domenica 14 maggio 2023

IL NOSTRO GIARDINO GLOBALE - Roberto Mosi - E- book libero, accessibile -

 


 

Roberto Mosi

 

 

Il nostro giardino globale

 

Prefazione di Giuseppe Baldassarre

 

 

Raccolta di poesia

 

Mostra “GIARDINO GLOBALE”

Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, 11 – 23 Febbraio 2023

 

Copia unica, libro sostenibile, online

 

Prefazione

 

 

 

Invito a ri-conoscere il giardino globale

 

 

San Francesco nel Cantico di Frate Sole:

 

per sora nostra matre terra,

la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

 

Thich Nhat Hanh:

 

la tua coscienza è la coscienza della Terra.

 

Il nostro santo di Assisi nel 1200 e il monaco buddista vietnamita pochi anni fa, entrambi affermano il profondo rapporto che c'è fra l'uomo e la natura: oltre le parole, belle e profonde, ci indicano una verità tangibile e un monito inevitabile.

 

E padre Ernesto Balducci con semplicità: L’uomo planetario è il nuovo cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo.

 

Nella problematica uomo-natura, uomo-terra, uomo-vita nelle molteplici forme esistenti ci introduce Roberto Mosi con la sua silloge poetica dedicata al 'giardino globale'. Metafora per indicare la terra-cosmo in cui noi uomini ci troviamo ad esistere interagendo con le molte specie viventi e con tutti gli elementi inorganici. La problematica della presenza dell'uomo e dell'antropizzazione della Terra, della cosiddetta sostenibilità o anche decrescita felice, trova nella scrittura poetica la giusta attenzione, la partecipazione intelligente e colta, accompagnata dall'emotività e  sensibilità consone al tema. 


      Strisce di Calore. Il riscaldamento della Terra  negli ultini 150 anni                                     

'Leggère le mie parole' dice l'autore proprio all'inizio del testo introduttivo. E vengono elencate piante e animali che l'uomo deve considerare alleate nello svolgimento di premuroso custode passeggero del creato. Rinominare quasi per ricreare e riscoprire.

Rispetto per tutto e tutti, anche per le erbacce che crescono spontaneamente dovunque, nei posti abbandonati e quelli più impensati. Si evidenzia in questo quadro il contrasto tra quanto l'uomo riesce ancora a costruire di grandioso e in armonia con la natura e quanto produce di tragico e brutale operando con violenza e sopraffazione, con la crudele guerra.

          Mentre sarebbe così semplice ritornare a vedere con occhi ingenui di una bambina (Anna), che con i suoi compagni disegna come vedono il quartiere:

 

Le pagine piene di colori

vivaci, di facce allegre

un pensiero per tutti, giovani

e vecchi, piante e animali.

Una vera lezione per tutti.

 

La biodiversità riconosciuta come elemento primigenio dell'essere vive in questo momento.

Invitandoci ad entrare nel giardino globale, partecipi, consapevoli e attenti, Roberto Mosi sottolinea come la poesia e lo sguardo ingenuo del poeta e dell’artista sia quello più appropriato per dialogare con la Natura. E questo è invito e compito di tutti, proprio tutti.

 

L’amore

finisce dove finisce l’erba

e l’acqua muore.

 

Scriveva il poeta Giorgio Caproni nei suoi 'Versicoli quasi ecologici'. E siamo ancora in tempo, per poco forse, a ritornare in armonia con la Natura.

 

                                                    Giuseppe Baldassarre

         Non uccidete il mare,

la libellula, il vento.

Non soffocate il lamento

(il canto!) del lamantino.

Il galagone, il pino:

anche di questo è fatto

l’uomo. E chi per profitto vile

fulmina un pesce, un fiume,

non fatelo cavaliere

del lavoro. L’amore

finisce dove finisce l’erba

e l’acqua muore. Dove

sparendo la foresta

e l’aria verde, chi resta

sospira nel sempre più vasto

paese guasto: «Come

potrebbe tornare a essere bella,

scomparso l’uomo, la terra».

 

Giorgio Caproni, Versicoli

quasi ecologici, da  “Res amissa”



 L’uomo planetario è il nuovo cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo con il diverso per cultura, etnia, religione, in nome della comune umanità e della sopravvivenza della specie e dell’intero pianeta, ormai minacciata da una escalation bellica e tecnologica d’inaudita potenzialità distruttrice. 

