domenica 29 settembre 2019

Jorie Graham "Fast": POETRY AFTER THE HUMAN - Presented at Villa Arrivabene








The book "fast" by the American poet Jorie Graham was released on September 19th of this year, published by the publisher Garzanti. On 20 September at Villa Arrivabene, in Florence, the collection was presented in the presence of the author and the translator, Antonella Francini, who gave rise to a fascinating conversation, introduced by the literary critic Niccolò Scaffai.
The credit for the initiative goes primarily to the comparative poetry magazine "Semicerchio", directed by Francesco Stella, at the U.S. Consulate. in Florence, which celebrates 200 years of the US presence in Tuscany, to the Municipality and the District Council 2.
The volume has an extremely elegant appearance, it is of considerable interest for the themes considered, extremely topical, for the freedom with which the author deploys various and innovative forms of writing, for the role it outlines for the poet today, of profound responsibility in the face of the worrying processes of degradation of our planet. The collection presents, it seems to us, a unique character, not simply attributable to the label of civil poetry or eco-poetry...

(Continues on Literary)

Link to Literary 30 September

"FAST"

È uscito il 19 settembre di questo anno il libro “fast” della poetessa americana Jorie Graham, pubblicato dall’editore Garzanti. Il 20 settembre a Villa Arrivabene, a Firenze, è stata presentata la raccolta alla presenza dell’autrice, della traduttrice, Antonella Francini che hanno dato vita ad un’affascinante conversazione, introdotta dal critico letterario Niccolò Scaffai.
Il merito dell’iniziativa va in primo luogo alla Rivista di poesia comparata “Semicerchio”, diretta da Francesco Stella, al Consolato U.S.A. a Firenze, che celebra i 200 anni della presenza USA in Toscana, al Comune e al Consiglio di Quartiere 2.
Il volume ha una veste quanto mai elegante, è di notevole interesse per i temi considerati, di estrema attualità, per la libertà con la quale l’autrice dispiega varie e innovative forme della scrittura, per il ruolo che delinea oggi per il poeta, di profonda responsabilità di fronte ai preoccupanti processi di degrado del nostro pianeta. La raccolta presenta, ci sembra, un carattere unico, non riconducibile semplicemente all’etichetta di poesia civile o di eco-poetry.
Jorie Graham è nata a New York nel 1950 ed è cresciuta in Italia, a Roma. Ha studiato alla Sorbona a Parigi e negli Stati Uniti, dove insegna scrittura creativa all’Università di Harvard ricoprendo il ruolo che fu del poeta irlandese, e premio Nobel, Seamus Heaney. Ha pubblicato tredici raccolte di versi e nel 1996 le è stato assegnato il Premio Pulitzer per la poesia. In Italia ha vinto il premio Nonino nel 2013 e il premio Ceppo Internazionale Bigongiari nel 2014.
Due commenti sulla sua poesia. Sul “The New York Times” troviamo “Per la poesia dopo il 1980, Jorie Graham è ciò che Bob Dylan rappresenta per il rock dopo il 1960. Entrambi hanno cambiato le regole dell’arte che hanno scelto.” Claudio Magris ha scritto “Graham scrive liriche contagiose e coinvolgenti, dove la parola ritrova la sua eticità e spiritualità tendendo all’infinito.”
La voce di Jorie Graham è senza dubbio una delle voci poetiche più importanti e significative dei nostri giorni. Si dice giustamente che la sua fama è planetaria e l’uscita di ogni suo libro è sempre un evento. Questa nuova raccolta appare profondamente personale, coinvolgente e innovativa, è una poesia “dopo l’umano”, esplora appunto i limiti dell’umano e le soluzioni del post-umano , che suscitano spavento e inquietudine. Le composizioni evocano le trasformazioni da cui è investita la Terra, tra vita modificata sotto i più vari aspetti, tra cyber-vita e forme stampate in 3D. La raccolta “fast” di pagina in pagina getta luce sulla nostra esistenza, sull’umanità che oggi sembra camminare al limite di un precipizio. In queste poesie, si può dire, non c’è il soggetto lirico, prevale la voce dell’ambiente, c’è un veloce divenire espresso anche nei caratteri, nel ritmo, nella disposizione della parola sulla pagina. I versi appaiono in forma orizzontale rispetto alla pagina, con spazi differenziati, ora dal flusso serrato, ora lento e disteso.





