A Carmelo Consoli il 1° Premio "Città di Forlì" per la Prefazione a "Amo le parole. Poesie 2017-2023"
di Roberto Mosi, Ed. Ladolfi

The enchantment of words
All of Roberto Mosi's poetry is grafted onto
a tireless crossing of territories and images
of a time that borders on the contemporary
past and ancient times, connecting with ease
to the myth that supports and ennobles all its architecture
constructive.
Long-time poet and photographer, his word
poetics relies in the first instance on an emotional
vision of the places visited and the characters
represented through an infinite search for
their secret and most intimate expression of soul and of
history. A warm and throbbing humanity crowds in
poetics of Mosi meeting the enchanted eyes
of the poet who recites the details is one
daily existential dynamics than a reconstruction
exciting and evocative history. Roberto is not
certainly only a skilled photographer, from whom they arise
exciting flashes of action and verses full of life, not
it limits itself to staging snapshots of humanity
and of life-giving natures but, as a man of high culture
and as a passionate follower of the world of myth,
he constantly enriches his verses with a version
deifying of human existence.
PREFAZIONE
L’incanto delle parole
Tutta la poesia di Roberto Mosi è innestata su
un’instancabile attraversata di territori e immagini
di un tempo che dal contemporaneo sconfina nel
passato e nell’antico, collegandosi con disinvoltura
al mito che ne sorregge e nobilita tutta l’architettura
costruttiva.
Poeta e fotografo di lungo corso, la sua parola
poetica si affida in prima istanza ad un’emozionante
visione dei luoghi transitati e dei personaggi
rappresentati attraverso un’infinita ricerca della
loro segreta e più intima espressione d’anima e di
storia. Una calda e palpitante umanità si affolla nella
poetica di Mosi andando incontro agli occhi incantati
del poeta che ne declama i dettagli sia di una
quotidiana dinamica esistenziale che di una ricostruzione
storica esaltante e suggestiva. Roberto non è
certo solamente un abile fotografo, da cui nascono
emozionanti flash d’azione e versi densi di vita, non
si limita a mettere in scena fotogrammi di umanità
e di vivificanti nature ma, da uomo di elevata cultura
e da appassionato seguace del mondo del mito,
arricchisce costantemente i propri versi di una versione
deificante della esistenza umana.
La raccolta di Mosi, una retrospettiva di ben sette
anni di pubblicazioni dal 2017 al 2023, ci mostra
come nel tempo il poeta abbia indirizzato la sua attenzione
ed il suo cuore verso un mondo carico di
esaltazioni e sofferenze, di problematiche ambientali
e logorii esistenziali, di fascini e leggende, di sapienza
storica e abile documentazione, confermando
di saper fare poesia a tutto tondo e sempre in modalità
di stupore e leggerezza ma anche con profondità
dialogiche di tutto rispetto come nel caso dei suoi
Dialoghi con Marcel Proust e con personali gratificazioni
emozionali come in Orfeo in Fonte Santa e Sinfonia
per San Salvi.
Ed allora in questa spettacolare carrellata filmica
seguiremo le vicende di una Firenze trasmutata nei
propri rientri e angoli cittadini dalla fantasia di un
poeta innamorato, ci inoltreremo per piazze, strade,
colline, coste leggendarie di una Maremma carica di
divinità e moderne tragedie, nelle terre delle sacre
fonti e delle contese partigiane, nei territori delle follie
manicomiali di un presidio psichiatrico come San
Salvi, nelle vivificanti viscere di un mitico Prometeo
con i suoi richiami a territori di passate ed attuali
rappresentazioni esistenziali. Ed infine giungiamo
nel nostro mondo contemporaneo con tutte le anomalie
e distorsioni di un tempo carico di lacerazioni
ed inquietudini, nelle due raccolte finali del volume
Il nostro giardino globale ed I nostri giorni.
Davvero spettacolare la visione d’insieme di questa
antologica dove qualsiasi rappresentazione è
completa di dettagli e riferimenti, dove ogni raccolta
si arricchisce di illuminanti incipit, richiami culturali
a grandi personaggi dell’intelletto umano, di spunti
e considerazioni preziosi e dove il linguaggio poetico
ha infinite variazioni nella costruzione lessicale
e nelle partiture costruite in movimenti, tempi che
creano particolari musicalità ed effetti semantici
oscillanti dalla visione estatica al dialogo, dal racconto
alle interrogazioni. Un volume in cui entreremo
nei dettagli con l’immaginazione e lo stupore
dello stesso poeta, un personaggio certamente animato
da un grande amore verso la bellezza e la grazia
della vita che nei secoli e dai secoli ha cercato di
estrarre e valorizzare gli aspetti gratificanti non
mancando di sottolineare le disarmonie, le storture,
i diritti e le libertà negate, le lacerazioni di una moderna
contemporaneità.
