lunedì 9 gennaio 2023

ERATOTERAPIA - Video e raccolta poetica, Ladolfi Editore

Anna: "Un giorno anch'io prenderò la Freccia Rossa"

Video 




 

 

 

Eratoterapia

 

Roberto Mosi


 

“Me pascunt olivae,                            

me cichorea levesque malvae.               

Frui paratis et valido mihi,                           

Latoe, dones, at, precor, integra                     

cum mente, nec turpem senectam,           

degere nec cithara carentem”.  

 

Orazio, Odi, I, 31, vv. 16-21*

 

 


Indice 

 

Eratoterapia

 

Il nonno poeta

Il canto

La Cupola

Il sentiero Garibaldi

Le nozze

Parola-poesia

L’arcobaleno

Poeti

Le pietre della piazza

La lotteria

Il sentiero

Terapia

La parrucca

Aleppo è vicina

Messaggi d’amore

Labirinti

La badante

Le stanze della memoria

Il contratto

Populonia

Le nozze d’oro

Passi sulla neve

La valle

Ricordi

Passione

Il viale dell’ospedale

Il cimitero

Spirali di nebbia

L’anello delle colline

Festa con gli amici

Lupo solitario

Sinfonia

 

Lettera per Marta, “Curarsi con la poesia”

Note

L’autore

 

 

 


 

Il nonno poeta 

 

"Il nonno lavora?"

"Sì". "Che lavoro fa?"

"Fa il poeta".

 

Non è colpa mia

se Anna crede questo,

del nonno.

 

E' nell'età

dell'innocenza, le si può

concedere tutto.

 

Avrà pazienza, la poesia,

se la credono presente

in un centro per anziani.

 

 

Il canto

 

 

L’angolo dello studio

è invaso da bambole

culle, lettini fino

ai piedi della scrivania.

 

Anna col biberon

della sera, rimbocca

le coperte, canta

la ninna nanna.

 

Barbie non dorme

piange disperata.

La prende in braccio

e, improvviso, il canto:

 

Avanti popolo

alla riscossa, bandiera

rossa, bandiera

rossa, trionferà!”

 

Barbie s’addormenta

di colpo. Sono stupito.

Dalla rivoluzione

alla nenia per Barbie!

 


La Cupola 

                  Conta le persone in fila

in piazza Duomo,

corre avanti e indietro.

La musica del violino

la insegue.

 

Conta gli scalini,

quattrocentosessanta,

per salire

al ballatoio, alla volta

affrescata dal Vasari.

 

Conta i diavoli

del Giudizio Universale.

Le bocche spalancate

divorano schiere

di dannati ignude.

 

Conta affannata

i gradini dell’ultima

rampa, avvolta fra

le ali della Cupola.

 

Conta dalla balaustra

ai piedi della Lanterna,

i luoghi della sua vita

nel paesaggio di strade

e colline. 

                Felice,  chiama

la mamma al telefono.

 

 

Il sentiero Garibaldi **

 

 Venticinque

bambini vocianti

sul sentiero da Marradi,

in mano palloni

per la partita

al rifugio Valsole.

 

Il generale Garibaldi

apre il cammino

a cavallo del mulo,

suona l’armonica:

Va fuori d’Italia,

va fuori che è l’ora,

va fuori straniero”.

Il brigante Buriga

osserva la scena

dal profondo del bosco.

 

Chiudo la lunga fila,

il sentiero s’impenna,

in alto il cielo sereno.

Seguo, felice, il suono

dell’armonica.

 

 

Le nozze * 

 

Oggi

ho salito le scale del Palazzo

Costanza al mio braccio,

con noi la poesia

di Neruda, il poeta

giunto dalle Ande cilene:

                             “E quando in Palazzo Vecchio,

bello come un’agave di pietra,

salii i gradini consunti

uscì a ricevermi un operaio

capo della città”,

 

Ieri,

sessanta anni fa,

il sindaco della città      

                             “ che da queste

strade contorte venne a mostrare

il cuore della bellezza

a tutte le strade del mondo”.

 

Oggi,

ancora,  la semplicità

della bellezza

                             nella nostra “vecchia  città

di pietra e d’argento”.


