giovedì 27 settembre 2018

"Velia, l'amica etrusca di sempre" - La presentazione del "Navicello"



Serata straordinaria di presentazione del Navicello Etrusco, il 20 settembre nella bella cornice dell'Auditorium della Cassa di Risparmio di Firenze. Simbolo emblematico dell'incontro, la poesia "Velia" dedicata alla figura della donna etrusca, persona libera, emancipata.

 

Il programma della serata è stato articolato, ricco con le relazioni del Presidente della Camerata Carmelo Consoli e della poetessa Simonetta Lazzerini, come dal testo dell'invito, la lettura dei testi poetici da parte di Andrea Pericoli e dell'autore. 

    

Silvia Ranzi ha curato la parte della serata dedicata all'incontro dei vari linguaggi, dalla musica con il flauto di   Niccolò Landi, ai pannelli fotografici dello stesso autore del Navicello, Roberto Mosi, ("Mareggiata nel golfo di Baratti"  e"Il tempo del mito"), ai disegni  animati del pittore Enrico Guerrini, che andranno a comporre un libro d'artista dedicato al Navicello.

Notevole successo ha avuto poi il breve video proiettato nella sala, sul libro di Roberto Mosi, curato dal critico Virginia Bazzechi. Il video è riportato online all'indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=-dn2XMqax0E 

L'intera serata è stata ripresa dal giornalista di Overthesky.it . Di seguito sono riportati nell'ordine gli indirizzi
delle nove parti pubblicate online su youtube, che permettono di avere una cognizione completa  della ricerca poetica condotta in maniera appassionata sul mondo degli Etruschi di Populonia.  





lunedì 24 settembre 2018

Massimo Seriacopi e Annalisa Macchia presentano "Esercizi di volo" di Roberto Mosi


Segnalazione particolare 42° Premio Casentino


Video di Virginia Bazzechi - LINK 

Con “Esercizi di volo” si  riprende il percorso intrapreso con Non oltrepassare la linea gialla. Il rapporto del protagonista – impegnato in “Esercizi di volo” – con la sua terapeuta, mette in scena l'espediente dell potere curativo della scrittura. In una fascinosa ambientazione sulle sponde dell'Adige, si sviluppano i preparativi per “La festa della follia”; in questo contesto, non mancano i riferimenti a classici del pensiero (Erasmo da Rotterdam), della letteratura (Ariosto, Cervantes, Rabelais) e della poesia (Dino Campana). Un piccolo libro per dimensioni, ma che fa esplodere un immaginario potente ed evocativo.

Disegni di Enrico Guerrini

Incipit del romanzo

Un giorno, ne sono certo, riuscirò a volare. Mi sono costruito due ali di tela leggera per esercitarmi, le lego alle braccia, salgo in cima a una scala e comincio ad agitarle, forte, sempre più forte, chiudo gli occhi e mi getto in avanti. Le ali mi danno slancio e la spinta attutisce l’impatto con la terra. Ho letto tutto quello che c’era da leggere sul tema del volo, dai primi tentativi nella storia dell’uomo, dal volo di Icaro e di Dedalo, fino alle esperienze dei giorni nostri.  Mi fermo a lungo a guardare il volo degli uccelli, specialmente il volo dei gabbiani; alla fine mi sento un gabbiano anch’io. Mentre seguo i passaggi nel cielo, mi trovo a ripetere le evoluzioni a braccia aperte, il capo in avanti e mi capita di incrociare gli sguardi perplessi delle persone intorno a me. 



sabato 22 settembre 2018

Sergio Givone: "che cos'è la poesia?" - La presentazione di "Testimonianze": "Con gli occhidei poeti


 Si è svolto il 19 settembre, alla Sala Progetti Arte Contemporanea delle Murate (Firenze), l'incontro di presentazione del volume speciale di "Testimonianze" dal titolo "CON GLI OCCHI DEI POETI".

