IL CONCERTO DELLA VITA
Roberto Mosi è autore del GSF –
Gruppo Scrittori Firenze, dall’intensa produzione letteraria che va dalla
saggistica, alla narrativa alla poesia. Di lui ho già letto “I barbari”,
“Navicello etrusco”, “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone”, “Promethèus”.
Ha inoltre partecipato con dei racconti alle antologie del GSF “Le immaginate”,
“Le sconfinate”, “Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze capitale”. Rimando ai
link per approfondimenti.
Complice il lungo viaggio verso
il Salone di Torino (rallentato dalla tragica alluvione romagnola), ho ora
letto la sua silloge poetica “Concerto”, volumetto introdotto da una prefazione
di Giuseppe Panella e chiuso da una Nota dell’autore.
Ne approfitto per citare
Panella, ove scrive “Questa raccolta, Concerto, pone attenzione alle istanze
della musica nella struttura sinfonica per movimenti e a quelle poetiche nello
svolgersi delle evocazioni che generano immagini. Insieme le due istanze producono
emozioni che si rincorrono nel flusso della coscienza, di frammenti di
memoria.” Credo sia proprio questo lo spirito dell’opera: riallacciarsi alla
musica per fare poesia.
Di nuovo ci insegna la
prefazione: “I quattro movimenti del suo Concerto, allora, dedicati come sono
alle quattro stagioni (seguendo una tradizione ben definita nella storia della
musica), alternano ricostruzioni delle vicende di attualità a momenti di vita
familiare, intercetta segni orribili di inciviltà persistente (il razzismo che
i terribili fatti di Rosarno hanno mostrato come ancora prevalenti nella
in-cultura della penisola) ma si apre a moti di speranza per il futuro delle
generazioni che verranno.”
Rimane quindi poco da
aggiungere. Preferisco far parlare il poeta, citandone brevi stralci:
“Populonia è muta / aggrappata
alla costa, / ruscelli di melma / uccidono il mare”, dove
leggo un’istanza ecologista ben radicata al territorio, approccio che mi è
assai caro e vicino.
“Bolle la pentola / il sogno
d’Europa / ballano le fiamme / le streghe agitano il brodo.”
Condivisibili desideri di unità continentale narrati con toni magici…
Ed ecco il mito che si fa
strada: “Ulisse torna sempre a Itaca” o “Sono giunto alle terre / degli
Etruschi. Le navi / passano il Bosforo, / bandiere al vento. / Inseguo Giasone
/ alla conquista del vello” o “Il filo di Arianna / nelle mani di Teseo, /
legame d’amore”.
E per la magia della nascita,
credo legata all’arrivo di un nuovo nipote, ci regala versi come “il
colloquio / con le ombre diventi / sommesso. La vita / ha generato la vita.”
Ed ecco che la musica si lega
agli spazi geografici: “Batte leggero / il cuore dell’orchestra / sulla
spiaggia del Golfo / di Baratti”.
In un paio di poesie Mosi gioca
magicamente con i numeri:
“Marta è nel tempo / venti
secondi per respirare / venti minuti per urlare / venti giorni per sognare /
venti settimane per sorridere / venti mesi per giocare / venti anni per amare /
Marta è il nostro tempo”, ma anche “Sessanta le olive / dell’olivo sul balcone
/ sessanta olive da spremere / per gli animali della fattoria / Sei cucchiai
per le oche, / il cavallo e l’asinello. / Sei cucchiai per il gallo / e poi non
ce n’è più”.
Gioca a volte, Mosi, con gli
spazi della mente: “Labirinto miraggio / il nulla al centro / scomposizione
del reale / seduzione dell’invisibile”.
Importanti anche le istanze
sociali: “Rinasce Peretola / e la Casa del Popolo, / cultura e solidarietà.”
o storiche “un anno sul Monte / da partigiano. Fummo/ circondati dai tedeschi.
/ Solo io mi salvai.” o “Il primo volo quello / di Zoroastro da
Peretola” che si mescola quasi con la quotidianità dei voli dall’aeroporto
fiorentino di Peretola.
Che cosa muove l’animo di questo
poeta? Forse lo capiamo leggendo: “oggi c’è bisogno / di bellezza, di
simboli / sereni del bello”, magari “per un nuovo Rinascimento”.
Cos’è per lui la poesia? “Un
ammasso di argilla / da modellare a piene mani” perché poi “La poesia è pronta
/ per la polvere del giorno”, nata dalla materia concreta e pronta a
calarsi nella vita e a esserne consumata.
Complice il lungo viaggio verso il Salone di Torino (rallentato dalla tragica alluvione romagnola), ho ora letto la sua silloge poetica “Concerto”, volumetto introdotto da una prefazione di Giuseppe Panella e chiuso da una Nota dell’autore.
RispondiEliminaNe approfitto per citare Panella, ove scrive “Questa raccolta, Concerto, pone attenzione alle istanze della musica nella struttura sinfonica per movimenti e a quelle poetiche nello svolgersi delle evocazioni che generano immagini. Insieme le due istanze producono emozioni che si rincorrono nel flusso della coscienza, di frammenti di memoria.” Credo sia proprio questo lo spirito dell’opera: riallacciarsi alla musica per fare poesia.
Di nuovo ci insegna la prefazione: “I quattro movimenti del suo Concerto, allora, dedicati come sono alle quattro stagioni (seguendo una tradizione ben definita nella storia della musica), alternano ricostruzioni delle vicende di attualità a momenti di vita familiare, intercetta segni orribili di inciviltà persistente (il razzismo che i terribili fatti di Rosarno hanno mostrato come ancora prevalenti nella in-cultura della penisola) ma si apre a moti di speranza per il futuro delle generazioni che verranno.”