mercoledì 29 novembre 2017

"Eratoterapia", la cura della poesia, Sala del Gonfalone della Regione - Presenti Mariella Bettarini, Gianna Pinotti, Silvia Ranzi, Sonia Salsi, Franco Margari, Angiolo Pergolini ed Eugenio Giani






Festa per i Quindici Anni di attività culturale di Roberto Mosi

Il 23 novembre 2017 è stata presentata
“Eratoterapia” di Roberto Mosi
(Collana Perle di Poesia, Giuliano Ladolfi Editore, agosto 2017).

Performance di Poesia e Musica – Recitativi – Relatrici – Arti Figurative – Video

Eugenio Giani, Presidente dell’Assemblea Regionale, e l’autore; Silvia Ranzi, Gianna Pinotti, Mariella Bettarini, Sonia Salsi.
Angiolo Pergolini, Franco Margari, Enrico Guerrini, Giulia Capone Braga, Renato Simoni.

In questa nuova silloge “Eratoterapia” del poeta Roberto Mosi, nel quindicinale della sua cospicua e feconda attività creativa, si legge l’omaggio alla poesia come terapia per l’anima, chiamando in causa la Musa Erato, Dea del canto corale e della poesia amorosa, nella trasmissione amabile dei valori che la parola poetica veicola sul piano intergenerazionale, in qualità di nonno, in dialogo con la nipotina, per evidenziare come dall’infanzia all’età adulta il lessico si fa interprete del divenire dei vissuti nelle stagioni del vivere, arricchendo il tempio interiore emozionale e cognitivo dell’anima. Si veda la lettera alla nipote Marta. 


Cara Marta,
ti scrivo questa lettera nel momento in
cui cominci a comporre i primi versi.
Credo che sia possibile curarsi con la poesia, per
vincere le paure, stati di sofferenza,  per stringere
sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce
della poesia arriva dal dentro, potente nelle ore della
notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo, se
non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di
malinconia……

Il linguaggio lirico si offre nel suo valore estetico, estatico e educativo per carpire il reale, decifrandolo nelle sue polivalenti direzioni di senso, al fine di tramandare l’importanza del Regno dell’essere su quello dell’avere e innalzare il proprio canto libero come si evince dalla raccolta esordiente “Itinera” (2007), la cui copertina già riporta le fattezze di una bambina in tenerissima età che si avvia verso il litorale marino, nei versi evocativi (”La corte”):
“I viaggi di ogni tempo iniziano
dalla corte della mia infanzia,
magico quadrato di terra fra case
cadenti, chiuso da un cancello
di ferro aperto sul mondo.”


Roberto Mosi – nei suoi diversi e versatili ruoli di Dirigente per la Cultura alla Regione Toscana; tra i redattori della Rivista “Testimonianze”, fondata da padre Ernesto Balducci; socio-accompagnatore del Trekking Italia e autore di Guide sul territorio toscano; socio Auser, promotore del progetto “La città che apprende”; membro del direttivo della scuola di scrittura della Rivista “Semicerchio” e “Area di Broca”; socio del Circolo Artisti “Casa di Dante” – ha consolidato in questi anni un originale itinerario di poeta, scrittore in prosa e fotografo nell’interdipendenza fra le Arti, come si evince dall’evento performativo presso il Palazzo del Pegaso, pluridisciplinare, brand costante nelle sue presentazioni in un processo sinfonico di regia da lui stesso diretto, nel coinvolgimento con il carisma artistico di Enrico Guerrini, partner fedele, nell’esecuzione dal vivo di opere dal sapiente Espressionismo disegnativo e pittorico. 
Poesia "Dove vanno le badanti a Ferragosto?"