 

 


Parola - poesia 

 

Libera vola

parola - poesia

parola - teatro

dipinta di celeste,

gli occhi di Giulia.

 

Siedi elegante,

al fianco di Proust

alla cena dell’Hotel Ritz,

Place Vendôme.

 

Scendi leggera

nel frastuono

dei non luoghi,

nella città.

 

Esci coperta di fiori

nel prato di Botticelli,

trionfante

immagine di Fiorenza.

 

Risplendi vestita di  rosso

affacciata al finestrino

dell’ultimo tram,

nella notte.

 

Vesti  l’abito bianco,

guida preziosa

al poeta smarrito

nella rete dei versi.

 

Vola sulle ali

della voce

parola - poesia

parola -teatro

oltre la monotonia della vita.

 

                  L’arcobaleno 

 

Il temporale lascia

la valle dei mulini,

risuona l’allegria

delle acque,  il cigolio

delle ruote, lo scricchiolio

delle pale luccicanti

ai raggi del sole.

 

L’aria si fa iridescente

germogliano archi

di luce, s’inarca

improvviso l’arcobaleno

abbraccia le valli vicine.

 

In ogni angolo della vita

i colori dell’arcobaleno.


 

Poeti 

 

Erato guarda dall'alto,

le mani nei capelli,

il pubblico adorante

sull'aia della casa.

 

Maria sospira d'amore

Anna alza il braccio al cielo

Miriam si tormenta le mani

Fosca è piena d'allegria

Gianna gesticola parole

Lucio stravolge gli occhi

Lelio canta lugubre la morte.

 

Erato volge la testa,

le mani nei capelli,

verso le ombre

della notte.

  

 

Le pietre della piazza 

 

Alle nove si accende

sulle pietre della piazza

bagnate di pioggia,

l’insegna luminosa.

 

Le sabbie dei giardini

fioriscono di profumi,

il falco si tuffa nel blu

del mare d’oriente,

un pesce fra gli artigli.

 

Nel campo beduino

le ragazze ballano

occhi neri d’antracite,

la veste nera del cielo

respira di stelle.

 

Alle nove della sera

si spenge sulle pietre

bagnate di pioggia,

l’insegna luminosa.

 
 Dal tabaccaio 
 
 
Vedo dietro il bancone
il manifesto azzurro
del mare dei Caraibi,
i biglietti della lotteria
"Il Giro del Mondo".
 
Vedo oltre il bancone
periferie, deserti africani.
Amin spedisce sessanta
euro. Questa sera, a casa,
potranno mangiare.


 

 

La lotteria 

 

L’edicola all’angolo della strada

ha i colori dei manifesti della lotteria.

Acquisto per trenta euro, tre biglietti

per la crociera intorno al mondo.

La valigia dei sogni è già pronta.

 

Amin in fila dietro di me, compila

un modulo, in mano trenta euro

da spedire. “Questa sera mia moglie,

al villaggio, potrà accendere il fuoco.”

 


 

Il sentiero 

 

Sono giunto al prato

dove sorge la baita,

a tre quarti del cammino.

 

Avanzo per i fianchi

della montagna

fino alla vetta

 

vestito da scalatore

corde, chiodi

ramponi, piccozza.

 

Riuscirò a scoprire

all’arrivo sulla cima

il senso della vita?

 

 

Terapia 

 

Nella notte mi sveglio

il sonno sparisce,

vola via lontano.

della stella del mattino.     trovare un verso alternativo

 

La poesia prende il posto

dei sogni, compongo

in versi suoni e silenzi.

 

Nella mente cresce

l’ammasso d’argilla,

cerco il colore, la forma.

 

Un verso brilla di rara

luce, lo ripeto all’infinito

felice per la conquista.

 

Al mattino mi fermo

alla casa di Erato

per il conto da saldare. 

 

La parrucca 

 

Il leone ruggisce

dalla maglietta bianca,

sopra le  parole: “Per me

tutto è possibile”.

 

Le leonesse intorno,

lo sguardo stupito.

Sulla criniera bianca

una folta parrucca bionda.

