“Divertente e spiazzante. Sono due tra gli aggettivi possibili per descrivere questo testo di Roberto Mosi, dove in poche pagine succedono molte cose e vengono narrate altrettante storie. I protagonisti, come in un romanzo dagli echi futuristi, sono le macchine – destinate a trascorrere il loro tempo, dopo aver percorso fior di chilometri, nel cimitero delle macchine – e due semafori della stazione di Salorno, località famosa per il suo castello. In questi due luoghi vicini si possono incontrare vari personaggi che scendono o salgono sui treni, dal fratello di Steve Jobs all’architetto asimmetrico, al pappagallo RottamotuttoIO. C’è pure spazio persino per i versi di Omero. Ognuno ha una storia, una caratteristica peculiare, e il chiacchiericcio insistente delle macchine e dei semafori porta allegria, ma anche qualche problema alle autorità presenti in un giorno importante per l’amicizia italo-tedesco con la riapertura del castello del paese"
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