“Erba d’Arno”, Rivista Trimestrale
Autunno 2018, n 154, pagg. 126-127,
Recensione di Annalisa Macchia
Una follia splendida:“Esercizi di volo”
ROBERTO
MOSI, Esercizi di volo, Roma, Europa
Edizioni, 2016, p. 96, euro 13.90, Libreria Salvemini, Firenze
"Chi
conosce Roberto Mosi, la sua vasta cultura orientata in vari settori dell’arte
e il suo grande impegno speso per diffonderla, segni inequivocabili di una
mente rigorosa e aperta, stenterà a ritrovare nello strampalato e tormentato
personaggio principale di quest’opera, un suo riconosciuto alter ego.
Ricorrendo
a una terapeutica scrittura, suggerita da un’analista per vincere le sue
ossessioni, questo personaggio dà il via a uno stravagante e interessante mondo
interiore, gradualmente formando la vera storia di questo libro, tutta incentrata
sulla celebrazione della “Follia”, il cuore centrale e pulsante del racconto.
Fin
dall’inizio ci troviamo così coinvolti in un vortice tumultuoso, depositati a
ogni capitolo in territori abitati da luoghi e personaggi oltre le righe, come
ogni Follia che si rispetti comanda, ma dotati di incredibile fascino, di una
sostanza liberatoria e talmente deliziosa che anche i crimini che visi compiono
a suo nome non spaventano, anzi attraggono e intrigano. Una sarabanda di
fantastiche e pittoresche figure dà vita a questa scrittura, che sarebbe
limitato confinare nella definizione “racconto”, poiché si sviluppa su una
molteplicità di piani narrativi e, in misura non indifferente, anche quelli
della fiaba e della favola. Parole, queste ultime, erroneamente e troppo di
frequente scambiate per sinonimi, in realtà differenti per modalità, luoghi e
personaggi. Se la fiaba mette in scena storie senza tempo né luogo in cui i
personaggi sono solitamente rappresentati da uomini e donne, la favola, di
genere più giocoso, ha spesso per protagonisti gli animali, alle prese talvolta
con situazioni paradossali. In forma scherzosa e ironica vuole trasmettere
insegnamenti e ammonimenti utili alla società.
Questo
lungo racconto Esercizi di volo, o
comunque lo si voglia definire, mette efficacemente in risalto una follia
splendida e desiderabile, seppure costretta a misurarsi con una più
problematica e difficile realtà. Roberto Mosi gioca proprio su questa alternanza,
sul continuo confronto, sul ricorrente anelare al perfetto e gioioso stato
della follia fino al raggiungimento dei miti estremi della stessa, poiché
sembra assicurare ogni felicità a che lo abbraccia.
La
storia si svolge fra le montagne di Bolzano. Gli abitanti sono in procinto di
celebrare la grande festa della Follia, con riferimento alle reali feste che
intorno a Ferragosto, si svolgono in questa zona, tra il Castello e la Stazione
di Salorno. Oltre al luogo geografico, descritto con gli occhi appassionati di
chi bene conosce e ama la montagna e, forse, questi luoghi in particolare, di
attinente al reale c’è però ben poco di altro nel libro.
Tra
i personaggi che si alternano e si accavallano, spiccano figure ispirate a
uomini e donne famosi, alcune ben conosciute dall’autore, come la sorella di
Napoleone, Elisa Baciocchi. Si fa allusione a grandi pensatori, a cominciare da
Erasmo da Rotterdam e al suo Elogio della
Follia, saggio dedicato all’amico Tommaso Moro, nato con intenzioni di divertissement ma lucido nel colpire i
costumi dell’epoca. Immancabile l’accenno a poeti come Dino Campana, a
letterati illustri come Rabelais, Cervantes, Ariosto, autori di creature e
opere indimenticabili, più vere della realtà stessa nel loro fantastico, folle
territorio e, naturalmente, non mancano musicisti e artisti. Tutti quanti
legati in qualche modo al filo di una follia che potremmo definire “creativa”,
capace di ispirare e produrre grandi capolavori.
Altri
personaggi, invece, prendono inaspettatamente vita dal mondo animale e da
quello inanimato, ma, proprio come accade nelle migliori fiabe e favole,
interagiscono con grande naturalezza con quelli umani. Turri quanti tesi e
uniti nell’unico obiettivo di celebrare al meglio la prevista Festa della
Follia.
Il
fragile e ossessionato alter ego dell’autore,
assegnato o, meglio, rassegnato alle cure di un essere ancora più fragile di
lui, si trova inaspettatamente avviato alla meravigliosa scoperta della
scrittura, fantastico volo della mente, e salutare alternativa al suo più
pericoloso impulso di volare gettandosi nel vuoto. Sarà utile per la guarigione
il suggerimento dell’analista?
Lascio
il nostro Icaro alle prese con il terribile sole della sua (e nostra) società,
intorpidita da un’inflazione di paure, soffocate da farmaci e ansiolitici, dispersa
in un proliferare di falsi profeti (argutamente si sottolinea nel testo anche
il recente moltiplicarsi delle scuole di scrittura …), facilmente arresa a
impotenza e indifferenza, dove diventa arduo riconoscere le voci autentiche e
riuscire ad accettare gli altri e se stessi, follie incluse.
Il
tocco fiabesco, visionario e la leggerezza di cui ogni pagina si nutre,
disegnano non soltanto un libro ricreativo e divertente, ma suggeriscono
riflessioni profonde, invitando al ripensamento di tanti, comuni, superficiali
atteggiamenti e suscitando nel lettore domande positivamente inquietanti. Esercizi di volo preziosi per il lettore
attento."
Annalisa Macchia
Il tocco fiabesco, visionario e la leggerezza di cui ogni pagina si nutre, disegnano non soltanto un libro ricreativo e divertente, ma suggeriscono riflessioni profonde, invitando al ripensamento di tanti, comuni, superficiali atteggiamenti e suscitando nel lettore domande positivamente inquietanti. Esercizi di volo
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