martedì 31 luglio 2018

La magia dell'ottava rima



Per i 70 anni di Simonetta
(Firenze – i Cannottieri)


 C'è una bella serata ai Canottieri,
su questa riva piena di magia,

evento tra i più fausti e lusinghieri,
compleanno di mito e di poesia.
Son trascorsi settanta e sembra ieri,
pare un concetto di filosofia,
si dice che il tempo corra in fretta
ma più veloce è la Simonetta.

Della corsa lei è stata una vedetta,
ogni gara era un podio ed un trofeo,
di vita questa è la sua ricetta:
ogni azione è una sfida ed un torneo.
Invidioso il destino, per vendetta,
sulla sua strada ha messo Matteo,
con lui più duro è stato l’agone
del Passatore e delle maratone.


Combatter con un simile marpione
neppure riuscirebbe l’Utopia,
sola soletta senza protezione,
ma raccogliendo ovunque simpatia.
Gode di grande considerazione,
di molte attività apre la via,
che si cimenti in campo di cultura,
a far teatro o nella scrittura.

E’ Itaca il suo gruppo di lettura,
quando in giro ce n’era forse un paio,
di Penelopi è fatta la struttura,
mi trovo come un gallo nel pollaio.
Vi si commenta gran letteratura
in questa sede in un clima gaio,
quando l’incontro cade nell’estate
il cultural finisce in abbuffate.

Ebdomadarie son le camminate
in cui trascina dietro tanta gente,
in Regione e Provincia incontrate
dove è stata solerte dirigente,
in lunghe file a far marce forzate
che faccia freddo o con il sol cocente.
In ogni caso mèta del cammino
è un bar dove gustare un gran panino.




Tra un banchetto ed uno sfilatino
mantiene la figura di un fuscello,
e che mai manchi un bicchier di vino,
sarà dovuto all’aria d’Orbetello,
con la Feniglia e l’alito marino,
ove ha radici ed il proprio ostello,
un dì selvaggia terra di Toscana,
tosta e coriacea razza maremmana.

Settant’anni di vita si dipana
che ha narrato nei propri racconti
a formare di libri una collana,
di scrittura scrutando gli orizzonti,
dal paese alla città mondana
con nuove sfide e nuovi confronti.
Le membra tiene sempre in azione:
è del moto perpetuo l’espressione.

Costante è la ricerca d’attenzione
col braccio alzato a chieder la parola
sempre prima vuol dir la sua opinione.
A tanta gioventù ha fatto scuola.
Vita ricca, vissuta con passione,
settanta sono gli anni…il tempo vola.
Per il futuro t’auguro di cuore
sempre più amici e sempre tanto amore.

               13 luglio 2018, Renato Sinoni 

                                                                                       

domenica 22 luglio 2018

Teatro Oklahoma: James Joyce e il mondo dei sogni



E’ stata una fortuna sabato 21 luglio ritrovarsi alle pendici di Monte Senario – l’antico Monte Asinaio, sopra il paese di Bivigliano – a “Casa al vento”, fra le prime ombre della sera per partecipare all’evanescenza, al profumo di un sogno, reso nella forma di un incantevole spettacolo. 

Essenziale il cartellone dello spettacolo: “Opus 3” al teatro Oklaoma, estate 2018. Il testo era tratto da un’opera preziosa di James Joyce “Finnegans wake” (“La veglia per Finnegan”), pubblicata a Londra nel 1939, “una novella dalla trama complessa che mescola la realtà con il mondo dei sogni”.

Gli spettatori della serata, un gruppo di amici di Firenze e dintorni, che per tradizione nel mese di luglio si ritrovano dopo il tramonto del sole al teatro Oklaoma, un gruppo curioso, amante del teatro e della letteratura (e della golosa avventura del dopo spettacolo). 

Gli attori, una comunità di dilettanti entusiasti del teatro, devoti al regista-condottiero, pronti a seguirlo nelle più stupefacenti avventure.
Il luogo dello spettacolo, alle pendici della collina. Il pubblico si distende sul prato degradante, di fronte al palcoscenico - non è un vero e proprio palcoscenico ma una serie di strutture che su spazi a più livelli, rievocano i luoghi della rappresentazione, il tutto immerso fra gli alberi del bosco. 

