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Roberto Mosi, “Eratoterapia”,
Giuliano Ladofi Eidtore 2017
“ La lirica
introduttiva ci dà già lo stile tipico dell’autore: un dialogo rapido in cui
emerge un dato referenziale: il mestiere del poeta è indubbiamente uno dei più
difficili, difficoltà che sembrano aumentare se si tratta di un nonno poeta.
La caduta degli ideali
(Il canto) ci pone di fronte a una società rapidamente mutata, se in
meglio o in peggio lo dirà la Storia: oggi si sente necessità di questa
poesia oggettiva e di rilevante precisione semantica, che
contiene valori irrinunciabili se non si vuole tornare ai secoli bui. La forza
espressiva di Mosi poeta sta nell’assenza di ambiguità o doppi sensi, anche
dove le metafore – che ci sono – non dimostrano il punto di origine. È la forma
a divergere da una pletora di scrittura che sembra aver preso piede nelle nuove
generazioni di poeti o presunti tali senza poi tradursi, come nei testi di
Mosi, nel verso che brilla di rara luce (p. 26).
Ma la oggettività deve
rapportarsi alla trama del linguaggio e affrontare un tempo impietoso che non
concede acconti. Pare quasi che la natura sia portatrice di decadimento e di
morte e che nulla sia possibile salvare: forse il mito o la speranza (L’anello).
In queste poesie sta il germe di un mondo migliore: può darsi si tratti solo di
utopia, e tuttavia conviene crederci.”
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