sabato 30 dicembre 2023

AUGURI PER IL NUOVO ANNO 2024: che l'umanità ritrovi il filo della PACE, della FRATERNITA' - La BELLEZZA ci aiuti !!!

 

AUGURI PER IL NUOVO ANNO 2024:         che il MONDO ritrovi il filo della PACE,                                      della FRATERNITA'                        la BELLEZZA ci aiuti !!!

La rivista "Erba d'Arno" e gli "altiforni spenti" - - Rivista “Erba d’Arno” n. 154 del 2018, pag 136

Recensione Aldemaro Toni

ROBERTO MOSI, Navicello etrusco. Per il mare di Piombino.Prefazione di Fabio Strinati, Edizioni Il Foglio poesia, Piombino 2018, euro 10.00

“Il Navicello percorre, sospinto dai venti della costa, il tratto di mare dal golfo di Baratti al promontorio dell’attuale città di Piombino, alle spiagge del golfo di Follonica, sempre al cospetto dell’isola d’Elba. Attraversa poi sotto il nostro sguardo curioso le acque, per lo più tempestose, della storiache separano il mondo degli etruschi dai nostri giorni pieni di ansie e di sconfitte, dall’alto dei quali ci rivolgiamo indietro per porre domande al mondo delle nostre origini …

Collegamento Youtube "Navicelleo Etrusco"


E’ lo stesso Mosi a darci le coordinate del viaggio, l’itinerario delle sue evocative, naturali, e nello stesso tempo, colte poesie. Con un senso dell’alternarsi di stagioni, della decadenza dopo lo splendore, ma della vita anche e della storia che vanno aventi. Il mondo etrusco, quello romano, i barbari, Napoleone all’Elba e la torre di guardia di Populonia: in cui giovani ciechi stavano attenti ai rumori degli aerei che andavano a bombardare Firenze (Aerei su Populonia):

Un cartello sugli spalti:

la rocca centro d’avvistamento

per l’arrivo dei bombardieri nemici.

Populonia sulla rotta verso

Firenze: all’erta in quei

giorni sugli spalti, giovani

ciechi, l’orecchio teso,

le mani pronte sul trasmettitore.

Stringo le mani di Anna.

Brividi freddi. Come sarà

stato il mare il 25 settembre

nel terzo anno di guerra,

il giorno delle bombe su Firenze?

Conosco l’ululare delle sirene

il rumore degli aerei, lo scoppio

delle bombe alla Porta del Prato,

alla stazione del Campo di Marte:

le mani strette al panierino, la corsa

al rifugio fra le macerie bianche

delle case abbattute.

Invano giovani ciechi avevano

avvertito la città dell’arrivo della morte.

 


Fino agli altiforni spenti di Piombino e la Sterpaia limitrofa a cui – contraddizione – giova la tregua e aiuta ai margini dei canali la biodiversità … e il “Nano verde” e gli ombrelloni e le onde di un mare che nei secoli ha visto e vede, e vitale è di attese e bellezza (La Sterpaia)

 

Il falò illumina il bambino

la mamma, Maria, giunti dalla Palestina

su un barcone di migranti.

Intorno il villaggio di sabbia

il disegno di strade e capanne

di animali in cammino

nel profumo di alghe e conchiglie

di pini e macchie sempre verdi.

Lontano le luci affacciate

sul golfo, stelle comete il volo

degli aerei in arrivo da oriente.

Spente le fiamme dell’alto forno…

Dal largo del mare le orate

guardano stranite, costrette

nelle vasche d’allevamento

sospese sul gelo delle acque.

Il Nano Verde, la giacca

sonante di sonagli

batte le mani e sorride

dalla cima dei pini.






sabato 23 dicembre 2023

BUON NATALE a tutti gli uomini di buona volontà - Recuperiamo RISORSE dall'ELOGIO DELLA FOLLIA, da ERASMO DA ROTTERDAM



“Esercizi di volo”, Europa Edizioni, 2016, romanzo di Roberto Mosi

“Un giorno, ne sono certo, riuscirò a volare. Mi sono costruito due ali di tela leggera per esercitarmi, le lego alle braccia, salgo in cima a una scala e comincio ad agitarle, forte, sempre più forte, chiudo gli occhi e mi getto in avanti. Le ali mi danno slancio e la spinta attutisce l’impatto con la terra. Ho letto tutto quello che c’era da leggere sul tema del volo, dai primi tentativi nella storia del’uomo, dal volo di Icaro e di Dedalo, fino alle esperienze dei nostri giorni” (Incipit dal Cap. I “Giocare”

          Come celebrare la festa della follia? I protagonisti del romanzo ce la mettono tutta per organizzare una manifestazione all’altezza della fama delle feste che intorno a Ferragosto si tengono fra il castello e la stazione di Salorno, nella val d’Adige. I protagonisti sono un po’ insoliti, come i semafori della stazione, le carcasse delle macchine del vicino cimitero delle automobili e altri strani personaggi, anche famosi, che arrivano da lontano. Il convergere di tante energie, la ricerca di emergere nella realizzazione del progetto, suscita invidie, gelosie, spinge addirittura ad azioni criminali – un terribile delitto - ed ancora una volta – come accadde l’anno passato per la festa La notte delle leggende (si veda “Non oltrepassare la linea gialla”, Europa Edizioni 2014) – deve intervenire il commissario Renon.