           Ernesto Balducci, “L’uomo planetario” 


***********

 

Il nostro giardino globale

 

Nebbia

 

Leggère le mie parole a

Montesenario

avvolto di bianco silenzio

nella nebbia piovigginosa

che fascia il sacro convento.

 

Magia del bosco, fughe

evanescenti di altissimi abeti

che svaniscono nella nebbia.

Mi sento in pace con me stesso

in armonia con la Natura.

 

Voglio portare con me

questa pace, oltre questo mondo

oltre la nebbia abitata da

ombre, in basso nella città

nella vita di tutti i giorni.


 

 

 

 

Giardino globale

 

Il nostro giardino viaggia

              nello spazio infinito

tra luci di stelle in orbite

pulsanti verso confini dove

vive il tesoro di ogni perché.

 

Il giardino non ha confini

nessuna rete a limitare il passo

ogni vivente l’attraversa

lo sguardo libero l’abbraccia

da un mare, da un monte all’altro.

 

Il vento fattore di tanta

ricchezza, raggiunge ogni lato

del giardino, sparge nuova

vita, semi, fiori, frutti

nel canto frusciante di suoni.

 

Giardino, rifugio di differenze

spazio in movimento vitale

concatenato intreccio d’insetti

alberi, animali, compagni

instancabili dell’uomo

 

passeggero temporaneo

custode di questa mescolanza

planetaria, responsabile per

la consegna di ogni dono ai futuri

abitanti, nella Terra Giardino.


 

 

 

 

L’intelligenza delle piante

(Stefano Mancuso e Alessandra Viola,

Verde brillante)

 

Le piante sono intelligenti?

Comunicano fra loro?

Risolvono i problemi?

Sono invece semplici arredi

del mondo? Esseri inerti?

 

Possiamo entrare nella vita

delle piante con uno sguardo

nuovo, sentirle vicine

nostre alleate per salvare

il nostro giardino globale.

 

 

 


 

 

 

 

Rondinare

 

Stridio di suoni nella loggia

stridio sul filo dei panni

dal giardino, il profumo d’erba

bagnata, del mare lontano.

Frullio scuro di ali blu.

 

Stridio alto, altissimo

slanci in volo nel cielo

ali frecce acuminate

sfiorano il rosso dei tetti

si posano sui rami più alti.

 

Freddo silenzio nella loggia

il vento scuote le tende.

Volano verso i mari del Sud

in lunghe fila oltre le nubi

perforano la nostra nostalgia.

 


 

 

 

 

 

Innamorati

 

Siamo due gatti innamorati

sul muro del giardino, ridiamo

di niente, di tutto, insieme

scopriamo tesori nascosti

incredibili, a noi solo riservati.

 


 

 

 

 

 

Città sostenibile

 

Anna ha progettato in classe

la sua città ideale, con i compagni

ha disegnato la mappa, ha scritto

il diario di un giorno normale

nel suo nuovo quartiere.

 

Si ricicla tutto, solo energia

pulita, il regalo del sole

del vento, dell’acqua. Si

condivide tutto, le auto

elettriche, i frutti dell’orto.

 

Le pagine piene di colori

vivaci, di facce allegre

un pensiero per tutti, giovani

e vecchi, piante e animali.

Una vera lezione per tutti.

 

 

 

Rifiuti

(Italo Calvino, Le città invisibili)

 

Marco Polo arriva

alla città che rifà se stessa

tutti i giorni, più espelle

roba più ne accumula

sui marciapiedi.

 

Marco Polo è arrivato

alla città di oggi, scopre

la passione del godere di beni

sempre nuovi, di misurare

la ricchezza dai rifiuti del giorno.

 

 

 


 

 

 

 

L’esercito di plastica

 

L’esercito di plastica salta

nel rombo della pescaia

sosta nell’ansa del fiume

prendono fiato bottiglie

corde, bambole storpiate.

 

Poi riconquista la corrente

la corsia più veloce trascina

l’artiglieria pesante, tronchi

bidoni, misteriose carcasse.

Cormorani stupiti sui rami.

 

L’esercito poi si allarga

si apre in vortici ampi

i soldati s’incolonnano

in squadre, inseguite da nere

placide, strisce di olio.