Giardino globale

(da R. Mosi, Amo le parole. Poesie 2017-2023, Ladolfi Editore)

 

Il nostro giardino viaggia

              nello spazio infinito

tra luci di stelle in orbite

pulsanti verso confini dove

vive il tesoro di ogni perché.

 

Il giardino non ha confini

nessuna rete a limitare il passo

ogni vivente l’attraversa

lo sguardo libero l’abbraccia

da un mare, da un monte all’altro.

 

Il vento fattore di tanta

ricchezza, raggiunge ogni lato

del giardino, sparge nuova

vita, semi, fiori, frutti

nel canto frusciante di suoni.

 

Giardino, rifugio di differenze

spazio in movimento vitale

concatenato intreccio d’insetti

alberi, animali, compagni

instancabili dell’uomo

 

passeggero temporaneo

custode di questa mescolanza

planetaria, responsabile per

la consegna di ogni dono ai futuri

abitanti, nella Terra Giardino.


* * * * * *


Global garden

 

(from R. Mosi, I love words. Poems 2017-2023, Ladolfi Editore)

.

 

Our garden travels 

              in infinite space 

among the lights of stars in orbit 

buttons towards borders where 

the treasure of every why lives.

.

 The garden has no boundaries 

no net to limit the pace 

every living thing passes through it 

the free gaze embraces her 

from one sea, from one mountain to another.

. 

The wind is a big factor 

wealth, reaches every side 

of the garden, spreads new 

life, seeds, flowers, fruits 

in the rustling song of sounds.

. 

Garden, refuge of differences 

space in vital movement 

concatenated tangle of insects 

trees, animals, companions 

tireless of man

. 

temporary passenger 

guardian of this mixture 

planetary, responsible for 

the delivery of every gift to future people 

inhabitants, in the Garden Earth.

.

giovedì 26 settembre 2019

La Mostra "Terra Madre" alla Casa di Dante fino al 4 ottobre - "Dalla parte di Greta Thunberg dei giovani" - Intervento con "Sinfonia per San Salvi"








“Terra Madre”: l’attualità della Mostra alla “Casa di Dante”

La Società di Belle Arti Circolo degli Artisti “ Casa di Dante”, secondo l’ideazione del suo Presidente Franco Margari, ha promosso  a partire dal 21 settembre, l’esordio della Rassegna di Arti visive per i soci Artisti sulle tematiche cosmogoniche dei quattro elementi: TERRA, ACQUA, FUOCO, ARIA. Il primo evento espositivo, rispettando la partitura polifonica, è stato dedicato all’elemento TERRA che sottolinea l’imperativo della sostenibilità ambientale per il pianeta, soffocato da criticità legate al progressivo inquinamento tecnologico e industriale, conseguente surriscaldamento climatico, inadeguato riciclo dei materiali plastici e tossici nelle pervasive logiche dell’economia globale.
“L’Arte per vocazione si qualifica in virtù del rapporto rigenerante ed icastico – ha sostenuto Silvia Ranzi, critico d’arte, all’inaugurazione della di sabato 21 settembre - con il mondo fenomenico del regno naturalistico: interpretandolo nella sublimazione veridica o lirica della Figurazione, simbolica o concettuale nelle essenze dell’Astrazione, per accogliere il fascino dell’interdipendenza fra le discipline dello scibile umano che interagiscono sulla visione estetica nella dialettica attuale tra reale e virtuale”.
Partecipano alla Mostra, aperta fino al 3 ottobre, nove soci del Circolo indicati nel manifesto dell’iniziativa con l’immagine di una Terra riarsa, segnata dal riscaldamento. Ho partecipato alla Mostra con un’opera di fotografia, poesia e prosa dal titolo “Sinfonia per San Salvi”, articolata in quattro grandi pannelli che riprendono la scansione classica dei quattro tempi di una sinfonia. 

