E’ stata una vera e propria festa quella del 13
agosto a Santa Fiora, Auditorium della Peschera, che ha coinvolto gli amici di
sempre del borgo e del Coro, che ne è divenuto simbolo in Italia sin dalla sua
fondazione nel 1978 ad opera di Ernesto Balducci, figura indimenticabile per
tutta la cultura italiana per il suo impegno sociale, didattico e divulgativo.
Presenti Simone Cristicchi che ha riportato il Coro alla
ribalta nazionale grazie a Sanremo e alla seguente tournée, Rocco Papaleo
attore amico del coro dasempre, Peppe Voltarelli, cantautore pluripremiato e
molto attento alla commistione con il mondo folk, il tutto sapientemente
orchestrato dal cantautore e produttore Antonio Pascuzzo, grande amico e collaboratore
del borgo.chenel 2010 fu deus ex machina della rinascita del coro propiziando
l’incontro tra i Minatori e Cristicchi.
E’ stata dunque una serata evento tra canto,
duetti, reading, monologhi, in cui ogni ospite ha portato la propria unicità,
in dialogo paritario con gli altri artisti seguendo lo schema naturale ed
istintivo che sta alla base della filosofia di lavoro del Coro dei Minatori,
prima di tutto amici di lunghe serate nell’osteria paesana, di conseguenza
ensemble canoro di tradizione popolare.
Il
coro è nato alla fine degli anni settanta – riprendiamo questi elementi dal
Programma di sala dello spettacolo del 13 agosto - da un’intuizione di Ernesto
Balducci (1922-1992), che invitò i suoi compagni minatori in una
trasmissione radiofonica (Radio1,1977): “sono amici d’infanzia…questi miei
amici minatori conservano un’ autenticità umana, una fierezza che li tiene
distanti dalle ambizioni e dai conformismi della società di oggi”. Il gruppo da
allora ha continuato a mantenere viva la tradizione dei canti di miniera
del Monte Amiata, tornando a cantare , soprattutto il sabato e la domenica
sera nelle osterie del paese, ed esibendosi anche nel corso degli anni
in numerose rassegne , feste di paese e di partito, in
ambito provinciale e regionale.
Dopo alterne vicende e cambi
generazionali è ritornato in auge nei primi anni duemila grazie a Consulta
cultura, associazione culturale per Santa Fiora, ed attualmente risulta composto
da quattordici elementi, tra voci, chitarre, fisarmonica e percussioni; una
vera squadra di amici dai venti agli ottanta anni, di tutte le categorie
sociali del paese, tutti animati da un forte legame con il proprio territorio e
dall’impegno per la ricerca, la riscoperta e la riproposta del vasto e
originale repertorio di canzoni popolari locali, attraverso un modo di cantare
lontano dalle strutture prestabilite, ma anche per la voglia di
ritrovarsi, di stare insieme, di divertire e divertirsi, magari
facendo “un po’di merenda” nella serata di prove settimanali e
soprattutto per sentirsi vivi e partecipi di una collettività, per
mantenere viva la memoria della “civiltà del villaggio”, dell’ “epopea
mineraria”.
Nel 2008 l’incontro che “cambia
la vita” al coro, quello con Simone Cristicchi, il vulcanico artista
romano. convinto sostenitore del gruppo di musica e canto popolare
santafiorese. con il quale sta portando avanti da oltre tre anni il progetto
culturale musicale di teatro-canzone, “Canti di miniera , d’amore,
di vino e anarchia”, ideato dallo stesso cantautore ed interpretato
assieme al Coro dei Minatori. Uno spettacolo di grande suggestione,
che dà uno scossone all’anima e ai pensieri, attraverso recitatitivi intensi e
drammatici, intervallati da canzoni brillanti e sagaci, tipiche del repertorio
popolare, ricche di commozione e di
divertimento e che è
stato rappresentato in più di sessanta piazze e nei palcoscenici più
prestigiosi d’Italia.
La sera di lunedì 13 agosto l”Auditorium
della Peschiera era stracolmo di pubblico, giunto anche di lontano, entusiasta
per lo spettacolo pieno emozioni, affascinato dalla musica, dalle luci, dalla
eufonia di questo luogo incantato: ha seguito spesso i canti in piedi, battendo
le mani in maniera ritmata, unendosi alle voci del coro e dei cantanti. Il
cielo, pieno di nubi nere, minacciose, con lampi e tuoni, si è guardato bene
dallo scatenare il temporale durante lo spettacolo. Solo più tardi, dopo che si
è spento l’eco degli ultimi canti, Bella Ciao e Ti regalerò una rosa, il cielo
ha fatto la sua parte per intero con un acquazzone memorabile.
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per
dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto
Cara Margherita son vent'anni che ti
aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci
capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti
tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo
andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora
un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa
volare”
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