lunedì 29 ottobre 2018

La gabbia per i condannati alla gogna, al Castello di Piombino - Literary parla della serata di musica e poesia


Gabbia per la gogna

LINK a LITERAY  del 2.10. 2018







Elisa Cecilia Langone legge  Navicello Etrusco



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domenica 28 ottobre 2018

"Dodici lune" : ipotesi per un Calendario - Anna Maria Volpini

Dodici lune
Ipotesi per un calendario
.


Di gennaio
.
quando la luce si perde nel buio
quando il freddo indurisce la terra
ritornano
“ piegava il vento la punta dell’ erba, la cima
del leccio agitava e quel ramo, posatoio
perfetto per qualche uccello in fuga,
restava vuoto nel vuoto cielo d’inverno
al ritorno dal campo, un cesto di uova
un corbello di legna, la sua stanchezza
sulle spalle e sul sentiero di neve impronte
di zoccoli, di scarpe chiodate
di sera sui colli si alzava la luna
un filo di fumo nel cielo - qualcuno
nel canto del fuoco attizzava la fiamma -
e un canto si alzava - la nonna filava la lana
…ninna oh! nanna oh! questa bambina
a chi la darò… all’or di notte recitava
il rosario “ave maria gratia plena”
echeggiava allora una campana…
ritornano
senza contorni netti questi che furono detti
arrivi d’inverno, queste che furono
svuotate dilatate stagioni
.

Di febbraio
non sei più culmine
non sei più ruota
luna crescente
di questo freddo febbraio
lucente forma appena tagliata
sulla curva del cielo
acquario di luci sorelle
ancora ti affacci sui boschi
sui prati gelati sui fumi e
i profumi remoti
del mio tramontato paese
tu luna veggente
da sempre conosci quei voli
di uccelli bambini
quei rivoli aperti
che scendono in doni di carne
da sempre conosci
le mie filastrocche
e le prigioni della paura
accogli questa ultima parola
in quello spazio immoto
che ti rimane ancora
.

Di marzo
.
e se la rosa di macchia s’ingemma
sul liscio frusciare fra i rami
se la linfa trattiene il suo moto
incrociando un brivido di neve
se la rugiada riposa sulla curva dell’erba
e rispecchia trasparente la luna
marzo è arrivato
e se nel silenzio si apre un grido
e l’eco ripete quella sospesa nota
da un balzo all’altro calano gli uccelli
se quel volo intreccia una corona di vento
e si rinnova il fremito
di memorie ormai passate
marzo è arrivato
nuova stagione nuova emozione
o marzo marzo
non mi si scalda il cuore
come allora

.

.
Di aprile
rinascono
forse d’aprile
in questa primavera nuova
tra moti d’acque e scie annuvolate
che oscurano il corpo della luna
queste ormai scarse sementi
prigioniere di una terra dura
che mostra tane e denti
rinascono
forse d’aprile
in questa imperfetta sostanza
in questo gravido corpo
di poche ossa di pochi elementi
quelli che hanno parlato
di speranze dimenticate
e quelli che hanno cercato risposte
rinascono
forse d’aprile
queste ormai scarse sementi
nel volger di quest’anno
o di un anno a venire?

.

.
Di maggio
.
“se bambagia raccoglie la sponda del fiume
e di maggio l’uggiosa messe
è discesa dal ramo
sapori - odori trapassano l’erba
e scivoli d’acqua
si allargano verso il tramonto
se lo zirlo del merlo manda messaggi
nel tremulo coro dell’alba
e antichi rumori rispondono
sulla riva del lago
lo slancio di alzavole in volo
occhieggia dal tempo lontano“
è di questo che voglio parlare
ma
se un passo si allontana
e una bocca vuol gridare
se una pena è appena nata
no
di questo non voglio parlare

.

Di giugno
.
Osservo ogni stagione.
Forse di giugno
sancito il riscatto
se apri il cancello
non chiederò di più.
Nel frattempo dimentico
se hai toccato ogni furore
e oltrepassato ogni eccesso.
Nessuno viene dal cielo
a benedire l’uscio di casa
e il salice seccato
cede al primo soffio e cade
rimbalzando appena.
Ma attento se cadi
potresti raccogliere paure
perverse e abbeverartene.
Accetta il mio sforzo.
Questo pensiero non  ha
sicurezza adagiato come
un ventaglio di vetro
sopra un letto di ortiche.
Manca poco alla fine del mese.
Il  plenilunio sfiorerà
il profilo dei colli
per renderli umani.
Mi  consola l’ombra del  melo
forse di giugno
raccoglierò più frutta
se la stagione non sarà piovosa.
.


