giovedì 20 dicembre 2018

Lo splendore dei gigli di mare - La nuova Antologia di poesia in onore di Aldo Zelli







Venerdì 14 dicembre nella Sala Consiliare del Municipio, per iniziativa del Comune di Piombino, dell’Associazione “Assaggialibri” e delle Edizioni Il Foglio Poesia, è stata presentata l’Antologia:






“Gigli di Mare”, Piombino in movimento - La Memoria di Aldo Zelli, curata da Roberto Mosi e Fabio Strinati, pagg. 190.










                         
                          
L’incontro ha avuto luogo in una giornata
gelida, con la città deserta, spazzata dal vento di mare, con il corso e i monumenti vestiti dalle luci stranulate
delle feste di Natale.





















Ha portato il saluto dell’istituzione l’assessore alla cultura Paola Pellegrini. Gordiano Lupi, editore e scrittore, ha parlato, per i cento anni dalla nascita, della figura di Aldo Zelli, maestro amato di Piombino e illustre scrittore per l’infanzia. Michele Paoletti ha dato voce a molte delle poesie presenti nell’Antologia. 


Roberto Mosi ha approfondito i caratteri del libro “Gigli di mare” con il quale si è inteso rendere un rinnovato omaggio a Aldo Zelli, a questa figura di scrittore e di uomo di scuola, autore di poesie, ballate, filastrocche per bambini, che ha trascorso l’ultima parte della sua vita nella città di Piombino, dopo molte storie e avventure che hanno reso particolarmente ricca la sua vita.
L’Antologia si compone di una raccolta di 130 testi poetici presentati da 26 poeti, come una corona di fiori dai diversi colori e profumi, fra i quali prevale la luce solare del giglio di mare. Gli autori provengono da varie parti del nostro Paese, da paesaggi diversi che si uniscono attraverso il collante della poesia. 
L’Antologia rappresenta, in definitiva, uno spazio comune di incontro e di scambio come la città di Eufemia nelle Città invisibili di Italo Calvino, dove i mercanti provenienti dai più diversi mondi, si incontrano e la notte, davanti ai fuochi, si scambiano, condividono le loro storie, le loro avventure.
I curatori, Fabio Strinati e Roberto Mosi, hanno immaginato – come è detto nell’Introduzione - un incontro di Festa per Aldo Zelli di questi poeti, nella celebre piazza Bovio, presso la Rosa dei Venti scolpita nel marmo, per cantare davanti al mare i temi e i motivi che vivono nei loro versi: il viaggio, l’avventura, l’amore, l’incanto del mare, le angosce per i mostri della nostra epoca, i passi alla ricerca della pace.
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Al termine dell’incontro, il vento freddo di mare era ancora padrone delle strade di Piombino, accompagnato però dall’eco della poesia che nella Sala Consiliare si è alzata dalle pagine dell’Antologia. 
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Gli  Autori dell’Antologia di Poesia: Fabio Strinati e Roberto Mosi (curatori), Aldo Zelli, Anna Maria Volpini, Nicoletta Manetti, Zelda S. Zanobini, Miriam Cividalli Canarutto, Anna Elvira Balestracci, Alessandro Nocchi, Stefano Gidari, Alberto Befani, Maria Vettori, Elisabetta Santini, Caterina Bigazzi, Michela Zanarella, Laura Margherita Volante, Alessandro Zetti, Alessia Gallello, Gianna Spiaggia, Gordiano Lupi, Michele Paoletti, Giulia Turbini, Massimo Acciai Baggiani, Antonio Messina, Davide Cortese, Francesca Ghiribelli, Enrico Guerrini (copertina).

La poesia di Aldo Zelli
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Frammenti
(dal n. 4 - Gennaio 2000)

Umile andava il fraticello pio,
lungo il sentiero che portava al monte
ov’era il monastero.
Semivuota la sacca sulla spalla,
povero era il contado e povero il raccolto.
Volgeva il giorno al tramonto
e lentamente il fraticello andava
e aveva il sole in fronte.

Ieri cadde la pioggia su tutta la collina.
L’aria si è rinfrescata e stamattina
brume leggere fasciano il fogliame
smeraldino degli alberi frondosi...