Con “Sinfonia per San Salvi” l’attenzione è rivolta ad un lembo di terra alla periferia della città di Firenze, riservato al vecchio ospedale psichiatrico: al centro vi è quello che rimane di un antico padiglione riservato un tempo alle “donne agitate”. I quattro Tempi della Sinfonia assumono precise denominazioni e si articolano in più movimenti in una stretta connessione fra immagini fotografiche e parole (poesia e prosa).
Il primo Tempo della Sinfonia "Terra Desolata", ispirato all’opera di T. S. Elliot, presenta cinque movimenti: I. Periferie, II. Mercati ospedali, III. Città stazioni aeroporti, IV. Caos, V. Nè in cielo nè in terra.
APRIL is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.
T. S. Eliot, The Waste Land, 1922, v. 1-7


Il secondo Tempo: "Terra della Follia", con dieci movimenti: I. La nave dei folli, II. Memorie, III. La mappa della follia, IV. Terra fertile, V. Terra santa, VI. Terra elettrica, VII. Corrispondenza negata, VIII. Parole di follia, IX. Soraya, X. Una vita tra i matti. L’inizio di questo secondo Tempo dà il senso dell’intero componimento:


La nave dei folli dal padiglione
delle Agitate
ondeggia sul mare di erba e
di pini, s’infrange contro il muro
che divide il giardino dal mondo.
Il canto penetra per gli occhi neri
delle finestre, delle porte sbarrate
da reti di ferro, invade le sale
deserte, sfiora disegni di mostri,
figure procaci, incontra segni
di vita recente, cataste di letti,
di sedie, si sofferma in un angolo
con decori di qualche Natale fa.
Il canto sale al primo piano
fra le celle, le porte spalancate,
nelle stanze per l’idroterapia,
per l’elettroterapia, fino alla
parete crollata nel giardino,
raggiunge le chiome dei pini.
Il terzo Tempo - "Terra Liberata" – è legato alla liberazione di questo “lembo di terra” con l’apertura del manicomio alla città, al momento dell’approvazione della legge Basaglia; quattro sono i movimenti: I. Festa per la liberazione di San Salvi, II. Pablo Neruda "La città", III. La Festa: "Il corteo", "Inno alla danza", "En bateau", IV. "La Primavera".
L’ultimo Tempo ("Terra Futura") celebra l’invasione dello spazio intorno al vecchio “padiglione delle agitate”, da una vegetazione libera, lussureggiante, composta dai più diversi tipi di erbacce, segno vivo della Natura che si impadronisce di nuovo di queste parte della Terra, per riservarla ad un diverso destino. Cinque i movimenti: I. La città della Gioia, II. Terzo Paesaggio, III. Cigli erbosi, IV. Inno alle erbacce, V. Giardino planetario.

La conclusione:
“E com’è che l’agave ha permesso all’erbaccia di sottometterla?
Che forza, che energia dirompente spinge sotto questa terra. Non è un luogo abbandonato? Qui scorre una linfa antica, misteriosa, tenace.
Che sia il dolore, la rabbia, grida o le risate sconce, le pitture sghimbesce sui muri,
o quel tralcio di filo dorato della festa di natale che ancora pende nel refettorio, che sia insomma LA FOLLIA, la linfa misteriosa che ha concimato, innaffiato, incitato la natura che qui si celebra senza ostacoli, entra negli anfratti, si insinua nei mattoni e nelle inferriate, nei vetri rotti, esplode di palme, prega tendendo verso l’alto le cime degli alberi? Non dimenticate questo luogo!”

mercoledì 4 settembre 2019

Venere risplende sull'acropoli di Populonia - Venus shines on the acropolis of Populonia - Vénus brille sur l'acropole de Populonia - تشرق الزهرة على الأكروبول في بوبولونيا - Венера сияет на акрополе Популонии

