ROBERTO
MOSI, Barbari -Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra
Aquilonem, Edizioni
Masso delle Fate,Firenze 2022
Recensione di Sonia Salsi
Pubblicata sul Blog poesia3002, 28 .
6.2023
Il reticolo cronologico di questa opera
di Roberto Mosi ci porta ad una dimensione di romanzo
storico, relativo all’assedio di Firenze
nel 405/406, e di Roma nel 410, durante le invasioni dei
popoli germanici . Ma dovremmo,
piuttosto, parlare di romanzo nella Storia. Si entra subito in
medias res attraverso la struttura narrativa del diario in prima
persona; il riferimento temporale è,
infatti, connotato da luogo, Montereggi,
e date, che ne segnano inizio e fine, relativi all’anno 410.
Nella villa di Montereggi, presso
Fiesole, si snodano i ricordi, le considerazioni la microstoria di
Rufo, personaggio verisimile nella più
più generale Storia che è oggetto di ricerca delle discipline
specialistiche. Sono stati certamente
numerosi i “Rufo” comandanti militari e uomini politici che si sono avvicendati
nei secoli delle vicende di Roma e, nel dispiegarsi di queste pagine, i
riferimenti ad avvenimenti che si sono effettivamente svolti vengono filtrati
dagli affetti, dalle riflessioni del protagonista immaginato dallo scrittore,
con risonanza interiore in chi legge.
Mosi si avvale del linguaggio della
narrativa: la descrizione della villa di Rufo, assalita dagli
invasori guidati da Radagaiso, e la
rievocazione dell’assedio di Firenze nel 405, potrebbero essere
paragrafi di relazioni, in ambito
archeologico o geografico, che diventano poesia degli affetti.
La narrazione avvolge l’elemento
oggettivo in sentimenti, moti psicologici, riflessioni ragionate e
meditate.Nella “modalità tecnica” di Mosi
troviamo analogie, ad esempio, con Thomas Mann: la descrizione degli effetti
del tifo, nel romanzo I
Buddembrock, e dei principi della
dodecafonia, in Doctor Faustus,
viene
“drammatizzata” con la descrizione indiretta di un personaggio e con il dialogo
fra due protagonisti ed entra a far parte dello scorrere dell’invenzione
letteraria.
Attraverso le riflessioni di Rufo,
assistiamo agli avvenimenti all’interno della vita di un uomo
vissuto nel quinto secolo dopo Cristo: i
contrasti religiosi, il bisogno e il tentativo di spiegare la
realtà tramite elementi soprannaturali,
la paura e lo sconforto nei pericoli dell’invasione barbara, la ricerca di
consolazione. Mosi descrive un periodo storico poco noto, lo ricostruisce
attraverso le fonti quali Ammiano Marcellino, Olimpiodoro, Svetonio, Tacito; lo
rende vivo attraverso gli
strumenti della letteratura.
Barbari è un interessante esempio di come la letteratura possieda
strumenti di indagine che né
Storia né Scienza possiedono, e rende
attuale il pensiero di uno scrittore consapevole, quale è Carlo Cassola. Egli,
sottolinea come la situazione politica dell’Ottocento fosse ben chiara agli
scrittori, ma non alle due discipline, che sono state incapaci anche di
prevedere il delinearsi, nel Novecento, dell’età atomica.
La letteratura deve “modificarsi, deve cioè diventare letteratura
impegnata”(1).
Non solo; secondo Cassola è
indispensabile una riunificazione di cultura umanistica e scienza per una
interpretazione della realtà (2)..
E Mosi sa ben interpretare come la Storia
sappia far capire e interpretare il presente attraverso la
voce della Letteratura. Egli conclude il
suo romanzo con una riflessione indiretta sulla
Contemporaneità: che le tensioni in essa
presenti siano, col tempo, disciolte non dai centri di potere politico
internazionali, ma da un nuovo tipo di società, modellato dalla convivenza e
dalla
condivisione, così come i barbari e ciò
che restava dell’impero romano del V secolo d.C. si sono
modellati in nuove culture.
Sonia
Salsi
(1) CARLO CASSOLA, La voce della
ragione in un mondo di sordi, in Pegaso,bimestrale di
Cultura,Arte,Costume,luglio 1986,
Firenze.
(2) CARLO CASSOLA, La letteratura deve prendere il posto della storia e
della filosofia, ibidem, dicembre 1983
Barbari è un interessante esempio di come la letteratura possieda strumenti di indagine che né
RispondiEliminaStoria né Scienza possiedono, e rende attuale il pensiero di uno scrittore consapevole, quale è Carlo Cassola. Egli, sottolinea come la situazione politica dell’Ottocento fosse ben chiara agli scrittori, ma non alle due discipline, che sono state incapaci anche di prevedere il delinearsi, nel Novecento, dell’età atomica.
La letteratura deve “modificarsi, deve cioè diventare letteratura impegnata”(1).
Non solo; secondo Cassola è indispensabile una riunificazione di cultura umanistica e scienza per una interpretazione della realtà (2)..
E Mosi sa ben interpretare come la Storia sappia far capire e interpretare il presente attraverso la
voce della Letteratura. Egli conclude il suo romanzo con una riflessione indiretta sulla
Contemporaneità: che le tensioni in essa presenti siano, col tempo, disciolte non dai centri di potere politico internazionali, ma da un nuovo tipo di società, modellato dalla convivenza e dalla
condivisione, così come i barbari e ciò che restava dell’impero romano del V secolo d.C. si sono
modellati in nuove culture.