 

 

Aleppo è vicina 

 

Il sole tramonta

alle venti e tredici

il venti di agosto.

Si sale al Piazzale

per il Monte alle Croci.

 

Folla di flash

occhi di meraviglia

selfie straordinari

in dono agli amici.

 

Una sposa cinese,

il fotografo a fianco,

corre, le ciabatte ai piedi,

per cogliere l’ultimo raggio.

 

Un manto di luce rossa  

sulle acque dell’Arno

fino all’orizzonte.

Grigia la fuga dei ponti.

 

Sullo sfondo  un  aereo

in discesa,  trafitto

da schegge di fuoco.

Aleppo è vicina.

E il rosso del sangue.



Messaggi d’amore 

 

La rete mi vuole bene

mi abbraccia di messaggi

si preoccupa della salute,

del mio futuro.

 

Come va il tuo udito,

non devi isolarti:

senti quando gli amici

parlano a bassa voce?

 

Hai vuoti di memoria

giramenti di testa?

Villa Serena ti aspetta

 per un controllo.

 

Il miglior prezzo 

per il tuo funerale,

cerimonia sontuosa

bara di palissandro.

 

Benedico la rete,

si occupa anche dei fatti

del cuore: Maria mi manda

messaggi per incontrarmi.

 

Sarà vero amore?



 

Labirinti 

 

Destra e sinistra

sono uguali,

non c’è differenza.

Segui la voce del popolo

le parole del capo.

 

Avanzo nel buio

del labirinto, inciampo

batto la testa alle pareti.

Brucia l’angoscia

della solitudine.


 

La badante 

 

Dove vanno le badanti

a Ferragosto?

 

Maria giunta dall’altra

parte del mare,

profumi di fiori

la pelle lucida d’ambra.

 

Al suo braccio,

sicuro, attraverso

il paesaggio

del quartiere, di periferia.

 

La panchina di legno verde,

il giardino deserto.

Ci  raggiunge un gatto nero,

gli parlo della giornata.

 

Suona il cellulare.

Dall’altra parte del mondo

le parole ballano

sul registro dell’allegria

della tristezza,

piangi, urli, premi

l’apparecchio dentro di te.

 

All’ora di pranzo

mi solleva dalla panchina.

In posizione eretta

lancio in avanti la gamba

sinistra poi la destra.

Al suo braccio scompare

il tremito delle mani.

 

La memoria non mi assiste.

Di notte i denti nel bicchiere

i bottoni aperti

sul bianco pannolone.

 

Dove vanno le badanti

a  Ferragosto?

 

 

                  Le stanze della memoria

 

Cianfrusaglie nelle stanze

quadri di vecchie ideologie,

- le cornici dipinte di rosso -

canti del lavoro e della riscossa

manifesti gremiti di bandiere.

 

Squadre di operai raschiano

dalle pareti le ombre dei ricordi,

tracce di gioia, di dolore.

Stendono il bianco della calce

bagnano d'olio i cardini 

delle porte e delle finestre.

 

Vago per le stanze vuote

alla ricerca del mio io.

 


Il contratto

 

(Dopo la curva della strada,

i vecchi scendono dal pullman,

il notaio presenta il contratto.

Per ogni firma sul registro

dieci anni di meno,

vacanze a Bivigliano.)

 

Dopo la curva della strada

i vecchi scendono dal pullman,

il notaio presenta il contratto:

la promessa di dieci anni

di meno, vacanze al mare

per ogni firma sul registro

 

Vedo nel sogno le onde

del mare bagnare la spiaggia,

bambini costruiscono castelli,

barche scendono in acqua,

giovani ai remi, ragazze

smaglianti, vecchi gagliardi.

 

Il mare è gremito di barche

fino all’orizzonte.

 

(Il sogno avanza con le onde

il mare investe la spiaggia

bambini costruiscono castelli

scendono in acqua barche,

giovani ai remi, ragazze

smaglianti, vecchi gagliardi.

 

Il mare è gremito di vele

fino all’orizzonte, alle pinete

di Monte Morello.)



