venerdì 28 dicembre 2012

Le colonie di Calambrone

 
Le colonie 
Scivolano le tavole sulle onde
gonfie di libeccio, le vele tese
s’intrecciano sul mare, lontano
le isole, le navi al porto di Livorno.
Scivolano i ricordi,
la colonia è una nave arenata
fra le dune e il viale a mare,
la torre dell’acqua domina
le chiome dei pini e dei lecci,
segno scolpito del fascio.
Galleggiano nell’aria
i simboli del regime, in cerchio
vecchi fantasmi in camicia nera,
architetti e direttrici boriose,
maestre con i fischietti alla bocca.
Irrompono i bambini
sulla spiaggia: io sono un punto,
la testa rapata su due grandi occhi celesti.
Rivive la valigia di cartone,
il corredo (quattro mutande,
tre magliette e un cappello),
il canto di cinquecento ragazzi
schierati sul piazzale.
Riconosco il suono del vento,
le raffiche s’infilano nei corridoi, scuotono
le porte delle camere, una ad una.
.
 

martedì 25 dicembre 2012

"NEL VEDERE LA DONNA, UN SALTO DI QUALITA'"

 
 
cappello
nero da uomo
di traverso donna
in carriera avanza nella luce
della parte destra della vetrina
fazzoletto rosso al taschino del tailleur
               l’altra parte del quadro nell’oscurità nasconde
il lato femminile
del manichino
^^^^


venerdì 14 dicembre 2012

Ariosto si succhia il pollice

Gregory Corso

LA "PRIMAVERA" DEL BOTTICELLI


Della Primavera nessun segno!
Sentinelle fiorentine
da campanili ghiacciati
cercano un segno -
Lorenzo sogna di destare uccelli azzurri
Ariosto si succhia il pollice.
Michelangelo si siede in mezzo al letto
... destato da nessun mutamento nuovo.
Dante getta indietro il cappuccio di velluto,
i suoi occhi sono profondi e tristi.
Il suo cane danese piange.
Della Primavera nessun segno!
Leonardo misura a passi la sua intollerabile stanza
... arrogante fissa la neve ostinata.
Raffaello entra in un bagno caldo
... i suoi lunghi capelli di seta son secchi
per il poco sole.
Aretino ricorda la Primavera a Milano; la madre,
che ora, su dolci colli milanesi, dorme.
Della Primavera nessun segno! Nessun segno!
Ah, Botticelli apre la porta del suo studio.
 

lunedì 10 dicembre 2012

Sfilata di moda in riva al mare infuriato


.
giaccone
.
a vento kamikaze
.
per la sfilata sul mare
.
la passerella disegnata
.
dal mare infuriato marosi
.
in arrivo alternati bianchi e neri
.
urtano i piedi del manichino di spalle
.
gomitoli di ferro
.
per scarpe
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Scatto 1di 11
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domenica 2 dicembre 2012

Scoperti due treni innamorati


 
Treni innamorati  
.
I treni innamorati
s’incontrano la sera
a Sesto Fiorentino.  
.
A volte s’incrociano
sui binari, fischiano
e sbattono le ciglia
dei fanali, improvvisa
è nata una passione.  
.
Ho visto l’altra sera
l’eurostar dare baci
ardenti alla littorina,
nascerà un trenino,
il tenero gioco
per un bambino.  
.
Mangerà spinaci
e ravanelli, d’estate
al Forte porterà
mamme e bambini,
viaggerà da grande
sui binari e, preso
d’amore, correrà
veloce nel parco
a Sesto Fiorentino. 
.
da “Aquiloni”, www.laRecherchehttp://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=35
(LINK)
Disegno di Enrico Guerrini


lunedì 24 settembre 2012

. Sesta Festa AUSER della Città che Apprende . Genova - 26, 27 settembre 2012 . INFORMARSI E COMUNICARE AL TEMPO DEL WEB E DELLA TV . "La Città che apprende", manifestazione a cadenza biennale che Auser Nazionale dal 2004 dedica all'educazione degli adulti ed alla cultura come strumento di cittadinanza e di integrazione sociale, giunge alla sesta edizione. Quest'anno l'evento si terrà a Genova (dopo Roma, Bologna, Napoli, Milano, Venezia) il 26 e il 27 settembre, presso il Palazzo Ducale. . Per questa edizione come temi di rilevanza culturale e sociale sono stati scelti i linguaggi dell' informazione e la comunicazione, in particolare quella digitale: "Informarsi e Comunicare al tempo del Web e della Tv".

domenica 23 settembre 2012

MOSTRA FOTO "MODA & OLTRE"

. . . La Mostra "Moda & oltre" è aperta alla Rimessa di Bivigliano, via della Fonte, fino al 3 ottobre. Fotografie dei "personaggi" che si affacciano dalle vetrine delle vie della moda, con alcune escursioni nel mondo della fantasia. ------------------- --------------------------------------- . ---------------------- ---------- ----------------------------- . L'eBook "Florentia" è raggiungibile all'indirizzo: http://www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=113

giovedì 13 settembre 2012

Luigi Fontanella per "L'invasione degli storni"


Rivista “Gradiva”, International Journal of Italian Poetry, New York, n.41/42 2012, pag.225.
Recensione di Luigi Fontanella
Roberto Mosi, L’invasione degli storni, Firenze, Gazebo, 2012, pp. 41.
.
“Mosi, poeta fiorentino di delicate permanenti sfumature (permanenti perché incidono e sedimentano nella psiche del lettore sensibile) ci offre un altro gentilissimo libro dopo il memorabile Aquiloni.

La bella immagine che compare sulla copertina (suggestiva fotografia di Simone Guidotti) dà subito un segno dell’assunto del libro, e, giustamente, nell’ottima Prefazione di Giuseppe Panella, viene subito indicato un altro quanto affascinante referente letterario: l’indimenticabile passo del Palomar di Calvino nel quale il personaggio di fronte alle ondate degli storni, che con ampie volute oscurano di tanto in tanto i nostri cieli, prova apprensione.

Ed è sotto lo stemma dell’Interrogazione che si snoda questo “viaggio” del poeta dalla Valle dell’Inferno alla Via del Purgatorio fino al “Paradiso” della realtà presente che però si nutre del proprio passato, come già ci ha insegnato un altro grande scrittore (William Faulkner).

E a fare da “guida” ispirativa per questo viaggio, un po’ come – fatte le debite differenze – avviene con Beatrice per Dante, è la piccola Gabriella, sorella di Roberto, morta dopo un giorno di vita. E’ a lei che l’autore dedica questo vibrante libretto (la dedica stessa è già di per sé un verso: “A Gabriella, il respiro, il volo di un giorno”).


Versi, questi di Mosi, delicatissimi, pieni di speranza, e al contempo indelebili, scolpiti nel tempo, come quelli collocati a suggello finale del “Purgatorio”:
“Lascio l’ospedale, corro / nella strada in discesa, l’aria / accarezza la pelle arrossata. / Gabriella mi guida, /pedalo leggero nella città, / la nuova Sala d’Attesa.”