          Lo spettacolo della follia va comunque in scena, con effetti mirabolanti, ispirandosi ad autori famosi, del calibro di Erasmo da Rotterdam e Ludovico Ariosto. La ricerca però di effetti forti, il voler dare un’immagine troppo ravvicinata della follia, porta ad un vero e proprio disastro finale.

          Intorno a questa storia dall’impianto futurista, si avvolge una diversa tela narrativa che parte dal presupposto che scrivere della follia può avere un effetto terapeutico per un personaggio particolare, il paziente in cura dall’analista, perseguitato dall’ossessione di volare, di gettarsi nel vuoto e prendere a volare. Perché, suggerisce l’analista, di mettere da parte questa ossessione e lasciarsi andare alla scrittura, scavando nel mondo dei folli.  Questo può essere vero purché, come nel nostro caso, non s’intromettano il dio Amore e le frecce scoccate dal suo arco. E guarda caso, è proprio l’analista, una splendida donna, al centro di un folle innamoramento.


 

mercoledì 20 dicembre 2023

BUON NATALE: alla Camerata dei Poeti: "Amo le parole", Ladolfi Ed.: tornata 14-12-23

 

14-12-23 - Camerata dei Poeti, presentazione  "AMO LE PAROLE"


Collegamento Camerata dei Poeti di Firenze


 Commento critico Carmelo Consoli : "Amo le parole. Poesie 2017-2023", Ladolfi Editore

           Tutta la poesia di Roberto Mosi è innestata su un’instancabile attraversata di territori e immagini di un tempo che dal contemporaneo sconfina nel passato e nell’antico, collegandosi con disinvoltura al mito che ne sorregge e nobilita tutta l’architettura costruttiva.

          Poeta e fotografo di lungo corso, la sua parola poetica si affida in prima istanza ad un’emozionante visione dei luoghi transitati e dei personaggi rappresentati attraverso un’infinita ricerca della loro segreta e più intima espressione d’anima e di storia. Una calda e palpitante umanità si affolla nella poetica di Mosi andando incontro agli occhi incantati del poeta che ne declama i dettagli sia di una quotidiana dinamica esistenziale che di una ricostruzione storica esaltante e suggestiva. Roberto non è certo solamente un abile fotografo, da cui nascono emozionanti flash d’azione e versi densi di vita, non si limita a mettere in scena fotogrammi di umanità e di vivificanti nature ma, da uomo di elevata cultura e da appassionato seguace del mondo del mito, arricchisce costantemente i propri versi di una versione deificante della esistenza umana.

          La raccolta di Mosi, una retrospettiva di ben sette anni  di pubblicazioni  dal 2017 al 2023, ci mostra come nel tempo il poeta abbia indirizzato la sua attenzione ed il suo cuore verso un mondo carico di esaltazioni e sofferenze, di problematiche ambientali e logorii esistenziali, di fascini e leggende, di sapienza storica e abile documentazione, confermando di saper fare poesia a tutto tondo e sempre in modalità di stupore e leggerezza ma anche con profondità dialogiche di tutto rispetto come nel caso dei suoi Dialoghi con Marcel Proust e con  personali gratificazioni emozionali come in Orfeo in Fonte Santa e  Sinfonia per San Salvi.

          Ed allora in questa spettacolare carrellata filmica seguiremo le vicende di una Firenze trasmutata nei propri rientri e angoli cittadini dalla fantasia di un poeta innamorato, ci inoltreremo per piazze, strade, colline, coste leggendarie di una Maremma carica di divinità e moderne tragedie, nelle terre delle sacre fonti e delle contese partigiane, nei territori delle follie manicomiali di un presidio psichiatrico come San Salvi, nelle vivificanti viscere di un mitico Prometeo con i suoi richiami a territori di passate ed attuali rappresentazioni esistenziali. Ed infine sintonizzati nel nostro mondo contemporaneo con tutte le anomalie e distorsioni di un tempo carico di lacerazioni ed inquietudini nelle due raccolte finali del volume Il nostro giardino globale ed I nostri giorni.

          Davvero spettacolare la visione d’insieme di questa antologica dove  qualsiasi rappresentazione è completa di dettagli e riferimenti, dove ogni raccolta si arricchisce di illuminanti incipit, richiami culturali a grandi personaggi dell’intelletto umano, di spunti e considerazioni preziosi e dove il linguaggio poetico ha infinite variazioni nella costruzione lessicale e nelle partiture costruite in movimenti, tempi che creano particolari musicalità ed effetti semantici oscillanti dalla visione estatica al dialogo, dal racconto alle interrogazioni. Un volume in cui entreremo nei dettagli con l’immaginazione e lo stupore dello stesso poeta, un personaggio certamente animato da un grande amore verso la bellezza e la grazia della vita che nei secoli e dai secoli ha cercato di estrarre e valorizzare gli aspetti gratificanti non mancando di sottolineare le disarmonie, le storture, i diritti e le libertà negate, le lacerazioni di una moderna contemporaneità.

          Mi piace immaginare il nostro Roberto, corredato di macchina fotografica e con il suo  obbiettivo d’anima aperto sul mondo, aggirarsi per le piazze, le strade, le colline di una Firenze trasudante di chiese, monumenti e palazzi storici, ampie strade e viuzze che portano a luoghi segreti ma anche ai quartieri popolari, nonluoghi di anonime storie, di vita palpitante di voci e rumori, come anche di verdi e accoglienti colline che la circondano, sentieri storici, terre cariche di sapori e colori della Toscana. Lo osserviamo mentre transita in piazza Santa Croce, in piazza Santo Spirito o va per vicoli, angoli suggestivi di una vecchia città, per poi riprendere fiato e respiro sulle verdi colline di Fiesole, di Bivigliano e in direzione del mare di Calambrone.