 

All’alba giungono alla foce

bianca di spume, si confondono

con altre truppe giunte

baldanzose, da altri mondi.

I gabbiani volano in festa.

 

 


 

 

 

Energia dal vento

 

Nel viaggio scruto lontano

l’orizzonte, il crinale dei monti

lo sguardo incontra vigili

cavalieri, le braccia distese

al vento della mia terra.

 

Conosco ormai i luoghi

dove si alzano in piedi

questi cavalieri, li saluto

dal Passo della Futa

al mare di Torre del Sale.

 

Non sono più le petrose

torri che ornano

i monti e le coste del mare.

Oggi, le corazze lucenti

di questi amici cavalieri.

 


 

 

 

Energia dal mare

 

Le onde del mare galoppano

incontro alla spiaggia di Marina

mi riportano all’infanzia

al tempo delle vacanze

delle colonie dei ferrovieri.

 

In questo tratto di spiaggia

i giochi sulla sabbia, i tuffi

nel mare, le immersioni

alla ricerca del tesoro

nascosto dai saraceni.

 

Scopro un cartello piantato

nella sabbia, parla di un altro

tesoro: l’energia dalle onde

prodotta da un congegno

flottante nelle acque davanti a noi.


 

 

 

L’energia umana

 

Ha le ali, mi sembra

di volare, regala libertà

per le strade della città.

Sono il primo della fila

le auto al passo dietro di me.

 

Giro per il mondo

per salite e discese

per colli e pianure

cantando di gioia. Mobilità

certamente sostenibile.

 

La sera il riposo del ciclista.

Alexa mostra la CO2

risparmiata, confronta

i valori, le emissioni di auto

e moto, di Frecce e bus.

 


 

 

 

Terzo paesaggio. Biodiversità

 

Frammento indeciso del giardino planetario, il Terzo paesaggio è costituito   dall’insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo. Questi margini raccolgono

una diversità biologica che non è a tutt’oggi  rubricata come ricchezza.

                      Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”.

 

Ai margini della città

i cigli erbosi della strada

dove nasce un’erba strana

l’aiuola dismessa, indecisa

sul destino, sulla sua natura.

 

La diversità trova rifugio

sul ciglio della strada

nell’orto non più coltivato

nel piazzale pieno di erbacce

lontano dalla mano dell’uomo.

 

Residui, spazi ai margini

dove nascono cose nuove

idee nuove, forze nuove.

Potrebbero nascere, improvvise

ma non è detto che nascano.

 


 

 

 

Elogio delle erbacce *

 

Le erbacce rompono i confini

minoranza apolide ricorda

che la vita non è poi così

ordinata, si ribella all’idea

dell’universo spaccato a metà.

 

Pulsano di vita primitiva

cosmopolita, sono avvolte

da un incantesimo. L’aura

magica dello spazio dismesso

rende ogni cosa possibile.

 

S’intrufola il selvaggio

nella nostra sfera civilizzata

e l’addomesticato fugge

perde il controllo e le nostre

mappe ordinate del mondo.

 

* Richard Mabey, Elogio delle erbacce.



 

 

 

La nave dei folli

(Giardino dell’ex Manicomio di San Salvi)

 

La nave dei folli dal padiglione

delle Agitate, ondeggia sul mare

d’erba, di pini, s’infrange

contro il muro che divide

il giardino dal mondo.

 

Il canto per gli occhi delle finestre

delle porte sbarrate da reti

di ferro, penetra nelle sale

deserte, sfiora disegni di mostri,

incontra segni di vita recenti.

 

Il canto sale al primo piano

fra le celle, le porte spalancate

nelle stanze per l’elettroterapia

fino alla parete crollata nel giardino

raggiunge le chiome dei pini.

 


 

 

 

Le memorie del giardino

 

Come dare un’anima alle vite

naufragate nel padiglione

della Agitate, riavvolgere

il filo della nostra memoria

disteso fra le erbe del giardino?

 

Respiro il profumo delle zolle

ascolto il battito della terra

l’eco, le voci delle persone

che hanno abitato questo luogo

penso alla rotta della nave dei folli.

 

Oltre il muro foderato di muschio

al centro del fascio dei binari

sibilano le traiettorie delle Frecce

Rosse, delle Frecce Bianche

rappresentano il domani.