Luigi Fontanella


lunedì 9 luglio 2012

L'e-Book de laRecherche per l'anniversario di Marcel Proust

Gentili Autrici e Autori, Lettrici e Lettori,
informiamo che, in occasione dell'anniversario della nascita di Marcel Proust (10 luglio 1871), è in linea il nuovo eBook (scaricabile gratuitamente), in sua memoria:

DA ILLIERS A CABOURG
L'impronta di Marcel Proust nel cuore della Francia


Antologia a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani
LaRecherche.it, 10 luglio 2012
A 141 anni dalla nascita di Marcel Proust

Apri/leggi/commenta l'eBook:
www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=116

Testi di:
Adriana Pedicini, Alessandra Ponticelli Conti, Antonia Sati, Antonio De Marchi-Gherini, Antonio Spagnuolo, Caterina Davinio, Charles Baudelaire, Claudio Angelini, Daniele Garritano, Daniele Santoro, Davide Rocco Colacrai, Domenico Cara, Domenico Cipriano, Donato Di Stasi, Elio Pecora, Eugenio Nastasi, Flavio Ermini, Florence Godeau, Fortuna Della Porta, Franca Alaimo, Francesco De Napoli, Franco Buffoni, Gennaro Oliviero, Gio Ferri, Giorgio Mancinelli, Giovanni Raboni, Gualberto Alvino, Guglielmo Peralta, Giuliano Brenna, Gwyneth Lewis, Laura Cherubini Celli, Leopoldo Attolico, Loredana Savelli, Luca Soldati, Luigi Fontanella, Marcel Proust, Maria Grazia Cabras, Maria Grazia Lenisa, Maria Grazia Maiorino, Maria Musik, Maria Pia Moschini, Maurizio Soldini, Ninnj Di Stefano Busà, Paolo Polvani, Roberto Deidier, Roberto Maggiani, Roberto Mosi, Roberto Perrino, Saverio Bafaro, Stelvio Di Spigno, Valentina Corbani
L'eBook è illustrato con fotografie di Roberto Maggiani

La Collana e-Book de laRecherche, comprende "Florentia", R.Mosi, 2012

lunedì 7 maggio 2012

L'Anello dei Poeti (III) - Settignano (e oltre)


L’ultima camminata fiorentina alla scoperta dei luoghi della poesia, è terminata alla Casa di Dante, da dove si era partiti per il primo trek. Gli amici del gruppo, un po’ affaticati dalla lunga marcia, hanno trovato l’energia per declamare le ultime strofe del Paradiso, Canto XXXIII (/l’amor che move il sole e l’altre stelle.) e sciogliere l’incontro con un applauso.

La partenza nella prima parte della mattinata da Ponte a Mensola, ai piedi della collina di Settignano, nel nome di Giovanni Boccaccio che in questa verde area passò i primi anni della sua vita, ambientò il poemetto “Ninfale fiesolano” (Aveva la ninfa forse quindici anni/ biondi com’oro e grandi i suoi capelli./) e le prime giornate del Decamerone.

Si è poi seguita via della Capponcina, in forte salita verso Settignano, nello splendido paesaggio dei colli fiorentini, con la sosta all’omonima villa di Gabriele d’Annunzio (1898- 1910) e alla villa Porziuncola di Eleonora Duse. Il pensiero alla sfarzosa vita che il poeta tenne a Firenze e alle opere che qui presero vita, Alcyone in particolare. Non poteva mancare il ricordo de La pioggia nel pineto (Taci. Su le soglie/ del bosco non odo/ parole che dici/ umane. ) insieme al riferimento allo sguardo felice che D’Annunzio rivolge al paesaggio circostante, come nella Sera fiesolana ( Fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie/ di gelso… ) o Lungo l’Africo ( O nere e bianche rondini, tra notte/ e l’alba, tra vespro e notte, o bianche e nere/).



Nel proseguire della passeggiata il tema del paesaggio è emerso in maniera costante. L’amico Piero davanti all’uliveto che circonda la splendida villa di Gamberaia, ha letto i versi di Lucrezio da De Rerum Natura (Libro V): “Ogni giorno costringevano le foreste/ a indietreggiare sempre verso i monti/ per lasciare le terre basse alle culture: così che/ stagni, ruscelli, messi e ricchi vigneti coprissero/i colli e le pianure e la fascia grigio/ cerulea degli ulivi potesse essere visibile/).



Nell’ultima parte del trek, l’incontro con il fiume Arno, disceso in riva destra dalla Pescaia di S. Andrea a Rovezzano al Centro di Firenze. Ha camminato con noi il ricordo di Mario Luzi che in questa zona – rione di Bellariva - ha abitato negli ultimi anni della sua vita e nella sua poesia ha tenuto un costante dialogo poetico con il fiume (All’Arno – “Sulla sponda che frena il tuo pallore/…”; Fiume da fiume – “Si pasce di sé il fiume, bruca/serpeggiando/ le sue/ quasi essiccate sgorature/ …).

Da qui ancora un piccolo tratto di strada nel centro di Firenze per chiudere alla Casa di Dante, l’“Anello dei Poeti” e pensare di riprendere, presto, forse domani, il cammino lungo altri Anelli nel mezzo del cammin di nostra vita.

martedì 10 aprile 2012

"Sinfonia per Populonia" mercoledì 11 aprile, ore 17. Casa di Dante - E-book LaRecherche Ilflautodi Pier Lugi Mencarelli


Link  "Sinfonia Populonia", LaRecherche


Circolo degli Artisti di Firenze – “Casa di Dante” 11 aprile 2012

Sinfonia per Populonia
Quattro tempi: Inverno, Primavera, Estate, Autunno
Raccolta di Roberto Mosi
Presenta Severino Saccardi
Musica Piero Mencarelli, flauto
Letture: Giulia Capone Braga, l’autore
Scatola teatrale e disegni: Enrico Guerrini
*
Programma dell’incontro
*
Presentazione
*
Luciano Berio, Sequenza

Inverno / origini, caos

*
Wolfang Amadeus Mozart, Andantino

Primavera / germogli, nascita

*
Wolfang Amadeus Mozart, Allegro Aperto

Estate / gioco, crescita

*
Riflessioni sulla “Sinfonia per Populonia”
*
Christoph Willibald Gluck, Lento

Autunno / tramonto, parole in fuga

*
Claude Debussy, Sirinx

Autunno / tramonto, ombre
* * *

La Sinfonia per Populonia pone particolare attenzione al suono e al ritmo della poesia, scandita in strofe di otto versi, e a un ideale collegamento con la forma della sinfonia (della forma-sonata, in particolare: esposizione del motivo, sviluppo, ripresa). La ricerca che anima Sinfonia per Populonia parte da un intreccio di linguaggi, quello della poesia, della musica e delle immagini, in sequenza, del disegno.

Per lo Zingarelli “intrecciare” vuol dire “unire in treccia”. “La treccia è una composizione di tre lunghe ciocche di capelli accavallate alternativamente, tipica acconciatura di bambini e ragazze”. La domanda: la treccia che prende forma, è più “interessante” della singola ciocca di capelli? A noi pare di sì, com’è avvenuto nell’esperienza fiorentina degli anni ’60 per la “poesia visiva”. O è tutta un’illusione?
Al centro della narrazione vi sono, per un verso, la terra di Populonia e l’eco lontana della civiltà etrusca, per l’altro, il mondo quotidiano degli affetti. Gli elementi: il mare, il variare della luce durante il giorno, l’alternarsi delle stagioni, nella natura e nella vita dell’uomo.
La narrazione rappresenta, in definitiva, un viaggio nell’esistenza dell’uomo, scandito, come nella Sinfonia, da quattro tempi, dall’alba al tramonto.