La sua produzione lirica ricca e variegata si avvale, in forza di numerose pubblicazioni – per citarne alcune “Florentia” 2008; “Nonluoghi” 2009; “Aquiloni” 2010; “Luoghi del mito” 2010; “L’invasione degli storni” 2012; “Concerto” 2013; “La vita fa rumore” 2015 – e il conseguimento di significativi riconoscimenti e Premi, di una trasversale pluralità di temi contraddistinti da un’interpretazione speculativa neorealista d’incisiva e icastica compostezza dalle molteplici varianti argomentative come attesta la recente Antologia pubblicata: “Poesie 2009-2016”, Ladolfi Editore. 
Le contrastanti semantiche su cui spazia la sua vena creativa rappresentano il lascito di un bilancio fin qui soppesato per un rilancio ulteriore verso un nuovo febbrile poetare: dal rito degli affetti familiari al culto della fiorentinità dalla dimensione esistenziale urbana all’interesse per la cultura del territorio, dal valore ecosostenibile per la natura all’antropizzazione del paesaggio, dalle riflessioni di criticità sociale ai non luoghi del postmoderno nella rivoluzione comunicativa ed identitaria dei nuovi social media, dall’irrinunciabile fascino del Mito alla rivisitazione di emblematici capolavori artistici – ricettacoli di simbolismi nei loro attestati di ricerca del bello – verso la rinascita di un post Umanesimo illuminato, dalla spinta ideale incarnata dal sogno-volo alla credibilità per utopie di cambiamento. 

Da poeta a Fotografo, la sua intenzionalità immaginifica e documentaristica cattura con l’obiettivo, inquadrature di percorsi studiati in sintonia con le coordinate poetiche, come l’ultima mostra antologia che ritrae i volti dell’amata Firenze, tra mito e quotidianità, “FIRENZE FOTO-GRAFIE” presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”. 

L’incontro dunque del 23 novembre u.s. al Palazzo del Pegaso, insieme alla presentazione della nuova Raccolta “Eratoterapia”, ha inteso rendere festa ai quindici anni di attività artistica di Roberto Mosi, per i molteplici versanti illustrati dagli interventi delle relatrici e nel prestigioso saluto reso dal Presidente dell’Assemblea Tosca, Eugenio Giani. 

Il resoconto dell’incontro è stato ripreso dal contributo di Silvia Ranzi, critico letterario. 

Il contributo di Silvia Ranzi si conclude:

“Auguriamo a Roberto Mosi, facendo nostre le parole di Giosuè Carducci, di custodire il ruolo di “… sacerdote de l’augusto vero, / vate de l’avvenire” Da Giambi ed epodi), nell’alleanza evocativa e persuasiva tra Letteratura ed Arti visive nel rito persistente w vitale della Memoria o “MNEMOSINE”, madre delle nove Muse.

… rimangono i colori, la musica /delle parole/ tengo fermo il timone/ nel mare aperto”.
                                        (Dalla poesia “Lupo solitario”)

                     Silvia Ranzi

Si sono uniti – nel quindicinnale dell’attività - gli auguri, fra gli altri, di Mariella Bettarini, Sonia Salsi, Simonetta Lazzerini Di Florio, Umberto Di Florio,  




mercoledì 22 novembre 2017

Fra i regali "Esercizi di volo" e l' Antologia

Libreria Salvemini, piazza Salvemini 18 (presso Arco di San Pierino) - Firenze - Tel. 055 2466302 - salvemini@libreriasalvemini.it 


 
 

"Esercizi di volo": riconoscimento speciale Premio Poppi 2017
"Poesie 2009-2016": *riconoscimento speciale Premio Poppi 2017
* Premio Alda Merini 2017 (III class.) * Premio Polverini, Anzio 2017  * Premio Firenze 2017, opera finalista.

I libri sono in vendita anche online con Amazon, IBS, Mondadori, Università.it ed altri

