venerdì 26 dicembre 2014

"Michelangelo e l'Amore" di Gianna Pinotti, a conclusione dell'anno Michelangiolesco

Gianna Pinotti, Michelangelo e l’Amore tra letteratura e Bibbia
Gazebo Libri, Firenze 2014

L’autrice del libro, Gianna Pinotti, è una donna dalle conoscenze e curiosità poliedriche, si potrebbe dire tipiche di una persona del Rinascimento, artista, poetessa, critico d’arte.
Ho avuto modo di conoscere Gianna Pinotti nella sua veste di poetessa, alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, l’8 marzo di quest’anno, all’inaugurazione della Mostra dedicata ai quaranta anni della Rivista Area di Broca - Salvo Imprevisti, celebrata con la lettura di testi poetici nella piazzetta prospiciente la Biblioteca, da parte di un gruppo di poetesse.
La lettura del libro dedicato a Michelangelo mi ha portato ad approfondire il suo valore di ricercatrice e di critico d’arte.  La presentazione del libro ha avuto luogo al Consiglio Regionale, la casa della democrazia della Toscana, nella città di Firenze, che per lei originaria di Mantova – la terra dei Gonzaga - è in definitiva la sua città d’elezione, amata e frequentata fin dall’infanzia, suggestionata, educata dai suoi capolavori, fra i quali, se ne parlava proprio in questi giorni, le opere di Sandro Botticelli alla Galleria degli Uffizi.
Il suo libro è stato dunque presentato al compimento dell’Anniversario legato alla vita di Michelangelo, presso la sede dell’Assemblea Toscana in via Cavour 2, nel cosiddetto quartiere fiorentino dei Medici, i Signori che fecero seguire alla costruzione del loro Palazzo in via Larga – la via Cavour di oggi – una vera operazione di conquista culturale e di ricerca d’immagine all’interno di questa zona, che vide, fra protagonisti, Michelangelo Buonarroti.
E’ commovente ricordare poi che a poche centinaia di metri da questo luogo sorgeva il Giardino di San Marco. Ascanio Condivi scrive che Michelangelo ancora giovinetto – dell’età di quattordici anni – fu condotto dall’amico Francesco Granacci al “Giardino de’ Medici a San Marco, il quale giardino il Magnifico Lorenzo avea di varie statue antiche e di figure ornato”.  Nei tempi che seguirono ebbe l’onore di condividere la mensa con i figli di Lorenzo e “personaggi nobilissimi e di grande affare” fra i quali Agnolo Poliziano, precettore dei figli del Magnifico.

Questa presentazione ha luogo avviene al termine dell’anno  michelangiolesco. Il 14 luglio del 1564 si celebrarono nella vicina Basilica di San Lorenzo le esequie funerali di Michelangelo, morto quasi novantenne nella sua casa romana di via Macel de’ Corvi, il 18 febbraio di quello stesso anno. Le celebrazioni furono organizzate dall’Accademia delle Arti del Disegno, di cui Buonarroti era primo Accademico.
Fra le manifestazioni fiorentine legate all’anniversario, è da ricordare la manifestazione del 14 luglio di quest’anno, in Piazza San Lorenzo (La notte di Michelangelo), nel corso della quale, insieme alla lettura di sonetti e madrigali dalle Rime e alla proiezione sulla facciata della Basilica, delle linee del progetto per la nuova facciata, è stata ripresa l’Orazione funerale di Messer Benedetto Varchi che celebrava le virtù in tutti i campi dell’uomo: “Un huomo solo nel quale albergavano oltra la poesia, oltra la Filosofia, oltra la Teologia, le doti straordinarie di Scultore, Architettore, Pittore Unico”.
Un artista dunque universale, come dipinge il libro di Gianna Pinotti e come ha sottolineato la Mostra che si è tenuta a Roma ai Musei Capitolini, seguendo il filo rosso di una serie di “contrapposti” tematici: le difficoltà dell’uomo e dell’artista sia nell’esecuzione sia nell’ideazione: il moderno e l’antico, la vita e la morte, la vittoria e la prigionia, la regola e la libertà, l’amore terreno e l’amore spirituale.

