sabato 30 agosto 2014

"Firenze sotto i tacchi" su "Cultura Commestibile"

Lapide per il rogo di Girolamo Savonarola, 23 maggio 1498

Il numero odierno di Cultura Commestibile, pag. 17, presenta la Mostra fotografica "Firenze calpestata" - Hotel Cellai -1°. 30 settembre

****


Firenze calpestata, R. M.

.

Figure fissate al selciato

dalla parte dei piedi

evaporano nella piazza,

frate Girolamo

emerge dalla lapide

affumicata dal rogo,

 pantaloni neri a pois.

Fanno cerchio figure felici.

la prima ballerina del teatro

dedica un passo di danza

le scarpe rosa incrociate,

la coppia dei vigili trascende

in un giro di valzer

per il Domenicano 

alfiere della Repubblica Fiorentina.

La diva gioisce

figura slanciata su altissimi tacchi

vicino una star d’altri tempi

le gambe tornite

incredibilmente distanti.

La spada a fianco

il Capitano del Popolo

osserva orgoglioso

il ritorno alla gloriosa stagione.

Il carabiniere incorniciato dal sole

assiste di lontano

per riferire al Comando dell’Arma.

Fiuta l’aria il feroce alano

incuriosito dagli odori

 che si spargono nell’aria.

 

Il corteo sfila per il Convento di San Marco

preceduto dallo spazzino

 pulisce il percorso.

Risuona il passo cadenzato

dei soldati della Repubblica,

 via Vacchereccia  via Larga,

silenziosa scivola la monomoto

e la studentessa finlandese.

Avanza solenne la carrozza

trainata dai cavalli di Pannonia

il Frate a cassetta

benedice la folla.

Si scatena la corsa dei corridori

per essere nella prima fila

ad ascoltare le parole.

Il muratore albanese avanza per ultimo

preceduto dal passo altero del piccione

Scarpe rosse

 macchiate di violenza

salutano l’arrivo del corteo.

 

Parole giungono dal Convento

ho il sogno

di vedervi rinsavire.

ho il sogno

di vedervi spalancare porte e finestre

buttando fuori tutta la zavorra

delle vostre sceneggiate.

Distruggete la scenografia,

bruciate l’immondizia

stupidaggini

chincaglieria,

basta il credersi migliori

se

si hanno cose

e zero senso d’essere.

 

La lapide assorbe

figure e parole

nel fumo del rogo,

rimane il passo di un’ombra,

pantaloni neri a pois.



Recensione Silvia Ranzi

FIRENZE CALPESTATA
Recuperare le coordinate storiche nel presente è un leitmotiv persistente nella ricerca di Roberto Mosi al fine di restituire una coscienza critica vigile, disposta a costruire le basi per un solidale futuro, facendo appello al sogno ed all’utopia che traggono forza rigenerante nel simbolismo del Mito e nella metafora della vita-viaggio come rivelano le foto dedicate all’immaginario onirico-scultoreo dell’artista belga J.Michel Folon amato dal poeta ed ai numerosi scorci contemplativi di presenze statuarie e dettagli scultorei di rivisitazione neoclassica e contemporanea in luoghi noti del capoluogo toscano.
La dimensione urbana, con i suoi insediamenti e monumenti storici insigni, in versione diurna e notturna nell’atmosfera di accesi tramonti, è al centro del suo interesse speculativo e fotografico vissuto nel rapporto dialettico con le periferie, in forza del disorientamento operato dai “non luoghi”, cementificazione e massificazione, secondo il concetto coniato dal sociologo Marc Augè, inducendo riflessioni del fruitore sulle nuove modalità di identità, aggregazione sociale, appartenenza multiculturale nei tempi odierni dell’abitare, transitare, comunicare attraverso i social media, esprimersi e consumare nel III^ millennio. L’affezione per Firenze e la sua memoria storica esemplare, quale terreno fertile di idee, spazia dalla cultura umanistico-rinascimentale all’avvento della Resistenza-Liberazione contro il Nazifascismo, dallo slancio ricostruttivo del secondo Dopoguerra al ruolo imprescindibile di icona odierna del turismo nel mondo, grazie al glamour scintillante della moda e delle griffes internazionali al cospetto delle antiche vestigia. Contesti attuali da cui nasce un altro fulcro ispirativo di opere fotografiche in cui si affacciano profili di manichini femminili prospicienti e di oggetti esclusivi che si stagliano nelle vetrine, effigiati sotto l’effetto di sapienti riflessi icastici e sovrapposti, catturati con perizia dall’obiettivo.
La Mostra “FIRENZE CALPESTATA” - dal 1 al 30 settembre presso l’Hotel Cellai a Firenze - richiama nuovamente l’attenzione sulla città e la conservazione delle sue plurime fisionomie storiche, silenti sotto il calpestio inconsapevole dei passanti, come la significativa lapide in Piazza della Signoria, sui lastricati della tipica pietra serena, dedicata al luogo in cui - il 23 maggio 1498 - fu condannato al rogo per eresia il monaco domenicano Girolamo Savonarola, definito dal Machiavelli “Il Profeta disarmato”, che con le sue prediche infuocate intese moralizzare i costumi ed il clero contro la corruzione del tempo.
E’ nel culto irriducibile delle sedimentazioni storiche che Roberto Mosi ci offre una disincantata campionatura di rapide inquadrature fotografiche di figure, sorprese in inediti scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare. Il fatto storico evocato diviene il monito performativo attualizzato attorno al quale ruotano nella postmodernità una galleria di persone/personaggi: il/la turista, i figuranti( il capitano del Popolo/i soldati), il maratoneta, i podisti, la studentessa, la ragazza dai tacchi alti, la posa spensierata di una bambina, i vigili urbani, l’operatore ecologico, l’operaio, le zampe di un cane, la carrozza trainata dai cavalli, per disegnare sulla mappa cittadina la vita brulicante dell’oggi, che vive, si agita, attende, lavora e spera nei cambiamenti.
E’ in gioco la vitalità segreta di un patrimonio storico continuamente da riscoprire ed apprezzare per arginare l’anestesia liquida della dimenticanza, nel rischio dell’eterno presente. Una collezione di opere fotografiche persuasiva dunque per l’impegno e l’intenzionalità estetica delle sue motivazioni propositive che fa dello scatto digitale il prolungamento educativo di un’idea-immagine, “dispositivo di senso” individuale e collettivo.
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SILVIA RANZI

1 commento:

  1. Firenze calpestata, R. M.
    .
    Figure fissate al selciato

    dalla parte dei piedi

    evaporano nella piazza,

    frate Girolamo

    emerge dalla lapide

    affumicata dal rogo,

    pantaloni neri a pois.

    Fanno cerchio figure felici.

    la prima ballerina del teatro

    dedica un passo di danza

    le scarpe rosa incrociate,

    la coppia dei vigili trascende

    in un giro di valzer

    per il Domenicano

    alfiere della Repubblica Fiorentina.

    La diva gioisce

    figura slanciata su altissimi tacchi

    vicino una star d’altri tempi

    le gambe tornite

    incredibilmente distanti.

    La spada a fianco

    il Capitano del Popolo

    osserva orgoglioso

    il ritorno alla gloriosa stagione.

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