Populonia

 

(Bufere d’acqua, di vento

una sarabanda di follia

ha sconvolto il golfo,

ferite profonde, alberi

abbattuti, radici contorte

sospese nell’aria

ai margini della Necropoli.)

 

Tempeste di vento

hanno  sconvolto

il golfo di Populonia,

alberi abbattuti, radici

contorte sospese

nell’aria, ai margini

della Necropoli.

 

La spiaggia è coperta

dalla posidonia strappata

dal fondo del mare.

Nubi bianche guidate

dai raggi al tramonto

si muovono verso

l’Acropoli.

 

Un antico sepolcro

emerso  dalla sabbia,

mostra lo scheletro

di uno schiavo,

una catena al piede.

Dalle ombre emerge

la storia dell’uomo. 

 


 

Le nozze d’oro

 

Confetti d’oro per te, Lucia

dalla dolce bellezza,

nello sguardo colori

verdi, cangianti.

 

Onore a te, nobile cavaliere

della terra degli Umbri,

che abiti l’incanto della collina

e porgi agli amici il vino

della tua campagna.

 

Onore a voi, che da cinquanta

anni intrecciate danze

nel giardino di Amore.

 

Passi sulla neve

 

I miei passi pesanti

seguono i tuoi leggeri

nella neve, sul sentiero

che sale alla vetta

nella mattina di sole

e di solitario silenzio.

 

Impronte innamorate

rimangono sul cammino,

fianco a fianco,

lasciate sulla neve

dal nostro andare

da lontane stagioni.

 

La valle 

Le ali verdi della valle

s’incontrano sulle nevi

assolate del Cevedale,

racchiudono il lucente

silenzio dei paesi posati

sul declivio dei prati.

 

Non trovo lo scampanio

al pascolo delle mucche,

i campanacci battenti

delle capre, le stalle

al confine dei boschi.

 

Si racconta ai turisti

come si faceva il formaggio,

si tessevano i panni,

s’incontrava la morte

nella guerra fra fratelli.

 

L’ombra della vita di ieri

*riposto con cura* nelle vetrine

di un museo: fra non molto

saranno in mostra le foto

sfocate del nostro tempo.

* conservato

 


Ricordi 

 

La mente un  magazzino

pieno di ricordi, negli angoli

montagne di parole.

 

VIA - Un sapore, un’immagine

e stormi di ricordi si affacciano

alla memoria, riparte il solito film.

RIPENSARE LA STROFA MI SEMBRA RIPETITIVA

 

Si mette in moto il motore

della mente,  non trovo

l’interruttore per staccare.

 

Non riesco a gettare in mare

la zavorra, la nave avanza

fra nostalgie e rimpianti.

 

Invidio il computer, un tasto

spenge folle di segni, riprende

nuova vita la sua memoria.

 

 

Passione 

 

Accarezzo le forme

prorompenti

adoro gli occhi

trasparenti

sospiro per il profumo

inebriante

per l’eleganza del vestito.

 

Non so staccarmi da lei,

la passione mi tormenta.

Il tempo, però, è scaduto

mi hanno ritirato la patente.

  

Il viale dell’ospedale 

I vecchi padiglioni

sgranano i grandi

occhi illuminati,

i platani del viale

dormono nel gelo.

 

Da un lato del viale

Babbo Natale

sale per le pareti,

sui vetri volano

bianche cicogne.

 

Dall’altra parte

tutto è immobile,

a tratti si alza

la falce fienaia

dell’ossuta signora.

 

Il cimitero 

 

Il prato d’erba copre

la terra del cimitero,

sono sparite le croci.

 

Dieci anni è lunga

la stagione del cimitero,

ne ho già contate sei.

 

Solo un mucchio di terra,

una croce appoggiata,

macchia il verde del prato.

 

Arriveranno le altre

croci, la normalità

delle tombe dei vecchi

 

lo strazio lancinante

della morte dei giovani.

 

Spirali di nebbia 

Spirali di nebbia

dalle radici della campagna,

il respiro opaco dei fossi.

 

Davanti fanali rossi

e l’angoscia del nulla

seduta al mio fianco.