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Lontano...lontano
(dal n. 4 - Gennaio 2000)

Lontano... Lontano...
Scritta dal vento - sulla sabbia bionda -
di un’oasi solitaria - nel deserto africano
leggo un’antica storia d’amore
Lontano... Lontano...
C’era un giovane bruno - re del deserto
re della savana, innamorato tanto
innamorato,
della pallida maga
che avea nome Morgana.
Pallida maga, dal viso lunare,
dolce fanciulla che non poteva amare,
poiché il suo canto magico era sovrumano
e incantava colui che l’ascoltava
e in roccia lo mutava.
Ora nell’oasi solitaria - c’è una roccia bruna
e intorno a lei la bionda sabbia varia
di forma e di colore.
E ancor canta Morgana, un canto di dolore.
Scritta dal vento sulla sabbia bionda
d’un’oasi solitaria nel deserto
africano,
leggo un’antica storia d’amore,
odo un dolce canto sovrumano.
Lontano... Lontano... Lontano...

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Vorrei, Venezia...
dal n.7 - Luglio 2000

Mai ti vidi, Venezia,
se non con gli occhi della mente
o in sogno.
Eppur di te conosco
l’antica storia, le gesta marinare,
la tua gloria,
i nomi dei tuoi dogi.

Di te conosco
ogni remota calle ed ogni rio,
ogni trinato palazzo,
che si specchia sull’acque pigre
della tua laguna.

Vorrei vederti a notte
baciata dalla luna.
Vorrei vederti all’alba
quando le prime luci dell’aurora
ti fanno rosa e d’oro.
Vorrei vedere in limpido meriggio
incupire i campielli.
Vorrei vedere a sera
accendersi le luci ad una ad una
e una gondola bruna
sparire misteriosa sotto i ponti
per una liquida via silenziosa.
Vorrei sentir le voci della gente,
percepire gli odori,
udire tutti i sommessi
rumori della pioggia autunnale,
i richiami,
il batter d’ali
dei colombi a San Marco.
Vorrei esser tuo figlio, o Venezia,
e chiamarti così madre e regina.
E con te ricordare
gli antichi tempi andati
i fasti medievali;
e, scolorite figure sempre vive:
i Dandolo, i Faliero, i Morosini.

Sognare, forse sperare.
Questo mi resta, Venezia, madre e regina.
E ammirare Rialto e il Canal Grande
in una cartolina...

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L'oasi incantata

Nelle mie lunghe notti solitarie
ricordi che parevano sepolti,
visioni si susseguono, e la mente
stanca per anni e per vicende amare
si rinnovella e poi torna bambina.

Ed io ricordo l’oasi incantata
che spazia fra Bu-Isa sino al mare
con le palme svettanti contro il cielo,
rosso al tramonto, come nere mani
che vogliono la luce trattenere.

Ed io ricordo il minareto bianco
sovrastare la candida moschea
e la voce del muaddhen proclamare
la grandezza di Allah e del Profeta,
e la fede degli uomini in preghiera.

Ed io ricordo i fertili giardini
fiammeggianti di fior di melograni,
le casette in argilla, le capanne,
i sentieri, le siepi, le radure,
le magre mucche, i rospi gracidare.

Ed io ricordo i giochi dell’infanzia
con l’amico arabetto Nuri, e Fahmi
piccolo negro lustro e sorridente.
Eravamo gli Emiri delle Homra
e lottavamo contro i predatori.

Giorni lontani, quando camminavo
a piedi nudi sulla sabbia gialla
calda di sole o fresca di rugiada,
e l’oasi incantata era il mio mondo
e il mio tempo pareva senza fine.

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L’ombra della sera

Assopirsi nell’ora del tramonto
d’un giorno estivo
tra gli etruschi sepolcri di Popluna.
Travalicar la siepe dell’inconscio
fra teoremi di luce e incantamenti
fatti d’umbratili figure:
donne arcane
che cantano le nenie del passato
per stregare il presente
e divinare.
Trovarsi oltre il confine dell’inconscio
fra danzatrici aeree mollemente
moventi al suono di liuti.
E sognare con Larthi,
addormentata fra antiche pietre,
eterni sogni di bellezza e amore.
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