domenica 19 novembre 2017

“L’èkfrasis poetica" nell'opera di Mosi











 Poesie 2009-2016 vuole essere un   viaggio del poeta raccontato per immagini, un’antologia di   ‘epoche’ della vita ricomposte attraverso le icone della   memoria  e i colori delle emozioni, tra luci ed ombre, cadute e   risalite dell’essere. Si tratta di immagini di luoghi, paesaggi,   situazioni e opere d’arte arricchite da una miriade di     suggestioni attinte spesso dal mondo della poesia, in particolare toscana, della mitologia classica e anche contemporanea, quest’ultima scaturita da episodi della storia dei nostri tempi.
   Il libro di Roberto Mosi  
Desidererei dunque porre l’accento almeno su due elementi importanti che emergono dalla lettura di questo libro, entrambi collegati alla tradizione classica: il tema dell’Ulisse omerico, il viaggiatore per mare in rapporto costante con  la perdita e il recupero dell’io; e la forma poetica dell’èkfrasis, ossia la descrizione o celebrazione di un’opera d’arte visiva; due forti presenze che peraltro ci riconducono all’attività creativa di Mosi, la fotografia, e a quel rapporto tra pittura e poesia, tra immagine e parola, che ha esordito presso gli antichi e che si è sviluppato sino ai nostri giorni, con l’intermediazione decisiva dei cenacoli intellettuali fiorentini che se a fine quattrocento si occuparono, tra l’altro, di studiare e tradurre l’opera dello scrittore Luciano di Samosata, nel cinquecento diedero impulso alla vera e propria critica storica attraverso la descrizione dei capolavori artistici.
Ecco che nel libro di Mosi, che senz’altro risente della temperie   culturale in cui è nato e cresciuto, la poesia non solo celebra la   pittura bensì le parole vengono forgiate a realizzare fotografie   di paesaggi, situazioni e luoghi dove l’inquadratura ottica   segna  di volta in volta il cammino interiore del poeta offerto al   lettore.
Mosi viaggiatore rievoca il mito dell’eroe greco Ulisse, che dall’antichità a Dante, da Tennyson a Joyce, da D’Annunzio a Bigongiari, da Boecklin a De Chirico, ha attraversato l’arte e la letteratura di ogni tempo, esercitando una profonda fascinazione, sempre caricandosi di nuove significazioni.
La prima delle tre parti in cui il libro si suddivide esordisce con Nonluoghi, poesie che sono il risultato di assemblages di materie, oggetti, frammenti e alienazioni tecnologiche e mercificatorie (emblematica la lirica Mercati dove i saldi coinvolgono tutti i settori della vita ormai in preda al deterioramento che infine coinvolge anche l’io depresso) dove gli uomini hanno “facce bianche di neon”, ed emergono i grandi miti contemporanei, dal www alla lavatrice ai pixel, mentre l’amore diviene singhiozzo anomalo e rapido della quotidianità risolto in un sms e in un ironico gioco di parole (“messaggio d’amore, d’amore messaggio/you tube you tube/tube you” in cui tube ricorda il tubare degli innamorati), un riflesso di quel ‘non nome’ che Ulisse omerico si attribuisce, ossia ‘Nessuno’, colui che non ha nome, l’uomo che viaggia eternamente per mare, disperdendosi attraverso i luoghi, lasciando una parte di sé dappertutto, dissolvendo davvero il proprio nome, il proprio io fratturato e moltiplicato, per poi riprenderselo attraverso le mentite spoglie del mendico, umile e vituperato, in vista di un riscatto che se da un lato recupera i valori originari, dall’altro prepara ad altre prove di viaggio, di perdita, di dolore: in Mosi accade dunque che il luogo/i luoghi si depersonalizzino mentre l’io poetico cerca di riappropriarsi di sé ricomponendosi, cercando di differenziarsi dal destino tragico del tu sebbene vi si immerga con ironia canzonatoria “Avvertenza dal monitor: “Si prega evitare suicidio/ore di punta, consultare:/www.oreopportune,org”. A questa immersione seguirà dunque un viaggio di emersione dell’autore, attraverso quelli che potremmo definire i ‘luoghi dell’io’: così ai Nonluoghi seguono i Luoghi del mito ad essi contrapposti, che sono visioni di paesaggi riletti attraverso