L’ora dell’inizio, tardi, dopo che si sono allungate le prime ombre della notte, le cicale si sono chetate, discende per ogni dove un profondo silenzio, interrotto, a tratti, dal fruscio del vento fra le foglie degli alberi e dal gracidare delle rane nel vicino laghetto.
Infine Stefano, il regista-condottiero, l’anima del teatro Oklaoma, di una sensibilità e competenza profonda, per la musica, le scene, il testo, le dinamiche della regia, la scelta di ricorrere alle molteplici forme della multimedialità; competenze che sabato passato si sono rivelate ancora una volta strategiche per l’originale copione che è stato composto e animato. 

Finnegans Wake è l'ultimo romanzo di James Joyce considerato uno dei testi letterari in cui la tecnica del “flusso di coscienza” viene portata alle estreme conseguenze.
L'opera, un poema eroicomico in prosa, scritto con un linguaggio onirico e polisemico. Concepito come una sorta di "storia universale", la suprema sintesi del  creato, Finnegans Wake trae spunto dall'omonima ballata  popolare tradizionale irlandese, Finnegan's Wake, che si era diffusa intorno al 1850; la morte e la comica
resurrezione del protagonista, Tim Finnegan, entrambe causate dall’ "acqua della vita", diventano un'allegoria del ciclo universale della vita. L'inglese wake significa allo stesso tempo "veglia funebre", ma anche "risveglio".
La tecnica del “flusso di coscienza”, già usata in precedenza nell'Ulisse è qui portata alle sue estreme conseguenze. La narrazione, la storia di una famiglia residente nel villaggio di Chapelizod, accanto a Phoenix Park, alla periferia
di Dublino, si svolge interamente all'interno di un sogno del protagonista: vengono abolite le normali norme della grammatica e dell'ortografia. Sparisce la punteggiatura, le parole si fondono tra loro cercando di riprodurre la
simbologia del linguaggio onirico [informazioni queste riprese da pagine di Wikipedia].

Partendo dunque da questo complesso quadro narrativo del romanziere irlandese, il regista e gli attori sono stati quanto mai bravi, a ricreare per brani e per cenni,
l’a
tmosfera d’incanto dell’opera, con una proposta equilibrata ed efficace. Un vero e proprio dono per il pubblico che è stato preso per mano a scoprire le diverse
pagine del “sogno”, risonanti di un linguaggio dagli accenti musicali, un tipo di dono del quale si avverte oggi quanto mai il bisogno, per gli anni critici che stiamo vivendo. 

  

martedì 17 luglio 2018

Givone"..la poesia ha l'ultima parola .."-"Con gliocchi dei poeti"


 Rivista “Testimonianze”, marzo – giugno 2018, (518-519), Periodico Bimestrale
Firenze - Pagg. 240 – 15 euro
Numero monografico sul tema “Con gli occhi dei poeti”
infotestimonianze@gmail.com - www.testimonianzeonline.com

Recensione 


"Si tratta di un volume speciale, totalmente monografico e del tutto “particolare” di “Testimonianze” che non è una rivista letteraria ma che ha comunque un’ispirazione di carattere umanistico, con contributi che mirano a inquadrare la realtà del nostro tempo. In quest’occasione si parte da un’ottica specifica: quella della poesia. Una realtà vista Con gli occhi dei poeti.  Il volume è a cura di Rosalba De Filippis, Luca Lenzini, Miriana Meli, Roberto Mosi, Severino Saccardi, Simone Siliani.