I relatori: Sauro Albisani, Mariella Bettarini, Rosalba de Filippis, Segio Givone, Davide Rondoni e Severino Saccardi. Roberto Mosi ha introdotto  e coordinato l'incontro. Inteventi musicali di Chiara Ciribello.
Si tratta del volume della Rivista Testimonianze n. 518-519, Volume monografico speciale curato da  Rosalba de Filippis, Luca Lenzini, Miriana Meli, Roberto Mosi, Severino Saccardi, Simone Siliani.
Un volume speciale, totalmente monografico e del tutto «particolare», per «Testimonianze» (che non è certamente una rivista letteraria, ma che ha comunque un’ispirazione di carattere umanistico), con contributi miranti ad inquadrare la realtà del nostro tempo (talora opaca, contraddittoria, complessa e ambivalente) a partire da un’ottica particolare: quella della poesia.
Una realtà vista Con gli occhi dei poeti. I poeti del nostro tempo, ma anche quelli del nostro passato, più o meno prossimo, che ci vengono presentati per «ritratti» o che parlano in prima persona con i loro versi. Accanto ai «medaglioni» dedicati a grandi autori, messi a punto da studiosi e/o scrittori e critici, vengono evidenziati percorsi tematici (tra i quali anche quelli curati dagli studenti di due scuole fiorentine) come la poesia al femminile, quella «visiva» e quella di altre culture e latitudini, per approdare alla memoria di poeti che di recente ci hanno lasciato, ricordati da scrittori e amici che sono stati loro vicini e che possono quindi raccontarne l’esperienza, l’ispirazione e il percorso umano e culturale con particolare vivezza.  



L’indice del volume:
 Sergio Givone in dialogo con Severino Saccardi, Quell’antica domanda di Socrate

Ritratti
 Massimo Seriacopi, Il grande dono di Dante
 Carmelo Mezzasalma, Giovanni della Croce, nella notte del desiderio
 Gaspare Polizzi, Giacomo Leopardi e il sentire comune dell’«umana compagnia»
Giuseppe GiachiDino Campana o della forza evocativa della poesia
Daniele BaliccoUn poeta che viene dal passato e legge il futuro nel presente: Pier Paolo Pasolini
Luca LenziniL’«ospite ingrato» Franco Fortini
Francesco Matteo CataluccioCzeslaw Milosz, cercatore di senso e «cittadino del mondo»
Matteo MocaArthur Rimbaud: dare all’Inaudito la forma della parola
Marco MarchiMario Luzi, poeta/testimone dei mutamenti e delle persistenze del mondo
Sauro AlbisaniCarlo Betocchi e la conoscenza dell’alveare dei sogni
Gloria ManghettiDiego Valeri: il sentimento creaturale del mondo
Rosalba de FilippisGiorgio Caproni: una poesia ad occhi aperti
Elena Gurrieri«Poesia dello sguardo» e amore della vita in Sandro Penna
Enrico FinkBob Dylan: uno sguardo lucido sul mondo
Denio Derni e Matteo PeracciniFabrizio De André, amico fragile

Percorsi
Gabriella SicaGli occhi dei poeti
Francesco Stella«Semicerchio»: una specola aperta sul mondo
Mia Lecomte e «Compagnia delle poete»Un unico corpo sonoro
Ricardo Héctor RabittiPoesia del Rio da la Plata: Borges, Onetti, Molina
Cinzia DemiBenedici questa croce di spighe
Davide RondoniUn mondo invaso di parole
Eugenio MicciniLa felicità
Tiziano FratusNatura, poesia e meditazione
Alba DonatiLettera alle donne che spariscono
Luisa PuttiniDedicate alle donne
Roberto MosiL’intrigante relazione fra poesia e fotografia
Lucia MarcucciUn’ottima scelta
Laura MonaldiL’esperienza della «Poesia Visiva», fra mis-letture e ripensamenti
Evaristo Seghetta AndreoliCon versi dal sapore di miele e di vino
Franco Manescalchi1986-2009: al gran Caffè letterario «Le Giubbe Rosse»
Lamberto PignottiUn testimone in incognito
Studenti della classe 3C del Liceo Scientifico «E. Balducci» di Pontassieve (coordinati dalla prof. Simona Giani)Il viaggio dell’anima: Cavalcanti e Caproni a confronto
Studenti della classe 5A del Liceo Scientifico «A. Gramsci» di Firenze (coordinati dal prof. Marco Salucci)Il carpe diem ai tempi del Web

 Ricordarsi
Alessandro Fo«Aria strappata centimetro per centimetro al vuoto»: ricordo di Pierluigi Cappello
Mariella BettariniLa grande voce poetica di Gabriella Maleti
Giuseppe PanellaGiusi Verbaro: il vento impetuoso della poesia
Margherita LoconsoloHasan, un poeta «affamato di umanità»
Margherita LoconsoloPer Hasan Atiya Al Nassar
Laura BozziPer Hasan Atiya Al Nassar

Ricordiamo che il volume può anche essere acquistato on line (nella sezione Shop del sito www.testimonianzeonline.com) o può essere richiesto direttamente scrivendo a: infotestimonianze@gmail.com .







