venerdì 25 ottobre 2013

"Ho fatto parte di un popolo/ migrante sui treni/"




Viaggi d’altri tempi  

Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni.

Tra i ricordi il viaggio

a Rimini sul carro bestiame

nel dopoguerra.

Dalle assi i sassi

della massicciata,

il verde dei fiumi

sotto i binari sospesi nel vuoto.
 


Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni.

Il legno della terza classe

le soste nella campagna

grappoli tra le mani

il profumo delle mense dei ferrovieri.
 


Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni.

Sopravvissuto alla guerra

alla scoperta di città rinate

viste dai finestrini del tram.

L’abbraccio di un sonno

di piombo al ritorno

cullato dallo sferraglìo del treno. 

                        da R. Mosi, “Itinera”, Masso delle Fate 2008;

                              www.laRecherche.it (LINK)
 
                             

mercoledì 23 ottobre 2013

Risorgiva delle serpi in amore - Golfo di Baratti



 Risorgiva  delle serpi in amore
Golfo di Baratti
 

Liquido silenzio

bolle d’aria in alto

schiuma bianca

brividi sul corpo

la maschera appannata.
 

Scendo a fondo

ricerca delle origini

un suono all’orecchio

dolore forte.

L’ombra mi segue.
 

Acqua fangosa

invasa da figure

in fuga dal mito,

dalle mie poesie

di mitiche figure.
 

Scendo nella luce

riflessi del mosaico

delle Logge romane

pesciversi suoni,

melodie da Populonia.
 

Guizzano sirene

calamari granchi

sul marmo scolpito

due serpi in amore,

gorgoglia la risorgiva.
 


 

L’onda travolge

la nave, naufragio

al centro del mosaico

poseidonie lussuriose

                         resti dei relitti.
 
 Ribolle la risorgiva.

Porta ricordi

la furia dei venti

mari in tempesta

la bocca d’acqua salata.
 

“Non riemerge

è affogato!”

Sulla spiaggia di fuoco

il polmone d’acciaio

la folla della domenica.
 

Si sciolgono ricordi

fardelli investiti

dal respiro della morte.

“E’ trascinato sul fondo

si aggrappa allo scoglio”.
 

Le onde giocano

con le mie forze

foschia, fiaccole dal mare,

versi in memoria,

storie della risorgiva.
 
                                 Getto i pesi di piombo

salgo verso l’alto

  in traccia del futuro,

la luce verde sconfina

nell’azzurro del cielo.
 

L’ombra della sirena

mi segue capelli verdi

pescedonna sfuggente

movimento mutevole

pieno rotondo fluido.
 

Vertigine dell’ascesa

danzare incessante

conquista e abbandono

muore il passato

nasce il domani.
 

L’acqua essere fluido

si trasforma,

ciclo d’eterno

il freddo si riscalda

il caldo si raffredda.
 

Non rimarrò lontano

dalla verde sirena

getterò versi ornati

di rose per la tua voce

d’aria, oh risorgiva.
 
 

 

domenica 20 ottobre 2013

FONTE DEL POZZINO - GOLFO DI BARATTI


La fonte del Pozzino
Golfo di Baratti

            Tutti mi dicon Maremma, Maremma,
            ma a me mi pare una Maremma amara.
            L'uccello che ci va perde la penna …
 

L’acqua cade sulla pietra

vestita d’argento,

un rivolo per la spiaggia

di ciottoli neri raggiunge

il mormorio del mare.

 

Tra il fasciame del relitto

coppe di vetro, di rame

fiale profumi unguenti

anfore resina e vino.

Rotta Rodi Marsiglia.

 

La spiaggia stretta

tra scogli e mare aperto,

onde lasciano al galoppo

il golfo mostrano spazi

solcati da eterne navi.

 

Naufrago, al centro

dello spazio, del tempo

senza confine, per amica

la poesia, la voce

solitaria del mare.

 

Sulla rotta nord sud

evapora la scia

dell’aereo d’argento

che si specchia

nell’acqua della fonte.
              


 

Il campanaccio rompe

la voce della fonte,

l’ agnellone guida

la processione di cani

pastori pecore e cavalli.

 

Un incessante belare,

la fonte punto d’arrivo:

dieci giorni di marcia

crinali valli e pianori

dal Casentino.

 

A fianco della palude

il villaggio di capanne

riparo per nove mesi,

recinto d’animali

fuochi per il formaggio.

 

Ogni pastore quaranta

pecore per il pascolo,

il tempo una gora,

fredda solitudine

in attesa del maggio.

 

La clessidra si rovescia

lo spazio di tre mesi,

svanisce la solitudine.

A settembre il ritorno

alla fonte del Pozzino. 
 
          

 

Davanti alla spiaggia

il pescatore di Livorno

trovò l’Anforad’argento

di Antiochia”,

il mormorio della fonte.

 

 Cibele, Mitra e gli dei

 dell’Olimpo, a sbalzo,

invitano all’incontro

con il divino, ai segni

dell’immortalità.

 

Sull’Anfora le stagioni,

le parti del mondo:

Dioniso danza

tra Satiro, Arianna

gli amici di pelli ferine.

 

Musica, coppe di vino,

conquista dell’estasi:

uomini, donne

iniziati ai misteri

al sapore dell’immortalità.

 

Il tempo avvolge

la circolarità del rito,

ruota l’Anfora, mostra

Amore e Psiche riflessi

nell’acqua della fonte.