mercoledì 7 giugno 2023

Serata eccezionale: "Barbari", Masso delle Fate, al Circolo degli Artisti Casa di Dante - Disegni all'impronta di Enrico Guerrini

 




Enrico Guerrini  - Roma 



 

Resoconto incontro Casa di Dante sul libro “Barbari”

 

         Il libro “Barbari”: la letteratura per scoprire l’anima di un'epoca                                                                                                  

 

Si è tenuto martedì 6 giugno 2023 l’incontro di presentazione del libro

di Roberto Mosi “BARBARI. Dalle Steppe a Florentia alla porta

Contra Aquilonem”. Il pittore Enrico Guerrini ha illustrato magistralmente

episodi centrali del libro.

Ha introdotto l’incontro Giuseppe Baldassarre che ha richiamato l’attenzione e la passione e dell’autore per la storia di Firenze, alla quale ha dedicato l’introduzione alla silloge “Florentia”, Gazebo, presentata alle Giubbe Rosse nell’anno 2009. Si legge in questa introduzione: “ Questa raccolta di poesie è il ritorno a Firenze, la mia città per incontrarla ancora una volta nella sua bellezza, nelle contraddizioni di oggi, nelle speranze per il domani … Fui contento, quando qualche tempo fa, tolte d Piazza della Signoria le lastre di pietra di origine settecentesca, comparvero le vasche (fullonica) per la tintura dei panni insieme a costruzioni del I secolo a.C.  e dei secoli successivi, chiari segni delle origini romane della città e di una storia legata, secondo il significato del nome, alla fertilità del terreno e, mi piace pensare, alla sua vocazione di luogo fertile di incontri e di idee. I resti emersi dagli scavi dimostravano in maniera concreta che Firenze non è solo quella del Rinascimento.”

                                                                   Nicoletta Manetti ha commentato: “Ogni libro di Roberto Mosi è un invito a un viaggio, per mete mai uguali, ogni volta sorprendenti. Le sue pagine si fanno tappeto volante. Dove ci porta stavolta? Non lontano geograficamente - protagonista è la sua città, Firenze - ma lontanissimo nel tempo, in un’epoca di cui conoscevo pochissimo e comunque poco trattata e descritta finora se non nei saggi storici. Siamo nella Florentia romana del 410 d.c. Dall’alto del nostro tappeto volante vediamo Rufo che, dopo una vita spedizioni militari e ambascerie a difesa dell’Impero, finalmente può godere agi e riposo nella sua bella villa di Montereggi, sulle pendici di Faesulae. Sono appena terminati i lavori di restauro dopo la devastazione a opera dei barbari, quattro anni prima. Nella “stanza dei ricordi”, affacciata sulla campagna che pare un anfiteatro ad abbracciare il Mugnone, la sua mente torna a quei giorni terribili, quando la terra aveva tremato di terrore per l’imminente arrivo dei Goti, diretti a Roma. Si sapeva che insieme a loro, guidati dal feroce re Radagaiso, sarebbe arrivato l’inferno, già divampato a Mutina e poi a Bononia. Solo l’abilità del generale Stilicone e la grandezza dell’esercito romano erano riusciti a fermare sotto le mura di Florentia l’assalto dei barbari, che furono sterminati. Testimoni le diecimila croci sul monte alle spalle della villa di Rufo. L’ultima vittoria dei romani prima della fine.

Le descrizioni sono minuziose, tali da restituirci un mondo tridimensionale, ma la scrittura non perde mai di leggerezza. Questa la cifra di Mosi: porgere la cultura con semplicità. E la lettura dei suoi libri è sempre piacevolissima.”

Sonia Salsi ha riferito : “Il reticolo cronologico di questa opera di Roberto Mosi

ci porta ad una dimensione di romanzo storico, relativo all’assedio di Firenze

nel 405/406, e di Roma nel 410, durante le invasioni dei popoli germanici . 

Ma dovremmo, piuttosto, parlare di romanzo nella Storia. Si entra subito in

medias res attraverso la struttura narrativa del diario in prima persona; 

il riferimento temporale è, infatti, connotato da luogo, Montereggi, e date, 

che ne segnano inizio e fine, relativi all’anno 410.

Nella villa di Montereggi, presso Fiesole, si snodano i ricordi, le considerazioni 

la microstoria di Rufo, personaggio verisimile nella più generale Storia 

che è oggetto di ricerca delle discipline specialistiche. 

Sono stati certamente numerosi i “Rufo” comandanti militari e uomini politici 

che si sono avvicendati nei secoli delle vicende di Roma e, nel dispiegarsi 

di queste pagine, i riferimenti ad avvenimenti che si sono effettivamente 

svolti vengono filtrati dagli affetti, dalle riflessioni del protagonista immaginato 

dallo scrittore, con risonanza interiore in chi legge.

Mosi si avvale del linguaggio della narrativa: la descrizione della villa di Rufo, 

assalita dagli invasori guidati da Radagaiso, e la rievocazione dell’assedio 

di Firenze nel 405, potrebbero essere paragrafi di relazioni, in ambito 

archeologico o geografico, che diventano poesia degli affetti.

La narrazione avvolge l’elemento oggettivo in sentimenti, moti psicologici, 

riflessioni ragionate e meditate.

