martedì 1 gennaio 2019

Roberto Benigni: "Firenze è una pacchia/ non segue le mode/ lo voglio urlar forte/ che a Firenze si gode/ ... A FIRENZEEE!!! ...."



Nell’ accogliente casa di Angela e Sandro, a San Giovenale, un favoloso inizio dell’anno di canzoni e poesia, dedicato a pensieri di amicizia, di amore per Firenze. Fra queste, alcune riportate di seguito.
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Inno a Firenze
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E singhiozzando
gli dissi al medico son triste e son scontento
mi rispose “Lei Benigni ha proprio un bell’esaurimento”
”Medicine non ne prendo, né antibiotici o ignezioni.
Soprattutto  c’ho paura delle controindicazioni”
”Se un si stanca giri il mondo guardi i fiori e le fanciulle…a Casablanca”
”Ci son stato e torno ora da Istanbulle.
Son tornato e son tanto triste e pien di sofferenze”
”Eh ma ha sbagliato” disse lui “per godere vada a vivere
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A FIRENZEEE!!!
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Firenze è una pacchia non segue le mode
lo voglio urlar forte che a Firenze si gode
si campa cent’anni nessuno s’abbacchia
lo voglio urlar forte che a Firenze è una pacchia.
Le donne a Firenze non hanno la “porsce”
ma vedessi che gambe vedessi che cosce.
Si vestano bene chissà chi è i su’ sarto
e a vedelle gnude ti viene un infarto.
Capaci di bere anche cinque o sei grappe,
e se po’ s’ignudano madonna che chiappe.
Lo voglio urlar forte fino a piazza di’ Dòmo,
la donna a Firenze l’è meglio dell’omo,
perché si sta bene, davvero è un mistero
chi dice un ci credo chi dice unn’è vero.
A me un m’interessa un vo’ fa prepotenze
continuo a urlar forte
si gode 
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a FIRENZEE!!!
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E poi cosa dire della popolazione
che pensa in continuo alla rivoluzione.
Lavorano tutti qui la gente sgobba,
se passa Andreotti gl’addrizzan la gobba.
Se vien De Michelis per lui non c’è scampo
lo spogliano gnudo gni fanno uno shampoo.
Si ferma Martelli con la macchina ‘n panne
gni mettano n’ bocca 7 - 8 canne.
Se viene Fanfani, un c’è Cristo o San Pietro,
gni tirano i collo, l’allungan d’un metro.
E se ne potrebbe salvar solo uno,
Forlani perché un se n’accorge nessuno.
Se poi passa Craxi, i grullo più grosso,
di certo a Firenze gni pisciano addosso.
Insomma ministri le vostre scemenze
voi ditele a Roma,
ma un venite. 
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A FIRENZEEE!!!
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Lo dico stasera ventuno d’agosto
da qui non mi mòvo non cambio più posto.
Ho trovato du’ stanze me l’hanno affittate
Cinquecentomila  pero ‘mobiliate.
Gni piaccio a una donna, tutta la mattina
s’è fatto all’amore alla fiorentina.
Ci s’è chiusi in casa giù sotto a’ lenzoli
ci voglio fa ‘nsieme 18 figlioli;
che tanto a Firenze, un so chi l’ha scritto,
si more a 100 anni co’ i’ pisello ritto.
Ma i’ mio pe’ Firenze è un amore modello
come si vo’ bene a una mamma o un fratello,
e di stare qui e’ l’è i mio destino
se va via Craxi e’ va bene anche Bogiankino
insomma finisco e dico Firenze
do un bacio d’amore
a tutta 
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FIRENZEEE!!!
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Roberto Benigni
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Vieni a Firenze
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Oggi giorno di canzoni se ne scrivono a milioni
tutti vantano e questo si sa, le bellezze della propria città
Non si parla che di popolane che si gettan nel Tevere in piena
poi ti vengon le napoletane “Marechiaro”, “Sorrento” “Ohi Mari’”
Se di Firenze nessuno parlò, io sol così canterò.
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Ma vieni un po’ a Firenze, vieni a veder che bambine,
quelle che vedi passare son tutte fiorentine.
Nelle notti divine e stellate passan gaie le mandolinate,
ogni bimba ha un sussulto nel cuore
e ascolta fremente quel canto d’amore.
Chi viene qui a Firenze non sa spiegar cosa sia,
quando ritorna lontano ha in cuor la nostalgia.
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Van le belle fiorentine ogni sera alle Cascine
co’ ‘i su’ damo per fare all’amor e la luna sorride a ogni cuor
Ogni bimba, sia bruna, sia rossa, se vuol farti provare la scossa
sorridendo si mette a cantar lo stornello che il cuor fa tremar.
Ogni balcone è di glicini in fior, ovunque regna l’amor.
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Ma vieni un po’ a Firenze, vieni a veder che bambine,
quelle che vedi passare son tutte fiorentine.
La sartina con l’innamorato, la servetta abbracciata al soldato,
il viveur con la bionda nel cuore
si scambiano entrambi promessa d’amore.
Se vieni qui a Firenze, sopra i lungarni ogni sera
udrai una voce che canta “Io son la primavera”
.
Se vieni qui a Firenze, sopra i lungarni ogni sera
udrai una voce che canta “Io son la primavera”
.
di Adriano Cecconi
———— 

