venerdì 13 gennaio 2023

Poesia & Video: "Itinera", Masso delle Fate: in "viaggio" da oltre 15 anni - Roberto & Enrico


Roberto Mosi, "Itinera", Masso delle Fate, Signa 2007

eBook n. 48 :: Itinera, di Roberto Mosi
LaRecherche.it [Poesia]



PREFAZIONE di SILVIA RANZI

I viaggi di ogni tempo iniziano

dalla corte della mia infanzia

 

Il titolo “Itinera” rivela l’intima struttura di una parabola

lirica che abbraccia la dimensione del “sogno”, antidoto

invocato dall’incontaminata età dell’infanzia per mantenere

viva quella speranza che permette al poeta di credere nel

cambiamento e disinquinare una società complessa e caotica

dai profili consumistici fagocitanti, dalle profonde solitudini

individuali, dallo spettro di guerre incombenti all’orizzonte.

Messa da parte la pratica del linguaggio referenziale, dopo

una lunga attività di Funzionario nell’Amministrazione

Pubblica, Roberto Mosi riscopre “l’esercizio” della scrittura

quale esperienza “iniziatica” per dare libero sfogo alla facoltà

creativa, affidandosi alle parole per rivestire le emozioni sul

piano fonico e semantico nel gioco allusivo di segrete

analogie.

Nell’avvicendarsi di passato-presente-futuro si dipana la

preziosa dinamica dei componimenti poetici in una

poliedrica varietà di “occasioni esistenziali”, da cui emerge il

profilo di una personalità che intende superare i limiti del

reale verso una completezza della propria identità, nella

dimensione incoercibile del “Viaggio”:

 

Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni

sopravvissuto alla guerra

alla scoperta di città rinate

 

“Peregrinare”, come dimensione dell’esistenza “in fieri”,

non per mania di evasione, né per dimenticare, ma per

conoscersi nel confronto con l’ambiente circostante vicino o

lontano, passato o presente, purché viva nel ricordo,

assaporandolo come parte di noi.

Incondizionata è l’affezione per la propria terra, la

Toscana, nei suoi felici segmenti di vita campestre; con

predilezione per Firenze, le piazze cittadine, le antiche

vestigia di un passato glorioso, “Città cupola”, vertice

armonico e prospettico nella verdeggiante valle coronata da

dolci colline. Irrinunciabili i soggiorni estivi nella tersa

solarità del litorale Versiliese, cullati dal mare al cospetto

delle solenni Alpi Apuane.

Cadenzato è il delinearsi di un filone lirico trasversale, di

ascendenza “Calviniana”, in cui si configura l’estro icastico di

conferire “denominazioni metaforiche” alla fisionomia di

città nel loro tessuto territoriale, ambientale, commerciale:

insediamenti dell’abitare, luoghi di incontro, di scambio

morale e culturale, cari per soggiorni abituali o visionati

attraverso soste turistiche: “La città piazza”, “La città nave”,

“La città porto”, “La città luna”, “La città dispensa”.

Preziosa per connotazioni visive è la sezione dedicata ad

affascinanti viaggi nel Vicino-Oriente, in cui si alternano

trasalimenti estatici a momenti di richiamo alla cruda realtà:

dalla Tunisia meridionale, nella regione sahariana al confine

con l’Algeria, fino al porto d’Aqaba sul Mar Rosso, crocevia

di popoli confinanti e nemici:


L’acqua è torbida nel mare

di Aqaba, attraversata

da grigie navi da guerra

 

A contatto con queste civiltà esotiche, diverse per etnia, di

fronte ad economie di sussistenza, esplorando entroterra

montuosi con villaggi alveari dal fascino arcano, il poeta

alimenta la sua esperienza umana e riscopre un salutare

respiro d’infinito dinnanzi alla vastità della zona desertica

con le sue spettacolari volte stellate:

 

Nella notte di stelle disteso

sulla stuoia, mi sento felice

vicino al cuore della terra

 

Una parentesi di italianità mediterranea il soggiorno in

Basilicata, l’antica Lucania, visitando paesi situati sulle

pendici del Monte Sirino nella valle del fiume Noce, foriero

di nuovi incontri nella cornice di un’anedottica del

peregrinare, avvicinando usi, costumi e problemi di

integrazione sociale.

A chiusura della Raccolta, si spalancano i vertiginosi

scenari di Capo Nord, in Lapponia, ai confini del mondo

dove il sole tramonta a mezzanotte, in cui il poeta avverte la

sproporzione tra la consapevolezza della precarietà

dell’esistenza umana e l’esigenza di eternità insondabile: /una

fredda paura m’invade/….

Lo smarrimento si attenua a contatto con il popolo “Sami”

che conserva le ascendenze dell’antica spiritualità sciamanica,

il cui fascino ridimensiona la sofferenza individuale in

partecipazione cosmica:

 

Nel viaggio raccolgo

i dolori del mondo…

nel viaggio raccolgo

le speranze del mondo

 

... per non rinunciare ad inseguire /sogni iridati di pace/.

Stupore, malinconia, fertilità di immagini, sentimento

individuale e corale connotano il linguaggio poetico di

Roberto Mosi in un ritmo lirico limpido, lineare e simbolico,

aderente e travalicante il vero: disamina incisiva dei moti

interiori, rituale nella rimembranza, ironico e riflessivo

quando entrano in gioco tematiche sociali dell’etica

quotidiana nelle contraddizioni dell’oggi, ma costantemente

aperto alla possibilità di rendere “ideale” l’utopia attraverso

“il sogno”.   

Silvia Ranzi

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1 commento:

  1. Stupore, malinconia, fertilità di immagini, sentimento

    individuale e corale connotano il linguaggio poetico di

    Roberto Mosi in un ritmo lirico limpido, lineare e simbolico,

    aderente e travalicante il vero: disamina incisiva dei moti

    interiori, rituale nella rimembranza, ironico e riflessivo

    quando entrano in gioco tematiche sociali dell’etica

    quotidiana nelle contraddizioni dell’oggi, ma costantemente

    aperto alla possibilità di rendere “ideale” l’utopia attraverso

    “il sogno”.

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