Eratoterapia,
la poesia è un farmaco?
di
Roberto Mosi
Il giardino dove ci si
cura con la poesia appare sempre più grande, le piante hanno radici sempre più
profonde, sbocciano fiori di un intenso profumo. Frequento in punta di piedi
questo giardino, ho imparato a riconoscere i diversi sentieri, dove scorrono le
acque più limpide, la loro origine, vicina o lontana. La poesia consola,
rasserena, alleggerisce i pensieri, svela l’intrico dei sentimenti e, quindi,
“cura” sia che si scriva per il puro piacere di scrivere, di raccontare
qualcosa di sé sia che si faccia riferimento in qualche modo agli strumenti
della psicologia.
Ho composto una raccolta
di poesie, alla quale ho dato un nome particolare, forse un po’ altisonante, Eratoterapia,
pubblicata nelle Edizioni Ladolfi. Come
si deve intendere questo neologismo? La seconda parte, “terapia”, non richiede
senza dubbio spiegazioni. “Erato” riporta alla mente la Musa del canto corale e della poesia amorosa, è raffigurata come
una giovane, incoronata di mirti e di rose, che tiene in mano una lira e
nell’altra il plettro, vicino un Amorino armato d’arco. Eratoterapia significa “guarire” o,
meglio, diffondere il “ben-essere”: il poeta opera in sé stesso una vera e
proprio terapia ri-scoprendo il valore dell’amore, dell’incontro con l’altro,
del valore della bellezza ... In ogni manifestazione artistica significativa,
l’esperienza personale si colloca come strumento di ricerca e di conoscenza di
carattere generale e si propone come invito al lettore a servirsi degli stessi
strumenti per vivere una vita più autentica, più motivata, più serena.
La raccolta Eratoterapia termina con una lettera a Marta, mia nipote,
nella quale cerco di svelare il segreto della poesia:
“Credo che sia possibile
curarsi con la poesia, per vincere le paure, stati di sofferenza, per stringere
sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal
dentro potente, nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta
sollievo, se non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia”.
Mi trovo bene, sono
felice, quando coltivo il giardino dell’ Eratoterapia, alla porta ho
messo il cartello “Invito a curarsi con la poesia”; mi piace ascoltare chi
viene a trovarmi, parliamo insieme della poesia, un’arte “inutile” che possiede
tuttavia un incanto unico, quello di rendere più sopportabile l’esistenza e di
svelare i misteri della bellezza e della gioia.
Roberto Mosi si interessa
di poesia, narrativa e fotografia, collabora con riviste fiorentine. È stato
dirigente per la cultura alla Regione Toscana. Per la poesia ha pubblicato Sinfonia
per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019),
Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio
2018); le antologie Poesie 2009-2016
(Ladolfi 2016) e Amo le parole. Poesie 2017-2023 (Ladolfi 2023). Per la
narrativa: Barbari (Masso delle Fate 2022), Ogni sera Dante ritorna a
casa (Il Foglio 2021), Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il
Foglio 2013), Esercizi di volo (Europa Edizioni 2016). Blog: www.robertomosi.it
e www.poesia3002.blogspot.it
; e-mail: mosi.firenze@gmai.com
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Mi trovo bene, sono felice, quando coltivo il giardino dell’ Eratoterapia, alla porta ho messo il cartello “Invito a curarsi con la poesia”; mi piace ascoltare chi viene a trovarmi, parliamo insieme della poesia, un’arte “inutile” che possiede tuttavia un incanto unico, quello di rendere più sopportabile l’esistenza e di svelare i misteri della bellezza e della gioia.
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