La visione di "Literary"
Al Giardino delle Rose di Firenze, piazzale Michelangelo, martedì 7 giugno è stato presentato il libro di Roberto Mosi “Promethéus. Il dono del fuoco”, Giuliano Ladolfi Editore, con la partecipazione di Sylvia Zanotto, Giusy Frisina, e dell’autore: letture, musica e danza, commenti critici.
È stato detto nel meraviglioso scenario del Giardino delle Rose, fra piante profumate e le statue di Folon, davanti ad un panorama di Firenze da capogiro, che Promethéus / Il dono del fuoco è un libro prezioso da approfondire nelle sue molteplici sfaccettature poetiche, dalla narrazione del mito – secondo il “Prometeo Incatenato” di Eschilo - al ritmo musicale.
Il dono del fuoco rubato agli dei è un topos rappresentato ed esaltato dalle arti e dalla scienza, che sono elementi essenziali alla base di ogni civiltà e a questi l’autore rivolge lo sguardo dell’uomo di oggi. Fin dall’inizio dell’opera (Movimento I / Quadri), per il mondo delle arti Roberto Mosi pone in primo piano l’espressione libera degli artisti di strada contro le restrizioni della società:
«Cerco nelle città / spazi lontani / dove s’accende / la fantasia dei colori / strade periferiche / muri della ferrovia / sottopassi nell’ombra / saracinesche abbassate / Parlano lingue / nuove, antiche / messaggi / sorprendono il quotidiano / stupiscono / accendono sogni / deflagrano in sorrisi / Inseguono la vita / sfidano / conformità, paure / murales poster matrici / adesivi / Sono folla / nei quartieri lontani / sul fianco delle case popolari / ritratti di gente comune / illuminati dall’arte».
L’artista
di strada porta nel formicaio grigio delle città, il colore, una nuova fantasia
delle forme con venature di follia, arriva a “correggere” i cartelli stradali:
«Il Giullare s’intrufola, follia / dei segnali, lo spray nella mano / la freccia stradale infilza un cuore / il Cristo pende dall’incrocio / La forma della gogna sul divieto / d’accesso, la lisca di un pesce sul / senso obbligatorio, s’intrecciano / strisce bianche della strada / La follia del Giullare dipinge / di nuovo i volti della città» (Movimento I / Cartelli stradali).
Il
volto della città cambia di continuo, specie nei suoi angoli più lontani, anche
nel momento triste della pandemia:
«Cambiano i volti della strada, /
rinascono in altri luoghi / per altre mani, forme e colori / Quello che c’era
la sera / non è detto / sia lì al mattino, un muro bianco / può infiammarsi di
colori la notte / Nella galleria di quadri viventi / una sequenza infinita di
creazioni / scene varie della commedia umana / L’epidemia ha foderato di
silenzio / i quartieri, ha dipinto l’angoscia / sul volto smarrito dei passanti
/ Giorni di speranza sorgeranno / al suono di nuove poesie, alla / luce di
nuove scintille d’arte» (Movimento
III / Metamorfosi).
Nella prima parte del componimento l’autore, Roberto Mosi, “dipinge” trenta quadri di arte di strada ripresi dal vero nel suo girovagare per la città, sul modello della suite per pianoforte di Modest Petrovic Musorgskij “Quadri di un’esposizione” (1874). Come la musica descrive e rende vivi i quadri della mostra dell’amico pittore Victor Hartmann, così la poesia di Mosi interpreta le opere dell’arte di strada in cinque movimenti: Quadri, Confini, Metamorfosi, Grotte, Follia.
È
stato detto che in tempi incerti e bui come quelli attuali, la poesia può indicare
la strada ai naviganti desiderosi di affrontare nuove rotte alla scoperta di
scrigni magici pieni di premesse fantastiche.
Nessun commento:
Posta un commento