Mi piace immaginare il nostro Roberto, corredato
di macchina fotografica e con il suo obiettivo d’anima
aperto sul mondo, aggirarsi per le piazze, le strade,
le colline di una Firenze trasudante di chiese, monumenti
e palazzi storici, ampie strade e viuzze che
portano a luoghi segreti ma anche ai quartieri popolari,
nonluoghi di anonime storie, di vita palpitante
di voci e rumori, come anche di verdi e accoglienti
colline che la circondano, sentieri storici, terre cariche
di sapori e colori della Toscana. Lo osserviamo
mentre transita in piazza Santa Croce, in piazza
Santo Spirito o va per vicoli, angoli suggestivi di una
vecchia città, per poi riprendere fiato e respiro sulle
verdi colline di Fiesole, di Bivigliano e in direzione
del mare di Calambrone.
Una poesia la sua che dal vivo delle visioni tramuta
in intime riflessioni, si fa miscela di realtà e ri-
ferimenti storici, passa dal dialogo alle interrogazioni
con una solarità e leggerezza di immagini ed
espressioni, caratteristiche che mettono in risalto il
titolo della composizione Amo le parole.
Questo è Mosi nella raccolta Il profumo dell’Iris,
edizioni Gazebo del 2018 e nell’avvio di un percorso
che lo porterà subito dopo in una terra privilegiata
a cui pone particolare attenzione e amore, come la
selvaggia e profumata Maremma collegata al suggestivo
mondo etrusco. Parliamo allora della raccolta
Navicello etrusco del 2018, edizioni Il Foglio, una
vera, palpitante e minuziosa traversata di mari, pianure,
di un territorio che da subito si ammanta di divinità,
magiche fonti ed isole di fascino, antiche
transumanze e città favolose come Antiochia e Populonia
col suo castello. Scopriamo un poeta che sostiene
la sua poesia attraverso il ricorso ad una
notevole cultura mitologica che si fa minuzioso e
prezioso racconto con la dea dell’amore e della fertilità
Turan, la figura di Febo o Apollo che dir si voglia,
e Tagete la divinità che insegnò l’arte della divinazione
al popolo etrusco, infine l’eroe Dardano; insomma
leggende e stregonerie di un tempo favoloso,
tematiche e nature sognanti nelle quali egli si immerge
e da cui si risveglia bruscamente assillato da
vicende di scottanti e moderne tragedie come il disastro
della nave Moby Prince, il flusso e la tragedia
dei migranti, come nella bella poesia La spiaggia della
Sterpaia. Passato e presente, come sempre in Mosi, si
fanno miscela stupefacente di una vivificante poetica.
Altri territori attirano lo sguardo poetico del nostro
scrittore ed allora è la volta della raccolta Orfeo
in Fonte Santa edita da Ladolfi nell’anno 2019.
L’estratto della raccolta si apre con citazioni da Publio
Ovidio Nasone e Rainer Maria Rilke e ancora una
volta sono i territori suggestivi della Toscana verso
cui si dirige ed è la Maremma a colpire il cuore di
Mosi che ci presenta storie, leggende, mitologie attorno
alla sua Fonte sacra, o Fonte dei baci, luogo, sosta
e transito di pastori, migrazioni, conflitti e bellezze
naturali senza pari a cui unisce il canto magico di
Orfeo in un poemetto suddiviso in diciotto parti o
movimenti, fitto di riferimenti alla storia dei luoghi
che come sempre si mescola alle riflessioni sulla contemporaneità
dei fatti. Dunque Fonte Santa è un
luogo magico e magicamente cantato, animato da
eroi partigiani come David, la cui storia ci viene
espressamente narrata dall’autore a fine capitolo e
che ci stupisce per come egli riesca a mescolare nel
suo canto lirico, cultura, natura, vicende aspre e dolorose
insieme in un narrato estremamente musicale.
Marcel Proust, con la sua infinita e suggestiva ricerca
sul tempo, affascina e trascina Mosi, lo spinge
a indagare sulla sua filosofia poetica e umana, a partecipare
ai dibattiti, agli incontri istituiti per celebrare
e riflettere sull’opera del grande scrittore
francese. Da qui nascono i suoi Dialoghi con Proust,
riportati in questa sua antologica: due bellissime
poesie in risposta ai temi proposti dalla rivista LaRecherche
per gli anni 2018 e 2019 – Incontri e Amiche e
amici – dai titoli Opus magistri Jocti e Sul fiume di notte.
