Roberto Mosi si interessa di poesia e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016). L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso caffè letterari, biblioteche, sale di esposizione. Cura i Blog: www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it .
domenica 25 marzo 2018
venerdì 23 marzo 2018
In bici nei giorni freddi della festa della poesia
Nella
città dell’Autore, Firenze, la Festa della Poesia, per l’inizio della Primavera,
è
stata celebrata in mille modi, sembrava di galleggiare su una miriade di
festeggiamenti, non c’è stata libreria, biblioteca, associazione culturale
degna di questo titolo, che non abbia dato
inizio alle danze, con recital,
musica, sfilate di poeti. La Festa si presenta forse, come una celebrazione di
maniera, ricorda un po’ San Valentino e i baci Perugina. Si può parlare
veramente di una nuova fioritura della poesia?
L’Autore,
sé dicènte poeta, comunque, non si è fatto sorprendere da questo appuntamento,
articolato per lui in quattro occasioni d’incontro per mostrare di quali vesti
si veste. L’aspetto più importante è
stato quello di passare rapidamente da un incontro all’altro, in giornate di
freddo polare con il vento gelido teso, ululante.
Nonostante questo, è stato
naturale il ricorso al suo mezzo tradizionale
di locomozione, la bicicletta, superando, tutto imbacuccato e zigzagando
fra le buche – a volte voragini – del selciato fiorentino, per farsi trovare
puntuale e in forma ai vari appuntamenti.
E’
da dire che dietro la sua condizione di forma, vi è un lavoro non indifferente
di preparazione atletica svolta in palestra, come mostra la documentazione
fotografica.
Il
primo incontro, dunque, con la presentazione (20 marzo) del numero della
rivista “L’area di Broca”, diretta da Mariella Bettarini, dedicato al tema
“Solitudini” (riportato online), presso il Circolo “Casa di Dante”.
Il
nostro Autore ha recitato la poesia : La solitudine del cavaliere
Cavaliere
solitario fiero
sul
ronzino,
la lancia tesa nel vento
sciarpa
azzurra di seta
per
scudo la bisaccia
colma
di storie di eroi.
Cavalca
in senso contrario
contro
le regole, inseguito
dalle
guardie, in mezzo
alla
folla, alle carrozze
ai
carri maleodoranti
fermi
al semaforo rosso.
Cavaliere
errante
in
sella al ronzino, sopra
i
gas di scarico la testa eretta,
si
scontra con le greggi
dei
penduli cellulari,
con
le mandrie dei turisti.
Corre
sul cavallo
per
mostruosi cantieri,
ruotano
mulini a vento
svettano
trivelle
occhieggiano
cavità
di
polveri fumanti.
Cantieri
officine
della
città, dei futuri
nonluoghi,
crogiolo
di
solitudini urbane.
Castello
incantato
la
meta ogni sera.
Lega
il ronzino al fanale
sale in alto, le storie
degli
eroi nella bisaccia.
Il
secondo incontro (21 marzo, ore 17) è stato curato dalla storica Camerata dei
Poeti: un recital poetico dedicato alla poetessa Duccia Camiciotti. Particolare
il luogo: la Sala Altana della Biblioteca Thouar, piazza Tasso, aperta sulle
splendide colline di
Bellosguardo.
L’Autore è stato premiato con un diploma al
merito per la poesia “Velia” tratta dalla recente raccolta
“Navicello Etrusco”, Il Foglio
Edizioni.
Vivono
nella luce le donne etrusche
libere
nella vita della casa, delle città,
senza arrossire allo sguardo
dell’uomo. *(Tito Livio)
Veila,
Tanaquila, Velia
Ati,
Culni, Larthia, nomi
incisi
sugli specchi di bronzo.
Vino,
musica, canti per la donna
distesa
sul triclinio, accanto
al
compagno, sotto lo stesso mantello.
Vesti
preziose, fibbie d’oro, pettini
d’avorio
giunti da terre lontane.
