Resoconto
incontro Casa di Dante sul libro “Barbari”
Il libro “Barbari”: la letteratura per scoprire l’anima di un'epoca
Si è tenuto
martedì 6 giugno 2023 l’incontro di presentazione del libro
di Roberto Mosi
“BARBARI. Dalle Steppe a Florentia alla porta
Contra Aquilonem”.
Il pittore Enrico Guerrini ha illustrato
magistralmente
episodi centrali del libro.
Ha introdotto l’incontro
Giuseppe Baldassarre che ha richiamato l’attenzione e la passione e dell’autore
per la storia di Firenze, alla quale ha dedicato l’introduzione alla silloge
“Florentia”, Gazebo, presentata alle Giubbe Rosse nell’anno 2009. Si legge in
questa introduzione: “ Questa raccolta di poesie è il ritorno a Firenze, la mia
città per incontrarla ancora una volta nella sua bellezza, nelle contraddizioni
di oggi, nelle speranze per il domani … Fui contento, quando qualche tempo fa,
tolte d Piazza della Signoria le lastre di pietra di origine settecentesca,
comparvero le vasche (fullonica) per la tintura dei panni insieme a
costruzioni del I secolo a.C. e dei
secoli successivi, chiari segni delle origini romane della città e di una
storia legata, secondo il significato del nome, alla fertilità del terreno e,
mi piace pensare, alla sua vocazione di luogo fertile di incontri e di idee. I
resti emersi dagli scavi dimostravano in maniera concreta che Firenze non è
solo quella del Rinascimento.”
Nicoletta
Manetti ha commentato: “Ogni libro di Roberto Mosi è un invito a un viaggio,
per mete mai uguali, ogni volta sorprendenti. Le sue pagine si fanno tappeto
volante. Dove ci porta stavolta? Non lontano geograficamente - protagonista è
la sua città, Firenze - ma lontanissimo nel tempo, in un’epoca di cui conoscevo
pochissimo e comunque poco trattata e descritta finora se non nei saggi
storici. Siamo nella Florentia romana del 410 d.c. Dall’alto del nostro tappeto
volante vediamo Rufo che, dopo una vita spedizioni militari e ambascerie a
difesa dell’Impero, finalmente può godere agi e riposo nella sua bella villa di
Montereggi, sulle pendici di Faesulae. Sono appena terminati i lavori di
restauro dopo la devastazione a opera dei barbari, quattro anni prima. Nella
“stanza dei ricordi”, affacciata sulla campagna che pare un anfiteatro ad
abbracciare il Mugnone, la sua mente torna a quei giorni terribili, quando la
terra aveva tremato di terrore per l’imminente arrivo dei Goti, diretti a Roma.
Si sapeva che insieme a loro, guidati dal feroce re Radagaiso, sarebbe arrivato
l’inferno, già divampato a Mutina e poi a Bononia. Solo l’abilità del generale
Stilicone e la grandezza dell’esercito romano erano riusciti a fermare sotto le
mura di Florentia l’assalto dei barbari, che furono sterminati. Testimoni le
diecimila croci sul monte alle spalle della villa di Rufo. L’ultima vittoria
dei romani prima della fine.
Le
descrizioni sono minuziose, tali da restituirci un mondo tridimensionale, ma la
scrittura non perde mai di leggerezza. Questa la cifra di Mosi: porgere la
cultura con semplicità. E la lettura dei suoi libri è sempre piacevolissima.”
Sonia
Salsi ha riferito : “Il reticolo
cronologico di questa opera di Roberto Mosi
ci porta ad una dimensione di
romanzo storico, relativo all’assedio di Firenze
nel 405/406, e di Roma nel 410, durante le
invasioni dei popoli germanici .
Ma dovremmo, piuttosto, parlare di romanzo nella Storia. Si entra
subito in
medias res attraverso la struttura narrativa del diario in
prima persona;
il riferimento temporale è, infatti, connotato da luogo, Montereggi, e
date,
che ne segnano inizio e fine, relativi all’anno 410.
Nella villa di Montereggi, presso Fiesole, si snodano i ricordi, le
considerazioni
la microstoria di Rufo, personaggio verisimile nella più generale
Storia
che è oggetto di ricerca delle discipline specialistiche.
Sono stati certamente numerosi i “Rufo” comandanti militari e uomini
politici
che si sono avvicendati nei secoli delle vicende di Roma e, nel
dispiegarsi
di queste pagine, i riferimenti ad avvenimenti che si sono
effettivamente
svolti vengono filtrati dagli affetti, dalle riflessioni del protagonista
immaginato
dallo scrittore, con risonanza interiore in chi legge.