richiami mitologici; nella lirica Ulisse il poeta si racconta come colui che ogni sera torna ad Itaca (Firenze) con il computer per scudo, in compagnia di una serie di divinità ‘classiche’, dalla sostanza contemporanea. Con la sezione Viaggi il poeta dichiara che ogni suo viaggio comincia dalla corte dell’infanzia (in cui si trasfigura il Palazzo di Ulisse) dove si mescolano i ricordi dei Padri e dove il cancello di ferro è il confine tra il magico quadrato dell’innocenza e il mondo, tra il paradiso dell’infanzia sognante e un mondo dove in ogni angolo è la guerra. Mosi / Ulisse diviene così reduce, migrante e naufrago, viaggiatore angosciato dalle visioni della guerra o di mari sconosciuti e ancestrali, ma anche pellegrino in paesaggi rassicuranti che sono le Terre di Toscana. L’approdo a Firenze (Itaca), che si snoda nella sezione intitolata Florentia, e alla vita familiare è segnato da fermi e salvifici punti di riferimento, geometrie, gesti e prospettive, rumori e musiche dei quartieri trasfigurate nei ritmi della vita personale, nelle età, nelle stagioni che passano (emblematiche le liriche Le Murate e La Villa di Fiesole). Seguono altri mondi terrestri e celesti dove il poeta sogna di Migrare verso le visioni della Pace come semplice via da percorrere senza preamboli, con la sola forza di volontà, e l’invito alla pace si presenta come uno dei grandi messaggi di questo libro: “Non esiste una via/alla pace, la pace/è la via da percorrere/a passo deciso, lo sguardo/che vede lontano”. 
La seconda parte si lega più strettamente all’ambito artistico   e  letterario fiorentino, in particolare a Dante, al quale l’autore   si richiama nelle sezione L’invasione degli stormi con un   percorso dall’Inferno al Paradiso, e a Botticelli con la   sezione Flora in cui la lirica Venere rievoca il dipinto La   Nascita di Venere in forma di parole, e il poeta si nutre della   visione di un magico Rinascimento per immaginare e ritrarre un nuovo quadro di Rinascita contemporanea, ricucendo il passato al presente, operando un assemblage di epoche nella rievocazione nostalgica di un’età aurea del pensiero.
La celebrazione dell’arte pittorica trova il suo clou nella terza parte del volume che omaggia Proust con sei testi sulla sua vita che si chiudono con La veduta di Delft, descrizione del quadro di Vermeer, un omaggio alla passione dello scrittore francese per l’opera del pittore olandese, dunque un omaggio che potremmo definire ecfrastico, dove Mosi sembra addirittura identificarsi in Proust parlando proprio di immagini per poesia o di poesia per immagini. Il poeta Mosi è in questo caso soprattutto fotografo, e, come dicevamo, il talento per la fotografia ha sviluppato nel poeta proprio questa predisposizione espressiva, poiché l’ècfrasi, come la fotografia, può mettere in evidenza il significato o una particolarità di un’altra opera visuale.
Il poeta simula un processo visivo e il lettore può prendere spunto dal verso poetico per ricordare l’opera d’arte che si materializza come una visione, oppure, nell’ipotesi non conosca l’opera in questione, è spronato a cercarla e a riconoscerla e ad addentrarvisi non senza meraviglia.
Questo accade per la poesia Flora in cui il poeta racconta il   quadro di Botticelli; in questo racconto l’autore trasforma la   propria stessa emozione in una esperienza estetica che   condivide con il lettore in un imprevedibile dialogo. Avviene   che tra le righe, mentre prende forma il dipinto, prenda forma   anche il pensiero del poeta/fotografo e una sua interpretazione    dell’opera e un conseguente collegamento alla contemporaneità e a quel messaggio di fondo che egli, in questo caso, intende lasciare attraverso la raccolta, Trafigge l’ultima nube/residuo della discordia,/mostra il tempo della pace.  Dunque Il quadro scelto da Mosi e raccontato dai versi si amplifica in diversi modi: dai versi è analizzato, trasfigurato e raccontato ad altri che attraverso il dipinto possono cogliere anche le intenzioni spirituali dell’autore.