              
Venere risplende sull'acropoli di Populonia - 
Venus shines on the acropolis of Populonia - 
Vénus brille sur l'acropole de Populonia - 
تشرق الزهرة على الأكروبول في بوبولونيا - 
Венера сияет на акрополе Популонии

Video visita Parco Archeologico

È di grande fascino la visita all’Acropoli nel Parco Archeologico di Populonia, sopra il golfo di Baratti, dopo le scoperte effettuate in questi anni grazie ad un’importante campagna di scavi. Abbiamo partecipato alla fine del mese di agosto ad una visita guidata insieme ad un gruppo di amici e ci ha colpito, in particolare, il dato che sta emergendo della presenza sulla sommità della collina di un tempio dedicato a Venere, come divinità protettrice dei marinai e della “buona navigazione”, venerata in tanti santuari a lei dedicati nei porti del Mediterraneo. Il tempio è ornato da meravigliosi ex-voto, in mosaico, ed è dotato di uno spazio termale per i devoti.
In maniera intelligente l’attuale amministrazione del Parco tiene informati i visitatori delle ricerche in corso e consente loro di prendere cognizione degli affascinanti risultati; sono previste più visite giornaliere con guide ben preparate.
Durante la nostra visita, una vasta serie di elementi. Industria etrusca, poi romana, del ferro sulla spiaggia e golfo “coperto” da fuliggine. Storie di prostitute sacre, miti, scampati naufragi. Populonia unica città etrusca sul mare: come rivedere, a colori, templi e case lungo la via basolata su cui si cammina oggi e da più di mille anni. Fino alle mura “ciclopiche” mai percorse prima in esterno, che nel tratto basso tagliano in due il Promontorio.
Abbiamo illustrato la visita con le immagini di un breve video:
Il percorso della visita: si comincia, all’ingresso del Parco, dalla ricostruzione del basamento del tempio C, tra Demetra e il dio etrusco del vino, Fufluns (Dioniso per i greci, Bacco per i romani) per passare all’edificio conosciuto come le Logge e al nuovo percorso di visita fino alle mura.
Si pensa che l’edificio noto come le Logge sia un santuario marittimo su terrazze dedicato a Venere Euploia, ovvero della buona navigazione, protettrice dei naviganti. Questo grazie a un certo numero d’indizi, ovvero la scena di naufragio sul mosaico dei pesci, un ex voto per uno scampato naufragio, dove un marinaio indica un’immagine doppia, vista da un'angolazione un mollusco, dall’altra una colomba, animale sacro a Venere... la testimonianza di Phylica, nome di una fanciulla di origine greca, prostituta sacra che lasciò traccia di sé incidendo il nome su una ceramica. O il mosaico dei neri, con scena di schiavi etiopi che rimandano agli ambienti del culto di Venere, in uno degli ambienti delle terme del santuario.         
Nel terrazzo sopra le Logge (sopra agli archi), vi sono diversi edifici del culto di Venere tra cui le stesse terme del santuario. Da questo terrazzo, affacciato sul golfo e sul castello di Populonia, una vista spettacolare.
Una delle aree interessate dai lavori riguarda poi le mura dell’Acropoli.  Il nuovo percorso passa in esterno alle cosiddette mura alte, mura poligonali costruite in grandi blocchi di macigno che proteggevano la città alta, con gli edifici pubblici e sacri e le abitazioni più lussuose, sviluppandosi su di un percorso di circa 2,5 km, che cinge i poggi del Castello e del Telegrafo.
Le ricerche archeologiche, in collaborazione con l’università di Siena, per aprire il percorso alle mura, hanno poi riscritto la cronologia di questa imponente opera di difesa che, tradizionalmente datata a epoca etrusca (VI secolo a.C.), deve oggi essere attribuita agli inizi del III secolo a.C. in un momento in cui già Populonia è entrata nell’orbita di Roma che poco dopo, nel corso del II secolo a.C., ne ridisegnerà l’urbanistica con un grande progetto edilizio che è quel che oggi vediamo: templi, strade basolate, santuario su terrazze, domus.
Al termine della visita ai “nuovi” tesori dell’Acropoli, l’incontro con lo spettacolo del tramonto dal vicino belvedere presso il Castello di Populonia, aperto, dall’alto, sulla distesa infinita del mare, l’area marina denominata, in anni recenti, “Santuario dei Cetacei”, che si estende dall’Arcipelago Toscano, alla Liguria, alla Provenza: spettacolo molto frequentato, ogni sera, momento memorabile per improntare passi di danza, andare con il pensiero ai miti di Venere e di Populonia, ascoltare il suono del vento e della poesia.




