Roberto Mosi si interessa di poesia e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016). L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso caffè letterari, biblioteche, sale di esposizione. Cura i Blog: www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it .
sabato 28 gennaio 2017
lunedì 23 gennaio 2017
venerdì 20 gennaio 2017
Mirko Tondi presenta Esercizi di volo - Video youtube
domenica 15 gennaio 2017
Omaggio a Pierluigi Mencarelli, flautista - Biblioteca delle Oblate 26 gennaio
“UN UOMO SENZA MUSICA E’ UN CORPO SENZA ANIMA” (CICERONE)
Omaggio
al flautista PIER LUIGI MENCARELLI
Relatori:
Maria Mencarelli, Carmelo Mezzasalma, Roberto Mosi
Coordina:
Paola Lucarini
Esecuzione
di brani musicali per flauto
Testi
di C.Baudelaire, M.Bettarini, A.Borgini, M.Brancale,
C.Campo,
M.Chiarini Ravenni, P.Lucarini, G.Maleti,
M.Mencarelli,
E.Montale, R.Mosi
Giovedì
26 Gennaio 2017 ore 16.30
Biblioteca
delle Oblate, Sala Conferenze - Piano Terra - via dell’Oriolo 24, Firenze
Mirko Tondi parla di "Esercizi di volo" di Roberto Mosi, Europa Edizioni
“Con Esercizi di volo Roberto Mosi riprende il
percorso intrapreso con Non oltrepassare la linea gialla, del quale
riprende in questo nuovo libro, parafrasandolo, il messaggio del titolo come
sottile sfumatura a dividere la cosiddetta e celebrata “normalità” dalla
follia, per secoli stigmatizza e solo recentemente accostata a una
straordinaria creatività, alla capacità di essere arditi e visionari.
Rimane qui l'aspetto fiabesco del precedente volume, con
animali e oggetti inanimati che d'improvviso prendono vita e si scambiano
opinioni.
Tuttavia, il rapporto del protagonista – impegnato in
“Esercizi di volo”, simbolici e non – con la sua terapeuta, mette in scena
l'espediente della metastoria, attraverso il potere curativo della scrittura.
In una fascinosa ambientazione sulle sponde dell'Adige, si sviluppano i
preparativi per “La festa della follia”; in questo contesto, non mancano i
riferimenti a classici del pensiero (Erasmo da Rotterdam), della letteratura
(Ariosto, Cervantes, Rabelais) e della poesia (Dino Campana). Un piccolo libro
per dimensioni, ma che fa esplodere un immaginario potente ed evocativo.”
La pratica degli esercizi di volo
domenica 8 gennaio 2017
Incipit del Romanzo "Esercizi di volo"
"Un
giorno, ne sono certo, riuscirò a volare. Mi sono costruito due ali di tela
leggera per esercitarmi, le lego alle braccia, salgo in cima a una scala e
comincio ad agitarle, forte, sempre più forte, chiudo gli occhi e mi getto in
avanti. Le ali mi danno slancio e la spinta attutisce l’impatto con la terra.
Ho letto tutto quello che c’era da leggere sul tema del volo, dai primi
tentativi nella storia dell’uomo, dal volo di Icaro e di Dedalo, fino alle
esperienze dei giorni nostri. Mi fermo a
lungo a guardare il volo degli uccelli, specialmente il volo dei gabbiani. Mentre seguo i passaggi dei gabbiani nel
cielo, mi trovo a ripetere le evoluzioni a braccia aperte, il capo in avanti e
mi capita di incrociare gli sguardi perplessi delle persone intorno a me.
Mi
attraggono, in particolare, i luoghi alti, le antiche torri o le alture sulle
colline che si aprono su una ripida discesa. Salgo sulla spalletta della torre
o ai margini dell’altura, distendo le braccia, mi sollevo sulle punte dei piedi
e … stacco il volo. No, no, per ora immagino la scena, la partenza è rinviata,
il volo prosegue solo con l’immaginazione.