          Una poesia la sua che dal vivo delle visioni tramuta in intime riflessioni, si fa miscela di realtà e riferimenti storici, passa dal dialogo alle interrogazioni con una solarità e leggerezza di immagini ed espressioni, caratteristiche che mettono in risalto il titolo della composizione Amo le parole.

          Questo è Mosi nella raccolta Il profumo dell’Iris, edizioni Gazebo del 2018 e nell’avvio di un percorso che lo porterà subito dopo in una terra privilegiata a cui pone particolare attenzione e amore, come la selvaggia e profumata Maremma collegata al suggestivo mondo etrusco. Parliamo allora della raccolta Navicello etrusco del 2018, edizioni Il Foglio, una vera, palpitante e minuziosa traversata di mari, pianure, di un territorio che da subito si ammanta di divinità, magiche fonti ed isole di fascino, antiche transumanze e città favolose come Antiochia e Populonia col suo castello. Scopriamo un poeta che sostiene la sua poesia attraverso il ricorso ad una notevole cultura mitologica che si fa minuzioso e prezioso racconto con la dea dell’amore  e della fertilità Turan, la figura di Febo o Apollo che dir si voglia, e Tagete  la divinità che insegnò l’arte della divinazione al popolo etrusco, infine  l’eroe Dardano; insomma leggende e stregonerie di un tempo favoloso, tematiche e nature sognanti nelle quali  egli si immerge e da cui si risveglia bruscamente assillato da vicende di scottanti e moderne tragedie come il disastro della nave Moby Prince, il flusso e la tragedia dei migranti, come nella bella poesia La spiaggia della Sterpaia. Passato e presente, come sempre in Mosi, si fanno miscela stupefacente di una vivificante poetica.

          Altri territori attirano lo sguardo poetico del nostro scrittore ed allora è la volta della raccolta Orfeo in Fonte Santa edita da Ladolfi nell’anno 2019. L’estratto della raccolta si apre con citazioni da Publio Ovidio Nasone e Rainer Maria Rilke e ancora una volta sono i territori suggestivi della Toscana  verso cui si dirige ed è la Maremma a colpire il cuore di Mosi che ci presenta storie, leggende, mitologie attorno alla sua Fonte sacra, o Fonte dei baci, luogo, sosta  e transito di pastori , migrazioni, conflitti e bellezze naturali senza pari a cui unisce il canto magico di Orfeo in un poemetto suddiviso in diciotto parti o movimenti, fitto di riferimenti alla storia dei luoghi che come sempre si mescola alle riflessioni sulla contemporaneità dei fatti. Dunque Fonte Santa è un luogo magico e magicamente cantato, animato da eroi partigiani come David, la cui storia ci viene espressamente narrata dall’autore a fine capitolo e che ci stupisce per come egli riesca a mescolare nel suo canto lirico, cultura, natura, vicende aspre e dolorose insieme in un narrato estremamente musicale.

          Marcel Proust, con la sua infinita e suggestiva ricerca sul tempo. affascina e trascina Mosi, lo spinge a indagare sulla sua filosofia poetica e umana, a partecipare ai dibattiti, agli incontri istituiti per celebrare e riflettere sull’opera del grande scrittore francese. Da qui nascono i suoi Dialoghi con Proust, riportati in questa sua antologica: due bellissime poesie in risposta ai temi proposti dalla rivista LaRecherche per gli anni 2018 e 2019 - Incontri e Amiche e amici - dai titoli Opus magistri Jocti e Sul fiume di notte.

          L’autore nella sua multiforme attività di ricerca intellettuale e di interesse sulla condizione umana, volge il suo sguardo verso la terra della follia, immergendosi in quella sponda di San Salvi (presidio ospedaliero fiorentino psichiatrico fino a poco tempo fa) un po' come la grande Alda Merini entra nella sua Terra santa ed attacca la sua Sinfonia per San Salvi, edizioni Il Foglio 2020. Il poeta ci introduce con modalità simili a quelle dantesche nei padiglioni infernali delle Agitate e con un fiume di immagini e riferimenti storici, come usa fare, si sofferma su quelle terre denominate: La nave dei folli, Memorie, La mappa della follia, Terra fertile, Follia dell’arte, Terra elettrica, quest’ultima con specifico riferimento al poeta Dino Campana, di cui trascrive una poesia.

          Di particolare interesse e partizione sintattica e musicale è la sezione tratta dal volume Promethèus - Il dono del fuoco, edito da Ladolfi, 2020. Il poeta prende spunto dalla storia del titano Prometeo che, trasgredendo agli ordini di Zeus, fece dono agli uomini del fuoco dando inizio alla loro condizione umana. Un capitolo suddiviso in due parti più un intermezzo, dedicato alla Grande Porta sul Fiume e all’omaggio all’architetto e urbanista Giuseppe Poggi, composte a loro volta in movimenti e tempi di cui la prima parte dedicata a varie tematiche e la seconda in cui viene personalmente coinvolto Prometeo. Una composizione robusta che prende a modello la suite musicale I Quadri di un’esposizione di Modest Petrovič Musorgskij e che ripropone sia il vedutismo di Mosi su territori e personaggi in cinque movimenti: Quadri, Confini, Metamorfosi, Grotte, Follia, che il collegamento con l’origine del fuoco e la scienza, attraverso il mito, la speranza, l’angoscia e la salvezza ed in cui il poeta fa sfoggio della sua illuminante cultura.