 


 

Terra resiliente

 

L’erba soffoca l’enorme agave

davanti alla loggia del padiglione

delle Agitate. Terra rigogliosa

invasa in antico dalle piene

del fiume, dal capriccio dei torrenti.

 

Terra ricca di boschi dove

visse una volta il pastore

innamorato della Ninfa di Diana:

Quindici anni biondi com’oro

i suoi capelli, du’ occhi rilucenti. *

 

Domina il Terzo Paesaggio.

Strappo erbacce dalla panchina

salgo sul tavolo di pietra

nel giardino, in mano la mappa

dell’antico manicomio.

 

Il tempo ha posato impronte

pesanti sui reticoli della mappa

metamorfosi delle funzioni

crolli e sfaldamenti, trionfo

irruento della vegetazione.

 

Qui la memoria è straniera

invito l’amica Sherazade

ad intrecciare storie

al suono del vento, racconti

per ogni rudere coperto di verde.

                  * Giovanni Boccaccio, Ninfale fiesolano.

 

 

Il temporale

 

Il temporale sferza il giardino

sullo sfondo nero del cielo

ritmo serrato di luci, rombi

al succedersi di lampi, saette

in un crescendo vorticoso.

 

S’illumina a giorno la scena

della città scossa dal turbinio

del vento. Il baleno annunciato

della bomba atomica, avrà

questo scenario di luci?

 

Un bagliore ancora più forte

inaspettato, tremano i vetri

della casa. Sparirà così

la vita dalla Terra, seguendo

il ritmo di questo spartito?


 

 

Pandemia

 

Vedo i giorni passare sulla terrazza

aperta su uno spicchio di periferia

gocce lente sulle stalattiti.

Lo sguardo curioso insegue voli

nell’aria tiepida di primavera.

 

Ora lontani sullo sfondo delle case

raccolte sotto la Torre D’Arnolfo

o delle dolci colline di Fiesole

ora vicini alla balaustra di ferro

piena di fiori, gerani e garofani.

 

Ora conosco il nome di ogni specie

la veste delle loro piume, maschi

e femmine, il modo di fare la corte

ora distinguo i loro versi di saluto

e di richiamo, il mattino e la sera.

 

Ora so come si alzano in volo

l’ondeggiare della traiettoria

nel vento, il fermarsi improvviso

ora non mi sorprende lo scontro

per primeggiare sul rosso dei tetti.

 

Ormai sono uno di loro

sopra la terrazza invasa

dai voli nel silenzio della città

straniero tra gli uomini

ammutoliti dall’epidemia.

 

 

La vita

 

Esplode la vita nel mio

giardino dopo i giorni

della pandemia, le strade

piene di folla effervescente

ogni angolo pieno di tavolini.

 

Passa l’onda piena della risacca

bicchieri ambrati di vino

frastuoni di risate aggressive

cancellano i segni della passata

stagione, seppelliscono il silenzio.


 

 

La vita e la morte

 

“Sta morendo, sta morendo”

grida la vicina, implorando.

La voce lontana dall’ospedale

spara, secca, gli ordini: “Le mani

intrecciate, pressate sul petto”:

 

Scandisce il ritmo, decisa.

Sono fuori dal tempo, sono

un robot, un automa, il freddo

del corpo passa nelle mie mani.

Il medico, prosegue il lavoro.

 

Mi alzo frastornato, vacillo

mi sono messo in mezzo fra

la vita e la morte, ho colto

la disperata fragilità di noi

piccoli esseri nel giardino globale.

 


 

 

La guerra

 

Il volo a Kiev, l’incontro

con la città posata sulle rive

del Dneper: paesaggio di acque

e di boschi, per contrappunto

le basiliche e le cupole d’oro.

 

Sulla strada per Mosca

il Mausoleo ricordo delle stragi

naziste, nel salone la Sinfonia

il crescendo forte della musica:

i bombardamenti sulle città.

 

L’altra tappa a Mosca: Teatro

Bolscioi, la musica di Mussorskiy

dipinge La Grande Porta

per Kiev, rivolta verso l’Ucraina

segno dell’amicizia fra i popoli.

 

La musica tace, ottocento

settanta chilometri la distanza

 da Mosca al Mausoleo

di Kiev, coperta oggi

dal fragore della guerra.