Alessandra,
la mia analista, rimase impressionata quando tempo fa, in uno dei nostri
incontri settimanali, presi a parlare della mia passione per il volo. Mi ha
fatto un sacco di domande sull’argomento, su precedenti in famiglia e mi ha
chiesto di ripetere, nel suo studio, i movimenti, le posizioni che assumo nelle
esercitazioni. Dopo questa scoperta, mi sembra che Alessandra voglia trovare
alternative a questo comportamento, teme che questo tipo d’interesse possa
portarmi a un gesto fatale. Pensa che
sia più salutare incentivare altri aspetti delle ossessioni che convivono con
me.
…..
Coltivo
la passione per la fotografia, mi piace scegliere soggetti particolari,
inquadrature insolite e originali e sono abile nella parte tecnica. Ogni volta inserisco le immagini sulla rete e aspetto gli apprezzamenti o le
critiche.
Alessandra
mi ha suggerito di concentrarmi su questa passione, di scegliere un argomento
sul quale costruire come un racconto con le foto raccolte, che potesse
catturare l’interesse della gente. Mi sono gettato su questa idea e armato con
le mie due macchine fotografiche, una minuscola Lumix e una potente Nikon con
teleobiettivo, mi sono messo a girare per il quartiere alla ricerca di qualche
spunto. Ho verificato che nella mia zona, un quartiere di tipo residenziale,
sono molti i proprietari di cani che specie la sera o la mattina presto, si
aggirano per le strade con le loro amate bestiole. La maggior parte, sono
persone civili, attente a raccogliere i segni lasciati in giro dai loro
animali, ma non tutti. Armato delle mie macchine fotografiche, mi sono messo a
seguire i maleducati che non raccolgono gli escrementi e ho cominciato a
fotografarli. Una volta è accaduto che uno dei proprietari, al momento in cui
mi sono avvicinato con l’obiettivo della macchina puntata, ha cominciato a
inveire e mi ha dato una spinta così forte da farmi cadere per terra.
Come
avvicinarmi al luogo del misfatto, senza dare troppo nell’occhio? Cosa non
facile per l’armamentario fotografico che porto e per il solito tic che non
riesco a controllare, un saltello sul piede sinistro ogni tredici passi, il mio
numero magico. Ho preso a riprendere le scene più interessanti a distanza con
il teleobiettivo dagli angoli delle strade e ho riportato le foto su face book,
con l’ingrandimento delle facce dei proprietari. Mi è arrivata una tempesta di
messaggi minacciosi, d’ingiurie. La cosa
tremenda poi è stata che mi è arrivato un messaggio di piena solidarietà per la
mia opera di civile denuncia, ma all’apertura dell’allegato si è materializzato
un virus che ha invaso il computer, rendendolo non più utilizzabile.
Nel
primo incontro dell’anno nello studio di Alessandra, iniziato con qualche
tensione fra paziente e medico per le molte strade intraprese senza successo, è
emersa quella che fin dal primo momento mi è sembrata un’idea brillante,
scrivere una o più storie in piena libertà su un argomento, con i personaggi che
più m’intrigano, lasciarmi andare liberamente al volo dei pensieri sulla rosa
dei venti della fantasia.
Agli appuntamenti successivi sono
arrivato con alcune paginette su una storia che mi riguardava da vicino. Con la scrittura mi sento un po’ rasserenato,
le ossessioni, le fobie stanno un po’ alla larga. Il primo risultato era che ci
stavano rimettendo gli incassi delle sale gioco, la spesa del telefono per face
book. I gabbiani si sentivano meno osservati." (DAL I° Capitolo"
Mirko Tondi presenta "Esercizi di volo" - 16 gennaio 2017, LIBRERIA sALVEMINI
Libreria Salvemini – Piazza G.
