Roberto Mosi
Il profumo del biancospino
Il sentiero di
Andrea
Dalla parte del Convento
mi aspettano Giganti
folti di aeree chiome,
catturano la luce del sole.
“Che porti nello zaino?”
chiede la voce cavernosa.
“Leggerò nella radura
del bosco Alla
ricerca
del tempo
perduto”.
Profumano di muschio
di terra sospesa nell’aria.
Proteggono dietro di loro
giovani piante di abete
incolonnate sull’attenti
in molteplici fila regolari.
Ai margini del sentiero
forme informi di ceppaie,
antichi tagli cicatrizzati
si innestano tra loro,
riconquistano la vita.
Cavalieri sfrontati nel profumo
di una luce brillante
hanno invaso i resti
della cava di pietre
per il Convento sognato
da Sette Giovani Nobili
per le sette cime del Monte.
“Benvenuto fra castagni
frassini e quercioli,
giochiamo in pieno sole.
Hai lasciato la parte oscura
di te stesso, sei vicino
al luogo dell’incanto.”
Serpente uscito dalla tana
si affaccia il muro contorto
sotto macchie intricate,
inzuppato di muschio,
baluardo una volta ai bovini
al pascolo delle greggi.
Giganti e Cavalieri
si confondono ora ai lati
del sentiero, lasciano spazio
alla radura luminescente,
il sole proietta ombre
immagini in movimento.
Ascolto il silenzio intrecciato
con il canto degli uccelli
il tambureggiare del picchio
il saliscendi degli scoiattoli.
Il libro scivola dallo zaino,
leggo ad alta voce
Dalla parte di
Swann.
Dalla parte della Città
ai bordi del prato
danzano leggiadre ballerine:
il viola rugoso del prugnolo
l’amorosa rosa selvatica
il rosso dei papaveri.
S’inchinano flessuose
al biancospino.
Mi ricordo, nel
mese
di Maria ho
preso ad amare
il
biancospino.
Sugli spalti dell’anfiteatro
personaggi dalle folte chiome,
ciliegio nocciolo sambuco,
da un ramo all’altro il volo
dell’averla, del fringuello.
Fra le quinte del teatro
il guizzo del ramarro
tracce del riccio, della lepre.
In disparte sul prato
caprioli brucano l’erba.
Suona incessante la voce
luminosa della sorgente,
fata amorosa e benigna:
“Acqua purissima il dono,
vita per il Convento, vita
per il Sanatorio abitato
dalla tubercolosi.”
Mi siedo, seguo
il profilo delle colline
interrotto dalla Cupola,
a fianco le braccia
del Sanatorio e il ricordo
degli ultimi giorni di Bruno.
Rende onore al passaggio
la squadra dei cipressi
schierata lungo il sentiero,
sullo sfondo la testa
arcigna della Ghiacciaia.
Emerge dalla terra,
assediata da rovi:
un occhio perfora
le ciclopiche mura.
“Dodici laghetti
mi facevan
corona, nelle notti
d’inverno offrivano
il ghiaccio da ingoiare.
Dal mese di Maria un carro
scendeva ogni notte in città
carico di blocchi di ghiaccio,
mazzi di biancospino
sulla fronte dei cavalli.”
Ho visto i cavalli entrare
in città: il profumo
amaro del biancospino
risale la china del sentiero
dalla profondità del tempo,
incontra i personaggi
ancora vivi del bosco
nel mio Tempo
Ritrovato.
* Il sentiero di
Andrea è stato realizzato dalla Provincia di Firenze nel bosco del convento
di Monte Senario, per ricordare un giovane operaio forestale deceduto per un
incidente.
Ho visto i cavalli entrare
RispondiEliminain città: il profumo
amaro del biancospino
risale la china del sentiero
dalla profondità del tempo,
incontra i personaggi
ancora vivi del bosco
nel mio Tempo Ritrovato.