venerdì 23 marzo 2018

In bici nei giorni freddi della festa della poesia


 Nella città dell’Autore, Firenze, la Festa della Poesia, per l’inizio della Primavera, è 
 stata celebrata in mille modi, sembrava di galleggiare su una miriade di festeggiamenti, non c’è stata libreria, biblioteca, associazione culturale degna di questo titolo, che non abbia dato 
inizio alle danze, con recital, musica, sfilate di poeti. La Festa si presenta forse, come una celebrazione di maniera, ricorda un po’ San Valentino e i baci Perugina. Si può parlare veramente di una nuova fioritura della poesia?
 L’Autore, sé dicènte poeta, comunque, non si è fatto sorprendere da questo appuntamento, articolato per lui in quattro occasioni d’incontro per mostrare di quali vesti si veste.  L’aspetto più importante è stato quello di passare rapidamente da un incontro all’altro, in giornate di freddo polare con il vento gelido teso, ululante. 

Nonostante questo, è stato naturale il ricorso al suo mezzo tradizionale  di locomozione, la bicicletta, superando, tutto imbacuccato e zigzagando fra le buche – a volte voragini – del selciato fiorentino, per farsi trovare puntuale  e in forma ai vari appuntamenti. 

E’ da dire che dietro la sua condizione di forma, vi è un lavoro non indifferente di preparazione atletica svolta in palestra, come mostra la documentazione fotografica.

 Il primo incontro, dunque, con la presentazione (20 marzo) del numero della rivista “L’area di Broca”, diretta da Mariella Bettarini, dedicato al tema “Solitudini” (riportato online), presso il Circolo “Casa di Dante”. 

Il nostro Autore ha recitato la poesia : La solitudine del cavaliere
Cavaliere solitario fiero
sul ronzino,
 la lancia tesa nel vento
sciarpa azzurra di seta
per scudo la bisaccia
colma di storie di eroi.

Cavalca in senso contrario
contro le regole, inseguito
dalle guardie, in mezzo
alla folla, alle carrozze
ai carri maleodoranti
fermi al semaforo rosso.

Cavaliere errante
in sella al ronzino, sopra
i gas di scarico la testa eretta,
si scontra con le greggi
dei penduli cellulari,
con le mandrie dei turisti.

 Corre sul cavallo 
per mostruosi cantieri,
ruotano mulini a vento
svettano trivelle
occhieggiano cavità
di polveri fumanti.

Cantieri officine
della città, dei futuri
nonluoghi, crogiolo
di solitudini urbane.

Castello incantato
la meta ogni sera.
Lega il ronzino al fanale
 sale in alto,  le storie
degli eroi nella bisaccia. 


Il secondo incontro (21 marzo, ore 17) è stato curato dalla storica Camerata dei Poeti: un recital poetico dedicato alla poetessa Duccia Camiciotti. Particolare il luogo: la Sala Altana della Biblioteca Thouar, piazza Tasso, aperta sulle splendide colline di 
Bellosguardo.

 L’Autore è stato premiato con un diploma al merito per la poesia “Velia tratta dalla recente raccolta “Navicello Etrusco”, Il Foglio Edizioni.
Vivono nella luce le donne etrusche
libere nella vita della casa, delle città,
senza arrossire allo sguardo dell’uomo. *(Tito Livio)

Veila, Tanaquila, Velia
Ati, Culni, Larthia,  nomi
incisi sugli specchi di bronzo.

 Vino, musica, canti per la donna
distesa sul triclinio, accanto
al compagno, sotto lo stesso mantello.

Vesti preziose, fibbie d’oro, pettini
d’avorio giunti da terre lontane.
Per virtù, energia, ambizione, scrivere.

Vi aspettiamo, sorelle etrusche,
nel nostro secolo, libere da ostacoli,
da violenze, maestre di vita, di libertà. 








Rapido poi il passaggio dell’Autore alla manifestazione per i Sessanta anni della Rivista “Testimonianze” che comprendeva uno spazio dedicato alla poesia.  


E’ stato il momento per aprire le pagine della raccolta “Eratoterapia”, Ladolfi Editore e leggere le poesie “Aleppo è vicina” 




 e “Il nonno poeta” che così recita:
"Il nonno lavora?"
"Sì". "Che lavoro fa?"
"Fa il poeta".

Non è colpa mia
se Anna crede questo,
del nonno.

E' nell'età
dell'innocenza, le si può
concedere tutto.

Avrà pazienza, la Poesia,
se la credono presente
in un centro per anziani.


Le lunghe pedalate dell’Autore sono infine terminate il giorno seguente (22 marzo) con l’appuntamento di chiusura della Mostra collettiva di nove artisti “Il Labirinto, tra caos e cosmos” presso la sala di esposizione del Circolo “Casa di Dante”. 
 L’appuntamento è stata l’occasione per festeggiare il successo della Mostra che ha visto insinuarsi ancora una volta i versi del nostro Autore. Ecco uno dei passaggi della raccolta ispirata dallo scrittore Jorge Luis Borges, dedicata al “Filo di Arianna”:
Teseo si avvicina
alla tana del mostro
fra i passaggi più riposti
fra i meandri del labirinto,
in mano il filo di Arianna.
La Bestia può arrivare
in ogni momento
nei passaggi tortuosi
le volte grondanti di terrore.

 Risuonano rumori,
gli zoccoli furiosi.

Teseo conosce la ferocia
della bestia dai racconti
dai libri della biblioteca.
Altri libri sono ancora
da leggere, per il colpo finale.
Uccidere il Minotauro.





Oggi la bicicletta dell’Autore, sé dicènte poeta, è dal meccanico mezza sfasciata, provata dalle buche delle strade di Firenze. 