Salvemini 18, FirenzePresentazione del libro di Roberto Mosi
“Esercizi di volo” Europa Edizioni
Introduce Mirko Tondi, critico e scrittore
Letture di Giulia Capone Braga e Renato Simoni
Disegni di Enrico Guerrini - Al termine lo Strudel del Commissario Renon, da
Bolzano
---------* “Nel primo incontro dell’anno nello studio di Alessandra, è emersa un’idea brillante, scrivere una o più storie in piena libertà su un argomento, con i personaggi che più m’intrigano, lasciarmi andare liberamente al volo dei pensieri sulla rosa dei venti della fantasia” (I° cap. “Esercizi di volo”)
** “Osservate subito quanto sia stata provvida la natura, madre e artefice del genere umano, nel non lasciar mancare in nessun luogo il condimento della Follia” (“Elogio della Follia”, Erasmo da Rotterdam)
*** “Il sapere, la conoscenza, la grande forza del pensiero creativo e dello spirito critico, insomma la cultura in senso lato, possono e debbono trovare grimaldelli concettuali per costruire nuovi modelli, utopie da terzo millennio” (Luigi Dei, rettore Università, “La Repubblica” del 3.1.2017)
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martedì 3 gennaio 2017
La forza del sapere: soltanto il pensiero creativo
può costruire un nuovo futuro
La crisi profonda che ha colpito le democrazie
occidentali è dovuta all’assenza di riferimenti ideali su cui aggregare
consenso da parte della politica
di
LUIGI DEI* in Repubblica.it firenze , 3
gennaio 2017
Il 2016 appena archiviato mi stimola ad alcune
riflessioni che offro quali orizzonti di pensiero in questo inizio d’anno.
Salta agli occhi con evidenza una crisi profonda delle democrazie occidentali,
per come si sono affermate dal 1945 a oggi: l’elemento che contraddistingue
questa congiuntura di decadenza mi pare sia l’assenza di riferimenti ideali e
di pensiero positivo, quali stella polare su cui aggregare consenso da parte
della politica. Non esiste una visione del futuro, anche utopica, su cui convogliare
aspirazioni e inquietudini, un’idea di società più evoluta e giusta che possa
fornire risposte al malessere e a fenomeni d’impoverimento sempre più frequenti
e invasivi. La società liquida di Bauman si presenta in tutta la sua crudezza:
classi sociali sempre più frastagliate e non riconducibili a schemi classici di
pensiero, la classe media, costola forte dello sviluppo economico post-seconda
guerra mondiale, fortemente infragilita, impoverita e in alcuni casi
addirittura spazzata via, la globalizzazione impietosa e incontrollabile, la
disfatta della politica quale elemento di equilibrio e contenimento nella
giungla degli appetiti di sopraffazione economica dei grandi poteri
sovranazionali, hanno creato situazioni di grave instabilità, con scontento diffuso
e non incanalabile verso prospettive di realistica ascesa sociale.
La competitività esasperata, presunta regolatrice
dei mercati e unico bilanciere degli equilibri economici, si è gradualmente
insinuata nella vita civile e nel senso comune dei cittadini con una
regressione, assunta quasi come ideologia, allo homo homini lupus.
L’homo societatis, faticosamente costruito sulle
macerie della tragedia dei primi anni ’40 del secolo scorso, ha iniziato a
disgregarsi nel momento in cui si dissolveva la guerra fredda e le grandi
utopie di ascesa sociale rivelavano i loro clamorosi fallimenti, producendo
acute disillusioni e privando le generazioni che si facevano strada di
prospettive, anche immaginarie, in grado di mobilitare donne e uomini attorno a
valori che trascendessero il quotidiano e gli egoistici interessi di strati di
popolazione più o meno vasti. Così ha iniziato a riemergere il mai domo homo
biologicus, che compete freneticamente e accanitamente per la sua sopravvivenza
e per quella della sua prole. Il liberismo sfrenato, che avrebbe dovuto
produrre ricchezza e benessere per tutti, in accordo a un taumaturgico
meccanismo auto-regolativo, ha sbaragliato parole quali solidarietà,
cooperazione, collaborazione, creando l’icona di un’economia anch’essa
“biologica”, in cui la competizione non può concedersi il lusso di offrire
spazi alle relazioni sociali, perché la regola aurea è il principio del “pesce
grande che fagocita il pesce piccolo”. Questa escalation, che inizia grosso
modo subito dopo la caduta del muro di Berlino, corrode le democrazie, le
aggredisce silenziosamente, erode la politica consumandola fino alla
consunzione, apre scenari per i quali il pensiero è impreparato: così la
contemporaneità brucia i tempi e prende in contropiede concezioni e dottrina
dell’uomo, il quale si trova drammaticamente nudo di strumenti interpretativi
per ciò che gli sta accadendo intorno. Il capitalismo stravince e proprio
mentre esegue la sua marcia trionfale si accartoccia clamorosamente,
avviluppandosi in una crisi senza precedenti, tutta interna, senza alcun
innesco da contrapposizioni con altri modelli.
