Sabato 28 luglio in piazza del Mercato
a Campiglia Marittima, provincia di Livorno, si è tenuta la serata finale del
concorso letterario Raccontare Campiglia, con la presentazione della relativa Antologia di racconti pubblicata dalle edizioni Il Foglio. Il
libro, curato da Umberto Bartoli, contiene scritti ispirati dal paese di Campiglia, dalla sue gente e dalla
sua storia.
I quindici autori che si sono cimentati nel compito di Raccontare
Campiglia attraverso la loro penna e la loro fantasia e che sono stati
pubblicati, sono sia scrittori già esperti sia esordienti. Eccoli con il titolo
della rispettiva opera tra parentesi: Patrice Avella (Historia obsidionis
Campillia), Francesco Ditta (Un amico in fuga), Francesco Elia (La rivolta del
cuore), Rita Gallarate (Viaggio di un segreto), Antonella Giannarelli (Le
ricette di
Matilda), Luciana Grandi (Un tesoro sotto gli occhi), Cristina
Janssen (Nedo), Luca Marconcini (Affetti Collaterali – Parte 2) Ortensia
Martinez Fucini (Una cipolla rossa e uno scrittore toscano), Roberto Mosi
(Vicoli di Campiglia, miti e misteri), Renato Nesi (Benvenuta e la luna), Ann a
Maria Scaramuzzino (I colori dell’odio), Giovanni Scaramuzzino (Un paese da
oscar), Vincenzo Trama (The night of 2000 pigs of Satan), Rosalba Zucco (Fil
rouge) e infine, fuori concorso,
Umberto Bartoli con My name’s Bix.
Il premio assoluto è andato ad Anna
Maria Scaramuzzino con il racconto “I colori dell’odio” che i componenti della
giuria hanno giudicato il miglior racconto valutato per la storia, la
scrittura, l’attinenza con il tema dato. Storia che narra dell’abbandono
forzato del paese natio per farvi ritorno dopo una serie di vicissitudini.
Particolare il racconto
di Roberto Mosi dedicato all’impronta labirintica – per le origini medievali –
del borgo e quindi particolarmente adatto per ambientare una storia dedicata al
mito di Teseo e alla sua ricerca del Minotauro per i meandri del Labirinto di
Cnosso. Protagonisti della storia, la macchina fotografica e la curiosità della
nipote dell’autore, Anna, scatenata nella ricerca del Minotauro nei vicoli di
Campiglia. Si propone una rapida occhiata alla parte finale del racconto
(“Vicoli di Campiglia, miti e misteri”).
“E’ mattina presto,
sono seduto nella loggia della casa davanti al giardino, è già caldo e sulla
tavola davanti a me sono distesi i disegni, le fotografie per la mostra che
penso di realizzare a Firenze nella sala del Circolo degli Artisti. Anche
questa volta sto lavorando intorno ad uno dei miti più celebri, l’impresa di
Teseo che si avventura nei meandri del Labirinto nel palazzo di Cnosso, in mano
il filo di Arianna, per affrontare e uccidere il mostro, il Minotauro.
Sento muoversi una
porta, un fruscio, forse è il gatto. Due manine si appoggiano sulle mie spalle,
mi abbracciano. E’ Anna, la mia nipotina, che si è svegliata, vuole, come
sempre, farmi una sorpresa. Si mette a sedere sul tavolo fra le fotografie, i
disegni, le matite, i libri. Vuol sapere tutto del mio lavoro, del mito del
Labirinto, chiede di Arianna, se era bella, quanto era lungo il filo di lana,
se il Minotauro era veramente così spaventoso. Mi fa piacere raccontare,
inseguire le domande, le sue risate. Mi viene spontanea la domanda:
“Perché stamani non
facciamo a meno di andare al mare? Vieni con me a Campiglia, con la tua
macchinetta, e mi aiuti a cercare i posti dove meglio si potrebbe nascondere il
Minotauro.”