I poeti del nostro tempo ma anche quelli del nostro passato, ci sono presentati per “ritratti” da studiosi, scrittori, critici.   Apre il volume, l’intervista di Severino Saccardi al filosofo Sergio Givone. Il dialogo fa centro sulla domanda: che cosa è la poesia? Givone risponde che i poeti dicono “di non saperlo” e le citazioni che riporta, sono quanto mai “preziose”, da Ione, interpellato da Socrate, a Rilke, da Neruda alla Szymborska. Essi riconoscono, tuttavia, quel fuoco che arde dentro, che si manifesta in uno sguardo che vede il mondo in modo “altro”.    Ci sono un’ispirazione e una musica interiore che vanno tradotte – come dice Dante: ciò “ch’e’ ditta dentro vo significando” – in un’espressione poetica, con estro ma anche con sapienza, con studio e con fatica. Un fuoco che ogni animo umano può 
avvertire, anche se non tutti lo riescono a tradurre in versi. E la poesia ha radici popolari, come dimostrano i poemi omerici, e dà espressione a un sentire universale.
Nella prima parte del volume dedicata ai “ritratti”, incontriamo preziosi contributi sulla poesia di Dante, Giovanni della Croce, Giacomo Leopardi, Dino Campana, Pier Paolo Pasolini, Franco Fortini, Czeslaw Milosz, Arthur Rimbaud, Mario Luzi, Carlo Betocchi, Diego Valeri, Giorgio Caproni, Sandro Penna. Questi contributi non sono di maniera ma tendono a ricercare la vitalità ancora 
presente della poesia di questi personaggi ai nostri giorni, il costante dialogo con le forme più vive della cultura del nostro tempo.
I curatori del volume riconoscono, poi, che questo sentire universale, si traduce, talora, in forme, in linguaggi e in esperienze che sfidano anche la tradizionale, e datata, distinzione fra cultura “bassa” e cultura “alta”: due specifici ritratti sono dedicati, infatti, a poeti-memestrelli come il Nobel Bob Dylan e come Fabrizio De Andrè.
Nelle parti successive sono evidenziati “percorsi” tematici: la poesia al femminile,  quella “visiva”, la relazione fra poesia e immagine fotografica, per approdare alla memoria di poeti (“ricordarsi”) che di recente ci hanno lasciato, ricordati da scrittore e amici che sono stati loro vicini e che possono
quindi  raccontare l’ispirazione e il percorso umano con immediatezza (come Pierluigi Cappello, Gabriella Maleti, Giusi Verbano, Hasan Atiya Al Nassar).
Nell’ambito dei percorsi tematici, è da porre in risalto il contributo sulla rivista fiorentina di poesia comparata “Semicerchio”, a cura di Francesco Stella, rivista che nasce a Firenze a metà degli anni Ottanta e rappresenta un’apertura dell’ambiente poetico e letterario fiorentino al mondo internazionale, alle esperienze degli autori migranti, al dibattito sul “ruolo sociale” della poesia in una realtà – come quella occidentale, perché altrove il ruolo del poeta è ancora vivo – che della poesia sembra poter fare a meno a vantaggio di altre forme espressive, come la canzone, più consone alle logiche del mercato.
Per terminare un fiore all’occhiello per questo volume di “Testimonianze”, “Con gli
occhi dei poeti”, è rappresentato dal lavoro di notevole attualità – e dai relativi contributi - svolto dagli studenti di due scuole fiorentine, per un verso, ponendo a confronto Guido Cavalcanti e Giorgio Caproni (3C del Liceo Scientifico “E. Balducci” di Pontassieve), per l’altro, approfondendo il tema “carpe diem ai tempi del web” (5° del Liceo Scientifico “A. Gramsci” di Firenze).

Il recente impegno della rivista “Testimonianze”, “Con gli occhi dei poeti”, ha il merito di fornire agli studiosi, alle persone che credono nelle ragioni della poesia, uno strumento prezioso di conoscenza e di orientamento riguardo alla stagione che stiamo vivendo; un’iniziativa che incontra, felicemente, nell’ambito del panorama fiorentino, con una visione di carattere universale, l’impegno della rivista “L’area di Broca”, diretta da Mariella Bettarini, che
sta per uscire con un nuovo numero dal titolo affascinante “Poesia 21”, dedicato ad approfondire le domande “ Cos’è, dov’è, dove va la poesia in questo inizio XXI secolo ?”, questioni alle quali hanno già risposto un numero considerevole di poeti, studiosi, scrittori (si veda il sito dedicato:
http://www.emt.it/broca/broca107/questio/risposte.html). Il quadro si completa con il lavoro dai caratteri “unici” della rivista “Semicerchio”, che l’anno passato è uscita con un numero “gigante”: una raccolta di testi (compresi Nobel e Pulitzer) e di saggi pubblicati nel corso di trenta anni, legati alle linee più innovative della poesia mondiale.  

Da tre riviste fiorentine dunque, dai caratteri diversi, momenti d’impegno comune, in tempi ravvicinati, per determinare nel cielo della poesia di oggi il punto astronomico e per coltivare la speranza di una nuova stagione della poesia, di un percorso atteso di ri-nascimento. " 








L'alba al passo Giau


10 luglio 2018 - Partenza da Cortina, sullo sfondo 

il passo Falzarego


Alba al passo Giau






















ll passo Giau (Jof de Giau in ladino fodom, Suogo de Jou in ladino ampezzano) è un valico alpino delle Dolomiti posto a 2236 m. in provincia di Belluno che mette in comunicazione i comuni di Colle Santa Lucia e Selva di Cadore con Cortina d'Ampezzo (Wikipedia).