La prima parte della Sinfonia, l’Inverno: il caos delle origini, dell’ esistere, i moti della passione, per emergere, o perdersi, nella conquista del mito, incontro dell’individuo con il senso comune, condiviso, che può dare conforto alla solitudine, alla fragilità dell’io.
Sono Tagete, figlio
di Genio e di Terra.
Sono tra voi per mostrare
i segni del Cielo.” Si allontana
verso Populonia, scompare
tra le zolle. (….)

Successivamente la stagione della Primavera e il tema della rinascita della natura.
Con l’Estate il tema della crescita, della scoperta della parola e dell’’affermazione dell’io.
I girasoli circondano
la casa del mare.
Dalla loggia ascolto
il silenzio dei girasoli,
i grandi occhi gialli (…)


Infine l’Autunno, in un contrasto di luci e di ombre che si allungano sulla terra nelle ore del tramonto, rischiarate a tratti dalla ricerca della bellezza.
Ombra della Sera
figura d’uomo, nuda
allungata nella luce
del sole al tramonto. (…)


Si può dire che la Sinfonia per Populonia si distingue per l’incontro di forme e suoni di origine diversa, per il contrappunto di segni e significati di valenza diversa, nel movimento perenne, circolare della vita.

giovedì 5 aprile 2012

Marcel Proust e il viaggio

"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell'avere nuovi occhi."
Marcel PROUST

Una Pasqua serena e felice a tutti voi .

BLOG poesia3002.

mercoledì 4 aprile 2012

Roberto Carifi per "L'invasione" - "Poesia", aprile 2012


" Roberto Mosi vive a Firenze. E’ stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana. Ha pubblicato diverse raccolte di versi, molti articoli e ioere di saggistica. E’ redattore della rivista fiorentina “Testimonianze”, fondata da Ernesto Balducci.
Ora Roberto Mosi ha dato alle stampe L’invasione degli storni (Gazebo), un bel libro preceduto dalla prefazione del filosofo e poeta Giuseppe Panella che scrive: “La vita è fatta di illusioni e di sogni ,
l’altra faccia della Luna. Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi dall’altra parte. Mosi prova a raccontarci come è andato il suo viaggio dall’Inferno al Paradiso, dal mare dell’immondizia allo schermo translucido della coscienza: la sua poesia è tutta qui, resa immobile e, pur tuttavia, agitata dalla forza del desiderio di volare”.
La poesia di Mosi è alta e sublime, e L’invasione degli storni è un libro da non dimenticare.

L’ultimo chiarore scompare
l’ombra sale dalle strade,
sommerge le cupole,
le tegole dei tetti,
inghiotte il volo delle piume.
Nei nidi appesi alle grondaie
riposano i racconti del mondo,
la testa sotto le ali.

Roberto Carifi in “Poesia”, aprile 2012, pag. 77.

Libreria “LibriLiberi”, via S. Gallo 25r, Firenze.
Libreria “Edison”, piazza della Repubblica, Firenze.

domenica 1 aprile 2012

Anelli dei poeti: l'Oltrarno (e oltre). Seconda passeggiata


E quando in Palazzo Vecchio,
bello come un’agave di pietra,
salii i gradini consunti …

.
Con la lettura corale di questi versi di Pablo Neruda, ripresi dalla poesia “La città”, scritta in occasione della sua visita a Firenze nel 1951, è terminata la seconda passeggiata dedicata alla scoperta dei luoghi della poesia, organizzata da Roberto Mosi per i soci dell’Associazione ambientalista Trekking - Italia di Firenze. I versi furono dipinti su un vecchio edificio dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Salvi -– come si vede nella fotografia - da un gruppo di ricoverati.
Le tracce della storia della poesia – e dei poeti – sono vive in tanti luoghi della città ed è quanto mai suggestivo “scoprirle” e ricordarle insieme ad altri amici di avventura.


Nello stesso spazio di San Salvi, prima ci eravamo fermati presso la ex sede della Direzione sanitaria dell’Ospedale dove nel 1918 fu visitato Dino Campana e fu presa la decisione di internarlo nel manicomio di Castel Pulci, dove rimase fino alla morte. In questa sosta, è sembrato appropriato leggere: “In un momento /sono sfiorite le rose/ …” dal libro “Un viaggio chiamato amore”.

La lunga passeggiata era iniziata nel cuore del quartiere di San Frediano, presso Casa Guidi, piazza S. Felice, dimora dal 1845 della poetessa inglese Elizabeth Barrett ( “In quanti modo ti amo? Fammeli contare./..”) e del marito Robert Browning.

E’proseguita in via dei Serragli fino al Teatro degli Artigianelli per ricordare la presenza di Umberto Saba a Firenze nei giorni della Liberazione della città (“Il Teatro degli Artigianelli”: “Falce martello e la stella d’Italia/ ornano nuovi la sala. Ma quanto/ dolore per quel segno sul muro!/ ..).




Si è poi attraversato il Giardino di Boboli per arrivare al Forte di Belvedere, a Porta San Niccolò e al Giardino delle Rose arricchito di recente dalle statue dell’artista belga Jean-Michel Folon. Nel giardino, con una splendida vista sulla città, sono state lette alcune poesie dedicate a Firenze, scelte dai partecipanti, di Alexander Blok, Pablo Neruda, Dino Campana, ecc.
La seconda passeggiata per i luoghi della poesia, se per un verso è stata impegnativa, per l’altro, è stata ricca di ricordi ed emozioni.

mercoledì 28 marzo 2012

L'anello dei poeti: l'Oltrarno (e oltre)



Trekking-Italia Firenze – Sabato 31 marzo 2012

1. Piazza S. Felice – Elizabeth Barrett Browining
Poetessa inglese, nata a Durham e morta a Firenze nel 1861. Sposa nel 1845 il poeta Robert Browing e con lui si trasferisce a Firenze. E’ sepolta al Cimitero degli Inglesi di Firenze.


In quanti modi ti amo?
In quanti modi ti amo? Fammeli contare.
Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all'altezza
Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile
Agli scopi dell'Esistenza e della Grazia ideale.
Ti amo al pari della più modesta necessità
Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.
Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;
Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.
Ti amo con la passione che gettavo
Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.
Ti amo di un amore che credevo perduto
Insieme ai miei perduti santi, - ti amo col respiro,
I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! - e, se Dio vorrà,
ti amerò ancora di più dopo la morte.

2. Via Dei Serragli, Teatro degli Artigianelli - UMBERTO SABA
Nasce a Trieste nel 1883, muore a Gorizia nel 1957 – Vittima della persecuzione razziale, nel suo peregrinare venne a Firenze, ospite di Montale.

Teatro degli Artigianelli (sett. 1944)
Falce martello e la stella d'Italia
ornano nuovi la sala. Ma quanto
dolore per quel segno su quel muro!

Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo.
Saluta al pugno; dice sue parole
perché le donne ridano e i fanciulli
che affollano la povera platea.
Dice, timido ancora, dell'idea
che gli animi affratella; chiude: "E adesso
faccio come i tedeschi: mi ritiro".
Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro
rosseggia parco ai bicchieri l'amico
dell'uomo, cui rimargina ferite,
gli chiude solchi dolorosi; alcuno
venuto qui da spaventosi esigli,
si scalda a lui come chi ha freddo al sole.