Ecco che il tema del confronto e del rapporto tra arte e letteratura assume in questo libro un ruolo primario, poiché la parola e l’immagine si potenziano vicendevolmente insieme al pensiero: in questo scambio di identità tra poesia e pittura e tra pittura e poesia vengono senz’altro a crearsi molteplici piani estetici e interlocutori, composti da diverse sostanze che, attraverso l’alchimia delle parole e delle immagini, attraverso lo scambio verbale e mentale tra poeta e lettore, vanno dall’emozione all’interpretazione, dalla memoria a una novella visione, dal passato al futuro, dall’io al tu, di cui Ulisse diviene a questo punto testimone attonito.
Gianna Pinotti 2017

L’ècfrasi è una descrizione verbale di un’opera d’arte visiva.
Ricordo lo scudo di Achille descritto nell’Iliade. La tradizione dell’ècfrasi è importantissima anche in veste di documento archeologico e storico artistico; ad esempio sullo scudo di Achille sono descritte le città greche studiate dagli archeologi. Anche in Virgilio troveremo alcune importanti descrizioni: lo scudo di Enea nel libro VIII dell’Eneide (ai versi 625-731), lo scudo di Turno nel libro VII (ai versi 789-792), le coppe intagliate da Alcimedonte nell’Ecloga III (44-46). Lo scrittore greco Luciano di Samosata (121- II sec. d. C.) formatosi sulle opere dei classici greci, è colui che si pone come vero precursore della critica d’arte con le sue descrizioni e interpretazioni di opere d’arte visive.
Lo scrittore greco Luciano di Samosata (121- II sec. d. C.) formatosi sulle opere dei classici greci, è colui che si pone come vero precursore della critica d’arte con le sue descrizioni e interpretazioni di opere d’arte visive:
importanti brani come Non bisogna prestar fede facilmente alla calunnia e La Sala che si richiamano all’opera di Apelle, ispireranno nel Quattrocento moltissimi artisti e in particolare Botticelli per la sua Calunnia: nel 1496 l’opera di Luciano viene pubblicata a Firenze. Per restare in Toscana, ricordiamo le ècfrasi di Vasari nelle cui Vite le descrizioni di opere d’arte acquistano nuovo spazio e nuovo ruolo, grazie ad esse possiamo infatti ricostruire e rintracciare opere del passato. A proposito di un inquadramento storico e dell’opera di luciano si veda Luciano di Samosata, Descrizioni di opere d’arte, a cura di Sonia Maffei, Einaudi, Torino, 1994. A proposito della continua fortuna iconografica di Luciano, e in particolare della Calunnia di Apelle, si veda Luca Viviani, La Calunnia di Apelle, un reperto di antica arte contemporanea, Alinea Editrice, Città di Castello, 2011.
A questo proposito si veda in particolare Gianna Pinotti, Il dono di Ulisse, Appunti sulla silloge Abbandonato dall’Angelo di Piero Bigongiari, in Otto/Novecento, anno XXX, n. 2, Milano, 2006, pp. 131-160.
Si veda a questo proposito il bel libro di Piero Bottani, Il grande racconto di Ulisse, Il Mulino, 2016, Bologna.

"Macchie d'anima" di Anna Maria Scaramuzzino - Alla Casa di Dante


Immaginate di entrare in una galleria dei Macchiaioli e, mentre osservate le opere, di assistere a un prodigio: i dipinti si animano, parlano e si muovono. L’arte diventa vera, adempiendo appieno all’assunto di questi pittori, il cui intento era di aderire alla realtà con schietta naturalezza. Come i loro quadri, i racconti di Anna Maria Scaramuzzino evocano la fragranza di odori e sapori, luci e colori di una Toscana passata, ma non del tutto perduta, visto che ne condividiamo i luoghi e il gusto.”
Anna Maria Scaramuzzino, nata a Campiglia Marittima, laureata in lettere presso l’Università di Pisa, giornalista, studiosa dei rapporti tra arte e letteratura, ha scritto sull’opera di Carpaccio e insegna Italiano e Latino nei Licei.
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Fabio Canessa insegna Italiano e Latino al Liceo Giosue Carducci di Piombino ed è docente di Verità all’Università di Aristan. Critico “militante, a metà strada tra pagina e schermo”, scrive di cinema e di letteratura su vari giornali. Appassionato di musica, ha scritto il libro “Azzurro”, edito da Donzelli. Collabora all’edizione italiana della “Chesterton review”, è membro della Fondazione Bianciardi e del Club dei 23 di Guareschi. Ha collaborato a trasmissioni televisive di Vittorio Sgarbi e Renzo Arbore (da qui la definizione di “critico arboriano” attribuitagli da alcuni). Per le edizioni Aktìs, ha curato testi di Joseph Roth, Ludwig Winder, Paul Leppin, Titti Albenzio e Osorio Lizarazo. Tra i contributi recenti, ha curato la parte letteraria della mostra torinese su “Il Male”, ha scritto di calcio e filosofia su “Linea Bianca” e ha operato una panoramica critica del cinema italiano contemporaneo su “Il Mulino”. Nel 2015 ha affiancato Roberto Vecchioni in un tour teatrale di musica e parole.
Roberto Mosi è socio della Società delle Belle Arti -
Circolo degli Artisti “Cassa di Dante