      Le altre parti di questa ampia scrittura sono tratte dai volumi Eratoterapia edito da Ladolfi, 2017, da Il nostro giardino globale, e-book 2023 per la mostra del Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze e, per finire, da I nostri giorni poesie tratte dalla rivista Area di Broca che contengono liriche di scottante attualità, soprattutto le ultime – Rivoluzione digitale e Intelligenza artificiale. Eratoterapia è una sorta di elogio alla cura poetica del corpo e della mente con immagini umane e naturali proprie del poeta, bella la lettera a Marta per l’incitamento a scrivere i suoi primi versi e la poesia Amo le Parole che dà il titolo alla raccolta. Di carattere squisitamente ambientale la raccolta Il nostro giardino globale dove trovano spazio tematiche  di grande attualità  contemporanea come il riscaldamento della Terra, la siccità, l’inquinamento, le plastiche, tutte le varianti di un inesorabile degrado, mentre nella ultima sezione I nostri giorni sono le lacerazioni esistenziali tra i popoli e all’interno delle società a dominare con la loro asprezza e dolorosa contaminazione, dalla pandemia, alle guerre, ai difficili rapporti nella rete.

          Se dunque bisogna trarre una nota conclusiva per questa vasta antologica che copre ben sette anni di poetica e di una vita intensa di eventi, studi, presentazioni, socialità, vorrei anche ricordare le sue molteplici rappresentazioni su Dante Alighieri, le infinite iniziative di un uomo divenuto nel tempo riferimento intellettuale e testimone di una Firenze contemporanea dotta, animata da tante competizioni artistiche, anche attraverso riviste come Testimonianze di cui è redattore.

          Dobbiamo concludere che in Roberto Mosi alberga lo spirito di un grande regista che, dall’alto della sua arte rappresentativa e dal profondo della sua anima, sa trasmettere emozioni e riflessioni che ci trascinano attraverso il tempo, dense di visioni e di cultura, di attori e territori che rappresentano la nostra vicenda di uomini contemporanei o che hanno rappresentato quella del nostro passato, fin dalle origini con le infinite e suggestive sfumature della storia.

 

                                                  Carmelo Consoli

  

 






4° TORNATA DEL 94° ANNO ACCADEMICO

LA CAMERATA DEI POETI DI FIRENZE www.lacameratadeipoeti.weebly.com

AUDITORIUM DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO FIRENZE

Via Folco Portinari, 5

GIOVEDI’ 14 DICEMBRE 2023 ore 16,30

Il Presidente CARMELO CONSOLI e SILVIA RANZI presentano ROBERTO MOSI

autore dell’ANTOLOGIA LIRICA: “AMO LE PAROLE” Poesie 2017 2023 , Giuliano Ladolfi Editore, 2023

SORORITA’ FRA LE ARTI a cura di SILVIA RANZI

Cantante lirica: YULIYA TUZAVA

Brani musicali: “Firenze sogna” Cesare Cesarini

“ Io son l’umile ancella” Francesco Cilea

“ The Sea Princess” Aleksandr Porfir’evic Borodin

TRE OPERE IN ESPOSIZIONE dell’artista ENRICO GUERRINI ispirate ai versi dell’amico Poeta.

“ Il profumo dell’Iris”, grafite e pastelli ; “ L’invasione degli storni” grafite ed acquarello ; “ Turan, Dea dell’Amore”, grafite ed intervento digitale


Amo le parole/ che si sollevano dalle strade/ con il respiro della poesia. Amo le parole/ che rotolano per terra / vestite di pane e di vino/. Amo le parole che vagano nella mente/ nel silenzio assordante dell’io/. Amo le parole che navigano sul mare/ verso l’isola di ogni perché. Amo le parole/ che volano nel mondo/ nelle ali i colori della Pace.

Roberto Mosi, noto poeta e fotografo del milieu Fiorentino per il suo alto profilo di Premi conseguiti, ha al suo attivo numerose e carismatiche pubblicazioni che coronano un ventennio di vocazione alla scrittura. Con questa Antologia ci offre una retrospettiva di scelti componimenti tratti da varie sillogi che segnano sette anni del suo intimo e propositivo percorso lirico (www.robertomosi.it; www.poesia3002.blogspot.it). Egli ricopre con passione e dedizione il ruolo di ispirato cantore nel viaggio esplorativo del reale secondo le coordinate di Mito e Storia, natura e tecnologia, ragione e follia; diviene reporter sensibile della cultura del territorio secondo le tradizioni insite nella topografia paesaggistica rivelatrice della Fiorentinità e Toscanità. Si affida all’introspezione, amalgamando gli affetti familiari nelle disamine dell’esistere, per traghettare le valenze etiche, civili e sociali, di resilienza letteraria nel Postmoderno tra identità dei luoghi e non luoghi, omaggiando il culto della memoria. La sua vis umanistica spazia dalla Classicità al Contemporaneo nella tutela degli ecosistemi ambientali. Enrico Guerrini dalla versatile carriera di scenografo, fumettista ed insigne pittore con innumerevoli Personali a tema, partecipazione a Rassegne di rilievo tra cui l’Officina del Mito, fondato dallo stesso Poeta, è da anni il suo ineguagliabile partner pittorico in eventi performativi dove