Questo è il Teatro degli Artigianelli,
quale lo vide il poeta nel mille
novecentoquarantaquattro, un giorno
di Settembre, che a tratti
rombava ancora il canone, e Firenze
taceva, assorta nelle sue rovine




3. Porta San Niccolò – Giardino delle Rose - Panorama della città
Sono presenti statue diJean-Michel Folon (Uccle, 1º marzo 1934 – Principato di Monaco, 20 ottobre 2005) è stato un illustratore, pittore e scultore belga. Il suo stile è caratteristico: visi uniformi, abiti spesso scuri, colori sfumati dal blu al malva con predilezione per l'acquarello.

Dino Campana –Canti Orfici
FIRENZE

Fiorenza giglio di potenza virgulto primaverile. Le mattine di primavera sull’Arno. La grazia degli adolescenti (che non è grazia al mondo che vinca tua grazia d’Aprile), vivo vergine continuo alito, fresco che vivifica i marmi e fa nascere Venere Botticelliana: I pollini del desiderio gravi da tutte le forme scultoree della bellezza, l’alto Cielo spirituale, le linee delle colline che vagano, insieme a la nostalgia acuta di dissolvimento alitata dalle bianche forme della bellezza: mentre pure nostra è la divinità del sentirsi oltre la musica, nel sogno abitato di immagini plastiche!
***
L’Arno qui ancora ha tremiti freschi: poi lo occupa un silenzio dei più profondi: nel canale delle colline basse e monotone toccando le piccole città etrusche, uguale oramai sino alle foci, lasciando i bianchi trofei di Pisa, il duomo prezioso traversato dalla trave colossale, che chiude nella sua nudità un così vasto soffio marino. A Signa nel ronzìo musicale e assonnante ricordo quel profondo silenzio: il silenzio di un’epoca sepolta, di una civiltà sepolta: e come una fanciulla etrusca possa rattristare il paesaggio...
***
Nel vico centrale osterie malfamate, botteghe di rigattieri, bislacchi ottoni disparati. Un’osteria sempre deserta di giorno mostra la sera dietro la vetrata un affaccendarsi di figure losche. Grida e richiami beffardi e brutali si spandono pel vico quando qualche avventore entra. In faccia nel vico breve e stretto c’è una finestra, unica, ad inferriata, nella parete rossa corrosa di un vecchio palazzo, dove dietro le sbarre si vedono affacciati dei visi ebeti di prostitute disfatte a cui il belletto dà un aspetto tragico di pagliacci. Quel passaggio deserto, fetido di un orinatoio, della muffa dei muri corrosi, ha per sola prospettiva in fondo l’osteria. I pagliacci ritinti sembrano seguire curiosamente la vita che si svolge dietro l’invetriata, tra il fumo delle pastasciutte acide, le risa dei mantenuti dalle femmine e i silenzii improvvisi che provoca la squadra mobile: Tre minorenni dondolano monotonamente le loro grazie precoci. Tre tedeschi irsuti sparuti e scalcagnati seggono compostamente attorno ad un litro. Uno di loro dalla faccia di Cristo è rivestito da una tunica da prete (!) che tiene raccolta sulle ginocchia. Fumo acre delle pastasciutte: tinnire di piatti e di bicchieri: risa dei maschi dalle dita piene di anelli che si lasciano accarezzare dalle femmine, ora che hanno mangiato. Passano le serve nell’aria acre di fumo gettando un richiamo musicale: Pastee. In un quadro a bianco e nero una ragazza bruna con una chitarra mostra i denti e il bianco degli occhi appesa in alto. – Serenata sui Lungarni. M’investe un soffio stanco dalle colline fiorentine: porta un profumo di corolle smorte, misto a un odor di lacche e di vernici di pitture antiche, percettibile appena (Mereskoswki).
***
Pablo Neruda

La città

E quando in Palazzo Vecchio,
bello come un'agave di pietra,
salii i gradini consunti,
attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi un operaio,
capo della città, del vecchio fiume,
delle case tagliate come in pietra di luna,
io non me ne sorpresi:
la maestà del popolo governava.

E guardai dietro la sua bocca
i fili abbaglianti della tappezzeria,
la pittura che da queste strade contorte
venne a mostrare
il fior della bellezza
a tutte le strade del mondo.

La cascata infinita che il magro poeta di Firenze
lasciò in perpetua caduta
senza che possa morire,
perchè di rosso fuoco e acqua verde
son fatte le sue sillabe.

Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai.

Però non era, dietro di lui,
l'aureola del passato il suo splendore:
era la semplicità del presente.

Come un uomo, dal telaio all'aratro,
dalla fabbrica oscura,
salì i gradini col suo popolo e nel Vecchio Palazzo,
senza seta e senza spada,
il popolo, lo stesso che attraversò con me
il freddo delle cordigliere andine era lì.

D'un tratto, dietro la sua testa,
vidi la neve,
i grandi alberi che sull'altura si unirono e qui,
di nuovo sulla terra,
mi riceveva con un sorriso e mi dava la mano,
la stessa che mi mostro il cammino laggiù lontano
nelle ferruginose cordigliere ostili che io vinsi.

E qui non era la pietra convertita in miracolo,
convertita alla luce generatrice,
né il benefico azzurro della pittura,
né tutte le voci del fiume
quelli che mi diedero la cittadinanza
della vecchia città di pietra e argento,
ma un operaio, un uomo, come tutti gli uomini.

Per questo credo ogni notte del giorno,
e quando ho sete credo nell'acqua,
perchè credo nell'uomo.

Credo che stiamo salendo l'ultimo gradino.

Da lì vedremo la verità ripartita,
la semplicità instaurata sulla terra,
il pane e il vino per tutti.



4. Parco di San Salvi (già Ospedale Psichiatrico)
a. Sede della ex Direzione Sanitaria dell’Ospedale
Dino Campana (Marradi 1895 – Castel Pulci 1932) è ricoverato la prima volta a San Salvi nel 1909. Nel 1918, dopo una visita a San Salvi, viene internato nel manicomio di Castel Pulci dove rimarrà fino alla morte.

Sibilla Aleramo e Dino Campana, da “Un viaggio chiamato amore”

Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,
o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,
meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,
liberi singhiozzando, senza mai vederci,
né mai saperci, con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
Cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.
Sibilla Aleramo a Dino Campana, Mugello, 25-7-1916

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917


b – Nei pressi della ex Direzione Sanitaria, un vecchio edificio fu dipinto dai ricoverati con il disegno di Palazzo Vecchio e dei versi di Pablo Neruda ( poeta cileno, Parral 1904 – Santiago 1973) dedicati alla città (vedi sopra). Si riporta una famosa poesia.


IL TUO SORRISO

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l' aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d' improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d' aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amore mio, nell' ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d' improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

mercoledì 14 marzo 2012

“L’anello dei Poeti”, del Centro di Firenze. La Poesia all’aria aperta.


WILD West Wind, thou breath of Autumn's being,
Thou, from whose unseen presence the leaves dead
Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing…

sono i versi del poeta inglese Shelley declamati ad alta voce nel Parco delle Cascine, presso la Fonte del Narciso, al termine della prima passeggiata del programma “L’Anello dei Poeti”, dedicato alla scoperta dei luoghi della poesia nel Centro di Firenze. E’ noto che in questa parte delle Cascine il poeta inglese – in una giornata di vento del 1819 – trasse l’ispirazione per comporre la famosa “Ode al vento occidentale” (Oh tu, selvaggio vento dell’Ovest…).