.
Di luglio
.
sale dalla terra e sembra
quasi non toccare il cielo
la luna come un oblò di luce
mi mostra rossa la sua faccia
si addensano i rumori della sera
nel giardino un gatto miagola
e una civetta tra i fitti rami
del leccio si rimpiatta e grida
dalla finestra aperta il vento
entrato ad arte a rivoltarmi le carte
mi mostra rinnovata la pace
toccata dal respiro della notte
accetto o non accetto
l’invito al sogno?
.

.
Di agosto
.
……attenti al matto!
se non ha fretta legge di tutto
più spesso scrive e allunga
le parole come fossero molle
fino al limite del verso
nell’ultimo sonetto ha inserito
una frase tradotta dal greco
che ormai non ha più senso
……attenti al matto!!
se non ha fretta gioca
stacca le rotelle dai pattini
le figurine dall’album
le lune dal calendario
costruisce treni di cartapesta
appende occhiali da sole
su tutti i cappelli di paglia
…… attenti al matto!!
quello accertato non è rivelato
costa fatica e ha più valore ma
finite le ferie di agosto
là non rimane che polvere
la tazza vuota del caffè espresso
tutti i grovigli dei treni
tutti i pensieri in corsa

.

.
Di settembre
.
si stempera il caldo
dell’estate nell’aria
trasparente del mattino
tra la nebbia e l’ombra
gli occhi puntati
come telecamere a filmare
sogni e pensieri
a mezza costa sfuocati
il cane dorme e ronfa
le sue zampe pelose
sul lenzuolo d’erba
rincorrono fantasmi
allarme sulle balaustre merlate
il tempo corrompe
le pietre e le emozioni
tramonta l’ultimo quarto
di luna e la notte
mi si culla dentro
ma non mi scuote
settembre si avvolge
nel suo stesso velo
e se ne va

.

.
Di ottobre
rotola sul tetto la pioggia
batte batte leggera
e con quel ritmo culla i miei sogni
baci-gocce si appoggiano piano
sulle mie labbra assetate
li assaporo senza saziarmi
frizzante l’aria del mattino
è un vino novello traditore
mi inebria e il sangue si rinnova
la nebbia non indica spazio
d’intorno lo spazio più grande
è dentro di me o forse dentro di te
quella lontana falce di luna
è un già ricordo e la tua pelle
non raccoglie più il mio respiro
malinconico ottobre
quali messaggi mi mandi dal cielo?
perché solo dal cielo?

.

.
Di novembre
.
dall’aperto libro del cielo
in un freddo mattino di novembre
la luna calante - sospesa e lenta
da sembrare immobile -
mi spiegava le sue arcuate geometrie
mi stupiva la sua forma sospesa
lucida incurvata e sottile
che si consumava fino a tramontare
mi commuoveva la sua esplorata verginità
la sua ignorante indifferenza
ma restava là - bianca sulla polvere
azzurra all’orizzonte - ignara
del mio sguardo che la possedeva
la luna calante di novembre
in quel freddo mattino

.

.
Di dicembre
.
“case coloniche illuminate
serate danzanti
cere di candele
piatti di ceramica blu
veli e scialli notturni
fiori di smalto
sulla luna piena
suono di violoncelli”
per la festa del compleanno
quant’altro ancora da ricordare?
trentuno di dicembre
batte mezzanotte
un orologio a cucù
le mani strette a pugno
la ragione smarrita
tutto sprofonda così in basso
dentro la credenza
ho chiuso le coppe
sopra lo scrittoio
sta cadendo la polvere
le cinture allacciate
per una frettolosa partenza
adesso ci sarà l’ultimo addio
c’è guerra tra noi
la pace si farà domani
. . . 
.
il
2016
sia un anno
allegro benevolo
costruttivo danaroso eccellente
frizzante geniale innovativo letterario
magico naturale originale pacifico quieto
raggiante salutare tranquillo unico vivace zampillante
che ogni giorno
una luce ti guidi
che un amore
ti protegga
ogni giorno
auguri