la parola poetica incontra il parallelismo icastico delle visioni figurative. Nello stretto sodalizio, la resa pittorica del giovane artista si presta, grazie al suo fluido disegno e l’estro espressionistico delle sue ideazioni intrise di vitali cromatismi, ad allinearsi ai motivi ispiratori del verseggiare di R.Mosi, per addentrarsi nei panorami dei vissuti evocati dal contingente con tratti veridici, ma al contempo ancestrali ed archetipici nel dialogo tra passato e presente, secondo una trasfigurazione simbolica sotto l’azione dei nessi interiori. I titoli delle Raccolte da cui sono tratti i componimenti dell’ ANTOLOGIA attestano la diversità dei temi dell’afflato lirico nel decorso degli anni: “Il profumo dell’Iris” dedicato alla città del Giglio; “Navicello etrusco”; “Eratoterapia” Musa del Canto corale e della Poesia amorosa che infonde benessere; “Orfeo in Fonte Santa”; “Dialoghi con Marcel Proust”; “Sinfonia per S. Salvi”; “Prometheus, il dono del fuoco”; “Il nostro giardino globale”; “I nostri giorni” nel caleidoscopio della multisensorialità e rimembranza quale terapia per l’anima.

SILVIA RANZI



Opera di Roberto MOSI

 Commento critico di Carmelo Consoli 

          Tutta la poesia di Roberto Mosi è innestata su un’instancabile attraversata di territori e immagini di un tempo che dal contemporaneo sconfina nel passato e nell’antico, collegandosi con disinvoltura al mito che ne sorregge e nobilita tutta l’architettura costruttiva.

          Poeta e fotografo di lungo corso, la sua parola poetica si affida in prima istanza ad un’emozionante visione dei luoghi transitati e dei personaggi rappresentati attraverso un’infinita ricerca della loro segreta e più intima espressione d’anima e di storia. Una calda e palpitante umanità si affolla nella poetica di Mosi andando incontro agli occhi incantati del poeta che ne declama i dettagli sia di una quotidiana dinamica esistenziale che di una ricostruzione storica esaltante e suggestiva. Roberto non è certo solamente un abile fotografo, da cui nascono emozionanti flash d’azione e versi densi di vita, non si limita a mettere in scena fotogrammi di umanità e di vivificanti nature ma, da uomo di elevata cultura e da appassionato seguace del mondo del mito, arricchisce costantemente i propri versi di una versione deificante della esistenza umana.

          La raccolta di Mosi, una retrospettiva di ben sette anni  di pubblicazioni  dal 2017 al 2023, ci mostra come nel tempo il poeta abbia indirizzato la sua attenzione ed il suo cuore verso un mondo carico di esaltazioni e sofferenze, di problematiche ambientali e logorii esistenziali, di fascini e leggende, di sapienza storica e abile documentazione, confermando di saper fare poesia a tutto tondo e sempre in modalità di stupore e leggerezza ma anche con profondità dialogiche di tutto rispetto come nel caso dei suoi Dialoghi con Marcel Proust e con  personali gratificazioni emozionali come in Orfeo in Fonte Santa e  Sinfonia per San Salvi.

          Ed allora in questa spettacolare carrellata filmica seguiremo le vicende di una Firenze trasmutata nei propri rientri e angoli cittadini dalla fantasia di un poeta innamorato, ci inoltreremo per piazze, strade, colline, coste leggendarie di una Maremma carica di divinità e moderne tragedie, nelle terre delle sacre fonti e delle contese partigiane, nei territori delle follie manicomiali di un presidio psichiatrico come San Salvi, nelle vivificanti viscere di un mitico Prometeo con i suoi richiami a territori di passate ed attuali rappresentazioni esistenziali. Ed infine sintonizzati nel nostro mondo contemporaneo con tutte le anomalie e distorsioni di un tempo carico di lacerazioni ed inquietudini nelle due raccolte finali del volume Il nostro giardino globale ed I nostri giorni.

          Davvero spettacolare la visione d’insieme di questa antologica dove  qualsiasi rappresentazione è completa di dettagli e riferimenti, dove ogni raccolta si arricchisce di illuminanti incipit, richiami culturali a grandi personaggi dell’intelletto umano, di spunti e considerazioni preziosi e dove il linguaggio poetico ha infinite variazioni nella costruzione lessicale e nelle partiture costruite in movimenti, tempi che creano particolari musicalità ed effetti semantici oscillanti dalla visione estatica al dialogo, dal racconto alle interrogazioni. Un volume in cui entreremo nei dettagli con l’immaginazione e lo stupore dello stesso poeta, un personaggio certamente animato da un grande amore verso la bellezza e la grazia della vita che nei secoli e dai secoli ha cercato di estrarre e valorizzare gli aspetti gratificanti non mancando di sottolineare le disarmonie, le storture, i diritti e le libertà negate, le lacerazioni di una moderna contemporaneità.

          Mi piace immaginare il nostro Roberto, corredato di macchina fotografica e con il suo  obbiettivo d’anima aperto sul mondo, aggirarsi per le piazze, le strade, le colline di una Firenze trasudante di chiese, monumenti e palazzi storici, ampie strade e viuzze che portano a luoghi segreti ma anche ai quartieri popolari, nonluoghi di anonime storie, di vita palpitante di voci e rumori, come anche di verdi e accoglienti colline che la circondano, sentieri storici, terre cariche di sapori e colori della Toscana. Lo osserviamo mentre transita in piazza Santa Croce, in piazza Santo Spirito o va per vicoli, angoli suggestivi di una vecchia città, per poi riprendere fiato e respiro sulle verdi colline di Fiesole, di Bivigliano e in direzione del mare di Calambrone.