 


 

 

 

 

L’Anidride Carbonica

 

Il Carbonio sposò l’Ossigeno

generò l’Anidride Carbonica

e il tetto trasparente della gran

Serra. Trattiene il calore del sole

lo riverbera nella nostra vita.

 

Sul petto del Carbonio

splendono le medaglie vinte

nelle campagne di guerra

per il riscaldamento della Terra

per il cambiamento del clima.

 

 


 

 

 

 

La grande serra

 

Una grande serra racchiude

il nostro giardino globale

nel suo viaggio nello spazio

tra luci di stelle in orbite

pulsanti verso confini lontani.

 

Le pareti trasparenti

lasciano passare i raggi

del sole e trattengono

il loro calore, avvicinano

la fine della vita sulla Terra.

 

Abbiamo tagliato foreste

bruciato boschi, inferto

ferite alla Natura con animo

leggero, per interessi particolari

la testa sotto la sabbia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siccità

 

Questa estate la Terra ha

sofferto, aveva la febbre alta,

fiumi assetati, prati riarsi

gli alberi stenti, le foglie gialle

accartocciate di dolore.

 

Per infiniti giorni, l’assedio.

Onde allucinanti di calore

hanno liquefatto le nostre

menti sotto stelle dolenti

tempeste accecanti di sabbia.

 


 

 

 

Gli orsi polari

 

I ghiacciai delle terre polari

termometri del giardino

globale. La calotta al Polo

si assottiglia, migrano

più a Nord gli animali.

 

Gli orsi polari, nel passaggio

da una terra all’altra, hanno

imparato a strisciare sulla

pancia, per non rompere

lo strato sottile del ghiaccio.

 


 

 

 

Il ghiacciaio

 

Nelle escursioni in montagna

ho incontrato il ghiacciaio

della Marmolada, i suoi fianchi

sempre più consumati

coperti di striature grigie.

 

La fine lenta di un amico

destinato a scomparire

nel tempo. Poi  la valanga

di neve di ghiaccio di roccia

il crollo di un’intera montagna

 


 

 

 

Piantare alberi

 

Sono entrato nel mercato

dei miei sogni. L’insegna;

“Scegli e pianta alberi”.

 Merci splendide in vetrina

di ogni parte della Terra.

 

Un clic e l’acquisto era fatto.

Nel carrello grande come

il mondo, è finito l’albero

del Cacao del Camerum

della Mangrovia, Guatemala.

 

Ed ancora l’albero Cassio

dal Ghana, dal Madagascar

il Palissandro, il Baobab

dal Kenia, dalla Thainlandia

il Duran e l’ l’Avocado

 

Al mattino ho trovato il carrello

della spesa pieno di fotografie

di paesi lontani, di facce

sorridenti di contadini al lavoro

nei campi di tutto il mondo.

 


 

 

 

La pace

(Thich Nhat Hanh, La pace è ogni passo)

 

Acqua, farina, lievito e sale

gli ingredienti per il pane.

Lievita la pace ora in noi

è presente qui, in quello

che ogni giorno facciamo.

 

Ci dà gioia camminare

sorridere, respirare. Il respiro

unisce il corpo e la mente,

sorridere e respirare, un ponte

per vivere il presente.

 

Non esiste una via alla pace

la pace è la via da percorrere.

Le mani impastano, danno

la forma, lievita il pane

nella madia profumata.

 

 

 

 

Il grido di Antigone

 

Antigone e le sue compagne

scendono d’improvviso

nelle strade di Teheran

bloccano il traffico, bruciano

il velo prima dell’arrivo di Creonte.

 

Atti di rivolta contagiosi

ogni donna protagonista

le foto riempiono d’orgoglio

raccontano la scelta d’Antigone

la sfida al potere di Creonte.

 

Nella Terra giardino parole

nuove “Donna Vita Libertà”

urlate in faccia ai soldati

di Creonte, l’eco giunge fino

a noi, ci esalta, ci commuove.

 

 


 

 

 

Le città sul mare

 

Lo sguardo dal Belvedere

di Castellina Marittima

spazia sul mar Tirreno e

le isole dell’Arcipelago

da Carrara a Grosseto.