Alla passeggiata hanno partecipato un gruppo di oltre venti persone, guidato da Roberto Mosi, dell’Associazione ambientalista Trekking-Italia. La camminata è partita, com’è naturale, dalla Casa di Dante, in via Santa Margherita, sull’onda dei versi: Nel mezzo del cammin di nostra vita … , per passare al cuore del Quartiere di Santa Croce, nel Giardino di Borgo Allegri, dove si è parlato insieme del soggiorno fiorentino di Giacomo Leopardi, intorno al 1827, e della felice stagione della sua vita a Pisa, sulle rive dell’Arno. Si è ricordato, in particolare, la splendida poesia “A Silvia”: Silvia, rimembri ancora … Il passaggio successivo dalla casa di Eugenio Montale, nel viale Amendola, e nel vicino Giardino di Piazza d’Azeglio, per scambiarsi i versi del poeta ( Ho sceso, dandoti il braccio … - L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili… - Tu non ricordi la casa dei doganieri ..). La camminata è poi proseguita nel Centro della città, immaginando di ripercorrere i passi di Aldo Palazzeschi, secondo le immagini della poesia “La passeggiata”: Andiamo? / Andiamo pure. / All’arte del ricamo, fabbrica passamanerie … . Si è raggiunto così le “Giubbe Rosse”, i Lungarni, Le Cascine, per completare il nostro Anello dei Poeti, come si è detto, alla Fonte del Narciso.

Ci è sembrato di cogliere una piena soddisfazione da parte dei partecipanti, che hanno ascoltato – e da parte di alcuni, declamato – le poesie nei luoghi dove i poeti hanno vissuto, hanno tratto ispirazione. Un piccolo contributo, forse, a ridurre una certa asfissia che opprime la poesia di oggi, a infrangere il muro degli “orti chiusi” frequentati da isolate vestali.

venerdì 2 marzo 2012

Michele Brancale per "L'invasione"


"Il volo degli storni nel cielo di Firenze, occasione per uno sguardo sulla città e sul dolore"
in "Toscana Oggi" 3 marzo 2012 -


"Gli storni sulle colline di Careggi, tra gli agglomerati sanitari collocati nel verde tra i viali, accompagnano il viaggio di Roberto Mosi nella selva oscura della debolezza fisica che decide del futuro e mescola i tempi, facendo avvertire dimensioni che non sono quelle consuete, quelle raggiungibili con il ragionamento «Chiudo gli occhi sulla poltrona.| Nella stanza suona il telefono, | corro a perdifiato per strade | per scale e corridoi infiniti». Sono i momenti in cui si riassume la vita, se ne scolpisce il significato e si guarda altrove. E non da soli. Mosi si sente accompagnato da una Beatrice bambina, la sorellina ritrovata. Finito il percorso nella valle, tra inferno e purgatorio, comincia il tempo di un'altra attesa, un «Nuovo cinema Paradiso».che si fa premonizione di vittoria su ogni solitudine.

L'invasione degli storni fa seguito a un altro libro che Mosi ha scritto per Gazebo: Florentia. Col senno di poi si può dire che il percorso redentivo delle Invasioni..., tutto scavato nell'interiorità, qui preventivamente abbracciava con uno sguardo colmo di umanità la sua amata, città con occhi corali. La stazione rappresenta l'acme di questa visione:
«E' arrivato dai paesi dell est | lo stormo di uccelli migratori, | la notte dormono in stazione.| All'alba raccolgono gli averi, | nascondono i cenci fra i rami | in mezzo ai nidi dei piccioni, | sopra i chioschi delle aranciate. | Uccelli vestiti da spazzino | al mattino afferrano i sacchi. | La sera si cerca un altro riparo | più vicino ai nidi delle rondini».


La città si fa cronaca e storia. Ecco una sintesi efficace del social forum del 2002:
«Le piazze del centro, | respirano paura, | alle vetrine barriere per scudo, | sul cartello: 'Chiuso per lusso'.| La polizia è in assetto di guerra, | gracidano le radio. | L'anello dei viali | ride di allegria dei giovani».

Ogni geografia si compone di luoghi simbolo, la città diventa richiamo, interloquisce con altri luoghi. Nelle «Colline di un altro mondo» Mosi, attraverso il racconto di un altro, si porta in Etiopia, nella guerra del '36. E' un testo duro e sensibile, da leggere quando si punta a rabbonire il fascismo in realtà vivaio di massacri | ... mercenari del sangue bruno,.| camicienere italiche, crudeli cuccioli di cesari morti» per usare le parole di Mandelstam) o si parla con leggerezza di conflitti rapidi e chirurgici, guardando le luci in tv e senza osservare quello che accade sotto il cielo. Nel gorgo c'è un bambino che chiama.

2 marzo 2012

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R. Mosi, L'invasione degli storni, GazeboLibri, Firenze 2012
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Libreria Libri Liberi, via San Gallo 21 r, Firenze

giovedì 16 febbraio 2012

FIRENZE : L'ANELLO DEI POETI - ESCURSIONI NELLA POESIA



Presentazione del Progetto:
Venerdì 24 febbraio 2012, ore 19
presso “Trekking-Italia”, sede di Firenze, via dell’Oriuolo, 17

Il progetto è nell’ambito delle iniziative “Dieci sabati per la cura di sé”
Prenotazione presso la sede di Firenze, tel. 055 2341040
www.trekkingitalia.org
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Sabato 10 marzo, ore 9
Primo Anello dei Poeti: il Centro di Firenze

Escursione: trek urbano, facile; 3 ore e mezza; km 7.
Itinerario nel centro della città per scoprire la presenza a Firenze di poeti di origine fiorentina o che hanno soggiornato per qualche tempo sulle rive dell’Arno, sia italiani sia stranieri. Si propongono alcuni momenti particolari dell’escursione, dedicati a brevi riflessioni e letture di poesie: il trek ha inizio dalla Casa di Dante Alighieri, via S. Margherita (Nel mezzo del cammin di nostra vita/ v. I, Canto I, Inf., Div. Comm.); si sosta nel giardino di Borgo Allegri, con il pensiero rivolto a Giacomo Leopardi che visse nel quartiere tra il 1830 e il 1833 (via Verdi), e al suo amore per Fanny: Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro. Ci fermeremo anche nel piazzale a fianco dell’Archivio di Stato, nel viale Amendola, dove abitò per alcuni anni Montale, durante il soggiorno fiorentino fra le due guerre (Spesso il mal di vivere ho incontrato/…). Nel percorso incontreremo testimonianze della presenza di molti altri poeti, fra i quali Palazzeschi, Lorenzo de’ Medici, Fortini, Pascoli, Milton, i “futuristi” delle Giubbe Rosse, Alfieri, Foscolo, Manzoni. L’anello si chiude all’inizio del Parco delle Cascine, viale degli Olmi, presso la Fontana del Narciso, luogo che ispirò al poeta inglese Shelley un celebre poema (“Ode al vento Occidentale”, autunno 1819).
Percorso: via S. Margherita, via Verdi, via Ghibellina, piazza d’Azeglio, via Cavour, piazza della Repubblica, Lungarno Corsini, Parco delle Cascine (viale degli Olmi)Ritrovo: ore 9 via S. Margherita (Casa di Dante). Rientro previsto intorno alle 13 (fermata Tram T1). Accompagnatore: Roberto Mosi.
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Sabato 31 marzo, ore 9
Secondo Anello dei Poeti: l’Oltrarno (e oltre)