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QUELL’ANTICA DOMANDA DI SOCRATE
di Sergio Givone in dialogo con Severino Saccardi – Pagg 6-20

Che cos’è la poesia? I poeti medesimi (a partire da quelli qui citati: da Ione, interpellato da Socrate, a Rilke, da Neruda alla Szymborska) dicono di non saperlo. Eppure essi riconoscono quel fuoco che arde dentro, che si manifesta in uno sguardo che vede il mondo in modo «altro» e che spaventa chi non lo sa riconoscere. Ci sono un’ispirazione e una musica interiore che vanno tradotte (come dice Dante: ciò «ch’e’ ditta dentro vo significando») in espressione poetica con estro, ma anche con sapienza, con studio e con fatica. Un fuoco che ogni animo umano può avvertire, anche se non tutti lo riescono a tradurre in versi. E la poesia, che con la religione condivide l’afflato mistico e il riconoscimento del mistero (anche quando parte da premesse materialistiche o irreligiose, com’è per grandi autori come Lucrezio e Leopardi) ha radici popolari, come dimostrano i grandi poemi omerici, e dà espressione ad un sentire universale. Un sentire che si traduce, talora, in forme, in linguaggi e in esperienze che sfidano anche la tradizionale, e datata, distinzione (come hanno evidenziato poeti-menestrelli come il Nobel Bob Dylan e il nostro Fabrizio De André) fra cultura «bassa» e cultura «alta».

Lo sguardo di Rilke
Saccardi. Se sei d’accordo, partirei con una riflessione di carattere generale, relativa al lavoro di «Testimonianze» per questo volume particolare. Come sai, noi non siamo una rivista letteraria, né tantomeno (in tale ambito) specialistica; ma, in senso ampio, la nostra è una rivista che ha un’ispirazione umanistica; dunque, questo della poesia è un tema che ci sentiamo, in qualche modo, un po’ abilitati a trattare e di cui è interessante comunque parlare con te. Con gli occhi dei poeti è il titolo di questo lavoro e se credi potremmo iniziare il nostro ragionamento proprio dalla domanda: Cosa può voler dire oggi, di fronte a una realtà spesso così ambivalente, davanti a una materia così opaca, oscura, così contraddittoria e complessa come è quella della contemporaneità, guardare al mondo con occhi diversi, con l’ottica della poesia, con l’animo, con lo sguardo dei poeti?. Questa non è che un’evocazione e vorrei chiedere a te cosa questa evocazione fa venire in mente.
Givone. Mi viene in mente una bella pagina di Rilke, che parla del giovane poeta e ne parla così: egli è a tavola insieme con i genitori, chiacchierano di cose comuni, e improvvisamente questo giovane alza gli occhi, apre gli occhi, alza lo sguardo e i suoi genitori sorprendono in questo sguardo qualche cosa di assolutamente incomprensibile: non lo riconoscono più. Egli getta sul mondo questo suo sguardo e il mondo non è più quello che è, lo vede da una lontananza che risulta misteriosa, incomprensibile ai genitori (eppure sono i suoi genitori ed egli è poco più che un bambino), ma lo sguardo del poeta è questo, è la capacità di guardare il mondo come da un altrove, da un aldilà, in una prospettiva utopica inaudita: da un aldilà, da un altrove, in modo altro. Com’è possibile questo? Ecco, se dovessimo rispondere a questa domanda, è difficile non ricordarsi di quello che diceva Socrate a questo proposito nel dialogo Lo Ione (Ione è un poeta, un giovane poeta, proprio come il giovane poeta di Rilke). Dunque, Socrate pone a Ione la stessa domanda che ha fatto a tutti gli altri cittadini di Atene: «Cosa fai? Cosa ci stai a fare qui? Qual è la ragione per cui fai quello che fai?». Tutti hanno dato una risposta: il politico ha osato dire che è lì alla ricerca, insieme con gli altri, del bene comune, il calzolaio ha spiegato perché fa le scarpe e a cosa servono, e così via. Ione non sa rispondere – «perché scrivi poesie?» «non lo so» – e allora Socrate sbotta: «Allora tu sei il più sciocco degli uomini? Tutti mi sanno dire perché fanno quello che fanno, solo tu non mi sai dire perché scrivi poesie, perché fai quello che fai» e, da quel sublime ironista che sappiamo essere Socrate, lo guarda di sottecchi e gli dice «Tuttavia, tu che sei il più sciocco degli uomini sei anche il più saggio, perché questo tuo non sapere è segno del fatto che il “sapere” poetico è enthusiasmòs, viene da Dio», cioè viene da un’ispirazione profonda che ci spossessa della nostra quotidianità e della nostra realtà e ci costringe a guardare il modo altrimenti, ce lo restituisce come non lo abbiamo mai visto e in modo da scoprire ciò che si nasconde nel cuore del mondo. Questo è il poeta. C’è un arco che va dalla Grecia a Rilke e ai grandi poeti contemporanei, anche se ora non più tanto, che dicono la stessa cosa, sulla quale vale la pena di interrogarsi. Osando semplificare, è giusto dirlo, sia Socrate sia Rilke riconoscono la natura religiosa della poesia. Questo è un punto che credo meriti riflessione: la natura religiosa della poesia.