 

Il dio Nettuno infuriato

regala oggi lo spettacolo

delle onde spumeggianti

sulla costa, del libeccio

che imperversa sulle pinete.

 

Che spettacolo si vedrà

dal Belvedere fra qualche anno?

Sarà arretrata la costa del mare?

I pesci nuoteranno per le strade

di Viareggio, di Livorno?

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Vedere le cose

 

Dobbiamo cambiare il nostro modo

di pensare e di vedere le cose.

Dobbiamo renderci conto

che la Terra non è

solo il nostro ambiente.

 

La Terra non è una cosa al di fuori

di noi. Se respiri

con consapevolezza

e osservi il tuo corpo

ti rendi conto che sei la Terra.

 

Ti rendi conto che la tua

coscienza è anche la coscienza

della Terra. Guardati intorno –

quello non è il tuo ambiente,

sei tu.

 

Thich Nhat Hanh, monaco buddista (1926-2022)

 

Cantico di Frate Sole

 

 

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

 

Ad te solo, Altissimo, se konfàno,

et nullu homo ène dignu te mentovare.

 

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,

spetialmente messor lo frate sole,

lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de te, Altissimo, porta significatione.

 

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:

in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

 

Laudato si', mi' Signore, per frate vento

et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,

per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

 

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,

la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

 

Laudato si', mi' Signore, per frate focu,

per lo quale ennallumini la nocte:

et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

 

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,

la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

 

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore

et sostengo infirmitate et tribulatione.

 

Beati quelli che 'l sosterrano in pace,

ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

 

Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale,

da la quale nullu homo vivente pò scappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no 'l farrà male.

 

Laudate et benedicete mi' Signore' et rengratiate

et serviateli cum grande humilitate.

 

San Francesco d’Assisi (1181-1226)

 

 

             

Postfazione

 

 

 L’Arte e la crisi climatica

 

L’arte scuote dall’animo la polvere accumulata

nella vita di tutti i giorni

Pablo Picasso

 

L’arte è in grado di dare risonanza a fenomeni che incombono sul destino dell’uomo e coinvolge la sfera emotiva di ognuno di noi, riesce a cambiare la prospettiva di osservazione di chi guarda: le opere d’arte si trasformano in “oggetti parlanti” ricchi di significato che possono trasmettere l’urgenza di una certa tematica e allo stesso tempo spingere l’osservatore ad agire.

L’attivista Bill McKibben, scrittore e giornalista, avvertì venti anni orsono la necessità di sensibilizzare gli artisti sulla crisi climatica in atto, convinto del fatto che non fosse ancora stata compresa la sua portata tragica. Lanciò così un appello alla comunità artistica sottolineando l’urgenza di un ritorno all’immaginazione che solo gli artisti sono in grado di ricreare. L’immediatezza e le la forza del messaggio artistico rendono infatti più accessibili i dati scientifici all’uomo comune e trasmettono in modo diretto lo status della crisi.

 

Si pone in questa prospettiva la mostra “Giardino globale”, organizzata dal Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze con il proposito di promuovere l’impegno degli artisti, in dialogo con il pubblico, su argomenti di grande attualità: la salvaguardia del pianeta, il riscaldamento globale, l'energia e il destino della stessa umanità e della Terra, da considerare come il nostro giardino globale.

Emerge sempre più nell'arte contemporanea la consapevolezza di una pluralità di legami che connettono tra loro forme di vita differenti, ecosistemi, tecnologie, frammenti di natura e storia. La natura, le nature, in forma plurale, ibrida, frammentata, tornano così ad essere focali anche nel mondo dell'espressione.

Ci si chiede in che modo la poesia contemporanea, in dialogo con le arti figurative, il pensiero filosofico e le scienze naturali e sociali, sia impegnata in un processo di ridefinizione del rapporto con la natura. Di questi tempi, infatti, l’attenzione non solo è concentrata sulla crisi ecologica ma si parla anche di ecologia della parola, di poesia-paesaggio e di poesia come ossigeno (si veda di Niccolò Scaffai Letteratura e ecologia, Carocci 2017, e Racconti del Pianeta Terra, Einaudi 2022).

