venerdì 3 maggio 2019

Marcel Proust come guida d'eccezione per la Mostra "Boldini e la Moda"



È aperta a Ferrara la mostra “Boldini e la Moda” che riserva un incontro sorprendente con il pittore dell’alta moda, legato alla Francia della Belle Époque. Proprio a Parigi, baricentro di ogni tendenza dell’eleganza e della modernità, Boldini riscosse un enorme successo dando vita ad una formula ritrattistica scintillante con la quale ha immortalato i protagonisti e le celebrità di un'epoca, da Robert de Montesquiou a Cléo de Mérode, da Lina Cavalieri alla marchesa Casati.


"Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentivano di suscitare quand’erano viste nei loro momenti migliori", le parole di Cecil Beaton, celebre fotografo di moda: descrivono il talento del pittore ferrarese nel ritrarre l’eleganza delle élites cosmopolite della Belle Époque e la sua sapienza nel celebrare le ambizioni e il raffinato narcisismo dei soggetti ritratti, soggetti che non solo appaiono belli e sofisticati ma lasciano trasparire, attraverso gli sguardi e gli atteggiamenti, un loro mondo interiore, che l’artista coglie come i più abili e sapienti fotografi.






Nell'arte di Boldini, la moda riveste un ruolo essenziale, non riguarda solo gli abiti, gli accessori, ma è anche espressione che trasfigura il corpo in luogo del desiderio, diviene ben presto un attributo essenziale e distintivo della ritrattistica di questo artista.


La mostra di Ferrara – curata da Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill; aperta fino al prossimo 2 giugno - indaga dunque il lungo e fecondo rapporto tra Boldini e il sistema dell’alta moda parigina e il riverbero che questa ebbe sulla sua opera di ritrattista e su quella di Degas, Sargent, Whistler, Paul Helleu e altri.
La mostra è ordinata in sezioni tematiche, con riferimento a letterati che hanno cantato la grandezza della moda come forma d’arte, da Baudelaire a Wilde, da Proust a D’Annunzio.




Crediamo, per cogliere in pieno lo spirito della mostra di Ferrara, sia opportuno soffermarsi sull’opera di Proust e cogliere alcuni spunti che offre l’arte dello scrittore francese: d’altra parte, è da rilevare che al centro dell’esposizione, al Palazzo dei Diamanti, in una bacheca è esposta la copia autentica del I volume della Recherche, Du coté de chez Swann, pubblicato nel 1913.

Proust descrive in modo dettagliato e partecipe gli abiti e gli accessori di alcune protagoniste con un sentimento di nostalgia per un mondo che mostra le ultime luci prima di soccombere. Ad esempio Odette trae il massimo vantaggio dagli ultimi dettami della moda e riesce ad adeguare ad essi il proprio viso ed il proprio corpo. Un altro personaggio Oriane, si pone in maniera diversa: da lei emana naturalmente il fascino che è al di là di ogni moda. Per le serate mondane, Oriane sembra prediligere tessuti di satin dai colori violenti, rosso o giallo, con ricami in rilievo di paillettes ed aigrette o piume nei capelli. Pronta per recarsi ad un ricevimento ella indossa un abito rosso ed al collo splendono dei rubini, in un'armonia in rosso che sarà perfetta quando, in seguito ad un'osservazione del marito, la duchessa sostituirà le scarpe nere con un paio di "soulier rouges". Ed è proprio questo colore che scopriamo nello splendore degli abiti nelle sale del Palazzo dei Diamanti, che ci rimandano a passaggi centrali del libro di Proust, come quando il Narratore della Recherche ricorderà ad Oriane la sua toilette di una certa sera e ne descriverà così l’impressione ricevuta: "vous aviez l'air d'une espèce de grande fleur de sang, d'un rubis en flammes".



Nella Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust (Parigi, 1871 – 1922) l’abbigliamento è dunque una parte significativa. Per fornire ai suoi lettori un affresco dei differenti personaggi che si avvicendano all’interno del romanzo, con i loro atteggiamenti e i vari ambienti frequentati, lo scrittore analizzò per quindici anni la società che vuole rappresentare, frequentando lui stesso quei luoghi e quegli esponenti.




Attraverso le pagine del romanzo si comprendono dunque i caratteristici comportamenti della mondanità di allora e in certi casi si riconoscono personalità rinomate dell’epoca: ne è un esempio il passo in cui si parla della contessa Oriane de Guermantes che indossa un elegantissimo abito da sera rosso; per questo personaggio Proust si ispirò a una delle donne più in vista di Parigi, la contessa Élisabeth Greffulhe, alla quale appartenevano delle vistose scarpette rosse in capretto e velluto, esposte nella mostra. Queste particolari calzature sono poste in dialogo con uno splendido ritratto realizzato da Boldini, Miss Bell: una giovane donna raffigurata in abito rosso, seduta e assorta nei suoi pensieri.

All’interno di questa sezione dell’esposizione ferrarese dedicata alla mondanità si susseguono affascinanti ritratti di donne bellissime, come la seducente Signora in bianco, il cui abito dipinto è posto a confronto con uno straordinario vestito bianco da sera che presenta simili ornamenti in velo sulle spalle, la principessa Eulalia di Spagna che indossa un raffinato abito ricco di pizzi, e La signora in rosa (Olivia Concha de Fontecilla) che porta uno sfavillante vestito rosa acceso impreziosito da fiori.

La sensazione dunque, aggirandosi per le sale della mostra, è quella di assaporare e di gustare, ancora una volta pagine famose dell’opera di Marcel Proust che ci ha già introdotto con il suo romanzo al culmine dello splendore di un’Epoca, non lontana dal grigiore di un lungo declino.

Grazie, comunque, Marcel!



1 commento:

  1. All’interno di questa sezione dell’esposizione ferrarese dedicata alla mondanità si susseguono affascinanti ritratti di donne bellissime, come la seducente Signora in bianco, il cui abito dipinto è posto a confronto con uno straordinario vestito bianco da sera che presenta simili ornamenti in velo sulle spalle, la principessa Eulalia di Spagna che indossa un raffinato abito ricco di pizzi, e La signora in rosa (Olivia Concha de Fontecilla) che porta uno sfavillante vestito rosa acceso impreziosito da fiori.

    La sensazione dunque, aggirandosi per le sale della mostra, è quella di assaporare e di gustare, ancora una volta pagine famose dell’opera di Marcel Proust che ci ha già introdotto con il suo romanzo al culmine dello splendore di un’Epoca, non lontana dal grigiore di un lungo declino.

    Grazie, comunque, Marcel!

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