stata provvida la natura, madre e artefice del genere umano, nel non lasciar mancare in nessun luogo il condimento della Follia” (“Elogio della Follia”, Erasmo da Rotterdam)

*** “Il sapere, la conoscenza, la grande forza del pensiero creativo e dello spirito critico, insomma la cultura in senso lato, possono e debbono trovare grimaldelli concettuali per costruire nuovi modelli, utopie da terzo millennio” (Luigi Dei, rettore Università, “La Repubblica” del 3.1.2017)

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martedì 3 gennaio 2017

La forza  del  sapere:  soltanto  il pensiero  creativo
può  costruire  un nuovo  futuro
La crisi profonda che ha colpito le democrazie occidentali è dovuta all’assenza di riferimenti ideali su cui aggregare consenso da parte della politica
di LUIGI DEI* in Repubblica.it  firenze , 3 gennaio 2017

Il 2016 appena archiviato mi stimola ad alcune riflessioni che offro quali orizzonti di pensiero in questo inizio d’anno. Salta agli occhi con evidenza una crisi profonda delle democrazie occidentali, per come si sono affermate dal 1945 a oggi: l’elemento che contraddistingue questa congiuntura di decadenza mi pare sia l’assenza di riferimenti ideali e di pensiero positivo, quali stella polare su cui aggregare consenso da parte della politica. Non esiste una visione del futuro, anche utopica, su cui convogliare aspirazioni e inquietudini, un’idea di società più evoluta e giusta che possa fornire risposte al malessere e a fenomeni d’impoverimento sempre più frequenti e invasivi. La società liquida di Bauman si presenta in tutta la sua crudezza: classi sociali sempre più frastagliate e non riconducibili a schemi classici di pensiero, la classe media, costola forte dello sviluppo economico post-seconda guerra mondiale, fortemente infragilita, impoverita e in alcuni casi addirittura spazzata via, la globalizzazione impietosa e incontrollabile, la disfatta della politica quale elemento di equilibrio e contenimento nella giungla degli appetiti di sopraffazione economica dei grandi poteri sovranazionali, hanno creato situazioni di grave instabilità, con scontento diffuso e non incanalabile verso prospettive di realistica ascesa sociale. 