Da “Il profumo dell’iris”, Gazebo, 2018
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Palazzo Vecchio
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Oggi
ho salito le scale del Palazzo,
Costanza al mio braccio,
con noi la poesia
di Pablo Neruda, il poeta
giunto dalle Ande cilene:
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E quando in Palazzo Vecchio,
bello come un‘agave di pietra,
salii i gradini consunti …
uscì a ricevermi un operaio
capo della città”, *
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Il sindaco sessanta anni fa,
Fabiani, la semplicità
in persona, in armonia
con lo splendore di Firenze:
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con l’arte “che da queste
strade contorte venne a mostrare
il cuore della bellezza
a tutte le strade del mondo”.
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Oggi
l’incontro si rinnova:
la bellezza dell’amore,
la semplicità degli sposi,
gioielli splendenti fra noi,
.
nella nostra “vecchia città
di pietra e d’argento”.
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* Pablo Neruda “La città”, 1951
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L’erta dei Catinai
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“L’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime,
a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto,
portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare,
l’immenso edificio del ricordo.” Marcel Proust, Dalla parte di Swann.
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Un mazzo di fiori
sulla mensola del tabernacolo
della Madonna dei Ricci
ai piedi dell’erta dei Catinai.
Un mondo di sensi ritorna.
La folla sale e scende,
carri, barrocci carichi
di terrecotte, catini, orci.
Cavalli, coppie di muli,
asini incespicano per la salita.
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Tra la folla, le lavandaie
portano cesti di biancheria
lavata nelle acque dell’Ema,
profumata dai fiori dell’iris.
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Iride, una madonna fiorentina,
promise amore al giovane
che dipinse un fiore così perfetto
da ingannare una farfalla.
Da lei ebbe nome iris,
il simbolo di Firenze.
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Dopo l’erta dei Catinai
si apre la vista su Firenze,
città di bellezza elegante
preziosa come il profumo
dell’iris, dal tono austero,
riservato. Si concede solo
a chi la ama, la sa apprezzare.

Sulla via Francigena
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La mattina frizzante si scioglie
nel tepore terso del sole,
mi segue il gruppo d’amici
disteso in un’allegra rete
di lievi parole, per la via
antica dei pellegrini che sale
su leggere colline ondulate
a San Miniato, serpeggiante
di case e torri sul crinale
di fronte. La strada bianca
è un balcone sospeso
sul cuore antico della Toscana
nel paesaggio circondato
dall’azzurro lontano dei monti.
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È un ponte sospeso
tra passato e presente.
La pieve appartata di Coiano,
corolla di rossi mattoni,
la Torre imperiale di Federico,
la finestra della “Notte di San Lorenzo” illuminata da stelle cadenti
dove si rinnova il racconto
di genti in cerca della libertà.

Il rifugio di Fonte Santa
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Una bandiera rossa
nascose nonno David
fra i muri del rifugio
nel bosco a Fonte Santa.
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Una bandiera rossa
sventola dalla finestra
fra i canti e l’euforia
della libertà ritrovata.
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Una bandiera rossa
sulle spalle di Costanza
nel corteo di compagni
per le strade di Milano.
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Una bandiera rossa
sullo scaffale più alto
avvolta dal silenzio
del triste tramonto.



3 commenti:

  1. Vieni a Firenze
    .
    Oggi giorno di canzoni se ne scrivono a milioni
    tutti vantano e questo si sa, le bellezze della propria città
    Non si parla che di popolane che si gettan nel Tevere in piena
    poi ti vengon le napoletane “Marechiaro”, “Sorrento” “Ohi Mari’”
    Se di Firenze nessuno parlò, io sol così canterò.
    .
    Ma vieni un po’ a Firenze, vieni a veder che bambine,
    quelle che vedi passare son tutte fiorentine.
    Nelle notti divine e stellate passan gaie le mandolinate,
    ogni bimba ha un sussulto nel cuore
    e ascolta fremente quel canto d’amore.
    Chi viene qui a Firenze non sa spiegar cosa sia,
    quando ritorna lontano ha in cuor la nostalgia.
    .
    Van le belle fiorentine ogni sera alle Cascine
    co’ ‘i su’ damo per fare all’amor e la luna sorride a ogni cuor
    Ogni bimba, sia bruna, sia rossa, se vuol farti provare la scossa
    sorridendo si mette a cantar lo stornello che il cuor fa tremar.
    Ogni balcone è di glicini in fior, ovunque regna l’amor.
    .
    Ma vieni un po’ a Firenze, vieni a veder che bambine,
    quelle che vedi passare son tutte fiorentine.
    La sartina con l’innamorato, la servetta abbracciata al soldato,
    il viveur con la bionda nel cuore
    si scambiano entrambi promessa d’amore.
    Se vieni qui a Firenze, sopra i lungarni ogni sera
    udrai una voce che canta “Io son la primavera”
    .
    Se vieni qui a Firenze, sopra i lungarni ogni sera
    udrai una voce che canta “Io son la primavera”
    .
    di Adriano Cecconi

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  2. Nell’ accogliente casa di Angela e Sandro, a San Giovenale, un favoloso inizio dell’anno di canzoni e poesia, dedicato a pensieri di amicizia, di amore per Firenze. Fra queste, alcune riportate nrl Post,

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  3. A FIRENZEEE!!!
    .
    Firenze è una pacchia non segue le mode
    lo voglio urlar forte che a Firenze si gode
    si campa cent’anni nessuno s’abbacchia
    lo voglio urlar forte che a Firenze è una pacchia.

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