Mosi si avvale del linguaggio della narrativa: la descrizione della villa
di Rufo,
assalita dagli invasori guidati da Radagaiso, e la rievocazione
dell’assedio
di Firenze nel 405, potrebbero essere paragrafi di relazioni, in
ambito
archeologico o geografico, che diventano poesia degli affetti.
La narrazione avvolge l’elemento oggettivo in sentimenti, moti
psicologici,
riflessioni ragionate e meditate.
Nella “modalità tecnica” di Mosi troviamo analogie, ad esempio,
con Thomas Mann: la descrizione degli effetti del tifo, nel romanzo
I Buddembrock, e dei principi della
dodecafonia, in Doctor Faustus, viene
“drammatizzata” con la descrizione indiretta di un personaggio e con
il dialogo fra due protagonisti ed entra a far parte dello scorrere
dell’invenzione letteraria.
Attraverso le riflessioni di Rufo, assistiamo agli avvenimenti
all’interno
della vita di un uomo vissuto nel quinto secolo dopo Cristo: i
contrasti
religiosi, il bisogno e il tentativo di spiegare la realtà
tramite elementi
soprannaturali, la paura e lo sconforto nei pericoli dell’invasione
barbara,
la ricerca di consolazione. Mosi descrive un periodo storico poco
noto,
lo ricostruisce attraverso le fonti quali Ammiano Marcellino,
Olimpiodoro,
Svetonio, Tacito; lo rende vivo attraverso gli strumenti della
letteratura.
Barbari è un interessante esempio di come la letteratura
possieda strumenti
di indagine che né Storia né Scienza possiedono, e rende attuale il
pensiero
di uno scrittore consapevole, quale è Carlo Cassola. Egli, sottolinea
come
la situazione politica dell’Ottocento fosse ben chiara agli scrittori, ma
non
alle due discipline, che sono state incapaci anche di prevedere il
delinearsi,
nel Novecento, dell’età atomica.
La letteratura deve “modificarsi, deve cioè diventare letteratura
impegnata”(1).
Non solo; secondo Cassola è indispensabile una riunificazione di
cultura
umanistica e scienza per una interpretazione della realtà (2)..
E Mosi sa ben interpretare come la Storia sappia far capire e
interpretare
il presente attraverso la voce della Letteratura.
Egli conclude il suo romanzo con una riflessione indiretta sulla
Contemporaneità: che le tensioni in essa presenti siano, col tempo,
disciolte non dai centri di potere politico internazionali, ma da un nuovo
tipo
di società, modellato dalla convivenza e dalla condivisione, così
come
i barbari e ciò che restava dell’impero romano del V secolo d.C. si sono
modellati in nuove culture.”
[ (1) CARLO CASSOLA, La
voce della ragione in un mondo di sordi, in Pegaso,
bimestrale di Cultura,Arte,Costume,luglio 1986, Firenze. (2) CARLO
CASSOLA, La letteratura deve prendere il
posto della storia e
della filosofia, ibidem, dicembre 1983]
BARBARI - Scheda editoriale
Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem
Roberto Mosi - Masso delle Fate Edizioni, 2022, pagg.90, € 12
info@massodellefate.it ; t. 055 8734952
Sono arrivati i barbari a migliaia e migliaia dai lontani confini dell’Impero romano, comandati dal re Radagaiso!
Hanno invaso l’Italia del nord devastando e depredando e si stanno per muovere verso Roma per infliggere un colpo mortale alla potenza più grande che l’umanità abbia mai conosciuto. Sulla strada per Roma si trova Florentia, centro importante della Tuscia.
Rufo, il protagonista del libro, parla dei momenti di terrore che sta vivendo la città; ha combattuto a fianco di famosi comandanti romani, come il generale Stilicone, e ha presto parte a prestigiose ambascerie presso altri popoli. Nell’anno 405 d.C., quando i barbari irrompono in Italia, si è già ritirato dall’esercito, partecipa alla vita politica di Florentia e dedica gran parte del suo tempo alla cura dei suoi possedimenti sulle colline di Fiesole.
Al centro del racconto di Rufo l’arrivo di Radagaiso davanti a Florentia, la resistenza eroica dei cittadini nelle lunghe, infinite settimane dell’assedio in attesa dell’arrivo dell’esercito romano comandato da Stilicone e la sanguinosa battaglia nella valle del Mugnone, presso la città di Fiesole, nella quale il re Radagaiso è sconfitto e fatto prigioniero. E’ l’ultima vittoria di Roma contro i barbari, prima del crollo finale dell’impero!
Nelle parole di Rufo si coglie la nostalgia per il mondo del passato legato alla gloria di Roma e nel contempo sono messi in evidenza argomenti che sentiamo ancora attuali, di rilievo per la nostra epoca: lo scontro fra religioni, il crollo di grandi potenze, la migrazione di interi popoli. Un aspetto questo che rende particolarmente interessante il romanzo.
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