La presentazione del Libro di Gianna Pinotti, pubblicato dalla Casa Editrice fiorentina Gazebo Libri, frutto di lunghe e impegnate ricerche, appare, mi sembra, un episodio importante nell’ambito dell’Anniversario Michelangiolesco, investe in maniera originale alcuni dei profili che compongono l’universalità del Maestro, approfondendo attraverso l’analisi delle Rime e di alcune opere visive, i temi più esoterici cui Michelangelo ha rivolto la sua attenzione, come l’ermetismo, la divinazione, la cosmologia, l’orfismo, la preghiera, “tutti calati – ci dice l’autrice – nella tematica amorosa, poiché l’Amore è il fulcro di tutto il percorso esistenziale e artistico di Michelangelo”.
Forte il legame con i Neoplatonici, con il circolo di Marsilio Ficino, per il quale la ricerca spirituale e gli studi su Platone si sono legati a una condotta di vita: “la contemplazione della bellezza delle cose di quaggiù è strumento per giungere alla contemplazione delle cose divine”. L’Amore ha una doppia natura, sacra e profana, divina e umana, e la dialettica fra i due Amori, che Platone dice legati a due Veneri, la celeste e la carnale, emerge continuamente dalle Rime. Amore diviene per Michelangelo un vero e proprio daimon, intermediario fra l’uomo e Dio, tra la terra e il cielo.
Gianna Pinotti afferma che “in questo contesto d’indagine la scultura del Cupido dormiente” eseguito dal Maestro nel 1496, si pone come tappa fondamentale del percorso del Buonarroti, poiché avendo essa come soggetto l’Amore, offre al Maestro l’occasione per realizzare quel daimon in mezzo a due mondi, il terreno e il divino, il femminile e il maschile, ed esprimere attraverso il sonno e le serpi, la connessione tra eros e mantica (o scienza divinatoria) e il suo sentire l’Amore come forza insidiosamente velenosa e insieme unico mezzo di elevazione dell’anima e curativo delle passioni terrene”.
Mi hanno colpito i passaggi del libro dedicati all’arte medica e curativa di Eros, alle doti taumaturgiche di cui Michelangelo si sente dotato, all’identificazione con San Paolo che sconfigge il veleno del serpente. Nei riferimenti all’opera di Marsilio Ficino, al tema del Cupido, alle immagini dei serpenti presenti nel libro di Gianna Pinotti, ho trovato suggestioni consonanti con il mio recente poemetto “Concerto per Flora”, pubblicato da Gazebo Libri. Flora è il mitico personaggio presente nel quadro della “Primavera”, che richiama la città di Firenze e il suo antico appellativo: “Fiorenza”. E’ stato detto autorevolmente che Mercurio è la figura centrale del quadro – anche se posta a uno dei lati del quadro di Sandro Botticelli: “Ecco dunque – afferma Cristina Acidini Luchinat nel libro Botticelli. Allegorie mitologiche - che col suo caduceo il Dio, tuttora in assetto di guerra, infilza, dissolve una nube, un’ultima nube residuo di una grande discordia”. Il caduceo è l’insegna che impugna Mercurio, formata da un bastone al quale si avvinghiano due feroci serpenti. La pace appena ristabilita da Mercurio, per un verso, e l’avvento della Primavera, per l’altro verso, sono le felici condizioni che permettono a Venere, a Cupido, alle Grazie di tornare – nella nuova, straordinaria stagione che investe la città di Firenze – a fiorire, dispensando i doni della bellezza e dell’Amore.
Proprio dell’Amore ci parla il libro di Gianna Pinotti, come fulcro di tutto il percorso esistenziale e artistico di Buonarroti; un amore, si è appena detto, legato alla bellezza. L’autrice originaria delle terre dei Gonzaga, può rivendicare, potremmo dire, il titolo di cittadina onoraria della nostra città, arricchisce con la sua ricerca la nostra visione su quell’epoca “unica” che fu l’Umanesimo, come nessun altra ricca di personalità esemplari, dall’Alberti a Lorenzo, da Michelangelo a Giordano Bruno. Lo studioso fiorentino Eugenio Garin teneva ad affermare che quell’epoca fu “veramente rinnovata fiducia nell’uomo e nelle sue possibilità, e comprensione delle sue attività in ogni direzione”. Sì, proprio in ogni direzione, come ci ha, con Amore e passione, mostrato Gianna Pinotti.

Roberto Mosi


1 commento:

  1. Proprio dell’Amore ci parla il libro di Gianna Pinotti, come fulcro di tutto il percorso esistenziale e artistico di Buonarroti; un amore, si è appena detto, legato alla bellezza. L’autrice originaria delle terre dei Gonzaga, può rivendicare, potremmo dire, il titolo di cittadina onoraria della nostra città, arricchisce con la sua ricerca la nostra visione su quell’epoca “unica” che fu l’Umanesimo, come nessun altra ricca di personalità esemplari, dall’Alberti a Lorenzo, da Michelangelo a Giordano Bruno. Lo studioso fiorentino Eugenio Garin teneva ad affermare che quell’epoca fu “veramente rinnovata fiducia nell’uomo e nelle sue possibilità, e comprensione delle sue attività in ogni direzione”. Sì, proprio in ogni direzione, come ci ha, con Amore e passione, mostrato Gianna Pinotti.

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