Escursione: trek urbano, facile; 4 ore; km 9.
Partenza da Piazza S. Felice, dove visse Elisabeth Barrett, sepolta al Cimitero degli Inglesi (fra le poesie “In quanti modi ti amo, fammeli contare). Passaggi di rilievo del percorso: il ricordo di Umberto Saba al Teatro degli Artigianelli (via dei Serragli) e la poesia dedicata al Teatro (Falce martello e la stella d’Italia / ornano nuovi la sala…), il Giardino di Boboli, che attraversiamo fino al Forte di Belvedere, per scendere poi a Porta S. Niccolò e per accedere al Giardino delle Rose: davanti al panorama della città, fra le statue dell’artista Folon, i partecipanti al trek sono invitati leggere poesie dedicate a Firenze. La camminata prosegue per Piazza Poggi, il ponte S. Niccolò, via Gioberti, fino al Parco di S. Salvi, dove è previsto di ricordare, presso l’ex Direzione del Manicomio, sia Dino Campana (ricoverato la prima volta nel 1909), la sua poesia, la follia, l’amore (In un momento/ son sfiorite le rose), che Pablo Neruda: una sua poesia fu dipinta dai ricoverati sul muro di un vecchio edificio dell’ospedale, in ricordo della visita a Firenze, nel 1951 (E quando in Palazzo Vecchio, bello come un'agave di pietra, / salii i gradini consunti … ). Nel percorso del trek s’incontrano testimonianze anche della poesia di Niccolò Machiavelli, Robert Browing, C. Levi.
Percorso: Ponte Vecchio, Piazza S. Felice, piazza Ptti, via dei Serragli, Giardino di Boboli (da via Romana), Forte Belvedere, Porta S. Niccolò, Ponte S. Niccolò, via Gioberti, Parco di S. Salvi.
Ritrovo: ore 9 Ponte Vecchio, lato S. Frediano. Rientro previsto ore 13, nel Parco di S. Salvi. Accesso ai Bus da Piazza Alberti. Nota: è necessario avere la Carta di Identità rilasciata dal Comune di Firenze, per accedere gratis a Boboli.
Accompagnatore: Roberto Mosi.

* * *
Sabato 5 maggio, ore 8,50
Terzo Anello dei Poeti: Settignano (e oltre)


Escursione: facile, in parte trek urbano; ore 4; km 9.
Partenza da Ponte a Mensola per ricordare Boccaccio e il “Ninfale fiesolano” e salita verso Settignano, da via della Capponcina dove abitarono nell’omonima villa la Duse e D’Annunzio nei primi anni del ‘900. Sosta nel punto panoramico dietro Villa Gamberaia con l’invito ai partecipanti al trek a leggere versi di D’Annunzio (si veda, ad es., La pioggia nel pineto da “Alcyone”); discesa per le strade di campagna fino a Rovezzano, alla Pescaia del Mulino di S. Andrea sull’Arno. L’escursione prosegue sulla riva destra dell’Arno, fino all’altezza di via di Bellariva, dove visse per quaranta anni Mario Luzi: una sosta per un accenno alle poesie sul fiume e sulla costruzione della Cupola del Brunelleschi, che da qui vediamo in lontananza.
Si prosegue per i Lungarni fino a Piazza dei Cavaleggeri (Biblioteca Nazionale) per andare con la memoria a Piero Bigongiari (Le unghie crescono per additare qualcosa/ …). Poi dal Piazzale degli Uffizi si raggiunge via S. Margherita, nel nome di Dante Alighieri e della sua poesia: l’amor che move il sole e l’altre stelle (v. 145, Canto XXXIII, Par., Div. Comm.). L’Anello dei poeti termina dunque dove è iniziato.
Percorso: Ponte a Mensola, Settignano, via del Rossellino, Villa Gamberaia, via del Loretino, Rovezzano, sentiero campestre in riva destra dell’Arno, Lungarni, Piazzale degli Uffizi, Via S. Margherita (Casa di Dante)
Ritrovo: ore 8.50 fermata piazza S. Marco della linea 10 per Settignano (passaggio Bus ore 9.00). Rientro ore 13 via S. Margherita, Casa di Dante.
Accompagnatore: Roberto Mosi

martedì 14 febbraio 2012

Giorgio Linguaglossa per "L'invasione"



Nota di lettura



“Trovo che "l'invasione degli storni" sia un libro coraggioso, coraggioso perché privo di orpelli retorici e stilistici, lì gli oggetti sono oggetti, hanno il loro posto sicuro, riposano come nature morte, le cose si sfogliano come le stecche di un ventaglio, una dopo l'altra... ma chi apre il ventaglio?, dove è l'autore?
L'autore sembra nascondersi dietro le quinte per lasciare piena visibilità al quadro, proprio come accade nel cinema dove il regista non è visibile eppure è presente, diffuso in ogni fotogramma; anzi, tanto più il regista è invisibile tanto più risulta presente nei fotogrammi.
Preferisco la distaccata e laconica enumerazione delle sue poesie alla formaldeide di altre più lucidate che portano con sé una nuvola di afrori e di colori, certo accattivanti ma anche stucchevoli.”

Giorgio Linguaglossa

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R. Mosi, “L’invasione degli storni”, GazeboLibri, Firenze 2012. Prezzo: e.7
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

Giuseppe Baldassarre per "L'invasione"


“ “L’invasione degli storni” è un libro audace, profondo, ben lavorato.
La tematica esistenziale, personale ed oltre, in chiave allegorica e realistica insieme: con la cura del particolare e della singola espressione.
Una narrazione che mentre si svolge mostra radici nel più profondo dell’essere, anche doloroso. Un tentativo di catarsi che avviene gradualmente, sempre più desiderata, intravista, percepita come possibile, finchè avviene.
E il tutto nella tradizione della letteratura alta, il tuo mondo che acquista significato allegorico, il tuo viaggio nell’esperienza della vita.
E’ un bel libretto, opera di maturità anche tecnica.
La prefazione di Giuseppe Panella è una lettura attenta e convincente.”

Giuseppe Baldassarre
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R. Mosi, “L’invasione degli storni”, GazeboLibri, Firenze 2012
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

domenica 12 febbraio 2012

Giuseppe Marchetti per "L'invasione"


- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com





"La realtà di una certa storia e di una maligna cronaca
che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, mi pare che sia alla
base della sua poesia.
Poesia che sa guardarsi attorno e dentro con scrupolosa
saggezza e senza fingimenti pietosi. Il racconto del
presente assume così una doppia occasione di verifica:
è racconto, appunto, ma anche pensiero e riflessione
rigorosa sulle nostre avventura di cittadini e di uomini."

Giuseppe Marchetti

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"L'Invasione degli storni", R. Mosi, GazeboLibri, Firenze 2012

giovedì 9 febbraio 2012

Claudia Manuela Turco per "L'invasione"


Gentile Roberto Mosi,

abbiamo ricevuto il suo volumetto “L’invasione degli storni”, ancora
fresco di stampa. La ringraziamo per questo cortese e gradito dono.

La narrazione poetica ricuce per un attimo i lembi dell’eterna ferita, il dato autobiografico rende i segmenti in cui le dimensioni di vita e morte e aldilà si intrecciano ancor più pulsanti, vibranti. Le consolidate tappe di inferno purgatorio paradiso sono state rivisitate in una chiave personale che arricchisce la visione di ulteriori implicazioni, catturando il lettore dall’inizio alle fine dell’opera.

In un clima di intimità tra animali umani e animali non umani, dentro e oltre il simbolo. Mi sono venuti in mente i due cugini-lucherini pascoliani, leggendo della vita di un sol giorno (vissuta e non vissuta al tempo stesso) di Gabriella.