La catastrofe che viene prospettata in cosa consiste? Qualche dato scientifico: l‘osservatorio americano di Manua Loa indica che la concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera ha superato i 416 ppm (parti per milione). Oltre a registrare la trasformazione del clima di origine antropica, questo dato mostra che la realtà ecologica si degrada a una velocità sorprendente, specialmente se si pensa che questo valore è sempre rimasto al di sotto dei 300 ppm fino agli inizi del `900 (le variazioni del tasso di diossido di carbonio si possono consultare sul sito https://gml.noaa.gov/ccgg/trends/). Un altro rapporto, pubblicato dall‘IPBES (The Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), rileva una perdita di biodiversità e di funzioni ecosistemiche senza precedenti (il rapporto dell’IPBES è consultabile al link: https://ipbes.net/global-assessment). Senza considerare poi l’inquinamento marino dovuto alla plastica, moltiplicato per 10 dal 1980, quello dei rifiuti non trattati, delle discariche selvagge… L’umanità non ha mai sfruttato tanto il pianeta né prodotto tanti rifiuti (si veda Lucia della Fontana, La poesia all’epoca dell’Antropocene, in “L’Ulisse”, n.24, 2021, pagg. 226-234).

Ma che cosa si può fare di fronte al disastro ecologico? La crisi ecologica, scrive Amitav Ghosh, è anzitutto, una crisi dell’immaginazione: se c’è una cosa che il cambiamento climatico ha chiarito, è che continuare a pensare al mondo così com’è equivale a un suicidio collettivo (Ghosh, La grande cecità : il cambiamento climatico e l’impensabile, Vicenza, Neri Pozza, 2017,  cap. II.). È necessario rivedere le strutture di pensiero che ci condizionano e che hanno dato forma alla nostra soggettività e ai nostri canoni rappresentativi, a partire dallo schema binario che ci ha consentito di separare cultura e natura, “togliendo l’anima” ad una parte di mondo. È necessario assottigliare le barriere tra le discipline scientifiche e umanistiche, tra la storia naturale e la storia umana, tra soggetto e oggetto, tra corpo e mente, tra umano e disumano, tra attivo e passivo, tra animato e inanimato…

Laura Pugno sostiene che la poesia sa trovare gli espedienti per sopravvivere in un ambiente ostile: «ha bisogno di mezzi minimi, neanche della scrittura a rigore, è capace di sopravvivere ovunque, come gli scorpioni, con la stessa implacabile natura che alla fine riemergerà» ( L. Pugno, In territorio selvaggio: corpo, romanzo, comunità, Milano, Nottetempo, 2018, pp. 29-30).

Anche Poesia come ossigeno, il libro a tre voci in cui Antonella Anedda e Elisa Biagini dialogano con Riccardo Donati, propone la metafora della poesia che preserva la specie-scrittura e con essa una parte di mondo che altrimenti andrebbe estinto (A. Anedda, E. Biagini, Poesia come ossigeno : per un'ecologia della parola, a cura di Riccardo Donati, Milano, Chiarelettere, 2021). Emerge l‘immagine di una poesia resistente e pioniera che richiama la ginestra leopardiana, una poesia che nonostante la precarietà, o proprio grazie ad essa, sopravvive ai margini, tra gli scarti. Da questa visione “marginale” scaturisce l’analogia tra poesia e Terzo Paesaggio, ampiamente esplorata da Laura Pugno nella sua rubrica sul sito «Le parole e le cose» (la rubrica di Laura Pugno è consultabile all’indirizzo http://www.leparoleelecose.it/).

L’ecologia può collegare la poesia e la cittadinanza, può mettere in relazione l’io e gli altri e considerarli come ‘noi’. La poesia che anima queste sfere di interessi, può investire più livelli, dalla bellezza di determinati ”quadri naturali” alla crisi climatica, alla relazione tra noi e la vita delle cose.

Laura Pugno ha parlato della poesia come di un essere vivente, tenace al pari degli scorpioni, la poesia è dotata di una sua ‘natura’ e di un habitat ideale: il bosco, il «territorio selvaggio», che vale anche come emblema e metafora di una scrittura libera dalle regole e dalle imposizioni cui spesso devono sottostare altri generi letterari. È anche in questo senso che la poesia può definirsi, attraverso un’analogia ambientale, come Terzo Paesaggio.

