mercoledì 24 aprile 2013

"Elisa Baciocchi" prende il caffè a Firenze

PRESENTATO A FIRENZE, LIBRERIA CAFFè LA CITè, IL LIBRO
"ELISA BACIOCCHI E IL FRATELLO NAPOLEONE"
IL LIBRO IN VENDITA A LA CITè
 
 

domenica 7 aprile 2013

"Elisa Baciocchi" su "Cultura Commestibile" -- In vendita a La Citè

       Essere sorella di Napoleone
Il libro "Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone" in vendita a LaCitè, Borgo S. Frediano
Presentazione 9 aprile, ore 18,30 da parte di Gian Bruno Ravenni



Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, donna appassionata e intraprendente.
                                          ( da Cultura Commestibile)

“Dall’imponente portone del Palazzo Pubblico di Lucca il 14 marzo del 1814, due carrozze scortate dalla Gendarmeria escono velocemente nella grande piazza. Sulle carrozze hanno preso posto Elisa Baciocchi, la figlia Napoleona, il giovane Lucchesini, la nuova fiamma della principessa, e poche persone del seguito. Attraversata piazza Napoleone, passano Porta San Donato e si dirigono verso Massa Apuania, il confine del Principato, ormai caduto per sempre.  Sono trascorsi dieci anni dal giorno del trionfale ingresso della sorella dell’Imperatore nella città di Lucca.”
    Si parla di questa fuga da Lucca nelle ultime pagine del libro: Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone. Storie francesi da Piombino a Parigi , R. Mosi (Edizioni Il Foglio, 2013, pagg. 132, euro 12).  Il libro illustra alcuni percorsi legati alla storia del Principato di Lucca, del Principato di Piombino, delle terre di Massa e Carrara nei primi anni dell’Ottocento, dal 1804 al 1814, attraverso la figura della principessa Elisa, donna forte e ambiziosa, formata nel turbine dei cambiamenti che scuote la Francia e l’Europa.
Il libro illustra anche momenti particolari della storia di Napoleone, dalla visita, nel 1796, a San Miniato, luogo di origine della famiglia, dove ancora viveva lo zio canonico Filippo Buonaparte, all’arrivo in esilio, nel 1814, nel minuscolo regno dell’Elba, dopo che si è difeso come un leone sul suolo francese contro gli eserciti di mezza Europa.
E’ facile nelle province costiere della Toscana trovare oggi i segni del passaggio di Napoleone, di Elisa e dei loro familiari. La guida segue dunque le tracce lasciate dalle storie di questi personaggi. Sono illustrati i cambiamenti sia della vita quotidiana sotto l’influenza francese, con Parigi al centro delle novità, sia della cultura, della tecnologia e dell’ingegneria, aspetti importanti per comprendere gli straordinari cambiamenti emersi anche in Toscana nel passaggio da un’epoca all’altra.
Per riprendere ancora la fuga di Elisa Baciocchi, le carrozze nella corsa verso il confine, passarono “ vicino a Carrara e ai magazzini pieni fino all’inverosimile delle statue e dei busti di marmo, di ogni dimensione, di Napoleone e dei personaggi più illustri. Sarà di non poco conto l’impegno per liberare questi magazzini, come quelli sparsi per tutta l’Europa, predisposti per accogliere le immagini e i miti fissati nel marmo dei nuovi potenti.”
“Un fine interprete dei pensieri di Elisa, l’erudito Eugenio Lazzareschi, che ha scritto la storia della sua vita, ci rassicura che passato il confine, Elisa riprese animo, svanì dopo tanti giorni di tribolazione, la “commozione dei ricordi”. Sorrise “con gli occhi più splendidi, irrorati di lacrime”, al marchese Lucchesini, l’uomo “giovane e forte” che le stava a fianco nella carrozza.”
 E’ il momento di riprendere il filo dei progetti per il futuro e di affrontare con determinazione le avversità del presente facendo forza sul suo carattere. Quest’atteggiamento la porterà a superare ancora infinite prove e ad approdare ai giorni felici di Villa Vicentina, presso Trieste, nell’ultima parte della vita, dal 1816 al 1820, l’anno della morte.

 

venerdì 5 aprile 2013

"Erba d'Arno" parla de "L'invasione degli storni"




Roberto Mosi, L’invasione degli storni, Firenze, Gazebo edizioni, 2012, pp. 44, s.i.p.  - Recensione: Annalisa Macchia in Erba d'Arno, nn. 130-131

L’invasione degli storni nasce da una suggestione del racconto Palomar di Italo Calvino e si evolve in una scrittura poetica ricca di riferimenti letterari e di spunti tesi ad approfondire la relazione tra testo poetico e immagine.
Nell’affrontare questa nuova opera di Roberto Mosi non si può tuttavia prescindere dalla conoscenza delle ultime due precedenti raccolte poetiche: Luoghi del Mito (2010) e Nonluoghi (2009) in cui si analizzava la condizione di un mondo ormai senza riferimenti, anestetizzato dal degrado e incapace di risalire verso dimensioni umanamente più accettabili. La salvezza potrebbe essere nell’uomo stesso, suggeriva Mosi, agganciandosi al ricordo di un mitico, armonioso passato e nella sua capacità di ritrovare in sé un nuovo equilibrio nei confronti della natura.
Quest’ultimo testo, preceduto da un’approfondita prefazione di Giuseppe Panella, viaggio “dal mare dell’immondizia allo schermo traslucido della coscienza” ed estremo tentativo di scendere a più armoniosi patti con la Natura, qui in maggior misura presente con le sue voci, chiude il cerchio di questa non annunciata ma evidente trilogia.
Il libro è suddiviso in tre parti: Valle dell’Inferno, Via del Purgatorio e Nuovo Cinema Paradiso. L’architettura vagamente dantesca, confermata dalla presenza di Gabriella, musa ispiratrice e novella Beatrice e dalla toscana geografia, delinea inizialmente una campaniana radura del Mugello (provincia fiorentina), luogo di Follia per eccellenza “[…] Congestione di rifiuti urbani/  nelle discariche a cielo aperto […]”, dove la simbolica presenza dell’immondizia regna sovrana; pesante groviglio che tiene lontani dall’Armonia. Il passaggio al Purgatorio, la Sala d’Attesa di un Reparto ospedaliero “[…] Passi sulla sabbia tra miraggi/ evanescenti, il Tumore/ tesse il tempo dell’Attesa […]” , segna l’altra dolorosa tappa, la fatica di scuotersi dalle spalle  il male che, consapevolmente o inconsapevolmente, ci schiaccia. Inevitabile per prendere coscienza del futuro, per giungere a quella salvifica realtà sognata e finora negata, a una dimensione più autentica della vita. […] L’ultimo chiarore scompare,/ l’ombra sale dalle strade/ sommerge le cupole,/ le tegole dei tetti,/ inghiotte il volo delle piume./ Nei nidi appesi alle gronde/ riposano i racconti del mondo,/ la testa sotto le ali”.
L’autore, costantemente impegnato sul fronte della cultura (è stato dirigente della Cultura alla Regione Toscana), anche in quest’opera dispiega la sua parola poetica per confermare la volontà di non cedere, di non venire meno all’immenso impegno cui ogni uomo è chiamato venendo al mondo. La poesia, ne è cosciente, non potrà mai offrire certezze, risposte definitive; può tuttavia regalarci l’esperienza di un sogno, di una ricerca, di un cammino. O, forse, di un “volo”. 
(Annalisa Macchia)