Rimane il mistero
Saccardi. È la dimensione della sacralità, quindi, anche se oggi sembra che questa sacralità sia venuta meno, non credi?
Givone. Certo, e qui tocchiamo un punto essenziale. La poesia è un discorso molto ambiguo, è un discorso religioso e irreligioso al tempo stesso. Pensiamo a Lucrezio, che è alla radice di un poeta come Leopardi. La sua poesia è tutta intonata alla desacralizzazione, alla filosofia di Epicuro: uomo liberati dal timore degli dei.
Saccardi. È una immanentizzazione del punto di vista sulla vita.
Givone. È una radicale immanentizzazione: guarda il mondo per quello che è, abbi il coraggio di guardare il mondo per quello che è. E questa poesia irreligiosa, desacralizzata, si trasforma in una sorta di canto cosmico, in una forma di sacralizzazione del mondo.
Saccardi. Un grande soffio vitale…
Givone. Sì, il primo canto è dedicato proprio alla vita, a Venere, alla vita nascente (è quel soffio vitale a cui si è ispirato Botticelli per la sua Venere). È il canto della vita, il primo dei sei grandi canti di cui è composto il De Rerum Natura, che si conclude col canto della morte. Questa religiosa irreligione che è la poesia di Lucrezio comprende questo grande arco dalla vita alla morte. L’universo è come sospeso, è sradicato dal quel suo fondamento che era Dio, che erano le strutture religiose di comprensione del mondo, ed è una sorta di liberazione del mondo a se stesso; in questo senso la poesia ha un grande valore cosmico, la poesia è il mondo senza fondamento che è come sospeso al suo nulla. Questo genera stupore, costringe a guardare il mondo in un altro modo, e questo altro modo, essendo stupore, meraviglia di fronte alla vita, meraviglia di fronte al mistero dell’universo, torna a essere religione. In questo senso, dico, la poesia è ambigua, è religiosa e irreligiosa al tempo stesso.
Saccardi. D’altra parte, prima citavi Leopardi e tu da maestro mi insegni che Leopardi, poeta che attinge pienamente dalla lezione del materialismo, dell’immanentismo, è però il poeta dell’Infinito.
Givone. Esattamente, Leopardi come Lucrezio. Perché c’è una derivazione lucreziana non solo indiretta, ma anche diretta. Leopardi è poeta di tradizione settecentesca, la cui filosofia è quel materialismo del quale abbiamo due grandi interpreti, Timpanaro e poco distante Luporini, il quale parlava di un Leopardi «progressivo», Leopardi che libera dalla superstizione religiosa, Leopardi materialista, progressivo perché materialista (Timpanato sosteneva questa tesi). Ma, come gli appare alla fine l’universo? Come «(…) quell’arcano mirabile e spaventoso» che prima che si potrà mai spiegare «perderassi», prima di essere spiegato e inteso si perderà. Ecco, questo è un arcano irreligioso, nel senso che non c’è nessun Dio.
Saccardi. Ma rimane il mistero.
Givone. Certo, rimane il mistero. Su questo hanno scritto non solo i materialisti che abbiamo citato in precedenza, Luporini e Timpanaro, ma anche Bobbio ha delle pagine bellissime in merito. La ragione alla quale Leopardi diceva di attenersi, la ragione, la sola ragione, quel lumicino che fa un po’ di luce nel grande buio, è proprio quella che ti dice che sei circondato da un grande buio e il grande buio è il mistero. Certo, un conto è riempire quel mistero di risposte di tipo religioso, un conto è considerarlo soltanto mistero, ma mistero è, per gli uni e per gli altri, per coloro che lo riempiono di risposte religiose e per quelli invece che lo custodiscono nella sua misteriosità.
Saccardi. Su questo, ovviamente, ci sarebbero tantissime cose da dire, perché c’è il Leopardi che in qualche modo recupera le ragioni della speranza, e di questo, nella Ginestra, troviamo infinite occasioni di riflessione. Però, sull’origine dello sguardo poetico, della poesia che nasce da qualcosa di molto profondo, che si ritrova in tanti autori, io, se permetti, avrei da proporti qualche verso di Neruda che può offrire uno spunto interessante:

La poesia
Accade in quell’età… La poesia
venne a cercarmi. Non so da dove
sia uscita, da inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, non erano voci, non erano
parole né silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
bruscamente fra gli altri,
fra violente fiamme,
o ritornando solo,
era lì senza volto
e mi toccava.

Salto e vado alla conclusione:

Ed io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
mi sentii parte pura
dell’abisso,
ruotai con le stelle,
il mio cuore si sparpagliò nel vento



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Pag. 161






domenica 16 settembre 2018

Valerio Giovannini: le radici dell'Arte - Mostra Impruneta settembre 2018


L'inaugurazione della Mostra





La Ragione sposò il Progresso
si unì alla Giustizia Sociale,
bambini rossi sono nati
sono cresciuti bambini rossi
dispersi dalle piene del fiume.
E strana la sera di Mosca
suona il carillon della Piazza,
“Mezzanotte a Mosca” brilla
la stella rossa sul Cremlino,
vibrano bandiere rosse, rosse
al vento sulle mura, sventolano
all’aeroporto  di Mosca.
S’illumina la stella rossa sopra
la Casa del Popolo all’Impruneta.
Resiste al maglio della Storia.

·       E-Book: R.Mosi, “L’invasione degli storni”
Parte I “La valle dell’Inferno”, pag.11






Leggeri i passi salgono la collina
la città si scioglie in sentieri solitari
cancelli muti parlano di storie lontane.
Avvolge l’eco dei nostri passi
la pelle ruvida degli alti muri
segnata da strisce di graffiti.
Le voci dei compagni galleggiano
nell’aria umida prima del temporale.

Appare la casa rossa di Rosai
Ciajkowsky compone musica
le note si spandono per la campagna.
Dalla villa del Pian dei Giullari
esce suor Celeste dopo la veglia.
Una giovane scende a Firenze
nonna Giulia, nello sguardo gocce di cielo.

Oltre le acque dell’Ema piene di voci
il sentiero s’impenna per i campi
tra chiome di olivi e filari di viti.
La vista si apre sul cerchio dei colli.
Al centro la Cupola, sempre più lontana
misura dell’incedere dei nostri passi.
In cima San Gersolè ci accoglie
le case sgocciolate lungo la strada
i ragazzi intorno alla maestra.

Si apre infine la piazza dell’Impruneta
rivolta verso i portoni sbarrati della chiesa
intorno le braccia aperte dei loggiati.
Il paese si è ritirato, ostile, a tavola
alla campana di mezzogiorno.
Il temporale sferza con rabbia le cose.
Osservo sereno dal fondo del loggiato.
Il vino riscalda, continuo a salire
leggero, le scale della vita.

·        E-Book, R.Mosi “Florentia”, http://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=113


















      
Eterotopia
Benvenuto occhio che scruti
nella rete nuova dell’eterotopia,
segui il filo che lega mondi
lontani per lingua, genitura.

Ferma lo sguardo su tracce
d’oro dove muore lo stridio
di immagini alienate, il fruscio
di seta del narcisismo.

Spargi, dissemina l’oro,
occhio che scruti curioso,
vivi di scambio con l’altro,
mani per donare, ricevere.

Scopri la grazia nell’aldiqua
libero d’ immaginare,
di vivere la magia, il sacro
di ogni azione umana.

Occhio che scruti puro
nella polvere dell’Io malato,
ponte, passaggio d’oro
tra Oriente e Occidente.

Ti saluto occhio che esci
in Borgo San Frediano,
attraversi i ponti sull’Arno.
Porti ora occhiali d’oro.

R. M.