Ma la dimensione di malattia e morte lascia spazio anche ad altro, nella varietà di questo volumetto. Una pubblicazione interessante, che fa sentire la forza della poesia anche laddove non giunge la parola a soccorrere.

Complimentandomi per questo suo libro, la saluto cordialmente,

Claudia Manuela Turco (Brina Maurer)

( LITERARY )
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R. Mosi, "L'invasione degli storni", GazeboLibri 2012

- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

mercoledì 8 febbraio 2012

Mariagrazia Carraroli: "Appunti di lettura" per "L'invasione"


"Il ragno", "Via del Purgatorio", foto di Simone Guidotti

Appunti di lettura

"La trilogia dall’eco dantesca è tanto coinvolgente e forte da non permettere soste.
E incalza. E morde.

La metafora della discarica che all’inizio imputridisce ogni Bellezza, riempiendo l’aria di miasmi, ben s’addice all’invasione del male nelle cellule del corpo, così come la sintesi che la poesia riesce a compiere tra la storia con la ESSE maiuscola e l’altra, quella personale, dentro una piaga rossa languente. L’effetto sul lettore risulta quanto mai efficace ed icastico.

I versi della trilogia corrono a slalom tra luoghi esterni dai nomi che richiamano la Commedia, e ambiente interiore, tra malattia del mondo e morbo personale, mentre il cielo che accomuna entrambi è dominato da invasioni oscure e gracidii sinistri.

L’inferno è questa cupa disperazione dentro cui il poeta, guidato da eterea mano fraterna, non può e non deve soccombere.

Così l’autore risale verso racconti di speranza ( le cure mediche ) e di bellezza ( il cinema, gli Autori, i grandi Interpreti ).

A questo punto, l’orizzonte dello “ schermo “ s’acquieta. Le note sonore si fanno particolarmente dolci e suasive, mentre si spegne, luminosa, l’ultima sequenza.
I titoli di coda recano con evidenza i nomi degli interpreti principali : l’ AUTORE e la CORNACCHIA, a cui s’aggiunge la partecipazione straordinaria d’una terza, importante presenza, quella necessaria della SPERANZA.

La penna del poeta Mosi, dalla scrittura scabra ed essenziale, non vuole in tal modo fermare il punto su uno scontato lieto fine, quanto piuttosto testimoniare un percorso di coraggio, di fatica e di fiducia nonostante tutto il buio di cui tale viaggio era circondato.
Un messaggio che tutti, forse anche i più scettici, sentono, sentiamo di avere bisogno."

Mariagrazia Carraroli (Literary)

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R. Mosi, "L'invasione degli storni", GazeboLibri, Firenze 2012
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

domenica 5 febbraio 2012

"L'invasione", dialogo con la Cornacchia (postf.)


Autore – Sei il primo personaggio che appare sulla scena della Valle dell’Inferno, il primo atto de L’invasione degli storni, indaffarato e un po’ agitato.
Cornacchia – Mi piace la parte. Sono un animale solitario, si dice intelligente, linguacciuto. Sono anche un po’ mago, mi piace la cabala e gioco volentieri con i numeri.
A. – Sembra che ti diverta.
C. – Ma certo! Non sai, nel tuo caso, la faccia buffa che avevi quando sei arrivato, dopo che sei caduto nel labirinto che congiunge la città alla Valle.
A. – Sembri innamorata di questa Valle, nascosta fra i monti dell’Appennino, incavata come dal colpo di lancia di un gigante.
C. – Sì, mi piace stare qui. La mia voce è potente, cra, cra, cra. Rimbomba contro le pareti, l’eco rimbalza in tutte le direzioni, sembra il gracchiare di un branco di cornacchie, una cornacchiaia, si dice: non mi sento più sola. Il fondo della Valle - negli anfratti e nelle gore del torrente - è pieno di cianfrusaglie, dei resti scenici lasciati dalla Storia. E poi ci sono le discariche di rifiuti pieni di bocconcini. Devo dire, però . . .
A. – Che cosa?
C. – Negli ultimi anni c’è stato un impazzimento generale. E' stata scavata a fianco della Valle un’enorme galleria per i treni veloci. Si è violentata la terra e ora molte sorgenti sono all’asciutto, si fanno battute di caccia per uccidere gli animali del bosco. E’ giunto poi fino alla Valle l’eco dell’attentato ai Georgofili, a Firenze. Mi presi un bello spavento, le penne sul dorso sono diventate grigie. Il Gigante dell’Appennino, nel Parco di Pratolino, si svegliò dal sonno di secoli. C’è un’esplosione di follia generale che non ha niente a che vedere con la follia innocente di quel poeta famoso di Marradi.
A. – L’hai conosciuto?
C. – L’ho visto diverse volte, vestito di pelli di pecora. L’ultima volta passò in compagnia di una signora, sul sentiero in alto che porta a Casetta di Tiara.
A. – Perché mi hai lasciato uscire dalla Valle dell’Inferno?
C. – Ho conosciuto la tua storia e ho capito che il tuo viaggio doveva continuare. Gabriella, la tua musa ispiratrice, mi aveva raccontato tutto.
A. – Conosci le altre tappe?
C. – Sì. Gli storni me ne hanno parlato.
A. – E cosa ti hanno raccontato?
C. – Gli storni che abitano sulle colline di Careggi, dalle parti di Via del Purgatorio, ti hanno visto dietro i vetri della finestra dell’ospedale nei giorni della malattia. Ti hanno visto precipitare sul fondo e poi rinascere a una vita nuova.
A. – I racconti volano! Ti lascio ora ai tuoi calcoli, la fila dei nuovi arrivati diventa sempre più lunga.
C. – Sì, mi sono lasciata prendere dalle chiacchiere. Un'ultima cosa. Gli storni che abitano le colline di Bellosguardo, vicino all’arena estiva “Chiar di luna”, ti hanno visto la sera arrivare al cinema e immergerti nel sogno di Nuovo Cinema Paradiso e di tanti altri film. Devi tornare a trovarmi con un sacco di racconti, di storie di film, di versi. Il tuo è un viaggio alla ricerca della speranza e la speranza è contagiosa.

***
"L'invasione degli storni", GazeboLibri, 2012

- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

venerdì 3 febbraio 2012

Maria Pia Moschini per "L'invasione"


"Il Gigante della Valle dell'Inferno" - Foto R. Mosi
.

"I racconti poetici di Roberto Mosi, racchiusi nel bel libro “L’invasione degli storni”, appaiono come un diario di viaggio , una ricerca attenta di luoghi dell’anima che appaiono come non luoghi tanto si dissolvono e si concentrano, proprio come gli storni sui cieli delle nostre città, una visitazione dell’eterno presente che fa coincidere vita e morte, in un unico grande volo.