 

Alla curva svaniscono

i fanali,  al mio urlo

risponde l’eco del padule.

 

I frutti si sciolgono

in bocca, corbezzoli

rossi, rose canine.

 

Il corpo galleggia

nell’aria, arrivano

altri fanali.

 

Si spengono. Mani (?)

afferrano i frutti

fra spirali di nebbia.

 

L’anello delle colline 

 

Una fila d’amici cammina

per il sentiero delle colline

che circonda Firenze,

al centro la Cupola vestita

d’embrici e marmi.

 

Altri amici raggiungono

il sentiero da ogni lato

della città, s’intrecciano

mani d’ogni colore

per l’anello delle colline.

 

Canti si sciolgono nell’aria.

Fauni e ninfe escono

alla sera dai boschi,

si uniscono alla festa 

fra l’incanto del mondo.

 

 

Festa con gli amici 

 

Benvenuti alla mia tavola

amici giunti dai tempi lontani,

per voi ho apparecchiato

le storie più belle.

 

Lontano, oggi, affanni

malattie ed ospedali 

il tremolio delle mani

la perenne stanchezza.

 

Ho apparecchiato per tutti

quelli che erano in viaggio:

sono seduti accanto a noi

vivi  nei nostri discorsi.

 

Alziamo i bicchieri, il vino

migliore ci riscalda, ci fa

cantare canti liberi,

d’amore, di nostalgia.

 

La tavola gira, gira

 intorno, forte sempre più

forte, ci solleviamo in alto

nella notte piena di stelle.

 

 

Lupo solitario 

 

Ho attraversato stagioni, regioni

paesi

 

ho attraversato amicizie, passioni

amori

 

ho attraversato epoche, scontri

battaglie

 

mi hanno gettato su terre sconosciute

nubifragi

 

si alzano scogliere davanti alla barca

la prua scompare, riappare fra le onde

 

emergono nel ricordo i contorni

di  terre ospitali

 

rimangono i colori, la musica

delle parole.

 

Tengo fermo il timone

sul mare aperto.   

 

              Sinfonia

 

 

Sinfonia per Bivigliano,

per immagini e movimenti

l’infrangersi di onde brevi

lunghe, abbandoni e riprese,

un motivo si accende

si spenge, poi il canto,

aurora di parole, si alza

sfuma, si disperde.

 

Bolle la pentola bolle

il sogno d’Europa il sogno

ballano le fiamme ballano

le streghe agitano il brodo

sul Monte Asinajo.

Le vecchie gettano il dito

del banchiere ottomano

il sorriso di un giullare.


 

Estate: la barca

a ruote, la vela bianca

scende per il prato,

Gabriella al timone,

quattro nobili signore,

immagine translucida

di Stefano regista

al Teatro Oklaoma.

 

 

Autunno: la corona

di cammei sulla testa 

di Mirta e Lando

l’intreccio di storie,

il sorriso dei giullari

giunti da Florentia 

ai luoghi malandrini

di Monsignor Varchi.


 

Inverno: la solitudine

il vento gelido, quest’anno

come non mai, l’urlo

fra le cime dei monti

l’eco nelle grotte dei santi,

contro le finestre sbarrate

delle case abitate

da fantasmi di ghiaccio.


 

Primavera: nei campi

al bordo dei boschi

sorprendono i fiori

rosa del pesco, le macchie

di mimosa, il sorriso

d’amore delle donne,

i progetti annunciati

per un’estate fantastica.

 

Per il crinale dei monti

settantacinque cavalieri

galoppano al tramonto

solenni, inseguiti sul crinale

dalle raffiche del vento

dall’urlo incessante

della tempesta oltre i sogni

di ieri, il sonno di oggi.

 

Bolle la pentola bolle

il sogno d’Europa il sogno

ballano le streghe ballano

sul Monte Asinajo.

Tamburi , squillare di trombe

in crescendo per il gran

finale della Sinfonia. Poi,

il freddo silenzio del bosco.

 

 

                                                   Lettera per Marta

 

Curarsi con la poesia

 

        Curarsi con la poesia per vincere le paure, stati di sofferenza, il peso dell’età che avanza, per stringere sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal dentro, potente nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo, se non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia.