La competitività esasperata, presunta regolatrice dei mercati e unico bilanciere degli equilibri economici, si è gradualmente insinuata nella vita civile e nel senso comune dei cittadini con una regressione, assunta quasi come ideologia, allo homo homini lupus.
L’homo societatis, faticosamente costruito sulle macerie della tragedia dei primi anni ’40 del secolo scorso, ha iniziato a disgregarsi nel momento in cui si dissolveva la guerra fredda e le grandi utopie di ascesa sociale rivelavano i loro clamorosi fallimenti, producendo acute disillusioni e privando le generazioni che si facevano strada di prospettive, anche immaginarie, in grado di mobilitare donne e uomini attorno a valori che trascendessero il quotidiano e gli egoistici interessi di strati di popolazione più o meno vasti. Così ha iniziato a riemergere il mai domo homo biologicus, che compete freneticamente e accanitamente per la sua sopravvivenza e per quella della sua prole. Il liberismo sfrenato, che avrebbe dovuto produrre ricchezza e benessere per tutti, in accordo a un taumaturgico meccanismo auto-regolativo, ha sbaragliato parole quali solidarietà, cooperazione, collaborazione, creando l’icona di un’economia anch’essa “biologica”, in cui la competizione non può concedersi il lusso di offrire spazi alle relazioni sociali, perché la regola aurea è il principio del “pesce grande che fagocita il pesce piccolo”. Questa escalation, che inizia grosso modo subito dopo la caduta del muro di Berlino, corrode le democrazie, le aggredisce silenziosamente, erode la politica consumandola fino alla consunzione, apre scenari per i quali il pensiero è impreparato: così la contemporaneità brucia i tempi e prende in contropiede concezioni e dottrina dell’uomo, il quale si trova drammaticamente nudo di strumenti interpretativi per ciò che gli sta accadendo intorno. Il capitalismo stravince e proprio mentre esegue la sua marcia trionfale si accartoccia clamorosamente, avviluppandosi in una crisi senza precedenti, tutta interna, senza alcun innesco da contrapposizioni con altri modelli.
 E la politica assiste inerme alla propria fine che era annunciata, allorché essa aveva colpevolmente abdicato. Nel frattempo la mensa si affolla di sette miliardi di commensali i quali, tutti, chiedono, con la forza di un mondo a portata di “clic”, di partecipare al desco, quel banchetto per lunghi anni appannaggio di pochi.
L’homo biologicus sa come reagire a questa folla che preme alla tavola imbandita, è fin troppo facile: mors tua vita mea. Mentre la complessità cresce esponenzialmente, non altrettanto il pensiero innovativo si sviluppa nelle biblioteche e nelle università e così si creano le condizioni per l’affermarsi di una drammatica evidenza nelle menti disorientate di milioni d’individui: soluzioni semplici per governare la complessità del pianeta. Riemerge il sempiterno “uomo con i baffetti”, magico e tragico risolutore di un’altra crisi.
Ecco dunque chiusure, razzismi, brexit, arroccamenti nazionalistici e quanto abbiamo potuto accogliere dalla mano di Silvestro, quel Santo bizzarro che tre giorni fa ci ha portato inizio e fine nella stessa mano. Ma se è vero che ci ha offerto questo passato, è altrettanto importante aver consapevolezza che in quella mano intravedo spiragli da illuminare con forza e convinzione. Il sapere, la conoscenza, la grande forza del pensiero creativo e dello spirito critico, insomma la cultura in senso lato, possono e debbono trovare grimaldelli concettuali per costruire nuovi modelli, utopie da terzo millennio, a partire da temi quali la sostenibilità, la vivificazione di quella parte di homo societatis che ancora deve esserci, magari nascosta, nel nostro DNA di homo sapiens, la capacità fantastica che l’uomo ha di adattarsi ed elaborare concetti, idee, paradigmi di pensiero che lo portano a buttare il cuore oltre l’ostacolo e a varcare linee d’orizzonte apparentemente piatte, ma che poi dischiudono nuovi mondi. Abbiamo il dovere, noi navigatori del pensiero che esplora l’ignoto, di provarci, sì di tentare l’avventura della costruzione di un nuovo modello di sviluppo e crescita della civiltà umana che accetti la sfida che l’attuale tipo non è l’unico possibile e che, sebbene ci possa apparire irrealizzabile e improponibile, un sistema diverso di governare le società ad alto contenuto tecnologico deve invece esserci, non può non esserci. Lo dobbiamo scovare. Io due o tre idee da cui ripartire ce le avrei: redistribuzione lenta e graduale della ricchezza su scala planetaria, rigenerazione ricostruttiva di un’Europa delle genti in cui banche e denaro siano strumenti e non deus ex machina di ogni azione, realizzazione di un’alleanza fra gli Stati, sovranazionale, che ristabilisca il primato della politica sull’economia. 

Dice: non si può. Sono uno scienziato: anche andare sulla luna non si poteva, oppure comunicare a distanza, o infine curare tante malattie. Eppure è stato possibile. Allora, mi chiedo, anche redistribuire ricchezza, adottare nuovi sistemi di evoluzione della civiltà basati su principi di maggior giustizia sociale e ripristinare un governo politico dell’economia globalizzata si può.
Bisogna metterci la stessa lena, volontà e curiosità di scoprire, che abbiamo impiegato per progredire nel campo della scienza e della tecnologia. Allora sbarcheremo sulla luna della liberté, comunicheremo con apparecchi intelligenti il nostro ideale di egalité, cureremo coloro i quali si ammaleranno per la mancanza di fraternité. E magari, chissà, dopo oltre duecento anni vedremo germogliare la straordinaria pianta del 1789 sulle ali di un secolo di led, che poi dovrebbero essere i lumi della ragione dei giorni nostri! Firenze può e deve essere piattaforma di lancio per un nuovo rinascimento politico, culturale, sociale: la sua università è pronta a ossigenare convintamente chiunque si riconosca in questa insopprimibile esigenza di una grande e rinnovata apertura ideale.
*L’autore è il rettore dell’Università di Firenze