La spedizione è
organizzata in un attimo e dopo appena un’ora siamo nella piazza del Popolo del
paese, la piazza principale, con le nostre attrezzature, il cavalletto, le
macchine fotografiche, un taccuino.
Anna si scatena nell’intrico delle
strade, la perdo di vista, la chiamo a squarciagola con l’eco che mi raggiunge
da tutte le direzioni; a momenti mi raggiunge alle spalle, continua a
fotografare, a volte urla:
“Sta qui, sta qui il Minotauro!”
Mi piace stare al gioco
e nelle parti del borgo con l’aria più misteriosa, mi apposto con la mia
macchina reflex e fotografo da tutte le posizioni, sdraiato per terra in
maniera radente, verso l’alto sugli scampoli di cielo, di fronte sulle ombre
che si allungano dalle grate nei muri piene di ragnatele.
Mentre siamo in via
Beccasole, una via che riesce a conquistarsi un raggio di sole, un boato
dall’alto ci sorprende, Anna mi abbraccia,
comincia a gridare sconvolta:
“Il Minotauro, il Minotauro !”
Poche parole per
rassicurarla, il Minotauro non esiste è una storia inventata nell’antichità per
impressionare la gente; il boato che abbiamo sentito viene dalla cava di pietre
attiva oltre la collina sopra Campiglia: è stato senz’altro lo scoppio di una
mina per fare cadere un costone di roccia. Il Minotauro rappresenta, in
definitiva, le paure dell’uomo, il rimorso che egli prova, forse nel nostro
caso, il senso di colpa per l’abbattimento di un’intera collina: una ferita
nello splendido del paesaggio delle colline sopra Venturina.
Mi rendo conto che le
mie parole non riescono a rassicurare del tutto Anna. Ci riesce, invece, un
grande gelato del bar gelateria, nella piazza del Popolo.
Prima del pranzo nella
nostra casa di via delle Caldanelle, presso il Golfo di Baratti, Anna è in
grado di riversare sul computer le foto dalla memoria della sua macchina. Ora
scorrono davanti ai nostri occhi. Sono meravigliose, Anna è stata brava. Nel
modo di riprendere l’atmosfera delle strade del centro del paese, è riuscita a
dare bene il senso di luoghi abitati dal mostro, della sua ricerca di
nascondersi negli anfratti del borgo per poi assalire Teseo o chi di noi si
mette sulle sue tracce. Sono certo che alla prossima mostra al Circolo degli
Artisti di Firenze, farò, anzi, faremo un figurone. Siamo felici, alziamo le
braccia al cielo come quando vediamo allo Stadio, dalla curva Ferrovia, segnare
la Fiorentina.
Passa però ancora un’immagine,
l’ultima, sul computer, il sottopassaggio della Scala Santa, in forte salita
sotto le ombre del soffitto a travi nere: sullo sfondo un muro bianco
illuminato dal sole, sul quale si allunga l’ombra di un uomo con l’enorme testa
di toro. Un momento di silenzio, poi il nostro urlo:
“Il Minotauro esiste!”
Un
pubblico numeroso e partecipe era presente la sera del 28 luglio nella piazza
del Mercato del Borgo. Nei giorni seguenti abbiamo scoperto molti del pubblico
aggirarsi nei vicoli intricati del Centro, con l’Antologia (AA. VV. “Raccontare
Campiglia 2018”, a cura di Umberto Bartoli, ed. Il Foglio, pagg.230, euro 15)
sotto il braccio, impegnati a ricercare, con fare circospetto, le tracce del
Minotauro.
Particolare il racconto di Roberto Mosi dedicato all’impronta labirintica – per le origini medievali – del borgo e quindi particolarmente adatto per ambientare una storia dedicata al mito di Teseo e alla sua ricerca del Minotauro per i meandri del Labirinto di Cnosso. Protagonisti della storia, la macchina fotografica e la curiosità della nipote dell’autore, Anna, scatenata nella ricerca del Minotauro nei vicoli di
RispondiEliminaCampiglia. Si propone una rapida occhiata alla parte finale del racconto (“Vicoli di Campiglia, miti e misteri”).