          Una poesia la sua che dal vivo delle visioni tramuta in intime riflessioni, si fa miscela di realtà e riferimenti storici, passa dal dialogo alle interrogazioni con una solarità e leggerezza di immagini ed espressioni, caratteristiche che mettono in risalto il titolo della composizione Amo le parole.

          Questo è Mosi nella raccolta Il profumo dell’Iris, edizioni Gazebo del 2018 e nell’avvio di un percorso che lo porterà subito dopo in una terra privilegiata a cui pone particolare attenzione e amore, come la selvaggia e profumata Maremma collegata al suggestivo mondo etrusco. Parliamo allora della raccolta Navicello etrusco del 2018, edizioni Il Foglio, una vera, palpitante e minuziosa traversata di mari, pianure, di un territorio che da subito si ammanta di divinità, magiche fonti ed isole di fascino, antiche transumanze e città favolose come Antiochia e Populonia col suo castello. Scopriamo un poeta che sostiene la sua poesia attraverso il ricorso ad una notevole cultura mitologica che si fa minuzioso e prezioso racconto con la dea dell’amore  e della fertilità Turan, la figura di Febo o Apollo che dir si voglia, e Tagete  la divinità che insegnò l’arte della divinazione al popolo etrusco, infine  l’eroe Dardano; insomma leggende e stregonerie di un tempo favoloso, tematiche e nature sognanti nelle quali  egli si immerge e da cui si risveglia bruscamente assillato da vicende di scottanti e moderne tragedie come il disastro della nave Moby Prince, il flusso e la tragedia dei migranti, come nella bella poesia La spiaggia della Sterpaia. Passato e presente, come sempre in Mosi, si fanno miscela stupefacente di una vivificante poetica.

          Altri territori attirano lo sguardo poetico del nostro scrittore ed allora è la volta della raccolta Orfeo in Fonte Santa edita da Ladolfi nell’anno 2019. L’estratto della raccolta si apre con citazioni da Publio Ovidio Nasone e Rainer Maria Rilke e ancora una volta sono i territori suggestivi della Toscana  verso cui si dirige ed è la Maremma a colpire il cuore di Mosi che ci presenta storie, leggende, mitologie attorno alla sua Fonte sacra, o Fonte dei baci, luogo, sosta  e transito di pastori , migrazioni, conflitti e bellezze naturali senza pari a cui unisce il canto magico di Orfeo in un poemetto suddiviso in diciotto parti o movimenti, fitto di riferimenti alla storia dei luoghi che come sempre si mescola alle riflessioni sulla contemporaneità dei fatti. Dunque Fonte Santa è un luogo magico e magicamente cantato, animato da eroi partigiani come David, la cui storia ci viene espressamente narrata dall’autore a fine capitolo e che ci stupisce per come egli riesca a mescolare nel suo canto lirico, cultura, natura, vicende aspre e dolorose insieme in un narrato estremamente musicale.

          Marcel Proust, con la sua infinita e suggestiva ricerca sul tempo. affascina e trascina Mosi, lo spinge a indagare sulla sua filosofia poetica e umana, a partecipare ai dibattiti, agli incontri istituiti per celebrare e riflettere sull’opera del grande scrittore francese. Da qui nascono i suoi Dialoghi con Proust, riportati in questa sua antologica: due bellissime poesie in risposta ai temi proposti dalla rivista LaRecherche per gli anni 2018 e 2019 - Incontri e Amiche e amici - dai titoli Opus magistri Jocti e Sul fiume di notte.

          L’autore nella sua multiforme attività di ricerca intellettuale e di interesse sulla condizione umana, volge il suo sguardo verso la terra della follia, immergendosi in quella sponda di San Salvi (presidio ospedaliero fiorentino psichiatrico fino a poco tempo fa) un po' come la grande Alda Merini entra nella sua Terra santa ed attacca la sua Sinfonia per San Salvi, edizioni Il Foglio 2020. Il poeta ci introduce con modalità simili a quelle dantesche nei padiglioni infernali delle Agitate e con un fiume di immagini e riferimenti storici, come usa fare, si sofferma su quelle terre denominate: La nave dei folli, Memorie, La mappa della follia, Terra fertile, Follia dell’arte, Terra elettrica, quest’ultima con specifico riferimento al poeta Dino Campana, di cui trascrive una poesia.

          Di particolare interesse e partizione sintattica e musicale è la sezione tratta dal volume Promethèus - Il dono del fuoco, edito da Ladolfi, 2020. Il poeta prende spunto dalla storia del titano Prometeo che, trasgredendo agli ordini di Zeus, fece dono agli uomini del fuoco dando inizio alla loro condizione umana. Un capitolo suddiviso in due parti più un intermezzo, dedicato alla Grande Porta sul Fiume e all’omaggio all’architetto e urbanista Giuseppe Poggi, composte a loro volta in movimenti e tempi di cui la prima parte dedicata a varie tematiche e la seconda in cui viene personalmente coinvolto Prometeo. Una composizione robusta che prende a modello la suite musicale I Quadri di un’esposizione di Modest Petrovič Musorgskij e che ripropone sia il vedutismo di Mosi su territori e personaggi in cinque movimenti: Quadri, Confini, Metamorfosi, Grotte, Follia, che il collegamento con l’origine del fuoco e la scienza, attraverso il mito, la speranza, l’angoscia e la salvezza ed in cui il poeta fa sfoggio della sua illuminante cultura.