Com’è noto, l’espressione «terzo paesaggio» è ripresa da un libro di Gilles Clément (Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”, Quodlibet 2005). Per Clément, il terzo paesaggio include gli spazi che non sono luoghi funzionalmente abitati e antropizzati; sono piuttosto territori marginali, che l’uomo ha disertato: non tanto e non solo, cioè, le riserve naturali, ma anche le aree industriali dismesse, i margini delle periferie tra città e campagna, gli interstizi del paesaggio urbano come le aiuole e i terreni vaghi. In questi ambienti si forma un ecosistema che ospita specie adattate a vivere in quel contesto, che è perciò da conoscere e preservare a vantaggio della biodiversità. Metafore e immagini del terzo paesaggio contribuiscono ormai a delineare un panorama dai confini aperti, in cui emergono, insieme ad autori di generazioni più recenti, le voci canoniche della poesia italiana contemporanea. Emerge una visione del mondo, un insieme di idee e considerazioni consonanti con la figura dell’uomo planetario quale è stata delineata da Ernesto Balducci: è il nuovo cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo con il diverso per cultura, etnia, religione, in nome della comune umanità e della sopravvivenza della specie e dell’intero pianeta (Ernesto Balducci, L’uomo planetario, Giunti 2005).

 

La raccolta poetica Il nostro giardino globale fa riferimento alle coordinate ora indicate, declina le angosce che ci tormentano sul destino dell’uomo e del giardino nel quale vive, sia nel respiro della vita quotidiana che nella visione di orizzonti più ampi: cerca di suscitare scintille di ragionevolezza e di speranza per la comune salvezza.


 

L’autore

 

   L’autore, Roberto Mosi, vive a Firenze, è stato dirigente per la cultura alla Regione Toscana. Si interessa di letteratura e fotografia.

   Per la poesia, fra le varie pubblicazioni, Itinera (Masso delle Fate 2007), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Promethéus. Il dono del fuoco (Ladolfi 2021). Queste opere hanno ricevuto vari riconoscimenti; l’ultimo per Il profumo dell’iris (Gazebo 2018): Premio speciale in Memoria di Duccia Camiciotti, Città di Montevarchi (2022).

   Ha pubblicato i romanzi Non oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni 2014) ed Esercizi di volo (Europa Edizioni 2016 premiato al concorso letterario Casentino 2017). Ha dedicato particolare attenzione al romanzo storico: Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio, 2013), Ogni sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta (Il Foglio 2021), Ogni anno Napoleone ritorna all’Elba (Il Foglio 2021; illustrazione di Enrico Guerrini. E-book), Barbari. Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem (Masso delle Fate, 2022).

   L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso biblioteche, caffè letterari e sale di esposizione, in particolare al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”. È presidente dell’Associazione Testimonianze che cura la pubblicazione dell’omonima rivista fondata da Ernesto Balducci. Fa parte della redazione della rivista diretta da Mariella Bettarini L’area di Broca.

   Cura i blog:

wwww.robertomosi.it

www.poesia3002.blogspot.it

 

 

Indice

Prefazione di Giuseppe Baldassarre

                         Invito a ri-conoscere il giardino globale

Il nostro giardino globale

Nebbia

Giardino globale

L’intelligenza delle piante

Rondinare

Innamorati

Città sostenibile

Rifiuti

L’esercito di plastica

Energia dal vento

Energia dal mare

L’energia umana

Terzo paesaggio. Biodiversità

Elogio delle erbacce

La nave di folli

Le memorie del giardino

Terra resiliente

Il temporale

Pandemia

La vita

La vita e la more

La guerra

L’Anidride Carbonica

La grande serra

Siccità

Gli orsi polari

Il ghiacciaio

Piantare alberi

Il grido di Antigone

Le città sul mare

Vedere le cose, Thich Nhat Hanh

Cantico di Frate Sole, San Francesco d’Assisi

Postfazione

                  L’Arte e la crisi climatica

L’autore      

 

 

 


1 commento:

  1. Siccità



    Questa estate la Terra ha

    sofferto, aveva la febbre alta,

    fiumi assetati, prati riarsi

    gli alberi stenti, le foglie gialle

    accartocciate di dolore.



    Per infiniti giorni, l’assedio.

    Onde allucinanti di calore

    hanno liquefatto le nostre

    menti sotto stelle dolenti

    tempeste accecanti di sabbia.

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