La natura si fa leggere attraverso i dettagli, si rivela in figure simboliche : la cornacchia, gli storni stessi…volatili intelligenti, abitatori di quei campi morfici che lo scienziato Rupert Sheldrake considera modificatori della nostra mente per quella forma di telepatia che si viene a instaurare fra animali e uomo, ma si pensa anche fra natura e oggetti, e che dà origine alla mente estesa. Un dialogo infinito, un mezzo di comunicazione universale che collega il visibile con l’invisibile.
La citazione di Casetta di Tiara, insediamento umano antichissimo nel cuore dell’Appennino Tosco Emiliano, dove ancora si parla il “casettino”, un linguaggio antichissimo, appare ad un lettore ignaro come una metafora del poeta, racchiuso nel suo idioma. In questi racconti, Gabriella è avvolta dal non vissuto, la sua vita di un solo giorno racchiude tutte le ere del mondo , il possibilismo radioso dell’infinito esistere che diviene aureola, lampada votiva .
La malattia del poeta penetra invece nei contenuti poetici con immagini definite, esatte: le chiome dei pini ondeggiano oltre i vetri della finestra e l’Ospedale prende il volo, si dilata, conduce nell’Oltre. Il Cinema invece sposta i racconti nel buio di una sala popolata di fantasmi. Gli attori di un tempo dialogano con il poeta, compagni di viaggio senza tempo che si librano in un clima magico e rappresentano la vita nelle sue dimensioni polimorfiche. Il testo teatrale finale è un dialogo ironico e vivace che riassume le tematiche del libro e fa riferimento a luoghi “certi”, dove un abitante di Firenze può specchiarsi.

E’questo libro un volteggiar di storni, un passaggio da una configurazione all’altra in modo veloce e sintetico. Rimangono negli occhi immagini naturalistiche bellissime, fortemente evocative, un libro interessante e composito che appare come uno scrigno prezioso e ricco di suggestioni per un lettore attento che ami la condivisione."


Maria Pia Moschini, Redattrice della Rivista Area di Broca di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti
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Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com

La nuova Raccolta di poesia


Il nuovo libro di Roberto Mosi parte da uno spunto narrativo di ItaloCalvino sul volo degli storni (“L’invasione degli storni”, in Palomar,1983):
«Nell’aria viola del tramonto egli guarda affiorare da una
parte del cielo un pulviscolo minutissimo, una nuvola d’ali che
volano. Si accorge che sono migliaia e migliaia: la cupola del cielo
ne è invasa. Quella che fin qui gli era sembrata un’immensità
tranquilla e vuota si rivela tutta percorsa da presenze rapidissime e
leggere”.

La nuova Raccolta, che segue i libri “Nonluoghi” (2009) e
“Luoghi del mito” (2010), è una trilogia poetica che descrive un
viaggio
nel mondo contemporaneo, ormai degradato e senza centro,
che parte dalla Valle dell’Inferno, luogo poetico e soprattutto
campaniano per eccellenza, per proseguire nella Via del Purgatorio
e raggiungere il Nuovo Cinema Paradiso.

Nell’Inferno della radura del Mugello (provincia di Firenze), gli
animali dimostrano tutta la loro perplessità circa il destino dell’uomo
così come Gabriella, musa ispiratrice e novella Beatrice, indica la
via:
«La cornacchia sfoglia / le pagine, scuote la testa / mi spinge fuori dalla valle. / La cascata sbarra il sentiero / l’acqua scende fragorosa. / Salto tra le onde, sui massi / in cerca della via d’uscita. / Scopro la grotta oltre il salto / dell’acqua, Gabriella mi porge / la mano: “Dopo la valle / scoprirai il tempo dell’Attesa”»
Nella Valle dell’Inferno al posto dell’armonia del passato e della
ricomposizione delle contraddizioni dei giorni nostri, predominano le
scaglie e i frantumi della civilizzazione presente che distrugge e
inquina, invece che purificare separando ciò che dura da ciò che
deve essere distrutto, ciò che è fatto per servire da quello che è
puro prodotto del profitto. L’Inferno è dunque questo, l’Indistinto, il
luogo nel quale tutto è mescolato e il puro è tratto nel gorgo
dell’impuro:
«Congestione di rifiuti urbani / nelle discariche a cielo aperto, / i topi si tengono per la coda / fanno festa gabbiani in volo / gatti impigriti dal grasso. / Ogni rifiuto giunge alla meta / differenziato per contenitore, / la Coscienza divide i rifiuti. / Umido organico: scarti / di cucina, erbe del prato. / Carta e cartone: giornali, / libri, fumetti, quaderni. / Plastica: bottiglie d’acqua, / involucri, piatti, sacchetti / Vetro: vasetti, brocche, / specchi, lampade, bicchieri. / Mondo virtuale: baci, amore, / passione, sentimento, emozione»
L’Inferno è il non luogo del consumo e della minaccia, della
disarmonia tra la realtà sognata e il progetto globale che la nega in
nome di una smodata e forsennata corsa al profitto: dunque, la
negazione di una vita armoniosa. autentica.

Il Purgatorio è una Sala d’Attesa dove si scontano i peccati sotto
forma di malattia. Il luogo della sofferenza, della ricerca di una
guarigione che si fa aspettare infliggendo sofferenza e disagio a chi
ne è la vittima spesso incolpevole, spesso inconsapevole, sempre
timorosa e schiacciata dal male:
«Nella Sala d’Attesa l’odore / dell’alcol, il battito del tamburo / la pelle secca della lingua. / Folla nella Sala d’Attesa / la porta aperta sul
Reparto, / il gioco degli scacchi, / per pedine la vita e la morte. / Passi
sulla sabbia tra miraggi / evanescenti, il Tumore / tesse il tempo
dell’Attesa. / Il maglio colpisce la facciata / abbatte la parete di rosso / un boato invade l’ospedale. / Tra le gru e le escavatrici / sopravvive solo il Reparto”

Ed è nel Reparto che si consuma l’Attesa fatta di squallore,
sofferenza, assenza; tra le sue mura fatte di gesso e di lacrime si
cerca se stessi e ci si accinge a rinnovare la propria dimensione più
profonda per essere di nuovo capaci di vivere e di giungere a quel
Paradiso fatto d’illusioni e di felicità che è la Fabbrica dei Sogni. Nel
Reparto incombe il Ragno che tesse la tela del destino, che
scandisce il passare del tempo, che annota e trattiene i passi di chi
vorrebbe fuggirne ma non può.

Chi ci riesce, infine, si slancia alla ricerca di qualcosa – Nuovo
Cinema Paradiso
- che prima, nel Reparto, gli era stato negato e che
solo ora prende consistenza – ed è “la materia di cui sono fatti i
sogni”:
”Suona la mia canzone, / Sam. Come a quel tempo”. / Implora dallo
schermo, / lo sguardo di Ingrid, vago il suo sorriso. / “Canta: As Time
Goes By”. / Ripeto le sue parole, / seguo Gabriella nel film. / Sono alle
spalle di Bogart / sulla pista dell’aeroporto, / sento le parole dell’addio. // La mia mano non stringe / Gabriella, la poltrona è vuota»


“La vita è fatta d’illusioni e di sogni proiettati su un telone che
s’illumina della gioia immensa dell’immedesimazione con l’altra
faccia della Luna. Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi dall’altra
parte. Mosi – il commento di Giuseppe Panella nella Introduzione al
libro - prova a raccontarci com’è andato il suo viaggio dall’Inferno
al Paradiso, dal mare dell’immondizia allo schermo translucido della
coscienza: la sua poesia è tutta qui, resa immobile e, pur tuttavia,
agitata dalla forza del desiderio di volare. Quando ci riesce, allora,
si “illumina d’immenso”.
* * * * * * * * * *
Roberto Mosi
“L’invasione degli storni”
GazeboLibri
Firenze 2012
pagg. 44, 7 euro
Introduzione di Giuseppe Panella
........

Riferimenti:
r.mosi@tin.it
www.poesia3002.blogspot.com
www.robertomosi.it
Il libro può essere richiesto a: r.mosi@tin.it.
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com