L’autore nella sua multiforme attività di ricerca intellettuale
e di interesse sulla condizione umana,
volge il suo sguardo verso la terra della follia, immergendosi
in quella sponda di San Salvi (presidio
ospedaliero fiorentino psichiatrico fino a poco tempo
fa) un po’ come la grande Alda Merini entra nella
sua Terra santa ed attacca la sua Sinfonia per San Salvi,
edizioni Il Foglio 2020. Il poeta ci introduce con modalità
simili a quelle dantesche nei padiglioni infernali
delle Agitate e con un fiume di immagini e
riferimenti storici, come usa fare, si sofferma su
quelle terre denominate: La nave dei folli, Memorie, La
mappa della follia, Terra fertile, Follia dell’arte, Terra elettrica,
quest’ultima con specifico riferimento al poeta
Dino Campana, di cui trascrive una poesia.
Di particolare interesse e partizione sintattica e
musicale è la sezione tratta dal volume Promethèus -
Il dono del fuoco, edito da Ladolfi, 2020. Il poeta
prende spunto dalla storia del titano Prometeo che,
trasgredendo agli ordini di Zeus, fece dono agli uomini
del fuoco dando inizio alla loro condizione
umana. Un capitolo suddiviso in due parti più un
intermezzo, dedicato alla Grande Porta sul Fiume e all’omaggio
all’architetto e urbanista Giuseppe Poggi,
composte a loro volta in movimenti e tempi di cui la
prima parte dedicata a varie tematiche e la seconda
in cui viene personalmente coinvolto Prometeo. Una
composizione robusta che prende a modello la suite
musicale I Quadri di un’esposizione di Modest Petrovič
Musorgskij e che ripropone sia il vedutismo di
Mosi su territori e personaggi in cinque movimenti:
Quadri, Confini, Metamorfosi, Grotte, Follia, che il collegamento
con l’origine del fuoco e la scienza, attraverso
il mito, la speranza, l’angoscia e la salvezza ed in
cui il poeta fa sfoggio della sua illuminante cultura.
Le altre parti di questa ampia scrittura sono tratte
dai volumi Eratoterapia edito da Ladolfi, 2017, da Il
nostro giardino globale, e-book 2023 per la mostra del
Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze e,
per finire, da I nostri giorni poesie tratte dalla rivista
Area di Broca che contengono liriche di scottante attualità,
soprattutto le ultime – Rivoluzione digitale e
Intelligenza artificiale. Eratoterapia è una sorta di elogio
alla cura poetica del corpo e della mente con immagini
umane e naturali proprie del poeta, bella la
lettera a Marta per l’incitamento a scrivere i suoi
primi versi e la poesia Amo le Parole che dà il titolo
alla raccolta. Di carattere squisitamente ambientale
la raccolta Il nostro giardino globale dove trovano spazio
tematiche di grande attualità contemporanea
come il riscaldamento della Terra, la siccità, l’inquinamento,
le plastiche, tutte le varianti di un inesorabile
degrado, mentre nella ultima sezione I nostri
giorni sono le lacerazioni esistenziali tra i popoli e
all’interno delle società a dominare con la loro
asprezza e dolorosa contaminazione, dalla pandemia,
alle guerre, ai difficili rapporti nella rete.
Se dunque bisogna trarre una nota conclusiva per
questa vasta antologica che copre ben sette anni di
poetica e di una vita intensa di eventi, studi, presentazioni,
socialità, vorrei anche ricordare le sue molteplici
rappresentazioni su Dante Alighieri, le
infinite iniziative di un uomo divenuto nel tempo riferimento
intellettuale e testimone di una Firenze
contemporanea dotta, animata da tante competizioni
artistiche, anche attraverso riviste come Testimonianze
di cui è redattore.
Dobbiamo concludere che in Roberto Mosi alberga
lo spirito di un grande regista che, dall’alto
della sua arte rappresentativa e dal profondo della
sua anima, sa trasmettere emozioni e riflessioni che
ci trascinano attraverso il tempo, dense di visioni e
di cultura, di attori e territori che rappresentano la
nostra vicenda di uomini contemporanei o che
hanno rappresentato quella del nostro passato, fin
dalle origini con le infinite e suggestive sfumature
della storia.
Carmelo Consoli