      Le altre parti di questa ampia scrittura sono tratte dai volumi Eratoterapia edito da Ladolfi, 2017, da Il nostro giardino globale, e-book 2023 per la mostra del Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze e, per finire, da I nostri giorni poesie tratte dalla rivista Area di Broca che contengono liriche di scottante attualità, soprattutto le ultime – Rivoluzione digitale e Intelligenza artificiale. Eratoterapia è una sorta di elogio alla cura poetica del corpo e della mente con immagini umane e naturali proprie del poeta, bella la lettera a Marta per l’incitamento a scrivere i suoi primi versi e la poesia Amo le Parole che dà il titolo alla raccolta. Di carattere squisitamente ambientale la raccolta Il nostro giardino globale dove trovano spazio tematiche  di grande attualità  contemporanea come il riscaldamento della Terra, la siccità, l’inquinamento, le plastiche, tutte le varianti di un inesorabile degrado, mentre nella ultima sezione I nostri giorni sono le lacerazioni esistenziali tra i popoli e all’interno delle società a dominare con la loro asprezza e dolorosa contaminazione, dalla pandemia, alle guerre, ai difficili rapporti nella rete.

          Se dunque bisogna trarre una nota conclusiva per questa vasta antologica che copre ben sette anni di poetica e di una vita intensa di eventi, studi, presentazioni, socialità, vorrei anche ricordare le sue molteplici rappresentazioni su Dante Alighieri, le infinite iniziative di un uomo divenuto nel tempo riferimento intellettuale e testimone di una Firenze contemporanea dotta, animata da tante competizioni artistiche, anche attraverso riviste come Testimonianze di cui è redattore.

          Dobbiamo concludere che in Roberto Mosi alberga lo spirito di un grande regista che, dall’alto della sua arte rappresentativa e dal profondo della sua anima, sa trasmettere emozioni e riflessioni che ci trascinano attraverso il tempo, dense di visioni e di cultura, di attori e territori che rappresentano la nostra vicenda di uomini contemporanei o che hanno rappresentato quella del nostro passato, fin dalle origini con le infinite e suggestive sfumature della storia.

 

                                                  Carmelo Consoli


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 


lunedì 18 dicembre 2023

Carlo Menzinger legge "Concerto" di Roberto Mosi, Gazebo Editore

 



Roberto Mosi, "Concerto", Gazebo Editore


IL CONCERTO DELLA VITA

 

Roberto Mosi è autore del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dall’intensa produzione letteraria che va dalla saggistica, alla narrativa alla poesia. Di lui ho già letto “I barbari”, “Navicello etrusco”, “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone”, “Promethèus”. Ha inoltre partecipato con dei racconti alle antologie del GSF “Le immaginate”, “Le sconfinate”, “Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze capitale”. Rimando ai link per approfondimenti.

Complice il lungo viaggio verso il Salone di Torino (rallentato dalla tragica alluvione romagnola), ho ora letto la sua silloge poetica “Concerto”, volumetto introdotto da una prefazione di Giuseppe Panella e chiuso da una Nota dell’autore.

Ne approfitto per citare Panella, ove scrive “Questa raccolta, Concerto, pone attenzione alle istanze della musica nella struttura sinfonica per movimenti e a quelle poetiche nello svolgersi delle evocazioni che generano immagini. Insieme le due istanze producono emozioni che si rincorrono nel flusso della coscienza, di frammenti di memoria.” Credo sia proprio questo lo spirito dell’opera: riallacciarsi alla musica per fare poesia.

Di nuovo ci insegna la prefazione: “I quattro movimenti del suo Concerto, allora, dedicati come sono alle quattro stagioni (seguendo una tradizione ben definita nella storia della musica), alternano ricostruzioni delle vicende di attualità a momenti di vita familiare, intercetta segni orribili di inciviltà persistente (il razzismo che i terribili fatti di Rosarno hanno mostrato come ancora prevalenti nella in-cultura della penisola) ma si apre a moti di speranza per il futuro delle generazioni che verranno.”

Rimane quindi poco da aggiungere. Preferisco far parlare il poeta, citandone brevi stralci:

“Populonia è muta / aggrappata alla costa, / ruscelli di melma / uccidono il mare”, dove leggo un’istanza ecologista ben radicata al territorio, approccio che mi è assai caro e vicino.

“Bolle la pentola / il sogno d’Europa / ballano le fiamme / le streghe agitano il brodo.” Condivisibili desideri di unità continentale narrati con toni magici…

Ed ecco il mito che si fa strada: “Ulisse torna sempre a Itaca” o “Sono giunto alle terre / degli Etruschi. Le navi / passano il Bosforo, / bandiere al vento. / Inseguo Giasone / alla conquista del vello” o “Il filo di Arianna / nelle mani di Teseo, / legame d’amore”.

E per la magia della nascita, credo legata all’arrivo di un nuovo nipote, ci regala versi come “il colloquio / con le ombre diventi / sommesso. La vita / ha generato la vita.”

Ed ecco che la musica si lega agli spazi geografici: “Batte leggero / il cuore dell’orchestra / sulla spiaggia del Golfo / di Baratti”.

In un paio di poesie Mosi gioca magicamente con i numeri:

“Marta è nel tempo / venti secondi per respirare / venti minuti per urlare / venti giorni per sognare / venti settimane per sorridere / venti mesi per giocare / venti anni per amare / Marta è il nostro tempo”, ma anche “Sessanta le olive / dell’olivo sul balcone / sessanta olive da spremere / per gli animali della fattoria / Sei cucchiai per le oche, / il cavallo e l’asinello. / Sei cucchiai per il gallo / e poi non ce n’è più”.