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Da "Navicello Etrusco"

L’aruspice

Ombra della sera
figura d’uomo
allungata nella luce
triste del tramonto.
Ascolto il silenzio
dalla Rocca, lontano
da spiagge affollate.
L’aruspice etrusco
 segue il volo del falco,
coglie i segni del cielo
La violenza del giorno
è lontana, la città
torna all’antico mistero.
La processione sale
all’altare sulla collina
per il sacrificio. Il sangue
nutre la vita del mito.




lunedì 16 luglio 2018

Poesia sull'Arno, al Ponte Vecchio


         Festa straordinaria la sera del 13 luglio sulle rive dell’Arno, ai piedi del Ponte Vecchio, presso la sede dei Canottieri di Firenze, per festeggiare Simonetta Cartoni, nota sportiva, vincitrice di due edizioni della corsa del
“Passatore”, dalla città a Faenza, amante della letteratura, del teatro, protagonista di vari progetti culturali.
         Nel corso della serata canti in ottava rima a lei

dedicati da parte di Renato Simoni e poesie di Roberto Mosi. Una di queste celebra le passioni dell’amica Simonetta, la nostra “Principessa”.

Canto per una Principessa
Simonetta ama il Teatro, 
una vera Passione per il Romanzo
da per – correre a gambe alzate
nel vento al ritmo del suo cuore
in testa al gruppo forsen – nato
di amici, amanti, ammiratori
il traguardo lontano, lontano
fra grida e applausi, lancio
di baci innamorati, le luci
i riflettori del palco scenico accesi

in scena rin – novate scene
di Passione,  d’Amore

         La serata è stata l’occasione per ricordare precedenti incontri ai Canottieri, di musica, poesia, disegno
all’impronta, con la partecipazione dell’attore Carlo Monni, del flautista Pierluigi Mencarelli, del pittore Enrico Guerrini e la presentazione di Raccolte poetiche di
Roberto Mosi ( si vedano “L’invasione degli storni”, Gazebo 2012, e i resoconti apparsi su “Occhio all’Autore” di Literary), fino a riprendere il filo con l’ultimo libro “Navicello Etrusco. Per il mare di
Piombino” (edizioni Il Foglio, 2018). La poesia dedicata nel libro alla città di Piombino.

Città nave
 Si spezza la risacca
sulla prua del faro,
le ciminiere liberano a poppa
i fumi dell’altoforno,
al centro il lungo ponte
il corso costellato di torri.

Dalla terrazza dell’albergo 
respiro l’aria del mare
scorgo la linea rosa
dei monti. I gabbiani
saettano striduli
padroni del cielo. 

Marta passerà nel corso
sul passeggino, da principessa.
Saluteremo gli errabondi
gabbiani in un girotondo
di risa felici per liberare
gli ormeggi della città nave.


 
        L’Arno è stato fra i protagonisti della serata, con le sue luci, la folla sulle rive e sui ponti schierata, come ogni sera, davanti allo spettacolo del tramonto; particolare poi l’avventura di un piccolo “Navicello” di carta, sfuggito al “mare di Piombino”, che varato dall’autore nelle acque del fiume, è clamorosamente affondato.
   
      E per finire il racconto della serata, il viaggio in barca degli ospiti alla festa, nella notte, in barca, guidata da Paolo, Caronte fiorentino, fra i palazzi illuminati, le ombre dei ponti, i riflessi delle luci dei lungarni, sorvegliati dallo sguardo misterioso dell’ “Estate”, al Ponte a Santa Trinita. 
Il ritorno ai Canottieri, ai piedi degli Uffizi - fra l’invidia, forse, degli ultimi turisti curiosi dalle spallette dei lungarni - sospinti dalla pertica del nostro “Caronte” e accolti, idealmente dalla, “Venere” del Botticelli, scesa anche lei, dagli Uffizi alle rive dell’Arno.


Visione [da “Concerto”,Gazebo]
 Venere spinta dai venti
giunge alla riva,
ai piedi della Galleria 
degli Uffizi, dove
un tempo sorgeva
il porto romano.

Flora accoglie la dea,
la coperta ricamata
di gigli fra le braccia.
Mano nella mano
salgono la scalinata, 
raggiungono gli Uffizi.

L’Alba si annuncia.

C’è ancora il tempo
per intrecciare una danza, 
per invitare Mercurio
a rinnovare il rito
per un nuovo Rinascimento.

        
Momenti e pensieri dell’incontro rivolti, in definitiva, alla magia del Rinascimento e dell’amica Simonetta, anima e protagonista della serata.