sabato 4 novembre 2017

"Eratoterapia" al Palazzo del Pegaso, giovedì 23 novembre


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Roberto Mosi, “Eratoterapia”, Giuliano Ladofi Eidtore 2017
“ La lirica introduttiva ci dà già lo stile tipico dell’autore: un dialogo rapido in cui emerge un dato referenziale: il mestiere del poeta è indubbiamente uno dei più difficili, difficoltà che sembrano aumentare se si tratta di un nonno poeta.
La caduta degli ideali (Il canto) ci pone di fronte a una società rapidamente mutata, se in meglio o in peggio lo dirà la Storia: oggi si sente necessità di questa poesia oggettiva e di rilevante precisione semantica, che contiene valori irrinunciabili se non si vuole tornare ai secoli bui. La forza espressiva di Mosi poeta sta nell’assenza di ambiguità o doppi sensi, anche dove le metafore – che ci sono – non dimostrano il punto di origine. È la forma a divergere da una pletora di scrittura che sembra aver preso piede nelle nuove generazioni di poeti o presunti tali senza poi tradursi, come nei testi di Mosi, nel verso che brilla di rara luce (p. 26).
Ma la oggettività deve rapportarsi alla trama del linguaggio e affrontare un tempo impietoso che non concede acconti. Pare quasi che la natura sia portatrice di decadimento e di morte e che nulla sia possibile salvare: forse il mito o la speranza (L’anello). In queste poesie sta il germe di un mondo migliore: può darsi si tratti solo di utopia, e tuttavia conviene crederci.”
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venerdì 3 novembre 2017

Premiata l'Antologia "Poesie 2009-2016"

 PREMIO NAZIONALE 2017 - POESIA EDITA
Leandro Polverini
Patrocinio Città di Anzio
Il libro di Roberto Mosi “Poesie 2009-2016”, Ladolfi Editore, ha ottenuto il 4° posto con la seguente motivazione:
     “L’io narrante si accorge come la singola realtà assuma significato solo se si spoglia della superficialità di un velo fenomenico per assurgere a dimensione di mito. E qui saliamo di un gradino nella scala interiore: la mitologia classica si presenta come strumento di lettura della contemporaneità.
     Le singole figure, come eredità perenne nel nostro mondo, rendono intelligibile la “liquidità” dell’odierna società, per il fatto che si pongono come archetipi su cui si è costruita la cultura occidentale.
     Il poeta fiorentino, Roberto Mosi, entra nel privato con dolcezza e con rispetto”.
Il presidente della Giuria
Tito Cauchi
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"Premio alla Carriera"


 Premio Letterario Intern. “La Pergola Arte Lilly Brogi 2017 – IX Ed.”

Lamanifestazione si è svolta sabato 28 ottobre nella bella cornice dell’Auditorium della Cassa di Risparmio di Firenze di via Folco Portinari, sala non lontana da Piazza del Duomo. E’ stato consegnato all’inizio dell’incontro il Premio alla Carriera a Roberto Mosi.
Roberto Mosi vive a Firenze ed è stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana. Si interessa di letteratura, saggistica, fotografia.
 Per la poesia ha pubblicato Eratoterapia (Ladolfi Editore 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016”  (Ladolfi Editore 2016), che comprende pagine dalle raccolte La vita fa rumoreConcertoL’invasione degli storniLuoghi del mitoNonluoghiFlorentia; composizioni dedicate all’opera di  Marcel Proust). L’Antologia è stata premiata (III class.) al Concorso Alda Merini 2017 e ha ottenuto il riconoscimento speciale al Premio Casentino 2017. Nella collana Libri liberi, www.laRecherche.it sono pubblicati gli e-book di poesia dell’autore. Recensioni sulle opere, sono riportate nel sito www.literary.it.
Per la prosa ha pubblicato, nel 2016, il romanzo Esercizi di volo, Europa Edizioni (riconoscimento speciale al Premio Casentino 2017). In
precedenza ha pubblicato il romanzo Non oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni, 2014) e la guida Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone. Storie francesi da Piombino a Parigi” (Foglio Edizioni, 2013).
Ha realizzato mostre fotografiche  presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, caffè letterari, biblioteche, dedicate, in particolare, al rapporto fra testo, immagine fotografica e pittura. Nel lavoro di ricerca, collabora in più occasioni, con il pittore Enrico Guerrini.
Roberto Mosi è nella redazione delle riviste “Testimonianze” e  “L’area di Broca”; nel consiglio direttivo della Scuola di Scrittura della rivista “Semicerchio”. Collabora con “Il Foglio Letterario” di Piombino.

La premiazione della IX Edizione Del Premio Letterario è stata un vero successo per la partecipazione del pubblico e dei molti premiati. Intermezzi musicali sono stati curati dal maestro d’organo Carlo Corozzi. Alla presidenza il professore Daniele Menicucci che  ha guidato la giuria del Premio. Il giornalista Maurizio Martini ha curato la ripresa dell’intera manifestazione ( si veda: https://youtu.be/mB8Z-kgmdGs?t=454  ).