E la
politica assiste inerme alla propria fine che era annunciata, allorché essa
aveva colpevolmente abdicato. Nel frattempo la mensa si affolla di sette miliardi
di commensali i quali, tutti, chiedono, con la forza di un mondo a portata di
“clic”, di partecipare al desco, quel banchetto per lunghi anni appannaggio di
pochi.
L’homo biologicus sa come reagire a questa folla
che preme alla tavola imbandita, è fin troppo facile: mors tua vita mea. Mentre
la complessità cresce esponenzialmente, non altrettanto il pensiero innovativo
si sviluppa nelle biblioteche e nelle università e così si creano le condizioni
per l’affermarsi di una drammatica evidenza nelle menti disorientate di milioni
d’individui: soluzioni semplici per governare la complessità del pianeta.
Riemerge il sempiterno “uomo con i baffetti”, magico e tragico risolutore di
un’altra crisi.
Ecco dunque chiusure, razzismi, brexit,
arroccamenti nazionalistici e quanto abbiamo potuto accogliere dalla mano di
Silvestro, quel Santo bizzarro che tre giorni fa ci ha portato inizio e fine
nella stessa mano. Ma se è vero che ci ha offerto questo passato, è altrettanto
importante aver consapevolezza che in quella mano intravedo spiragli da
illuminare con forza e convinzione. Il sapere, la conoscenza, la grande forza
del pensiero creativo e dello spirito critico, insomma la cultura in senso
lato, possono e debbono trovare grimaldelli concettuali per costruire nuovi
modelli, utopie da terzo millennio, a partire da temi quali la sostenibilità,
la vivificazione di quella parte di homo societatis che ancora deve esserci,
magari nascosta, nel nostro DNA di homo sapiens, la capacità fantastica che
l’uomo ha di adattarsi ed elaborare concetti, idee, paradigmi di pensiero che
lo portano a buttare il cuore oltre l’ostacolo e a varcare linee d’orizzonte
apparentemente piatte, ma che poi dischiudono nuovi mondi. Abbiamo il dovere,
noi navigatori del pensiero che esplora l’ignoto, di provarci, sì di tentare
l’avventura della costruzione di un nuovo modello di sviluppo e crescita della
civiltà umana che accetti la sfida che l’attuale tipo non è l’unico possibile e
che, sebbene ci possa apparire irrealizzabile e improponibile, un sistema
diverso di governare le società ad alto contenuto tecnologico deve invece
esserci, non può non esserci. Lo dobbiamo scovare. Io due o tre idee da cui
ripartire ce le avrei: redistribuzione lenta e graduale della ricchezza su
scala planetaria, rigenerazione ricostruttiva di un’Europa delle genti in cui
banche e denaro siano strumenti e non deus ex machina di ogni azione,
realizzazione di un’alleanza fra gli Stati, sovranazionale, che ristabilisca il
primato della politica sull’economia.
Dice: non si può. Sono uno scienziato: anche andare
sulla luna non si poteva, oppure comunicare a distanza, o infine curare tante
malattie. Eppure è stato possibile. Allora, mi chiedo, anche redistribuire
ricchezza, adottare nuovi sistemi di evoluzione della civiltà basati su
principi di maggior giustizia sociale e ripristinare un governo politico
dell’economia globalizzata si può.
Bisogna metterci la stessa lena, volontà e
curiosità di scoprire, che abbiamo impiegato per progredire nel campo della
scienza e della tecnologia. Allora sbarcheremo sulla luna della liberté,
comunicheremo con apparecchi intelligenti il nostro ideale di egalité, cureremo
coloro i quali si ammaleranno per la mancanza di fraternité. E magari, chissà,
dopo oltre duecento anni vedremo germogliare la straordinaria pianta del 1789
sulle ali di un secolo di led, che poi dovrebbero essere i lumi della ragione
dei giorni nostri! Firenze può e deve essere piattaforma di lancio per un nuovo
rinascimento politico, culturale, sociale: la sua università è pronta a
ossigenare convintamente chiunque si riconosca in questa insopprimibile
esigenza di una grande e rinnovata apertura ideale.
*L’autore
è il rettore dell’Università di Firenze
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