Figure
fissate al selciato
dalla
parte dei piedi
evaporano
nella piazza,
frate
Girolamo
emerge
dalla lapide
affumicata
dal rogo,
pantaloni neri a pois.
Fanno
cerchio figure felici.
la
prima ballerina del teatro
dedica
un passo di danza
le
scarpe rosa incrociate,
la
coppia dei vigili trascende
in
un giro di valzer
per
il Domenicano
alfiere
della Repubblica Fiorentina.
La
diva gioisce
figura
slanciata su altissimi tacchi
vicino
una star d’altri tempi
le
gambe tornite
incredibilmente
distanti.
La
spada a fianco
il
Capitano del Popolo
osserva
orgoglioso
il
ritorno alla gloriosa stagione.
Il
carabiniere incorniciato dal sole
assiste
di lontano
per
riferire al Comando dell’Arma.
Fiuta
l’aria il feroce alano
incuriosito
dagli odori
che si spargono nell’aria.
Il
corteo sfila per il Convento di San Marco
preceduto
dallo spazzino
pulisce il percorso.
Risuona
il passo cadenzato
dei
soldati della Repubblica,
via Vacchereccia via Larga,
silenziosa
scivola la monomoto
e
la studentessa finlandese.
Avanza
solenne la carrozza
trainata
dai cavalli di Pannonia
il
Frate a cassetta
benedice
la folla.
Si
scatena la corsa dei corridori
per
essere nella prima fila
ad
ascoltare le parole.
Il
muratore albanese avanza per ultimo
preceduto
dal passo altero del piccione
Scarpe
rosse
macchiate di violenza
salutano
l’arrivo del corteo.
Parole
giungono dal Convento
ho il sogno
di vedervi rinsavire.
ho il sogno
di vedervi spalancare porte e finestre
buttando fuori tutta la zavorra
delle vostre sceneggiate.
Distruggete la scenografia,
bruciate l’immondizia
stupidaggini
chincaglieria,
basta il credersi migliori
se
si hanno cose
e zero senso d’essere.
La
lapide assorbe
figure
e parole
nel
fumo del rogo,
rimane
il passo di un’ombra,
pantaloni
neri a pois.
Recensione Silvia Ranzi
FIRENZE CALPESTATA
Recuperare le coordinate storiche nel presente è un leitmotiv persistente nella ricerca di Roberto Mosi al fine di restituire una coscienza critica vigile, disposta a costruire le basi per un solidale futuro, facendo appello al sogno ed all’utopia che traggono forza rigenerante nel simbolismo del Mito e nella metafora della vita-viaggio come rivelano le foto dedicate all’immaginario onirico-scultoreo dell’artista belga J.Michel Folon amato dal poeta ed ai numerosi scorci contemplativi di presenze statuarie e dettagli scultorei di rivisitazione neoclassica e contemporanea in luoghi noti del capoluogo toscano.
La dimensione urbana, con i suoi insediamenti e monumenti storici insigni, in versione diurna e notturna nell’atmosfera di accesi tramonti, è al centro del suo interesse speculativo e fotografico vissuto nel rapporto dialettico con le periferie, in forza del disorientamento operato dai “non luoghi”, cementificazione e massificazione, secondo il concetto coniato dal sociologo Marc Augè, inducendo riflessioni del fruitore sulle nuove modalità di identità, aggregazione sociale, appartenenza multiculturale nei tempi odierni dell’abitare, transitare, comunicare attraverso i social media, esprimersi e consumare nel III^ millennio. L’affezione per Firenze e la sua memoria storica esemplare, quale terreno fertile di idee, spazia dalla cultura umanistico-rinascimentale all’avvento della Resistenza-Liberazione contro il Nazifascismo, dallo slancio ricostruttivo del secondo Dopoguerra al ruolo imprescindibile di icona odierna del turismo nel mondo, grazie al glamour scintillante della moda e delle griffes internazionali al cospetto delle antiche vestigia. Contesti attuali da cui nasce un altro fulcro ispirativo di opere fotografiche in cui si affacciano profili di manichini femminili prospicienti e di oggetti esclusivi che si stagliano nelle vetrine, effigiati sotto l’effetto di sapienti riflessi icastici e sovrapposti, catturati con perizia dall’obiettivo.
La Mostra “FIRENZE CALPESTATA” - dal 1 al 30 settembre presso l’Hotel Cellai a Firenze - richiama nuovamente l’attenzione sulla città e la conservazione delle sue plurime fisionomie storiche, silenti sotto il calpestio inconsapevole dei passanti, come la significativa lapide in Piazza della Signoria, sui lastricati della tipica pietra serena, dedicata al luogo in cui - il 23 maggio 1498 - fu condannato al rogo per eresia il monaco domenicano Girolamo Savonarola, definito dal Machiavelli “Il Profeta disarmato”, che con le sue prediche infuocate intese moralizzare i costumi ed il clero contro la corruzione del tempo.
E’ nel culto irriducibile delle sedimentazioni storiche che Roberto Mosi ci offre una disincantata campionatura di rapide inquadrature fotografiche di figure, sorprese in inediti scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare. Il fatto storico evocato diviene il monito performativo attualizzato attorno al quale ruotano nella postmodernità una galleria di persone/personaggi: il/la turista, i figuranti( il capitano del Popolo/i soldati), il maratoneta, i podisti, la studentessa, la ragazza dai tacchi alti, la posa spensierata di una bambina, i vigili urbani, l’operatore ecologico, l’operaio, le zampe di un cane, la carrozza trainata dai cavalli, per disegnare sulla mappa cittadina la vita brulicante dell’oggi, che vive, si agita, attende, lavora e spera nei cambiamenti.
E’ in gioco la vitalità segreta di un patrimonio storico continuamente da riscoprire ed apprezzare per arginare l’anestesia liquida della dimenticanza, nel rischio dell’eterno presente. Una collezione di opere fotografiche persuasiva dunque per l’impegno e l’intenzionalità estetica delle sue motivazioni propositive che fa dello scatto digitale il prolungamento educativo di un’idea-immagine, “dispositivo di senso” individuale e collettivo.
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SILVIA RANZI
Firenze calpestata, R. M.
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Figure fissate al selciato
dalla parte dei piedi
evaporano nella piazza,
frate Girolamo
emerge dalla lapide
affumicata dal rogo,
pantaloni neri a pois.
Fanno cerchio figure felici.
la prima ballerina del teatro
dedica un passo di danza
le scarpe rosa incrociate,
la coppia dei vigili trascende
in un giro di valzer
per il Domenicano
alfiere della Repubblica Fiorentina.
La diva gioisce
figura slanciata su altissimi tacchi
vicino una star d’altri tempi
le gambe tornite
incredibilmente distanti.
La spada a fianco
il Capitano del Popolo
osserva orgoglioso
il ritorno alla gloriosa stagione.