        Fai che sia una voce essenziale, senza fronzoli, che navighi in mezzo al vero della vita, senza finzioni, giocando, a volte, se credi, con i riflessi che brillano dagli specchi del mito. Nella ricerca dei toni della voce, fatti governare dall’equilibrio, lontano da accenti eccessivi o sbiaditi, tieni la barra del timone sul quadrante della leggerezza, la vela aperta sul respiro dei venti che spirano dal mondo degli affetti, dell’emozione, dell’amore.

        La voce risuoni di un timbro autentico, non oscuro, lascia passare lontano la nostalgia del passato, indossa, se credi, a volte, la giubba del giullare pronto a sorprendere, a sorridere con gli altri, lontano dalla solitudine. Evita, poi, i cascami ammuffiti delle vecchie stagioni della poesia che hanno fatto il loro tempo.

        Prendi, dunque, con mano leggera la poesia e cammina con lei oltre il presente, lancia lo sguardo, con quello che di bello e sensibile c’è in te, ai tempi prossimi che stanno per arrivare,  saggia la loro consistenza, crea percorsi coinvolgenti per te e per gli altri.

        Erato può essere la tua farmacopea, garantirti la salute,  salvarti dalle sfere opache della nostra epoca, distillare per te gocce di felicità.

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Note

 

*  “A me bastano, per nutrirmi

un po’ di olive, di cicoria, di malva fresca.

Di godere dei beni che ho, in buona salute,

o figlio di Latona, concedimi, e soprattutto, ti prego,

di poter trascorrere, lucido di mente, una dignitosa vecchiaia

accompagnata fino all’ultimo dalla cetra”.

 

Orazio, Odi, I, 31, vv. 16-20

 

** Il “Sentiero Garibaldi” trae origine da una delle vicende storiche di maggior interesse avvenuta nel periodo risorgimentale: “La Trafila”, il percorso fatto da Garibaldi nell’agosto del 1849 per porsi in salvo dagli Austriaci dopo il fallimento della Repubblica romana e l’impossibilità di raggiungere Venezia che ancora resisteva. Da qui l’idea di questo tracciato escursionistico che si sviluppa per i sentieri dell’Appennino Tosco-romagnolo, in un ambiente naturale molto bello, tipico della Valnera e dell’Alto Mugello.

 

***  Pablo Neruda nel suo soggiorno a Firenze, dell’agosto 1951, dedicò la poesia “La città” –  citata in parte nel testo,  in corsivo - a Firenze e al sindaco del’epoca, Mario Fabiani.

 


1 commento:

  1. Lettera per Marta



    Curarsi con la poesia



    Curarsi con la poesia per vincere le paure, stati di sofferenza, il peso dell’età che avanza, per stringere sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal dentro, potente nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo, se non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia.

    Fai che sia una voce essenziale, senza fronzoli, che navighi in mezzo al vero della vita, senza finzioni, giocando, a volte, se credi, con i riflessi che brillano dagli specchi del mito. Nella ricerca dei toni della voce, fatti governare dall’equilibrio, lontano da accenti eccessivi o sbiaditi, tieni la barra del timone sul quadrante della leggerezza, la vela aperta sul respiro dei venti che spirano dal mondo degli affetti, dell’emozione, dell’amore.

    La voce risuoni di un timbro autentico, non oscuro, lascia passare lontano la nostalgia del passato, indossa, se credi, a volte, la giubba del giullare pronto a sorprendere, a sorridere con gli altri, lontano dalla solitudine. Evita, poi, i cascami ammuffiti delle vecchie stagioni della poesia che hanno fatto il loro tempo.

    Prendi, dunque, con mano leggera la poesia e cammina con lei oltre il presente, lancia lo sguardo, con quello che di bello e sensibile c’è in te, ai tempi prossimi che stanno per arrivare, saggia la loro consistenza, crea percorsi coinvolgenti per te e per gli altri.

    Erato può essere la tua farmacopea, garantirti la salute, salvarti dalle sfere opache della nostra epoca, distillare per te gocce di felicità.

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