Gioca a volte, Mosi, con gli spazi della mente: “Labirinto miraggio / il nulla al centro / scomposizione del reale / seduzione dell’invisibile”.

Importanti anche le istanze sociali: “Rinasce Peretola / e la Casa del Popolo, / cultura e solidarietà.” o storiche “un anno sul Monte / da partigiano. Fummo/ circondati dai tedeschi. / Solo io mi salvai.” o “Il primo volo quello / di Zoroastro da Peretola” che si mescola quasi con la quotidianità dei voli dall’aeroporto fiorentino di Peretola.

Che cosa muove l’animo di questo poeta? Forse lo capiamo leggendo: “oggi c’è bisogno / di bellezza, di simboli / sereni del bello”, magari “per un nuovo Rinascimento”.

Cos’è per lui la poesia? “Un ammasso di argilla / da modellare a piene mani” perché poi “La poesia è pronta / per la polvere del giorno”, nata dalla materia concreta e pronta a calarsi nella vita e a esserne consumata.

Concerto di Pier Luigi

Pier Lugi



sabato 9 dicembre 2023

BARBARI: finalista Premio Firenze 2023


 

ROBERTO MOSI, Barbari -Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem, Edizioni

Masso delle Fate,Firenze 2022

 

Recensione di Sonia Salsi

Pubblicata sul Blog poesia3002, 28 . 6.2023

 

Il reticolo cronologico di questa opera di Roberto Mosi ci porta ad una dimensione di romanzo

storico, relativo all’assedio di Firenze nel 405/406, e di Roma nel 410, durante le invasioni dei

popoli germanici . Ma dovremmo, piuttosto, parlare di romanzo nella Storia. Si entra subito in

medias res attraverso la struttura narrativa del diario in prima persona; il riferimento temporale è,

infatti, connotato da luogo, Montereggi, e date, che ne segnano inizio e fine, relativi all’anno 410.

Nella villa di Montereggi, presso Fiesole, si snodano i ricordi, le considerazioni la microstoria di

Rufo, personaggio verisimile nella più più generale Storia che è oggetto di ricerca delle discipline

specialistiche. Sono stati certamente numerosi i “Rufo” comandanti militari e uomini politici che si sono avvicendati nei secoli delle vicende di Roma e, nel dispiegarsi di queste pagine, i riferimenti ad avvenimenti che si sono effettivamente svolti vengono filtrati dagli affetti, dalle riflessioni del protagonista immaginato dallo scrittore, con risonanza interiore in chi legge.

Mosi si avvale del linguaggio della narrativa: la descrizione della villa di Rufo, assalita dagli

invasori guidati da Radagaiso, e la rievocazione dell’assedio di Firenze nel 405, potrebbero essere

paragrafi di relazioni, in ambito archeologico o geografico, che diventano poesia degli affetti.

La narrazione avvolge l’elemento oggettivo in sentimenti, moti psicologici, riflessioni ragionate e

meditate.Nella “modalità tecnica” di Mosi troviamo analogie, ad esempio, con Thomas Mann: la descrizione degli effetti del tifo, nel romanzo I Buddembrock, e dei principi della dodecafonia, in Doctor Faustus, viene “drammatizzata” con la descrizione indiretta di un personaggio e con il dialogo fra due protagonisti ed entra a far parte dello scorrere dell’invenzione letteraria.

Attraverso le riflessioni di Rufo, assistiamo agli avvenimenti all’interno della vita di un uomo

vissuto nel quinto secolo dopo Cristo: i contrasti religiosi, il bisogno e il tentativo di spiegare la

realtà tramite elementi soprannaturali, la paura e lo sconforto nei pericoli dell’invasione barbara, la ricerca di consolazione. Mosi descrive un periodo storico poco noto, lo ricostruisce attraverso le fonti quali Ammiano Marcellino, Olimpiodoro, Svetonio, Tacito; lo rende vivo attraverso gli

strumenti della letteratura.

Barbari è un interessante esempio di come la letteratura possieda strumenti di indagine che né

Storia né Scienza possiedono, e rende attuale il pensiero di uno scrittore consapevole, quale è Carlo Cassola. Egli, sottolinea come la situazione politica dell’Ottocento fosse ben chiara agli scrittori, ma non alle due discipline, che sono state incapaci anche di prevedere il delinearsi, nel Novecento, dell’età atomica.

La letteratura deve “modificarsi, deve cioè diventare letteratura impegnata”(1).

Non solo; secondo Cassola è indispensabile una riunificazione di cultura umanistica e scienza per una interpretazione della realtà (2)..

E Mosi sa ben interpretare come la Storia sappia far capire e interpretare il presente attraverso la

voce della Letteratura. Egli conclude il suo romanzo con una riflessione indiretta sulla

Contemporaneità: che le tensioni in essa presenti siano, col tempo, disciolte non dai centri di potere politico internazionali, ma da un nuovo tipo di società, modellato dalla convivenza e dalla

condivisione, così come i barbari e ciò che restava dell’impero romano del V secolo d.C. si sono

modellati in nuove culture.

 

Sonia Salsi

 

(1) CARLO CASSOLA, La voce della ragione in un mondo di sordi, in Pegaso,bimestrale di

Cultura,Arte,Costume,luglio 1986, Firenze.

(2) CARLO CASSOLA, La letteratura deve prendere il posto della storia e della filosofia, ibidem, dicembre 1983