domenica 5 febbraio 2012

"L'invasione", dialogo con la Cornacchia (postf.)


Autore – Sei il primo personaggio che appare sulla scena della Valle dell’Inferno, il primo atto de L’invasione degli storni, indaffarato e un po’ agitato.
Cornacchia – Mi piace la parte. Sono un animale solitario, si dice intelligente, linguacciuto. Sono anche un po’ mago, mi piace la cabala e gioco volentieri con i numeri.
A. – Sembra che ti diverta.
C. – Ma certo! Non sai, nel tuo caso, la faccia buffa che avevi quando sei arrivato, dopo che sei caduto nel labirinto che congiunge la città alla Valle.
A. – Sembri innamorata di questa Valle, nascosta fra i monti dell’Appennino, incavata come dal colpo di lancia di un gigante.
C. – Sì, mi piace stare qui. La mia voce è potente, cra, cra, cra. Rimbomba contro le pareti, l’eco rimbalza in tutte le direzioni, sembra il gracchiare di un branco di cornacchie, una cornacchiaia, si dice: non mi sento più sola. Il fondo della Valle - negli anfratti e nelle gore del torrente - è pieno di cianfrusaglie, dei resti scenici lasciati dalla Storia. E poi ci sono le discariche di rifiuti pieni di bocconcini. Devo dire, però . . .
A. – Che cosa?
C. – Negli ultimi anni c’è stato un impazzimento generale. E' stata scavata a fianco della Valle un’enorme galleria per i treni veloci. Si è violentata la terra e ora molte sorgenti sono all’asciutto, si fanno battute di caccia per uccidere gli animali del bosco. E’ giunto poi fino alla Valle l’eco dell’attentato ai Georgofili, a Firenze. Mi presi un bello spavento, le penne sul dorso sono diventate grigie. Il Gigante dell’Appennino, nel Parco di Pratolino, si svegliò dal sonno di secoli. C’è un’esplosione di follia generale che non ha niente a che vedere con la follia innocente di quel poeta famoso di Marradi.
A. – L’hai conosciuto?
C. – L’ho visto diverse volte, vestito di pelli di pecora. L’ultima volta passò in compagnia di una signora, sul sentiero in alto che porta a Casetta di Tiara.
A. – Perché mi hai lasciato uscire dalla Valle dell’Inferno?
C. – Ho conosciuto la tua storia e ho capito che il tuo viaggio doveva continuare. Gabriella, la tua musa ispiratrice, mi aveva raccontato tutto.
A. – Conosci le altre tappe?
C. – Sì. Gli storni me ne hanno parlato.
A. – E cosa ti hanno raccontato?
C. – Gli storni che abitano sulle colline di Careggi, dalle parti di Via del Purgatorio, ti hanno visto dietro i vetri della finestra dell’ospedale nei giorni della malattia. Ti hanno visto precipitare sul fondo e poi rinascere a una vita nuova.
A. – I racconti volano! Ti lascio ora ai tuoi calcoli, la fila dei nuovi arrivati diventa sempre più lunga.
C. – Sì, mi sono lasciata prendere dalle chiacchiere. Un'ultima cosa. Gli storni che abitano le colline di Bellosguardo, vicino all’arena estiva “Chiar di luna”, ti hanno visto la sera arrivare al cinema e immergerti nel sogno di Nuovo Cinema Paradiso e di tanti altri film. Devi tornare a trovarmi con un sacco di racconti, di storie di film, di versi. Il tuo è un viaggio alla ricerca della speranza e la speranza è contagiosa.

***
"L'invasione degli storni", GazeboLibri, 2012

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1 commento:

  1. Autore – Sei il primo personaggio che appare sulla scena della Valle dell’Inferno, il primo atto de L’invasione degli storni, indaffarato e un po’ agitato.
    Cornacchia – Mi piace la parte. Sono un animale solitario, si dice intelligente, linguacciuto. Sono anche un po’ mago, mi piace la cabala e gioco volentieri con i numeri.
    A. – Sembra che ti diverta. ...

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