Per
virtù, energia, ambizione, scrivere.
Vi
aspettiamo, sorelle etrusche,
nel
nostro secolo, libere da ostacoli,
da
violenze, maestre di vita, di libertà.
E’
stato il momento per aprire le pagine della raccolta “Eratoterapia”, Ladolfi Editore e leggere le poesie “Aleppo
è vicina”
e “Il
nonno poeta” che così recita:
"Il nonno lavora?"
"Sì". "Che lavoro fa?"
"Fa il poeta".
Non
è colpa mia
se
Anna crede questo,
del
nonno.
E'
nell'età
dell'innocenza,
le si può
concedere
tutto.
Avrà
pazienza, la Poesia,
se
la credono presente
in
un centro per anziani.
Le
lunghe pedalate dell’Autore sono infine terminate il giorno seguente (22 marzo)
con l’appuntamento di chiusura della Mostra collettiva di nove artisti “Il
Labirinto, tra caos e cosmos” presso la sala di esposizione del Circolo “Casa
di Dante”.
L’appuntamento è stata l’occasione per festeggiare il successo della
Mostra che ha visto insinuarsi ancora una volta i versi del nostro Autore. Ecco
uno dei passaggi della raccolta ispirata dallo scrittore Jorge Luis Borges,
dedicata al “Filo di Arianna”:
Teseo
si avvicina
alla
tana del mostro
fra
i passaggi più riposti
fra
i meandri del labirinto,
in
mano il filo di Arianna.
La
Bestia può arrivare
in
ogni momento
nei
passaggi tortuosi
le
volte grondanti di terrore.
Risuonano
rumori,
gli
zoccoli furiosi.
Teseo
conosce la ferocia
della
bestia dai racconti
dai
libri della biblioteca.
Altri
libri sono ancora
da
leggere, per il colpo finale.
Uccidere
il Minotauro.
Oggi
la bicicletta dell’Autore, sé dicènte poeta, è dal meccanico mezza sfasciata,
provata dalle buche delle strade di Firenze.
Vi è tempo, ad ogni modo, per
ripararla prima degli appuntamenti del prossimo anno, per preparare nuove
raccolte e pensare ad una strategia di sopravvivenza.
domenica 18 marzo 2018
La Poesia per l'opera "Daedalus & Borges & Bergers-Lee"
L' opera presenta più versanti, grafica, fotografia,
web. In particolare,
il filo rosso di Arianna congiunge i riquadri del
"Tempo", dello "Spazio",
del "Labirinto" e del "Minotauro"
per unirsi alla fine
al suono della
poesia, riportata su un rocchetto di carta.
.
.
I.
Il labirinto e il filo di Arianna
|
“Daedalo, famosissimo per il suo talento nell’arte dell’architettura, costruisce presso la reggia di Minosse, il labirinto scompigliando i punti di riferimento e inducendo l’occhio in errore con i rigiri tortuosi di molte vie. Come nelle campagne di Frigia il limpido Meandro si diverte a scorrere in su e in giù con curve che confondono … “ Metamorfosi, Libro VIII, Ovidio.
“L'universo
(che altri chiama la Biblioteca) si
compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con
vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, orlati di basse ringhiere. Da qualsiasi
esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La
distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali,
…” La Biblioteca di Babele, Jorge Luis Borges.
“Il nostro destino è
tragico perché siamo, irreparabilmente,
individui imprigionati dal tempo e dallo spazio; ma nulla, di conseguenza, è
più lusinghiero di una fede che elimina le circostanze e che dichiara che ogni uomo è tutti gli uomini e che non
c’è nessuno che non sia l’universo.” Il
Libro, Jorge Luis Borges.
Teseo s’incammina
nel labirinto del mio
io
verso la tana del
mostro,
il filo rosso nelle
mani
a passi lenti, per
corridoi
convergenti, divergenti
specchi alle pareti.