Vi è tempo, ad ogni modo, per ripararla prima degli appuntamenti del prossimo anno, per preparare nuove raccolte e pensare ad una strategia di sopravvivenza.





domenica 18 marzo 2018

La Poesia per l'opera "Daedalus & Borges & Bergers-Lee"


 

"Daedalus & Borges & Berners-Lee", Mostra "Labirinto tra caos e cosmos"  

L' opera presenta più versanti, grafica, fotografia, web. In particolare,

il filo rosso di Arianna congiunge i riquadri del "Tempo", dello "Spazio",
del "Labirinto" e del "Minotauro" per unirsi alla fine
al  suono della poesia, riportata su un rocchetto di carta.
.

.
I. Il labirinto e il filo di Arianna


     
Daedalo, famosissimo per il suo talento nell’arte dell’architettura, costruisce presso la reggia di Minosse, il labirinto scompigliando i punti di riferimento e inducendo l’occhio in errore con i rigiri tortuosi di molte vie. Come nelle campagne di Frigia il limpido Meandro si diverte a scorrere in su e in giù con curve che confondono … “ Metamorfosi, Libro VIII, Ovidio.

      “L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, orlati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, …” La Biblioteca di Babele, Jorge Luis Borges.
     
      Il nostro destino è tragico perché  siamo, irreparabilmente, individui imprigionati dal tempo e dallo spazio; ma nulla, di conseguenza, è più lusinghiero di una fede che elimina le circostanze e che dichiara che ogni uomo è tutti gli uomini e che non c’è nessuno che non sia l’universo.”  Il Libro, Jorge Luis Borges.

Teseo s’incammina
nel labirinto del mio io
verso la tana del mostro,
il filo rosso nelle mani
a passi lenti, per corridoi
convergenti, divergenti
specchi alle pareti.

Teseo attraversa mondi
diversi, circostanze
da esperire, recuperare
catalogare, da riporre
fotografate per immagini,
nella biblioteca divisa
per spazi esagonali.

Teseo s’illumina
di memorie, vestite
dei colori del tempo,
dello spazio, della pelle
del labirinto, impregnate
dell’eco rimbombante
degli zoccoli del Minotauro.

Daedalo fugge da Teseo,
si veste delle ali di Icaro,
rimbalza fra i nodi
della rete, fra le immagini
degli specchi virtuali.
L’ombra urla di terrore
inseguita per la biblioteca
dalla bestia uomo-toro.
.

II. Il tempo del labirinto

Teseo porta gocce del suo
tempo nel labirinto,
memorie di viaggi fissate
in diapositive slavate
dai giorni, poste ognuna
in riquadri di cartone,
riposte, per cinquanta,
in venticinque cassette.

Teseo con l’aiuto
di Arianna, paziente,
ha passato le immagini
nella pancia del computer:
un nuovo labirinto,
un racconto digitale
per file, per serie di zero
uno zero, bit byte.

Nel nuovo labirinto
il viaggio a Canterbury,
a Stonehenge, foto spente
di colore azzurro. Alla fine
l’incontro con le Torri
Gemelle a Manhattam,
prima che si sciogliessero
nella polvere della caduta.

Memorie afferrate, salvate,
recuperate, riposte in ordine
negli scaffali della biblioteca
aperti a vista sulle pareti
delle stanze esagonali.
Il caos ha preso forma
nella dimensione del cosmos.
Si allontana il terrore del mostro.


 
III. Lo spazio del labirinto

Per Teseo lo spazio
è abitato dalla memoria
delle sue origini, sentieri
aperti nel paesaggio
dell’olio e del vino,
delle viti e degli ulivi.

Il labirinto è fra terre
rossastre, fra il fumo
delle fornaci, lingue
di fuoco della cottura,
fra orci  e vasi e conche,
fra tegole e mattoni.

Si prolunga nella campagna
costellata di tabernacoli
e cappelle, con la Madonna
in processione dall’Impruneta
a Firenze, per scongiurare
guerre, pestilenze, calamità.

Immagini riposte ancora
vive nella biblioteca
fra preghiere salmodianti
fra canti della vendemmia
del lavoro nelle fornaci,
per tenere lontano il mostro.



IV. La pelle del labirinto

Il labirinto all’interno
ha i colori dell’arcobaleno,
la pelle diversa ad ogni
passo, si gonfia e
si sgonfia al pari del
respiro del Minotauro.

Ora irsuta di scaglie,
ora liscia come specchio
e lucente e opaca,
cosparsa di vernice
a linee verticali
a linee orizzontali.

Teseo cattura immagini,
la forma del quadrato
la forma del rettangolo,
le dispone in ordine
sugli scaffali delle celle
esagonali della biblioteca.

Il Minotauro, lontano,
sobbalza nel sonno,
tremano gli scaffali.
Le immagini in subbuglio
ai piedi di Teseo, assetato
del sangue della bestia.


 
V. Il Minotauro nel labirinto

Teseo si avvicina lento
alla tana del mostro,
fra i passaggi più riposti,
fra i meandri del labirinto,
la spada sguainata,
in mano il filo di Arianna.

Il cuore batte impazzito.
Il Minotauro può arrivare
ad ogni momento,
all’improvviso, nei passaggi
tortuosi, le volte basse
                        grondanti terrore.

Risuonano, rimbombano
rumori, il battere
degli zoccoli furiosi.
L’angoscia si veste
delle forme dell’animale,
del toro e dell’uomo.

Teseo conosce la ferocia
della bestia dai racconti
dei libri della biblioteca.
Altri libri sono ancora
da leggere, per il colpo finale.
Uccidere il Minotauro.