Il navicello
      
Acqua fangosa. Immagino
fantastiche figure in fuga
dai racconti del mito,
dalle pagine della poesia.

Luce calda, riflessi
del mosaico etrusco,
mille tessere di suoni
intrecciati in una melodia.

Guizzano naselli e calamari
mormore e gattucci.
Il naufragio al centro. L’onda
travolge il navicello.

Intorno la foresta di alghe
i resti di antichi relitti.
Sul marmo due serpi in amore.
Gorgoglia la sorgente, al porto.

Il ribollire della risorgiva
scioglie neri ricordi,
scioglie bolle di versi
per le serpi in amore.


L’aruspice

Ascolto il silenzio
dalla rocca, lontano
da spiagge affollate.
L’aruspice etrusco
segue il volo del falco,
coglie i segni del cielo
La violenza del giorno
è lontana, la città
torna all’antico mistero.
La processione sale
all’altare sulla collina
per il sacrificio. Il sangue
nutre la vita del mito.

“Navicello Etrusco”, R. Mosi, Il Foglio, 2018




Venere risplende sull'acropoli di Populonia - 

Venus shines on the acropolis of Populonia - 

Vénus brille sur l'acropole de Populonia - 

تشرق الزهرة على الأكروبول في بوبولونيا - 

Венера сияет на акрополе Популонии












domenica 1 settembre 2019

Giuliano Ladolfi, da "Il profumo dell'iris" un ritratto indelebile di Firenze



Giuliano Ladolfi Editore
a:Roberto Mosi <mosi.firenze@gmail.com>
data:10 ago 2019, 15:49
oggetto: “Il profumo dell'iris”

Caro Roberto,
                        al mare sotto l’ombrellone e ristorato da una lieve brezza, mi sono gustato la tua raccolta di poesie.
Tu sai quanto apprezzi i tuoi lavori.

Qui hai ritratto Firenze in un preciso momento storico. Fra tanti anni chi vorrà conoscere il vero volto della tua cittànon dovrà consultare giornali o reportage televisivi e neppure cronaca o storia, ma questo bel testo.

Complimenti
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Giuliano
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L’erta dei Catinai  (p. 48)

“L’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime,
 a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto,
 portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare,
l’immenso edificio del ricordo.”                                                                                                                      Marcel Proust, Dalla parte di Swann.

Un mazzo di fiori
sulla mensola del tabernacolo
della Madonna dei Ricci
ai piedi dell’erta dei Catinai.

Un mondo di sensi ritorna.
La folla sale e scende,
carri, barrocci carichi
di terrecotte, catini, orci.
Cavalli, coppie di muli,
asini incespicano per la salita.

Tra la folla, le lavandaie
portano cesti di biancheria
 lavata nelle acque dell’Ema,
 profumata dai fiori dell’iris.

Iride, una madonna fiorentina,
promise amore al giovane
che dipinse un fiore così perfetto
da ingannare una farfalla.
Da lei ebbe nome iris,
il simbolo di Firenze.

Dopo l’erta dei Catinai
si apre la vista su Firenze,
 città di bellezza elegante
preziosa come il profumo
dell’iris, dal tono austero,
 riservato. Si concede solo
a chi la ama, la sa apprezzare.