ode marittima (fantasma)
di Barbara Pumhösel
anch’io avrei voluto scrivere
un ode sul mare una volta arrivato
anch’io sentivo angosce tristezza
nostalgia sempre
tra il molo e la nave
come i poeti come i marinai
anch’io avevo bisogno
di sicurezza ma il mio
era diverso non era contro
non scintillava in pubblicità
per sbaglio per beneficenza
la vostra sicurezza non vale
per noi né dentro né fuori
dell’EuropA
terra chiusa che esclude
nome maltrattato di una donna
costretta alla fuga
spinato quando si ha sete
e gli impiegati della sicurezza
dopo il lavoro per la sicurezza
vanno a casa scrivono poesie
sulla bellezza del mare
sull’infrangersi delle onde
e pensano alla spiaggia delle ultime
vacanze dove io non potrò arrivare
opposta quella del primo campo
i miei occhi coscienti
hanno smesso di esserlo
prima di poter arrivare
alle parole
non ho potuto nemmeno dettarle
a mio figlio perché non lo vedrò
lui non si ricorderà di me
nella lingua verso cui andavo
quando sono stato fermato
da una morte senza permesso
di soggiorno i miei compagni
fantasmi vivi o morti
con una firma che dice soltanto
uno senza diritti senza il diritto
alla parola
alla sua
ode marittima
uno
senza documenti
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