Teseo attraversa mondi
diversi, circostanze
da esperire, recuperare
catalogare, da riporre
fotografate per
immagini,
nella biblioteca divisa
per spazi esagonali.
Teseo s’illumina
di memorie, vestite
dei colori del tempo,
dello spazio, della
pelle
del labirinto,
impregnate
dell’eco rimbombante
degli zoccoli del
Minotauro.
Daedalo fugge da Teseo,
si veste delle ali di
Icaro,
rimbalza fra i nodi
della rete, fra le
immagini
degli specchi virtuali.
L’ombra urla di terrore
inseguita per la
biblioteca
dalla bestia uomo-toro.
.
II.
Il tempo del labirinto
Teseo porta gocce del
suo
tempo nel labirinto,
memorie di viaggi
fissate
in diapositive slavate
dai giorni, poste
ognuna
in riquadri di cartone,
riposte, per cinquanta,
in venticinque
cassette.
Teseo con l’aiuto
di Arianna, paziente,
ha passato le immagini
nella pancia del
computer:
un nuovo labirinto,
un racconto digitale
per file, per serie di zero
uno zero, bit byte.
Nel nuovo labirinto
il viaggio a
Canterbury,
a Stonehenge, foto
spente
di colore azzurro. Alla
fine
l’incontro con le Torri
Gemelle a Manhattam,
prima che si
sciogliessero
nella polvere della
caduta.
Memorie afferrate,
salvate,
recuperate, riposte in
ordine
negli scaffali della
biblioteca
aperti a vista sulle
pareti
delle stanze esagonali.
Il caos ha preso forma
nella dimensione del
cosmos.
Si allontana il terrore
del mostro.
III.
Lo spazio del labirinto
Per Teseo lo spazio
è abitato dalla memoria
delle sue origini,
sentieri
aperti nel paesaggio
dell’olio e del vino,
delle viti e degli
ulivi.
Il labirinto è fra
terre
rossastre, fra il fumo
delle fornaci, lingue
di fuoco della cottura,
fra orci e vasi e conche,
fra tegole e mattoni.
Si prolunga nella
campagna
costellata di
tabernacoli
e cappelle, con la
Madonna
in processione dall’Impruneta
a Firenze, per
scongiurare
guerre, pestilenze, calamità.
Immagini riposte ancora
vive nella biblioteca
fra preghiere
salmodianti
fra canti della
vendemmia
del lavoro nelle
fornaci,
per tenere lontano il
mostro.
IV.
La pelle del labirinto
Il labirinto all’interno
ha i colori dell’arcobaleno,
la pelle diversa ad
ogni
passo, si gonfia e
si sgonfia al pari del
respiro del Minotauro.
Ora irsuta di scaglie,
ora liscia come
specchio
e lucente e opaca,
cosparsa di vernice
a linee verticali
a linee orizzontali.
Teseo cattura immagini,
la forma del quadrato
la forma del rettangolo,
le dispone in ordine
sugli scaffali delle
celle
esagonali della
biblioteca.
Il Minotauro, lontano,
sobbalza nel sonno,
tremano gli scaffali.
Le immagini in
subbuglio
ai piedi di Teseo,
assetato
del sangue della
bestia.
V.
Il Minotauro nel labirinto
Teseo si avvicina lento
alla tana del mostro,
fra i passaggi più
riposti,
fra i meandri del
labirinto,
la spada sguainata,
in mano il filo di
Arianna.
Il cuore batte
impazzito.
Il Minotauro può
arrivare
ad ogni momento,
all’improvviso, nei
passaggi
tortuosi, le volte
basse
grondanti terrore.
Risuonano, rimbombano
rumori, il battere
degli zoccoli furiosi.
L’angoscia si veste
delle forme
dell’animale,
del toro e dell’uomo.
Teseo conosce la
ferocia
della bestia dai
racconti
dei libri della
biblioteca.
Altri libri sono ancora
da leggere, per il
colpo finale.
Uccidere il Minotauro.
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