Nella “modalità tecnica” di Mosi troviamo analogie, ad esempio, 

con Thomas Mann: la descrizione degli effetti del tifo, nel romanzo 

I Buddembrock, e dei principi della dodecafonia, in Doctor Faustus, viene 

“drammatizzata” con la descrizione indiretta di un personaggio e con 

il dialogo fra due protagonisti ed entra a far parte dello scorrere 

dell’invenzione letteraria.

Attraverso le riflessioni di Rufo, assistiamo agli avvenimenti all’interno 

della vita di un uomo vissuto nel quinto secolo dopo Cristo: i contrasti

 religiosi, il bisogno e il tentativo di spiegare la realtà tramite elementi 

soprannaturali, la paura e lo sconforto nei pericoli dell’invasione barbara, 

la ricerca di consolazione. Mosi descrive un periodo storico poco noto, 

lo ricostruisce attraverso le fonti quali Ammiano Marcellino, Olimpiodoro, 

Svetonio, Tacito; lo rende vivo attraverso gli strumenti della letteratura.

Barbari è un interessante esempio di come la letteratura possieda strumenti 

di indagine che né Storia né Scienza possiedono, e rende attuale il pensiero 

di uno scrittore consapevole, quale è Carlo Cassola. Egli, sottolinea come 

la situazione politica dell’Ottocento fosse ben chiara agli scrittori, ma non 

alle due discipline, che sono state incapaci anche di prevedere il delinearsi, 

nel Novecento, dell’età atomica.

La letteratura deve “modificarsi, deve cioè diventare letteratura impegnata”(1).

Non solo; secondo Cassola è indispensabile una riunificazione di cultura 

umanistica e scienza per una interpretazione della realtà (2)..

E Mosi sa ben interpretare come la Storia sappia far capire e interpretare 

il presente attraverso la voce della Letteratura. 

Egli conclude il suo romanzo con una riflessione indiretta sulla

Contemporaneità: che le tensioni in essa presenti siano, col tempo, 

disciolte non dai centri di potere politico internazionali, ma da un nuovo tipo 

di società, modellato dalla convivenza e dalla condivisione, così come 

i barbari e ciò che restava dell’impero romano del V secolo d.C. si sono

modellati in nuove culture.”

 

[ (1) CARLO CASSOLALa voce della ragione in un mondo di sordi, in Pegaso,

bimestrale di Cultura,Arte,Costume,luglio 1986, Firenze. (2) CARLO

CASSOLA, La letteratura deve prendere il posto della storia e 

della filosofia, ibidem, dicembre 1983]

 

 

 

 


Giuseppe Baldassarre, Sonia Salsi, Nicoletta Manetti, Roberto Mosi, Enrico Guerrini

Franco Margari, presidente del Circolo degli Artisti Casa di Dante 

Giuseppe Baldassarre



Roberto Mosi

Nicoletta Manetti


Sonia Salsi e Nicoletta Manetti

Guerrini - L'accampamento dei Barbari

Guerrini - Assalto del Re Radagaiso

Guerrini - Una famiglia di barbari

Guerrini - Rufo , il protagonista del Romanzo Storico "Barbari"

Guerrini - La battaglia


Guerrini  - Re Radagaiso

Guerrini - L'accampamento

Guerrini - Rufo e il Monte Le Croci

Guerrini - Madre e figlia, barbari 

BARBARI - Scheda editoriale

Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem

Roberto Mosi - Masso delle Fate Edizioni, 2022, pagg.90, € 12

info@massodellefate.it ; t. 055 8734952

 

Sono arrivati i barbari a migliaia e migliaia dai lontani confini dell’Impero romano, comandati dal re Radagaiso!

Hanno invaso l’Italia del nord devastando e depredando e si stanno per muovere verso Roma per infliggere un colpo mortale alla potenza più grande che l’umanità abbia mai conosciuto. Sulla strada per Roma si trova Florentia, centro importante della Tuscia.

Rufo, il protagonista del libro, parla dei momenti di terrore che sta vivendo la città; ha combattuto a fianco di famosi comandanti romani, come il generale Stilicone, e ha presto parte a prestigiose ambascerie presso altri popoli. Nell’anno 405 d.C., quando i barbari irrompono in Italia, si è già ritirato dall’esercito, partecipa alla vita politica di Florentia e dedica gran parte del suo tempo alla cura dei suoi possedimenti sulle colline di Fiesole.

Al centro del racconto di Rufo l’arrivo di Radagaiso davanti a Florentia, la resistenza eroica dei cittadini nelle lunghe, infinite settimane dell’assedio in attesa dell’arrivo dell’esercito romano comandato da Stilicone e la sanguinosa battaglia nella valle del Mugnone, presso la città di Fiesole, nella quale il re Radagaiso è sconfitto e fatto prigioniero. E’ l’ultima vittoria di Roma contro i barbari, prima del crollo finale dell’impero!

Nelle parole di Rufo si coglie la nostalgia per il mondo del passato legato alla gloria di Roma e nel contempo sono messi in evidenza argomenti che sentiamo ancora attuali, di rilievo per la nostra epoca: lo scontro fra religioni, il crollo di grandi potenze, la migrazione di interi popoli. Un aspetto questo che rende particolarmente interessante il romanzo.










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